Un altro autore, Steve Daily, in un capitolo dello studio Adventism for a New Generation, fa un ottimo esame della funzione profetica. In alcuni punti riprende quanto già detto da Viera. Tuttavia il suo lavoro è utile a inquadrare nella giusta dimensione la figura e la funzione di Ellen G. White. TT1 17.1
“In quanto giovane avventista ho sempre pensato che un profeta dovesse avere delle visioni, parlare con autorità infallibile, vivere una vita moralmente irreprensibile, essere in grado di preannunciare con precisione eventi che sarebbero accaduti nel futuro. Non si trattava di una convinzione personale: la maggioranza dei miei coetanei a scuola e in chiesa condivideva questa opinione. TT1 17.2
In realtà, però, essa non corrisponde all’insegnamento biblico. TT1 17.3
Alcuni tra i profeti più importanti della Bibbia corrispondono a questa descrizione: Daniele, Ezechiele, Giovanni l’apostolo erano dei veggenti. Altri però come Mosè o Giovanni Battista non lo sono stati. Ma vi è di più. Spesso coloro che hanno ricevuto delle visioni non le hanno capite. In Numeri 12:6-8 le visioni sono definite come “enigmi”, messaggi che mancano di “chiarezza”, una forma di rivelazione inferiore a quella mediante la quale Dio comunicava con Mosè. TT1 17.4
Questa definizione di Numeri e quella di Ebrei 1:1-3 implicano una gerarchia nella rivelazione profetica e nell’autorevolezza degli scritti profetici. Le visioni dei profeti sono soggette alla rivelazione di Dio a Mosè e vanno interpretate alla luce di questo documento, ma Mosè e tutti gli altri profeti sono soggetti alla perfetta rivelazione di Dio in Gesù, il profeta di Dio per eccellenza, e vanno interpretate facendovi riferimento. TT1 17.5
È un altro mito popolare biblicamente non sostenibile. Quando Dio comunica una verità a un essere umano imperfetto mediante visioni, sogni, illuminazioni o con la parola, la comprensione che ne ha il profeta rimane incompleta o imperfetta. Dio scelse Giovanni Battista per annunciare la venuta del Messia, ma la comprensione che aveva della missione profetica del Cristo era così incompleta e lacunosa da costringerlo a dubitare dell’identificazione che egli stesso aveva compiuto nella persona di Gesù di Nazaret. TT1 17.6
Pietro ricevette una visione nella quale Dio lo invitava a infrangere il muro dei pregiudizi religiosi e razziali del suo tempo, ma inizialmente non la comprese e ne diede un’interpretazione errata. Comunque i fatti di cui siamo a conoscenza circa il suo comportamento in proposito dimostrano che non ne capì in pieno tutte le implicazioni. TT1 17.7
Ritroviamo errori simili anche nell’esperienza profetica di Agabo. L’infallibilità della Sacra Scrittura deriva solo e soltanto dal suo interprete più autorevole, Gesù Cristo. Egli è il solo profeta infallibile. TT1 17.8
Molti cristiani danno per scontato che, per comunicare con l’uomo, Dio usi i canali umani più puri che ha a disposizione. Tuttavia bisogna ricordare che le vie di Dio non sono le nostre vie. I profeti nella Bibbia non si ritengono moralmente superiori agli altri e vi sono alcuni esempi specifici in cui Dio ha affidato la verità a individui o creature immorali o amorali. TT1 17.9
L’esempio più evidente è quello di Balaam. Dio si è servito di un profeta apostata, che si era lasciato corrompere dal nemico. Non solo, ha parlato per bocca di un’asina! TT1 18.1
L’orgoglio spirituale di Elia lo ha indotto a pensare di essere l’ultimo uomo giusto rimasto sulla terra e Davide, uno dei canali più fecondi della rivelazione di Dio, ha vissuto un’esistenza segnata dalla decadenza morale. Come tutti noi, anche i profeti sono peccatori profondamente bisognosi della grazia di Dio. TT1 18.2
Benché vi siano alcuni profeti, in particolare quelli che hanno ricevuto delle visioni, che hanno annunciato eventi futuri, ancora una volta nella Bibbia questa prerogativa non è un requisito indispensabile per definire un profeta. La maggior parte dei profeti biblici sembra preoccuparsi maggiormente del presente che del futuro. Essi preconizzano quasi sempre una riforma, incoraggiando il pentimento, la giustizia sociale e il ripristino dell’alleanza con Dio, piuttosto che formulare previsioni. TT1 18.3
L’obiettivo della profezia è il rafforzamento della fede e non la formulazione di un oroscopo. Cfr. Giovanni 14:29. E benché il profeta che annuncia il futuro debba essere veritiero nelle sue affermazioni (cfr. Deuteronomio 18:22), questa esigenza deve sempre essere recepita tenendo conto del fatto che ogni predizione è condizionale. Cfr. Geremia 18:7-10. TT1 18.4