Finché non considereremo la temperanza dal punto di vista biblico, non avremo il diritto d’avere una corretta comprensione del tema. Riguardo la vera temperanza, non troveremo da nessun’altra parte un’illustrazione più completa e convincente senonché nella bibbia, dove è registrata la storia del profeta Daniele e dei suoi compagni alla corte di Babilonia. LTI 170.3
Signs of the Times, 6 Dicembre 1910 LTI 170.4
Quando il popolo d’Israele, il loro re, i nobili e i sacerdoti furono condotti in cattività in Babilonia, quattro di loro furono scelti per servire alla corte del re di Babilonia. Uno di questi era Daniele, che fin dalla sua prima gioventù dimostrò le sue notevoli capacità. Questi giovani di stirpe reale, furono descritti come “giovani in cui non ci fosse alcun difetto, ma di bell’aspetto, dotati di ogni sapienza, che avessero conoscenza e rapido intendimento, che avessero abilità di servire nel palazzo del re…” (Daniele 1:4) Percependo i talenti superiori di questi giovani prigionieri, il re Nabucodonosor decise d’istruirli per ricoprire importanti posizioni nel suo regno. Affinché potessero essere pienamente qualificati per la loro vita di corte, secondo l’usanza orientale dovevano imparare la lingua caldea, e per tre anni essere sottoposti a un corso approfondito di disciplina fisica e intellettuale. LTI 170.5
I giovani di questa scuola, non solo erano ammessi al palazzo reale, ma dovevano nutrirsi del cibo e del vino provenienti dalla tavola del re. Il sovrano pensava di dimostrare in questo modo quanto ci tenesse al loro benessere fisico. LTI 170.6
La prova LTI 171.1
Tra le vivande della mensa reale vi era carne suina e altra carne, che secondo la legge di Mosè erano considerate impure, e che agli Ebrei erano state espressamente vietate come alimento. E’ qui che Daniele fu sottoposto a una dura prova. Se lui avesse aderito agli insegnamenti dei suoi padri concernenti le carni e le bevande, avrebbe offeso il re, probabilmente avrebbe perso non solo la sua posizione ma anche la sua vita. In caso contrario, se avesse ignorato il comandamento del Signore a favore del re, avrebbe ottenuto grandi vantaggi intellettuali e le prospettive mondane più lusinghiere. Ma Daniele non esitò a lungo. Decise di rimanere fermo nella sua integrità. Decise in cuor suo di non contaminarsi con i cibi squisiti del re e con il vino che egli stesso beveva. (Daniele 1:8) LTI 171.2
Né rigido né fanatico LTI 171.3
Molti tra i cristiani professi affermano che Daniele fu troppo rigido nei suoi principi e lo classificano come fanatico. Essi considerano l’argomento del mangiare e bere di poca importanza, non volendo sacrificare i vantaggi terreni. Coloro che ragionano così, nel giorno del giudizio scopriranno che si erano allontanati dalle esigenze espresse da Dio, stabilendo le proprie opinioni come una norma su ciò che è giusto o sbagliato. Essi scopriranno che ciò che sembrava loro poco importante, non lo era per Dio. Le richieste divine dovrebbero essere religiosamente rispettate. Coloro che accettano e obbediscono a uno dei suoi precetti perché è conveniente farlo, ma rifiutano gli altri, perché la loro osservanza richiederebbe un sacrificio, ribassano la norma della giustizia, e col loro esempio inducono altri a considerare con leggerezza la santa legge di Dio. “COSÌ DICE IL SIGNORE”, deve essere la nostra regola in tutte le cose. LTI 171.4
Un carattere impeccabile LTI 172.1
Le stesse tentazioni a cui era esposto Daniele, possono coinvolgere anche oggi i nostri giovani. Tuttavia egli fu fedele all’istruzione religiosa ricevuta nei primi anni. Era circondato da influenze calcolate per turbare chi vacillava tra i principi e le inclinazioni; tuttavia la Parola di Dio lo presenta come un personaggio impeccabile. Daniele non osò fidarsi del suo potere morale. La preghiera era per lui una necessità. Fece di Dio la sua forza, e il timore del Signore era sempre davanti a lui in tutte le cose della sua vita. LTI 172.2
