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Nelle mani del Vasaio, 22 gennaio LC 28

0 Eterno, tu sei nostro padre; noi siamo l’argilla e tu colui che ci formi; noi tutti siamo opera delle tue mani. Isaia 64:8 LC 28.1

Nella Sua Parola Dio si paragona a un vasaio e il suo popolo all’argilla. Il Suo lavoro consiste nel modellare l’uomo alla Sua immagine. L’uomo deve imparare una importante lezione di sottomissione. L’Io deve essere abbandonato. Quando si da la dovuta attenzione alla Parola di Dio, l’Io si arrende e l’uomo accetta la volontà divina, allora la mano del Vasaio modellerà il suo carattere.4 BC 1154 LC 28.2

L’eccellenza di una vera comunione con Cristo arriva con obbedienza alle parole: Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo per le vostre anime (Matteo 11:29) . Colui che ha questa esperienza ha un intenso desiderio di conoscere la pienezza dell’amore che sorpassa la conoscenza. La sua capacità di godere dell’amore di Dio aumenta costantemente. Imparando quotidianamente nella scuola di Cristo, ha una capacità sempre crescente di cogliere il significato delle Verità sublimi che sono di vasta portata come l’eternità... Si rende conto che il materiale con cui Dio sta lavorando deve essere passivo nelle mani del Maestro. Nonostante le prove e le delusioni, egli può imparare la saggezza e arricchire la propria esperienza. Se cerca il Signore con umiltà e fiducia, ogni prova si riverserà per il suo bene. A volte può sembrare che fallisca, ma questo supposto fallimento, potrebbe essere il modo in cui Dio lo fa crescere. Egli pensa di aver fallito, ma quel apparente fallimento significa una migliore conoscenza di sé stesso e una più solida fiducia in Dio... Può commettere errori, ma impara a non ripeterli più. Unito a Cristo, la vera Vite, è abilitato a portare frutto alla gloria di Dio... Il Signore desidera che noi siamo mansueti, umili e contriti, ma nel contempo colmi di certezza che queste virtù vengono dalla conoscenza della volontà di Dio. Egli, infatti non ci ha dato uno spirito di paura, ma di forza, di amore e di disciplina. Non vergognarti dunque della testimonianza del Signor nostro, né di me suo prigioniero, ma soffri anche tu con me per l’evangelo, sostenuto dalla potenza di Dio, che ci ha salvati e ci ha chiamati con una santa vocazione, non in base alle nostre opere, ma secondo il suo scopo e grazia, che ci è stata data in Cristo Gesù prima dell’inizio dei tempi. MS 121, 1902 LC 28.3