Solo un amore infinito, quell’amore straordinario di Dio per un mondo che non lo ama, può renderci figli del Re del cielo. VM 9.1
Osservate le meraviglie della natura, considerate come essa soddisfi in modo straordinario le esigenze dell’uomo e di tutte le creature, rendendoli felici. Insieme alla Bibbia essa testimonia dell’amore di Dio, il nostro Padre, a cui dobbiamo la vita, la saggezza, la gioia. VM 9.2
Il sole che rallegra gli animi, la pioggia che rinfresca la terra, le colline, il mare, le pianure, tutto rivela l’amore del Creatore che, come afferma il salmista con queste magnifiche parole, provvede alle necessità quotidiane di tutte le sue creature: “Gli occhi di tutti sono fissi su di te e tu doni il cibo a tempo opportuno. Apri la tua mano generosa e sazi ogni vivente”. Salmi 145:15, 16. VM 9.3
Dio creò l’uomo perfettamente felice e puro e una terra bella e libera da ogni maledizione e da qualsiasi traccia di decadenza, ma la trasgressione della legge di Dio — la legge dell’amore — provocò dolore e morte. Dio seppe manifestare il suo amore perfino attraverso la sofferenza che nasce dal peccato. VM 9.4
Le spine e i cardi, le difficoltà e le prove che rendono la vita difficile e piena di preoccupazioni (cfr. Genesi 3:17), costituiscono uno strumento indispensabile nelle mani di Dio per risollevare l’uomo dalla degradazione e dalla rovina provocate dal peccato. VM 10.1
Anche se viviamo in un mondo decaduto, la tristezza e la miseria non regnano ovunque: la natura infonde ancora speranza e consolazione; sui cardi nascono i fiori e sulle spine sbocciano le rose. Ogni gemma che si schiude, ogni tenero filo d’erba, annunciano che Dio è amore. Il cinguettio degli uccelli che volano nel cielo, il profumo che emanano i fiori dalle tinte delicate, il ricco e fresco fogliame dei maestosi alberi della foresta, testimoniano l’interesse paterno del nostro Dio e il suo desiderio di rendere felici i suoi figli. VM 10.2
La parola ispirata ci rivela il carattere di Dio, il suo amore infinito e la sua grande misericordia. Quando Mosè infatti disse in preghiera: “...Fammi vedere la tua gloria!” il Signore gliela rivelò rispondendo: “Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà...”. Esodo 33:18, 19 (Luzzi). Poi, passando davanti a Mosè proclamò: “Io sono il Signore, il Dio misericordioso e clemente, sono paziente, sempre ben disposto e fedele. Conservo la mia benevolenza verso gli uomini per migliaia di generazioni, e tollero le disubbidienze, i delitti e i peccati...”. Esodo 34:6, 7 (Luzzi). “Nessun dio è come te, Signore: tu cancelli le nostre colpe, perdoni i nostri peccati. Per amore dei sopravvissuti del tuo popolo, non resti in collera per sempre ma gioisci nel manifestare la tua bontà”. Michea 7:18. VM 10.3
Dio ha previsto nel creato numerose opportunità per ispirare nell’uomo un vero amore per lui, ma la bellezza della natura, o i più profondi e teneri vincoli che l’animo umano conosca, e attraverso cui Dio cerca di rivelarsi, offrono solo una pallida idea del suo amore. VM 10.4
Satana ha nascosto queste prove divine accecando la mente dell’uomo; lo ha indotto a provare timore per il Signore e gli ha fatto credere che Egli sia severo e crudele, avido di giustizia, un giudice inesorabile e uno spietato creditore. Ha presentato il Creatore come un essere che con occhio sospetto cerca gli errori e le colpe degli uomini per poi poterli colpire con i suoi giudizi. VM 11.1
Per sfatare le insinuazioni di Satana, Gesù è sceso sulla terra, fra gli uomini, per rivelare l’amore di Dio e far loro conoscere il Padre. “Nessuno ha mai visto Dio: il Figlio unico di Dio, quello che è sempre vicino al Padre, ce l’ha fatto conoscere”. Giovanni 1:18. “Nessuno conosce il Padre, se non il Figlio e quelli ai quali il Figlio lo fa conoscere”. Matteo 11:27. VM 11.2