Il carattere di Daniele è presentato al mondo come un notevole esempio di ciò che la grazia di Dio può fare per gli uomini caduti e corrotti dal peccato. La registrazione che abbiamo della sua nobile vita di abnegazione è un incoraggiamento per l’uomo comune. Da lui possiamo ottenere forza per resistere alle tentazioni con nobiltà e fermezza e con la grazia della mansuetudine, perseverare in tutto ciò che è giusto sotto la più severa prova. LTI 172.3
L’approvazione di Dio vale più della vita LTI 172.4
Daniele avrebbe potuto trovare una scusa plausibile per separarsi dalle sue abitudini strettamente temperanti, l’approvazione di Dio era la cosa più importante per lui, più preziosa del favore del più potente sovrano terreno, più cara della sua stessa vita. Con la sua condotta cortese ottenne il favore di Melsar, il responsabile dei giovani ebrei; Daniele chiese il permesso di non mangiare le vivande del re, né bere il suo vino. Melsar temeva, che se avesse acconsentito alla richiesta del giovane ebreo, sarebbe incorso nello sfavore del re e di conseguenza avrebbe rischiato la propria vita. Come molti al giorno d’oggi, pensano che un regime frugale avrebbe reso Daniele e i suoi compagni pallidi e malati, carenti di forza muscolare, mentre il cibo abbondante della tavola del re li avrebbe resi rubicondi e belli, e avrebbe promosso la loro attività fisica e mentale. LTI 172.5
Daniele chiese che la questione fosse decisa dopo una prova di dieci giorni. Durante questo breve periodo fu loro permesso di mangiare alimenti semplici, mentre gli altri suoi compagni aderirono alla richiesta di mangiare le vivande della mensa del re. Alla fine la richiesta fu concessa. Daniele era sicurissimo di vincere la sua causa. Anche se era solo un giovane, aveva visto gli effetti pregiudizievoli del vino e di una vita lussuriosa sulla salute fisica e mentale. LTI 173.1
Dio rivendica i Suoi servi LTI 173.2
Alla fine dei dieci giorni di prova, il risultato fu completamente opposto alle aspettative di Melsar. Non solamente nell’apparenza ma anche nell’attività e nel vigore fisico e mentale, quelli che erano stati temperanti nelle loro abitudini esibirono una notevole superiorità sui loro compagni che avevano compiaciuto l’appetito. Come risultato di questa prova, Daniele e i suoi amici ricevettero il permesso di continuare la loro semplice dieta durante tutto il corso della loro educazione che sarebbe servita per i doveri del regno. LTI 173.3
Il Signore guardò con approvazione la fermezza e l’abnegazione di questi giovani ebrei e li benedisse. A tutti questi quattro giovani Dio diede conoscenza e intendimento in tutta la letteratura e sapienza, e Daniele ricevette intendimento di ogni genere di visioni e di sogni. (Daniele 1:17) Alla scadenza dei tre anni di formazione, quando le loro capacità e le loro acquisizioni furono provate dal re, non si trovò alcuno simile a Daniele, ad Anania, a Misael, e ad Azaria; ed essi stettero alla presenza del re. E in ogni affare di sapienza, e d'intendimento, del quale il re gli domandasse, li trovò superiori per dieci volte tutti i magi, e gli astrologi, ch'erano in tutto il suo regno. (Daniele 1:19-20) LTI 173.4
L’autocontrollo una condizione di santificazione LTI 173.5
La vita di Daniele è un esempio ispirato di ciò che costituisce un carattere santificato. L’esempio di Daniele è una lezione per tutti, soprattutto per i giovani. Il rigoroso rispetto alle richieste di Dio è a beneficio della salute del corpo e della mente. LTI 173.6
