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Giobbe sapeva che il suo Redentore vive, 20 novembre MVO 340

Ma io so che il mio Redentore vive e che alla fine si leverà sulla terra. Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, nella mia carne vedrò Dio. Giobbe 19:25,26 MVO 340.1

Tutti possiamo vivere momenti di profonda depressione e di completo scoraggiamento, momenti in cui la tristezza invade l’animo ed è quindi difficile credere che Dio sia ancora il generoso benefattore dei suoi figli terreni, momenti in cui le difficoltà tormentano l’anima a tal punto che la morte sarebbe preferibile alla vita. In questi casi molti perdono la fiducia in Dio e diventano schiavi del dubbio e dell’incredulità. Se in quei momenti potessimo comprendere il significato delle scelte divine, vedremmo gli angeli impegnati a salvarci da noi stessi e ad aiutarci a consolidare le basi delle nostre convinzioni, in tal modo una fede ed un ardore nuovi potrebbero trasformare tutto il nostro essere. MVO 340.2

Nei momenti difficili Giobbe diceva: “Maledetto il giorno in cui sono nato...” (Giobbe 3:3; cfr. Giobbe 6:2, 8-10; Giobbe 7:11, 15, 16). Nonostante Giobbe fosse stanco della vita, non gli fu concesso di morire. Lo aspettava un avvenire migliore e ricevette quel messaggio di speranza: “... allora potrai camminare a testa alta, sicuro di te, non avrai più paura di nulla. Dimenticherai i tuoi affanni, e saranno per te acqua passata” (Giobbe 11:15, 16; cfr. Giobbe 11:17-20). MVO 340.3

Dallo scoraggiamento e dall’abbattimento più profondo, Giobbe si rialzò affidandosi completamente alla misericordia ed alla potenza redentrice di Dio, gridando trionfalmente: “Io lo so, Colui che mi difende è vivo; Egli un giorno mi riabiliterà, e, perduta la mia pelle, distrutto il mio corpo, io stesso vedrò Dio. Lo vedrò accanto a me e lo riconoscerò. Lo sento con il cuore, ne sono certo” (Giobbe 19:25-27; cfr. Giobbe 13:15, 16). PK 162-164 MVO 340.4