Quando un nuovo membro si converte e si unisce alle nostre fila, occorre assegnargli il compito che gli spetta. Ognuno dovrebbe essere disposto a rappresentare o fare qualcosa in questa missione. — Testimonies for the Church 7:30 (1902). SC 64.4
Dio non richiede numerose istituzioni, vasti edifici o grande sfoggio di ricchezza. Egli vuole l'azione concorde di un popolo particolare, di un popolo da lui eletto e prezioso. Ogni uomo deve rimanere nel posto che gli è stato assegnato, pensare, parlare e operare in armonia con lo Spirito di Dio. Allora, e non prima, l'opera rappresenterà un tutto compatto, completo e simmetrico. — Testimonies for the Church 6:293 (1900). SC 64.5
La forza di un esercito si misura prevalentemente in base all'efficienza dei soldati che ne compongono le fila. Un generale saggio dà istruzioni ai propri ufficiali affinché addestrino ogni militare al ser vizio attivo e cerca di sviluppare la maggiore efficienza in tutti gli effettivi. Se dovesse dipendere soltanto dai suoi ufficiali, non potrebbe mai aspettarsi di condurre una guerra vittoriosa. Egli deve contare sul servizio leale e instancabile di ogni uomo. La responsabilità è riposta in gran parte sui soldati semplici. — Testimonies for the Church 9:116 (1909). SC 64.6
Il Maestro ha bisogno di ministri del Vangelo. Chi risponderà? Non tutti quelli che entrano a far parte di un esercito devono essere generali, capitani, sergenti o caporali. Non tutti possiedono la cura e il senso di responsabilità tipici dei capi. C'è un lavoro difficile di altro tipo che deve essere svolto. Qualcuno deve scavare trincee e costruire fortificazioni; altri devono fare le sentinelle e altri ancora i messaggeri. Se di ufficiali ne servono pochi, occorrono invece molti soldati per formare i ranghi di un esercito; tuttavia, il suo successo dipenderà dalla fedeltà di ogni militare. La codardia o il tradimento di un singolo possono causare il disastro dell'intera forza armata. — Gospel Workers, 84, 85 (1915). SC 65.1