La fama del profeta del deserto e del suo messaggio straordinario si diffuse in tutta la Galilea. Questo messaggio giunse anche nei paesi più lontani sulle colline, ai pescatori lungo il mare, e trovò una sincera risonanza nei loro cuori semplici ed entusiasti. Arrivò anche a Nazaret, nella falegnameria che era stata di Giuseppe, e Gesù vi ravvisò la sua chiamata. Il suo tempo era giunto. Lasciò il lavoro quotidiano, salutò la madre e si unì ai suoi concittadini che si dirigevano verso il Giordano. GDN 70.1
Gesù e Giovanni il battista, oltre a essere cugini, erano anche strettamente legati per le circostanze della nascita; tuttavia non si conoscevano. Gesù aveva trascorso la sua vita a Nazaret, in Galilea; Giovanni, invece, nel deserto della Giudea. Erano vissuti lontani, in situazioni diverse, e non avevano mai avuto alcun rapporto fra loro. Dio aveva stabilito così, per evitare qualsiasi sospetto di un loro complotto, per sostenersi reciprocamente nella diffusione del messaggio che annunciavano. GDN 70.2
Giovanni era a conoscenza degli eventi che avevano caratterizzato la nascita di Gesù. Aveva sentito parlare della visita che Gesù aveva fatto, quand'era bambino, a Gerusalemme, e di quanto era accaduto alla scuola dei rabbini. Conosceva la sua vita santa e credeva che fosse il Messia; ma questo senza basarsi su nessuna testimonianza positiva. Il fatto che Gesù fosse rimasto per così tanti anni nell'ombra, senza manifestare in nessun modo la sua missione, insinuò in lui il dubbio che non fosse colui che era stato promesso. Il Battista, tuttavia, aspettava con fede, credendo che nel tempo stabilito da Dio tutto si sarebbe chiarito. Gli era stato rivelato che il Messia gli avrebbe chiesto il battesimo e che in quel momento sarebbe stato dato un segno. Così avrebbe potuto presentarlo al popolo. GDN 70.3
Quando Gesù venne per essere battezzato, Giovanni riconobbe in lui una purezza di carattere che non aveva mai scorto in nessun uomo. La sua sola presenza creava un'atmosfera di santità e potenza. Dalla folla che si era riunita intorno a lui al Giordano, Giovanni aveva udito racconti di crimini, aveva incontrato uomini curvi sotto il peso di tanti peccati, ma non era mai entrato in contatto con un essere umano che emanava un simile influsso divino. GDN 70.4
Tutto ciò era in armonia con quanto era stato rivelato al Battista intorno al Messia. Tuttavia Giovanni indugiò prima di accondiscendere alla richiesta di Gesù. Come poteva, proprio lui, un peccatore, battezzare chi era senza peccato? E come avrebbe potuto colui che non aveva bisogno di pentimento sottoporsi a un rito che era la confessione di un peccato da cui doveva essere purificato? GDN 71.1
Quando Gesù chiese il battesimo, Giovanni si ritrasse ed esclamò: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?” Matteo 3:14. Con dolce e ferma autorità Gesù rispose: “Sia così ora, poiché conviene che noi adempiamo in questo modo ogni giustizia”. Versetto 15. E Giovanni, sottomettendosi, condusse il Salvatore nel Giordano e lo immerse nell'acqua. “Gesù, appena fu battezzato, salì fuori dall'acqua; ed ecco i cieli si aprirono ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui”. Versetto 16. GDN 71.2
Il battesimo di Gesù non va inteso come la confessione dei suoi peccati. Egli si era identificato con i peccatori, aveva imboccato la strada che noi dobbiamo percorrere; aveva fatto l'opera che noi dobbiamo fare. La sua vita di sofferenza e sopportazione, dopo il battesimo, è un esempio anche per noi. GDN 71.3
Uscito dall'acqua, Gesù si inginocchiò in preghiera sulla riva del fiume. Di fronte a lui si apriva un periodo nuovo e importante. Un grande conflitto iniziava nella sua vita. Sebbene fosse il Principe della pace, la sua venuta era paragonabile allo sguainarsi di una spada. Il regno che veniva a stabilire era l'opposto di quello che gli ebrei desideravano. Egli, il fondatore dell'economia rituale d'Israele, ne sarebbe stato considerato il nemico e il distruttore. GDN 71.4
Egli, che aveva proclamato la legge dal Sinai, sarebbe stato condannato come il suo trasgressore. Egli, che era venuto per infrangere il potere di Satana, sarebbe stato denunciato come Belzebù. Nessuno sulla terra avrebbe capito la sua missione, e durante il suo ministero avrebbe camminato solo. Durante la sua vita né sua madre né i suoi fratelli compresero i suoi obiettivi. Neppure i suoi discepoli lo capirono. Egli era vissuto nella luce eterna, uno con Dio, ma la sua vita terrena doveva trascorrere nella solitudine. GDN 71.5
Come uomo doveva portare il peso delle nostre colpe e dei nostri dolori. Colui che era senza colpa doveva sentire la vergogna del peccato. Colui che amava la pace doveva vivere in mezzo alla lotta; la verità doveva abitare con la falsità; la purezza con la viltà. Ogni peccato, ogni discordia, ogni forma di avidità, prodotti dalla trasgressio ne, dovevano tormentare il suo spirito. Da solo doveva percorrere il sentiero, da solo doveva portare il peso. La redenzione del mondo dipendeva da colui che aveva deposto la sua gloria e accettato la debolezza dell'umanità. GDN 71.6
