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Impulsi generosi e gesti di bontà PV 243

Un carattere benevolo e affettuoso e la capacità di afferrare subito i temi spirituali sono talenti preziosi e comportano una grande responsabilità per chi li possiede. Bisogna impegnare anche queste doti al servizio di Dio, ma molti sbagliano in proposito: si compiacciono di queste qualità ma non le mettono al servizio degli altri. Si lusingano pensando che farebbero qualcosa di buono e grandioso se ne avessero l’occasione, se le circostanze fossero favorevoli, e così continuano ad attendere l’occasione... Disprezzano la meschinità dell’avaro che rimpiange il boccone dato al bisognoso. Vedono che vive solo per se stesso e che è responsabile dei suoi talenti usati cosi male. Con un certo compiacimento si paragonano a lui e si convincono di essere molto migliori di una persona così gretta, ma si ingannano. Anche loro hanno dei doni inutilizzati e questo non fa che accrescere la loro responsabilità. Quanti hanno grandi qualità affettive, hanno il dovere dinanzi a Dio di manifestarle non solo agli amici, ma a tutti coloro che hanno bisogno del loro aiuto. Anche i vantaggi di ordine sociale rappresentano dei talenti da usare a beneficio di quanti ci stanno intorno. Se siamo gentili solo con alcuni, questo non è vero amore ma egoismo e non contribuirà al bene degli altri né alla gloria di Dio. Chi lascia inutilizzati i doni di Cristo è più colpevole di quell’avaro per il quale provava solo disprezzo. A questo tipo di persone un giorno sarà detto: “Conoscevate la volontà del Maestro, ma non l’avete fatta!” PV 243.4