Al fine di raggiungere il più alto livello di valori morali e intellettuali, è necessario cercare la saggezza e la forza in Dio, e osservare rigorosamente la temperanza in tutte le abitudini della vita. Nell’esperienza di Daniele e dei suoi compagni, abbiamo un esempio del trionfo dei prìncipi sulla tentazione e sull’indulgenza dell’appetito. Questa testimonianza ci mostra che attraverso i principi religiosi, i giovani possono vincere le concupiscenze della carne e rimanere leali alle richieste divine, anche a costo di grandi sacrifici. LTI 174.1
Che cosa sarebbe successo se questi quattro giovani avessero fatto un compromesso con gli ufficiali pagani e avessero ceduto alla pressione del momento, mangiando e bevendo com’era consuetudine ai babilonesi? Se ciò fosse accaduto, il solo abbandono dei prìncipi avrebbe indebolito la loro percezione del bene e del male. La loro indulgenza nell’appetito avrebbe tolto il vigore fisico, intellettuale e spirituale. Un tale passo falso avrebbe reciso la loro comunione con il cielo, sarebbero stati trascinati dalla tentazione. LTI 174.2
Dio ha detto: Io onoro quelli che mi onorano, ma quelli che mi disprezzano saranno pure disprezzati. (1 Samuele 2:30) Mentre Daniele si afferrò al suo Dio con fiducia incrollabile, lo Spirito del potere profetico venne su di lui, Dio gl’insegnò a leggere i misteri del futuro, e a presentare alle generazioni posteriori i simboli e le figure, i meravigliosi eventi che dovevano accadere negli ultimi giorni. LTI 174.3
The Sanctified Life, pp. 15-19 LTI 174.4
Prendendo questa decisione i giovani ebrei non agirono con presunzione ma con piena fiducia in Dio. Essi non scelsero semplicemente di distinguersi: non volevano disonorare Dio. LTI 174.5
Prophets and Kings, p. 483 LTI 174.6
La ricompensa della temperanza è anche per noi LTI 175.1
I giovani ebrei prigionieri furono uomini sottoposti alle nostre stesse passioni, ma nonostante gli influssi seduttori della corte babilonese seppero rimanere saldi. I giovani di oggi sono circondati da incitazioni a compiacere sé stessi. Specialmente nelle grandi città, ogni forma di compiacenza sessuale è facile lusinghiera. Quelli che come Daniele rifiutano di corrompere sé stessi, raccoglieranno la ricompensa delle abitudini temperanti. Col loro vigore fisico più sviluppato e una maggior forza di resistenza, avranno come un deposito bancario al quale attingere in caso di emergenza. Le abitudini fisiche corrette promuovono la superiorità mentale. LTI 175.2
Le forze intellettuali, il vigore fisico, la lunghezza della vita, dipendono da leggi immutabili. La natura di Dio non interferirà per preservare gli uomini dalle conseguenze della violazione della natura. Colui che fa di tutto per ottenere la vittoria, deve essere moderato in ogni cosa. La mente chiara di Daniele, la sua fermezza, il suo potere di acquisire conoscenza e resistere alla tentazione, erano dovute in gran misura alla semplicità della sua dieta in connessione alla sua vita di preghiera. LTI 175.3
“Ogni uomo è artefice della propria fortuna” — dice un proverbio. Quale grande verità è questa! Com’è vero che i genitori sono responsabili della formazione del carattere e della istruzione dei loro figli, è altrettanto vero che la loro posizione e utilità nel mondo dipendono — in larga misura — dalle loro azioni. Daniele e i suoi compagni, beneficiarono di una corretta preparazione ed educazione nella prima infanzia, ma questi vantaggi soli non avrebbero fatto di loro ciò che furono. Venne il momento di agire da soli, quando il loro futuro dipendeva dalla loro condotta. Quindi, hanno deciso di rimanere fedeli agli insegnamenti ricevuti durante l’infanzia. Il timore di Dio, che è il principio della saggezza, fu il fondamento della loro grandezza. LTI 175.4
Youth’s Instructor, 9 Luglio 1903 LTI 175.5