Egli vide e sentì tutto questo, ma la sua decisione rimase ferma. Da lui dipendeva la salvezza dell'umanità decaduta ed egli con la sua mano afferrò quella dell'Onnipotente. GDN 72.1
Pareva che lo sguardo del Salvatore penetrasse attraverso il cielo, mentre il suo animo si apriva alla preghiera. Egli sapeva bene Ano a che punto il peccato avrebbe indurito il cuore degli uomini, e quanto sarebbe stato difficile per loro riconoscere la sua missione e accettare il dono della salvezza. Chiede al Padre la potenza per vincere la loro incredulità, per rompere i ceppi con i quali Satana li ha legati e per vincerlo, in loro favore. Chiede un segno che dimostri come Dio accetta l'umanità nella persona del Figlio. GDN 72.2
È la prima volta che gli angeli ascoltano una preghiera simile. Essi sono ansiosi di portargli un messaggio di certezza e di conforto. Ma il Padre stesso risponderà alla richiesta del Figlio. Direttamente dal trono celeste escono i raggi della sua gloria. I cieli si aprono e sul capo del Salvatore discende una luce purissima in forma di colomba, simbolo di colui che è mansueto e umile. GDN 72.3
Tra l'immensa folla presente al Giordano solo alcuni, insieme a Giovanni, scorsero la visione celeste. Tuttavia la solennità della presenza divina si diffuse ugualmente sulla folla. Il popolo rimase silenzioso a contemplare Cristo. La sua persona era inondata dalla luce che circonda il trono di Dio. Il suo volto, rivolto verso il cielo, rifletteva una gloria mai vista su un volto umano. Dai cieli aperti una voce disse: “Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto”. Versetto 17. GDN 72.4
Queste parole furono pronunciate per ispirare fiducia in coloro che assistevano alla scena e per fortificare il Salvatore in vista della sua missione. Benché sul Cristo pesasse il peccato di un mondo malvagio e l'umiliazione dell'aver assunto una natura decaduta, quella voce dal cielo dichiarò che egli era il Figlio dell'Eterno. GDN 72.5
Giovanni si era profondamente commosso nel vedere Gesù inginocchiato mentre invocava con le lacrime l'approvazione del Padre. Quando la gloria di Dio lo circondò, e si udì la voce dal cielo, Giovanni riconobbe il segno che il Signore aveva promesso. Si rese conto di aver battezzato il Redentore del mondo. Lo Spirito Santo scese su di lui ed egli, tendendo la mano verso Gesù, gridò: “Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!” Giovanni 1:29. GDN 72.6
Nessuno degli uditori, e neppure colui che aveva parlato, affer rarono interamente l'importanza di queste parole: “l'Agnello di Dio”. Sul monte Moria Abramo aveva udito la domanda del figlio: “Padre mio... dov'è l'agnello per l'olocausto?” e aveva risposto: “Figlio mio, Dio stesso si provvederà l'agnello per l'olocausto”. Genesi 22:7, 8. E nel montone, procurato da Dio al posto di Isacco, Abramo aveva visto un simbolo di colui che sarebbe morto per i peccati degli uomini. Per mezzo di Isaia lo Spirito Santo, riprendendo questa immagine, aveva profetizzato del Salvatore: “Come l'agnello condotto al mattatoio... ma il Signore ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti”. Isaia 53:7, 6. Ma gli israeliti non avevano compreso. Molti di loro consideravano i sacrifici offerti nello stesso modo in cui i pagani consideravano i loro, cioè come un dono con cui propiziarsi la divinità. Dio voleva insegnare loro che dal suo amore scaturisce il dono che li può riconciliare con lui. GDN 72.7
Le parole dette a Gesù al Giordano: “Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto”, si riferiscono a tutta l'umanità. Dio ha parlato a Gesù come al nostro rappresentante. Nonostante i peccati e le debolezze, non siamo messi da parte come fossimo privi di valore. “A lode della gloria della sua grazia, che ci ha concessa nel suo amato Figlio”. Efesini 1:6. La gloria che riposava sul Cristo è un pegno dell'amore di Dio per noi. Essa testimonia la potenza della preghiera e dimostra come la voce umana possa arrivare fino a Dio ed essere ascoltata in cielo. A causa del peccato la terra è stata divisa dal cielo e separata dalla comunione con il Signore, ma Gesù l'ha ricollegata nuovamente con la sfera della gloria. Il suo amore ha abbracciato l'uomo e ha raggiunto i cieli altissimi. La luce divina che si è posata sul capo del nostro Salvatore si poserà anche su di noi quando chiederemo l'aiuto per resistere alla tentazione. La voce che parlò a Gesù dirà a ogni credente: “Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto”. GDN 73.1
“Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quand'egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com'egli è”. Giovanni 3:2. Il nostro Redentore ha aperto la strada affinché chi ha peccato di più, chi ha maggiore bisogno, chi è più oppresso e sprezzato, trovi accesso al Padre. Tutti possono trovare posto nella casa che Gesù sta preparando. “Queste cose dice il Santo, il Veritiero, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre. Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere”. Apocalisse 3:7, 8. GDN 73.2