In compagnia dei Suoi discepoli, il Salvatore lentamente s’incamminò verso il giardino del Getsemani. Era il plenilunio di Pasqua, e la luna splendeva nel cielo senza nuvole... E mentre si avvicinavano al giardino, i discepoli notarono il cambiamento che avvenne nel Maestro. Mai prima lo avevano visto così triste e silenzioso, ma non osavano chiedergliene il motivo. A mano a mano che andavano avanti , quella tristezza si faceva sempre più cupa, e Gesù vacillava come se fosse sul punto di cadere… Gesù lasciò i suoi discepoli, a eccezione di tre, all’ingresso del giardino e raccomandò loro di pregare per sé stessi e per lui. Si addentrò all’interno accompagnato da Pietro, Giovanni e Giacomo, i tre discepoli che gli erano più vicini. Poi disse loro: “Restate qui e vegliate con me”. Si allontanò un poco, ma non così tanto che non lo potessero vedere e udire, e cadde prostrato a terra. Sentiva che il peccato, lo aveva separato dal Padre. Quell’abisso era così profondo, così oscuro e così immenso, che tutto il suo animo fremeva… VA 165.1
Gesù avvertiva che la Sua comunione col Padre era interrotta, e temeva che la Sua umanità non sarebbe stata capace di sopportare l’imminente conflitto con le potenze delle tenebre. Già durante la tentazione nel deserto il destino della razza umana era stata in gioco ma, Cristo aveva vinto. E ora il tentatore si avvicinava per l’ultima terribile battaglia, per la quale si era preparato durante i tre anni del suo ministero. Tutto era di nuovo in gioco. Se egli (Satana) fosse stato ancora sconfitto, sarebbe caduta per sempre la sua speranza di dominio, sarebbe stato annientato e scacciato, e il regno del mondo sarebbe passato definitivamente a Cristo. Ma se Cristo fosse stato vinto, tutta la terra sarebbe diventata il regno di Satana, e la razza umana sarebbe caduta per sempre nelle sue mani. Pensando alle terribili conseguenze di quel conflitto, l’anima di Gesù temeva la separazione da Dio. Satana gli disse che se egli diveniva garante per un mondo peccatore, questa separazione sarebbe diventata eterna. VA 165.2
La situazione si profilava davanti al Salvatore nel suo aspetto più tetro. Quel popolo che si credeva superiore a tutti gli altri per il vantaggio dei beni temporali e spirituali, lo aveva rigettato… Uno dei suoi discepoli, tra i più assidui e zelanti lo avrebbe tradito; un altro lo avrebbe rinnegato. Tutti lo avrebbero abbandonato… VA 166.1
Nella Sua agonia, Cristo si aggrappò al freddo suolo, come temendo di essere strappato dal cospetto di Dio. Non avvertiva la fredda rugiada della notte che cadeva sul suo corpo prostrato. Dalle sue labbra esangui uscì l’amaro grido: VA 166.2
“Padre! Ogni cosa è possibile per Te… Allontana da me questo calice! Ma pure, non quello che io voglio, ma quello che vuoi Tu”. DA 685-687
Marco 14: 36 VA 166.3