La storia di nessun discepolo illustra, meglio di quella di Pietro, il metodo di formazione seguito da Cristo. Coraggioso, aggressivo, sicuro di sé, intuitivo e uomo d’azione, Pietro sbagliò spesso e spesso fu ripreso; tuttavia, la sua affettuosa lealtà e la sua devozione a Gesù furono riconoisciute ed elogiate. Il Salvatore trattò questo discepolo impetuoso con pazienza e amore, cercando di frenarne la sicurezza e di insegnargli l’umiltà, l’ubbidienza e la fiducia. Ma solo in parte la lezione fu assimilata: l’autosufficienza non fu del tutto sradicata. PEC 52.3
Diverse volte Gesù cercò di anticipare ai discepoli le scene del suo processo e del suo martirio; ma la conoscenza di questi eventi futuri non era ben accetta, ed essi non compresero. L’autocommiserazione, che li allontanò dalla comunione con il Maestro durante le sue sofferenze, strappò a Pietro la protesta: “Dio non voglia! Questo non ti avverrà mai!” Matteo 16:22. Le sue parole esprimevano il pensiero e i sentimenti dei dodici. PEC 52.4
Intanto la crisi si avvicinava e i discepoli, presuntuosi, continuavano a litigare sperando in alte posizioni, senza per nulla pensare alla croce. PEC 52.5
L’esperienza del tradimento di Pietro fu una lezione per tutti. Per colui che confida in se stesso, le prove sono solo sconfitte. Il Cristo non poté impedire le conseguenze di un male non del tutto abbandonato; però, come aveva steso la mano per salvare Pietro mentre le onde stavano per inghiottirlo, così nel suo grande amore corse in suo aiuto quando le acque profonde erano sul punto di sommergerne la spiritualità. Varie volte, sull’orlo della rovina, le orgogliose parole di Pietro minacciarono di trascinarlo nel baratro; altrettante volte fu ripetuto l’avvertimento: “Tu negherai di conoscermi!” Cfr. Luca 22:34. L’apostolo, con il cuore rattristato e pieno di amore, aveva dichiarato: “Signore, sono pronto ad andare con te in prigione e alla morte!” Luca 22:33. E colui che legge nei cuori rivolse a Pietro quel messaggio, allora tenuto in poco conto, ma che più tardi, nel rapido infittirsi delle tenebre, doveva sprigionare un raggio di speranza: “Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convcrtito, fortifica i tuoi fratelli”. Luca 22:31, 32. PEC 52.6
Quando, nel cortile del sommo sacerdote, le parole del rinnegamento furono pronunciate; quando l’amore e la fedeltà del discepolo, risvegliati dallo sguardo di pietà, d’amore e di tristezza rivoltogli dal Salvatore, ricondussero Pietro in quel giardino dove Gesù aveva pregato e pianto; quando le lacrime causate dal suo rimorso caddero sul suolo, furono di sollievo al suo spirito le parole del Maestro. Il Cristo, avendo previsto la sua caduta, non lo aveva abbandonato alla disperazione. PEC 53.1
Se lo sguardo che Gesù rivolse a Pietro fosse stato di condanna invece che di tenerezza, se nel predire il tradimento egli avesse trascurato di parlare di speranza, come sarebbero diventate fitte le tenebre che lo avvolgevano! Come sarebbe stata grande la disperazione di quello spirito tormentato! In quell’ora di angoscia e di disprezzo di se stesso, che cosa avrebbe potuto trattenere l’apostolo dal seguire il sentiero calcato da Giuda? PEC 53.2
Colui che non poteva risparmiare l’angoscia al suo discepolo, non lo lasciò solo nell’amarezza. Questo è l’amore che non viene meno e che non abbandona. PEC 53.3
Gli esseri umani, inclini al male, non possono leggere nel cuore, non ne conoscono le lotte e i dolori, perciò hanno bisogno di imparare a rimproverare con amore, a percuotere non per ferire ma per guarire, a esortare per infondere speranza. PEC 53.4
Non fu Giovanni, che pure vegliò con Gesù nella corte del tribunale, che si tenne vicino alla croce e che per primo corse al sepolcro, ma Pietro a essere nominato dal Redentore dopo la risurrezione: “Andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro”, disse l’angelo, “che egli vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Marco 16:7. PEC 53.5
Nell’ultimo incontro del Maestro con gli apostoli sulla riva del mare, Pietro, messo alla prova per tre volte dalla domanda “Mi ami tu?”, fu reintegrato nella sua posizione fra i dodici e ricevette un preciso incarico: pascere il gregge del Signore. Poi, come ultimo invito personale, Gesù gli disse: “Seguimi!” Cfr. Giovanni 21:17, 22. Ora Pietro poteva apprezzare le parole del Signore. Avendo conosciuto più a fondo la propria debolezza e la potenza del Maestor, egli era pronto a confidare e a ubbidire: poteva seguirlo contando sulla forza di Gesu. PEC 53.6
Alla fine del suo ministero l’apostolo, un tempo così poco disposto a considerare la croce, stimò grande gioia deporre la propria vita per il Vangelo, ma ritenne un onore troppo grande per lui morire come Gesù. PEC 54.1
La trasformazione di Pietro fu un miracolo della tenerezza divina: essa rappresenta una lezione di vita per tutti coloro che cercano di calcare le orme del Maestro dei maestri. PEC 54.2