Quando uno dei discepoli gli chiese: “Signore, mostraci il Padre...” Gesù rispose: “Filippo, sono stato con voi per tanto tempo e non mi conosci ancora? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: mostraci il Padre?” Giovanni 14:8, 9. VM 11.3
Parlando della sua missione sulla terra, Gesù si espresse con queste parole: “Il Signore ha mandato il suo Spirito su di me. Egli mi ha scelto per portare il lieto messaggio ai poveri. Mi ha mandato per proclamare la liberazione ai prigionieri e il dono della vista ai ciechi, per liberare gli oppressi...”. Luca 4:18. VM 11.4
Questa era la missione del Cristo. Egli andava ovunque facendo del bene e guarendo tutti coloro che erano vittime del male. Si potevano trovare interi villaggi in cui non si udivano più lamenti di dolore perché era passato di là e aveva guarito tutti i malati. La sua opera costituiva una prova della sua divinità; ogni sua azione rivelava amore, misericordia, compassione e simpatia per l’umanità. VM 11.5
Assunse la natura umana per soddisfare meglio le necessità dell’uomo. I più poveri e i più umili non temevano di avvicinarsi a lui; i bambini ne erano attratti, desideravano salire sulle sue ginocchia e contemplare quel volto dolce e pensoso. VM 12.1
Gesù, pur non nascondendo mai la verità, si espresse sempre con amore; nei suoi rapporti con gli altri dimostrava tatto, dolcezza e profondo interesse. Non fu mai rude, non pronunciò mai inutilmente una parola severa, non provocò mai dolore a un essere sensibile. VM 12.2
Invece di censurare le debolezze dell’uomo, insegnava la verità con amore. Denunciava con severità l’ipocrisia, l’incredulità e l’ingiustizia, ma sempre con voce commossa e accorata. Pianse su Gerusalemme, la città che amava e che aveva rifiutato di accettare proprio lui, la Via, la Verità, la Vita (cfr. Giovanni 14:6), provando un’infinita compassione per coloro che lo avevano respinto. VM 12.3
Condusse una vita di sacrifici preoccupandosi degli altri perché per lui, che era venuto sulla terra per salvare ogni uomo, tutti erano preziosi. E pur comportandosi sempre con la massima dignità esprimeva un grande affetto e una grande disponibilità nei confronti di ogni essere umano. VM 12.4
Dio ha lo stesso carattere che Gesù ha manifestato durante la sua vita; da lui proviene l’amore che tramite il Cristo è giunto fino a noi. Gesù, il pietoso e dolce Salvatore, era Dio che “si è manifestato come uomo” (1 Timoteo 3:16); che visse, soffrì e morì per redimerci, che divenne “uomo... di sofferenze e di dolore” (Isaia 53:3) per procurarci gioie eterne. VM 12.5
Dio permise che suo Figlio “...pieno di grazia e di verità” (Giovanni 1:14) lasciasse un mondo di gloria indescrivibile per una terra deturpata dal peccato, dalla morte e dalla maledizione. VM 13.1
Dio permise al Figlio di privarsi del suo affetto, dell’adorazione degli angeli, per sopportare non solo vergogna, insulti, umiliazione, odio ma persino la morte. “Egli è stato punito, e noi siamo stati salvati. Egli è stato percosso, e noi siamo guariti”. Isaia 53:5. VM 13.2
Contemplatelo nel deserto, nel Getsemani, sulla croce! Il Figlio di Dio, che era uno con il Padre, fu oppresso dal peccato, provò quanto fosse terribile sentirsi lontano da Dio a causa del male. VM 13.3
Fu questo dolore che gli strappò dalle labbra il grido angoscioso: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Matteo 27:46. Fu il peso del peccato, che egli avvertiva in tutta la sua gravità e che lo separava da Dio, a spezzargli il cuore. VM 13.4
Lo scopo di questo grande sacrificio non era assolutamente quello di suscitare nell’animo del Padre l’amore per l’uomo e quindi indurlo a concedere la salvezza, perché “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio...”. Giovanni 3:16. VM 13.5
