L’Eterno conosce i giorni degli uomini integri, e la loro eredità durerà in eterno... poiché i benedetti dal Signore erediteranno la terra, ma i maledetti da lui saranno sterminati. Salmo 37:18-22 VC 66.1
Il rispetto manifestato da Seme Jafet per il padre, e quindi per i principi divini, rappresentò la premessa di un luminoso futuro per i loro discendenti. Di questi figli fu detto: Benedetto sia l’Eterno, l’Iddio di Sem, e sia Canaan suo servo. (Genesi 7:26) La discendenza di Sem doveva essere quella del popolo eletto, del patto con Dio e del Redentore promesso. Yahweh era il Dio di Sem: da lui sarebbe disceso Abramo e il popolo d’Israele, da cui sarebbe sorto il Cristo. Beato il popolo che è in tale stato, beato il popolo il cui Dio è l’Eterno. (Salmo 144:15) Jafet abiti nelle tende di Sem disse Noè: i discendenti di Jafet avrebbero, infatti, goduto delle benedizioni del messaggio del Vangelo. La profezia di Noè non era una sentenza arbitraria di condanna o di approvazione: non determinava il carattere e il destino dei suoi figli, ma si limitava a mostrare loro quali sarebbero state le conseguenze di scelte che più volte essi avevano operato e del tipo di carattere che avevano sviluppato. Si trattava dell’affermazione della volontà di Dio nei confronti di questi uomini e dei loro discendenti: essa aveva le sue basi in una valutazione della loro indole e del loro comportamento. Di solito i figli ereditano gli atteggiamenti e le tendenze dei genitori e ne seguono l’esempio. Gli errori spesso si trasmettono dai genitori ai figli. La vita e la mancanza di rispetto di Cam caratterizzano la sua stirpe, diventando una maledizione per molte generazioni. Un solo peccatore distrugge un gran bene. (Ecclesiaste 9:18) D’altra parte, il rispetto di Sem per il padre fu ampiamente ricompensato e da lui ebbe origine un’illustre discendenza di uomini integri. L’Eterno conosce i giorni degli uomini integri... e la sua progenie è in benedizione. (Salmo 37:18,26) Riconosci dunque che l’Eterno, l’Iddio tuo, è Dio: l’Iddio fedele, che mantiene il suo patto e la sua benignità fino alla millesima generazione a quelli che l’amano e osservano i suoi comandamenti. PP, pp. 117,118. VC 66.2