“Siate facitori della parola, e non solamente uditori, ingannando voi stessi”. Giacomo 1:22 VG 224.1
Coloro che hanno la Parola di Dio e possiedono la Bibbia, non hanno scusa alcuna per essere negligenti nella pratica dell’ubbidienza, e in conformità alle loro condizioni personali di carattere, sforzarsi supplicando Dio di poter comprendere la sua Parola, col proposito di metterla in pratica e raggiungere la più nobile norma di carattere. Affinché diventiamo dei veri soldati di Gesù Cristo dobbiamo soddisfare le esigenze della sua Parola “come” sudditi leali del Regno… Chi dichiara di credere alla verità deve essere cosciente del gran conflitto che è davanti a noi e quello che significa essere un fedele soldato di Gesù Cristo…. VG 224.2
L’esercito del Salvatore invita a un arruolamento volontario. Ci deve essere una resa completa delle passioni, della volontà e del comportamento alla volontà del Maestro. VG 224.3
Il nostro compito consiste nell’ubbidire agli ordini del potente Generale. Dobbiamo avere una struttura fisica forte e attiva. I sensi devono essere illuminati affinché l’ubbidienza sia perfetta; si devono compiere delle opere che non sempre possono sembrare fondamentali, ma sorge la necessità della fede in una sapienza e in un potere superiori a noi stessi. Abbiate fede in Dio, una fede incrollabile nella destrezza, nelle capacità e nella fedeltà del vostro Comandante che conosce il piano di battaglia. VG 224.4
Il Signor Gesù non inganna i suoi soldati. Dispiega davanti a loro il conflitto, il piano di battaglia e il pericolo dell’impresa, ed esorta ciascuno a stimarne i costi. Non li lascia nell’ignoranza. Prima del reclutamento, Egli chiede a ognuno di considerare i rischi che correrà come soldato nel suo esercito, perché la sua vita sarà una vita di servizio. Ogni uomo in servizio riceve il suo compito e non può presentare scusa alcuna per non compierlo. Alcuni sono negligenti e insolenti come l’uomo che ricevette un talento per usarlo e incrementarlo, ma lo sotterrò nella terra. Quando gli fu chiesto di consegnare il suo talento a Dio, il proprietario, possedeva solo l’unico che non aveva usato. Nessuno poté beneficiare del dono che gli fu affidato. Il minimo che poteva fare era di usarlo nelle misure delle sue possibilità, ma con rammarico lo rese contro Dio: “Signore io sapevo che tu sei uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli, dove non hai sparso, perciò ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sottoterra, ecco te lo restituisco”. (Matteo 25:24-25). VG 224.5
“Il Signore ripeté le sue parole: “Sapevo (Capisco)”. La realtà era che lui non conosceva Dio e le sue opere, le sue vie, la sua misericordia e la sua bontà nel dargli l’opportunità di aumentare il dono che gli era stato affidato. “Perché a chi ha, gli sarà dato…. E a chi non ha, gli sarà tolto” (Versetti 28-29). VG 224.6
(Manoscritto 98, del 4 Agosto 1900, “I veri soldati di Cristo”) VG 224.7