Dio non ci ama per la grande opera che Gesù ha compiuto in nostro favore, perché il Padre stesso l’ha voluta, motivato dall’amore che prova per noi. Il Cristo è stato lo strumento grazie al quale Dio ha potuto riversare su di noi il suo amore: “Così Dio ha riconciliato il mondo con sé per mezzo di Cristo...”. 2 Corinzi 5:19. VM 13.6
Dio soffrì con il Figlio. Colui che è amore infinito pagò, tramite l’agonia del Getsemani e la morte sul Calvario, il prezzo per la nostra redenzione. VM 14.1
Gesù affermò: “Per questo il Padre mi ama, perché io offro la mia vita, e poi la riprendo” (Giovanni 10:17), intendendo dire: “Mio padre vi ama così tanto, che ora mi ama ancora di più perché ho accettato di offrire me stesso per redimervi, perché divento vostro sostituto e garante, perché rinuncio alla mia vita attribuendomi le vostre trasgressioni e i vostri errori; grazie al mio sacrificio Dio, senza commettere alcuna ingiustizia, può giustificare chi crede in me”. VM 14.2
Nessuno, tranne il Figlio di Dio, avrebbe potuto salvarci, perché solo colui che era in sintonia perfetta con il Padre, che conosceva l’immensità dell’amore di Dio, poteva rivelarlo. Solo il sacrificio infinito del Cristo, in favore dell’umanità corrotta, poteva farci conoscere in maniera adeguata l’amore di Dio che “...ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio...”. Giovanni 3:16. VM 14.3
Dio offrì suo Figlio all’umanità decaduta non solo perché vivesse fra gli uomini, si immedesimasse nella loro realtà, ne comprendesse profondamente gli interessi e le necessità, unendosi indissolubilmente a loro tanto da non vergognarsi “...di chiamarli fratelli” (Ebrei 2:11), ma anche perché proprio lui, che era uno con Dio, ne portasse i peccati e morisse per loro. Il Cristo, nostro sacrificio, nostro avvocato e nostro fratello, che si presenta al Padre nella sua dimensione umana, rimarrà in eterno il Figlio dell’uomo. VM 14.4
Questo piano è stato concepito per dare all’uomo la possibilità di risollevarsi dalla miseria e dalla degradazione del peccato, riflettere l’amore di Dio e condividerne la gioia e la purezza. VM 14.5
Il sacrificio che il Padre ha accettato per la nostra redenzione, permettendo che suo Figlio morisse per noi, dovrebbe farci comprendere quali mete possiamo raggiungere grazie al Cristo. VM 15.1
L’apostolo Giovanni, contemplando l’immenso amore del Padre per l’umanità perduta, fu pervaso da un sentimento di rispetto e di adorazione. Non trovando parole adatte per esprimerne la grandezza e la bontà, invitò gli uomini a contemplarlo: “Vedete come ci ha voluto bene il Padre! Egli ci ha chiamati a essere suoi figli...”. 1 Giovanni 3:1. VM 15.2
L’uomo assume così un valore enorme! Mentre a causa del peccato l’umanità era soggetta a Satana, grazie alla fede nel sacrificio espiatorio del Cristo i figli di Adamo possono diventare figli di Dio. VM 15.3
Il Cristo, assumendo la natura umana, ha nobilitato l’uomo; grazie a lui anche l’individuo più corrotto può diventare degno del nome di “figlio di Dio”. VM 15.4
Solo un amore infinito, quell’amore straordinario di Dio per un mondo che non lo ama, può renderci figli del Re del cielo. Esso deve costituire il soggetto di una profonda riflessione e porre la mente e l’intero essere sotto il controllo della volontà di Dio. VM 15.5
Osservando il carattere di Dio, alla luce dell’esperienza della croce, notiamo che la misericordia, la sensibilità e il perdono si armonizzano con la giustizia e comprendiamo con sempre maggiore chiarezza quell’amore così grande e intenso che supera anche il più profondo affetto di una madre per il figlio ribelle. VM 15.6