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Capitolo 25:29-34 CBVT7A 43

Che nessuno sia fornicatore o profano, come Esaù che per una sola pietanza vendette la sua primogenitura. Poiché voi sapete che anche quando più tardi volle ereditare la benedizione fu respinto, perché non trovò luogo a pentimento, sebbene la richiedesse con lacrime“. (Ebrei 12:16,17) CBVT7A 43.1

La primogenitura perse la sua sacralità e il suo valore CBVT7A 43.2

Esaù si sentiva speciale e aveva una forte predilezione per alcuni alimenti, e per tanto tempo aveva gratificato così a lungo il suo appetito, che non sentì la necessità di allontanarsi dal piatto tanto desiderato e tentatore. Pensava costantemente al cibo e non fece alcuno sforzo particolare per frenare l’appetito, fino a quando il potere del cibo vinse ogni altra considerazione e lo controllò, ed egli s’immaginò di soffrire un grande disturbo e anche la morte se non poteva disporre di quel piatto. Più pensava a questo, più il desiderio di mangiare cresceva al punto da perdere la sacralità e il valore della sua primogenitura. Egli diceva tra sé e sé: “ Ebbene, se io adesso vendo la mia primogenitura, potrò facilmente riacquistarla più tardi.” CBVT7A 43.3

Quando cercò di recuperarla comprandola, anche a costo di un grande sacrificio, non lo poté fare. Cercò affannosamente il pentimento perfino con le lacrime, ma invano. Aveva disprezzato la benedizione e il Signore gliela tolse per sempre. (RH April 27, 1886). CBVT7A 43.4

Esaù una persona originale CBVT7A 43.5

Esaù superò un certo tipo di crisi esistenziale senza nemmeno saperlo. Ciò che egli considerava come una questione poco degna d’interesse, fu l’atto che rivelò i tratti predominanti del suo carattere. Egli dimostrò che le sue scelte avevano un valore sacro e che avrebbero dovuto essere trattate come tali. Vendette la sua primogenitura per soddisfare l’appetito di quel momento, e questo determinò il corso futuro della sua vita. Per Esaù un boccone di cibo significava più che servire il suo Maestro. (Letter 5, 1877) CBVT7A 43.6

Esaù rappresenta coloro che non apprezzano i privilegi ricevuti, comprati a un prezzo infinito, e che hanno venduto la loro primogenitura per qualche vana gratificazione dell’appetito, o per amore del guadagno. (Letter 4, 1898). CBVT7A 44.1