Per gli ebrei i contatti continui con i soldati romani erano un’occasione costante di contrasti. In tutta la Giudea e la Galilea c’erano truppe distaccate in vari punti e ciò ricordava al popolo la sua disgregazione come nazione. Erano profondamente amareggiati nel sentire il suono delle trombe e vedere le truppe radunarsi sotto il loro stendardo per onorare il simbolo della potenza di Roma. Gli attriti fra il popolo e i soldati erano frequenti e contribuivano ad alimentare l’odio popolare. Spesso accadeva che un ufficiale romano, mentre viaggiava con il suo drappello di soldati, si rivolgesse ai contadini ebrei che lavoravano i loro campi per costringerli a portare dei pesi fino in cima a una collina o chiedesse qualsiasi altro servizio ritenesse necessario. GMB 84.3
Tutto ciò rientrava nelle logica della legge e delle consuetudini romane e ogni forma di resistenza suscitava vivaci e crudeli reazioni. Ogni giorno, nel cuore del popolo, cresceva il desiderio di liberarsi dal giogo del dominio straniero. Questo spirito dì ribellione era particolarmente forte fra i rudi e coraggiosi galilei. Capernaum, era una città di frontiera e quindi ospitava una guarnigione romana. Mentre Gesù parlava un drappello di soldati che passava ricordò ai suoi uditori il peso dell’umiliazione d’Israele. Il popolo guardava Gesù con fiducia, sperando fosse stato inviato da Dio per schiacciare l’orgoglio romano. GMB 85.1
Gesù notò il desiderio di vendetta e l’amarezza che traspariva dai volti di coloro che lo circondavano e si rese conto quanto il popolo desiderasse schiacciare gli oppressori e con tristezza pronunciò queste parole: “...Non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra...”. Matteo 5:39. Esse erano una conferma degli insegnamenti dell’Antico Testamento. Il principio “occhio per occhio” (Levitico 24:20) era fra le leggi date al popolo da Mosè, ma faceva parte delle prescrizioni civili. Nulla quindi poteva giustificare la vendetta personale perché il Signore aveva detto: “Non dire: Renderò il male...”. Proverbi 20:22. “Non dire: come ha fatto a me così farò a lui... Quando il tuo nemico cade non ti rallegrare...”. Proverbi 24:29:17. “Se il tuo nemico ha fame, dagli del pane da mangiare; se ha sete, dagli dell’acqua da bere...”. Proverbi 25:21, 22. GMB 85.2
Nell’arco della sua vita Gesù manifestò questo principio. Il nostro Salvatore lasciò il cielo per offrire ai suoi nemici il pane della vita. Nonostante le calunnie e le persecuzioni di cui fu oggetto, pronunciò sempre parole di perdono. Tramite il profeta Isaia afferma: “Io ho presentato il mio dorso a chi mi percoteva, e le mie guance a chi mi strappava la barba; io non ho nascosto il mio volto agli insulti e agli sputi”. Isaia 50:6. “Maltrattato si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l’agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca”. Isaia 53:7. GMB 86.1
Anche dalla croce del Calvario echeggia una preghiera per i suoi assassini e un messaggio di speranza per il ladrone morente. Il Padre era vicino al Figlio ed egli non permise che accadesse nulla che fosse in contrasto con l’amore infinito manifestato per il bene del mondo. Egli rappresentava la sua Fonte di conforto e può esserlo anche per noi. Chi vive dello spirito del Cristo è in sintonia con lui. Le sofferenze che deve sopportare colpiscono il Salvatore stesso che lo protegge con la sua presenza. Qualsiasi cosa gli accada è condivisa dal Cristo. Non ha bisogno di resistere al male, perché Gesù lo protegge. Nulla può colpirlo senza il suo permesso e “...noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno”. Romani 8:28. GMB 86.2