Adoperandovi per assistere i poveri, i disprezzati, gli abbandonati, non comportatevi come se camminaste sui trampoli della vostra dignità e della vostra superiorità, poiché in questa maniera non concludereste nulla. Convertitevi sinceramente e imparate da Colui che è mansueto e umile di cuore. Noi dobbiamo avere sempre dinanzi ai nostri occhi il Signore. Come servitori di Cristo continuate a ripetere, per non dimenticare: “Io sono stato comperato con prezzo!” TT2 339.4
Dio chiede non solo la vostra benevolenza, ma anche la lieta espressione del vostro volto, le vostre parole di speranza, la calda stretta della vostra mano. Visitando gli afflitti, ne troverete alcuni dai quali la speranza si è allontanata: ridate loro un po’di sole. Ve ne sono che hanno bisogno del pane della vita: leggete loro la Parola di Dio. Altri sono ammalati nell’anima e nessun balsamo terreno può curarli, nessun medico li può guarire: pregate per loro e conduceteli a Gesù. TT2 339.5
In particolari circostanze alcuni si abbandonano a una forma di sentimentalismo che porta ad azioni impulsive. Essi credono di compiere un grande servizio per Cristo, mentre non è così: il loro zelo presto svanisce e l’opera del Signore viene trascurata. Dio non accetta un servizio instabile; non è attraverso un’attività sporadica che si riesce a fare del bene al prossimo. Non di rado tale opera anziché essere utile risulta dannosa. TT2 339.6
Bisogna considerare con molta attenzione e preghiera i metodi di assistenza e chiedere a Dio la necessaria saggezza perché Egli sa meglio di noi mortali dalla vista corta come aver cura delle sue creature. Ve ne sono che danno indiscriminatamente a tutti coloro che sollecitano il loro aiuto. Sbagliano. Cercando di soccorrere chi è nel bisogno, dobbiamo cercare di dare loro la giusta forma di assistenza. Non mancano, infatti, le persone che una volta aiutate si considerano particolarmente bisognose, e continueranno a dipendere dagli aiuti che ricevono finché vedranno la possibilità di essere soccorse. Dando loro, a torto, tempo e attenzioni, si incoraggiano l’ozio, l’apatia, la stravaganza e l’intemperanza. TT2 340.1
Quando diamo ai poveri chiediamoci: “Incoraggio la prodigalità? Li aiuto o li danneggio?” Nessun uomo che possa guadagnare da vivere ha il diritto di dipendere dagli altri. TT2 340.2
Il proverbio “II mondo mi deve mantenere” racchiude in sè l’essenza della falsità, della frode e del furto. Il mondo non deve nulla a un uomo che può lavorare e guadagnarsi la vita. Ma se qualcuno bussa alla nostra porta e chiede da mangiare, noi non dovremmo rimandarlo a vuoto. La sua povertà può essere la conseguenza della sfortuna. TT2 340.3
Dovremmo aiutare chi, avendo una grossa famiglia a carico, è sempre alle prese con la povertà. Più di una vedova con i suoi orfanelli lavora duramente per tenere con sè quelle piccole creature e dar loro da mangiare e da vestire. Molte madri di questo tipo sono morte per eccessivo affaticamento. Ogni vedova ha bisogno del conforto di una parola incoraggiante, piena di speranza. Ve ne sono, poi, molte che hanno bisogno anche di un aiuto concreto. TT2 340.4
Uomini e donne di Dio, persone savie e avvedute, devono essere incaricati di occuparsi dei poveri e dei bisognosi, soprattutto fra i “domestici della fede”. Dovranno poi fornire un rapporto alla chiesa e suggerire il da farsi. TT2 340.5
Invece di incoraggiare i poveri a pensare che possono ricevere gratuitamente o quasi il nutrimento, dobbiamo metterli in condizione di potersi aiutare da sè. Dovremmo adoperarci per fornire loro del lavoro e, se occorre, insegnar loro a lavorare. I membri delle famiglie povere imparino a cucinare, a cucire e a rammendare i propri vestiti, ad accudire come si deve alle faccende domestiche. Ragazzi e ragazze apprendano a fondo qualche utile mestiere od occupazione. Noi dobbiamo educare i poveri a fare affidamento su se stessi: questo sarà di vero aiuto, poiché li renderà non solo atti a provvedere a se stessi, ma anche a rendersi utili agli altri. TT2 340.6