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La Verità Sugli Angeli

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    Abramo messo alla prova

    Abramo aveva quasi cent’anni quando Dio gli rinnovò la promessa di un figlio che sarebbe nato da Sara. La nascita di Isacco avvenne dopo una lunga attesa, durata un’intera vita, come coronamento delle più profonde speranze di Abramo e Sara e nelle loro tende regnava la felicità… Sara, vide nell’inclinazione turbolenta di Ismaele una fonte di discordia, per cui parlò ad Abramo chiedendo di allontanare Agar e Ismaele dall’accampamento. Il patriarca cadde in una profonda angoscia. Come avrebbe potuto mandar via Ismaele, suo figlio, che tanto amava? Prima di decidere invocò la guida divina. Mediante un santo angelo, il Signore gli ordinò di accontentare Sara. L’angelo gli fece una consolante promessa che, sebbene separato dalla casa del padre, Ismaele non sarebbe stato abbandonato da Dio, la sua vita sarebbe stata preservata e il ragazzo sarebbe diventato padre di una grande nazione. Abramo obbedì alla parola dell’angelo, anche se ciò apriva in lui una ferita, e con profondo dolore fece partire Agar e suo figlio. PP 146,147VA 64.1

    Dio voleva che Abramo diventasse il padre di coloro che sono fedeli, e in questo senso la sua vita è stata un modello per le generazioni successive. Tuttavia la sua fede non era perfetta. Per offrirgli la possibilità di crescere spiritualmente, Dio lo sottopose a un’altra prova, la più severa che un uomo sia stato chiamato ad affrontare. In una visione notturna gli fu chiesto di recarsi nella terra solitaria di Moriah, dove su una montagna che gli sarebbe stata indicata, avrebbe offerto suo figlio come olocausto. Nell’udire l’ordine di Dio, il cuore di Abramo si straziò dal dolore. E Dio disse: VA 64.2

    “Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami, Isacco, e va nel paese di Moriah, e offrilo là in olocausto sopra uno dei monti che ti dirò”.
    Genesi 22:2
    VA 65.1

    Isacco era la luce della sua casa, il conforto della sua vecchiaia, e sopratutto era l’erede delle benedizioni promesse… Satana insinuò in lui l’illusione di un errore, perché il comandamento divino imponeva di non uccidere: Dio non avrebbe potuto chiedergli ciò che a suo tempo aveva proibito. Uscendo dalla tenda, Abramo alzò lo sguardo e vide il cielo terso e luminoso e ricordò la promessa ricevuta quasi cinquant’anni prima, secondo la quale la sua discendenza sarebbe diventata numerosa come le stelle. Ma se ciò si doveva realizzare tramite Isacco, come avrebbe potuto ucciderlo?VA 65.2

    Abramo fu tentato di credere che s’ingannava… Si ricordò degli angeli inviati per rivelargli il piano di Dio di distruggere Sodoma, e che gli promisero la nascita di un figlio Isacco. Allora si recò nel posto, dove aveva più volte incontrato i messaggeri celesti, sperando di incontrarli di nuovo e di ricevere qualche ulteriore indicazione; ma nessuno di loro venne in suo aiuto. PP 147, 148VA 65.3

    Per tutto il giorno aspettò la venuta di un angelo affinchè lo confortasse e lo benedicesse, oppure revocasse l’ordine di Dio…. ma non apparve alcun messaggero di misericordia. Il secondo giorno stava per terminare, arrivò un’altra notte e fu trascorsa in preghiera e nell’umiliazione. Allora il terzo giorno si mise in viaggio. ST 1 aprile 1875VA 65.4

    Giunti nel punto indicato, eressero l’altare e vi posero la legna. Poi con voce tremante, Abramo annunciò a suo figlio il messaggio divino. Con stupore e terrore il ragazzo conobbe il suo destino ma non oppose alcuna resistenza. Condivideva la fede di Abramo, e considerava un onore la possibilità di offrire la propria vita. Era giunto il momento: le ultime parole erano state pronunciate, le ultime lacrime erano state versate e l’ultimo abbraccio era stato dato. Il padre sollevò il coltello per uccidere il figlio, quando improvvisamente il suo braccio fu bloccato. Un angelo del Signore chiamò il patriarca e disse: “Abramo, Abramo! Egli rispose subito: “Eccomi”! Di nuovo si udì la voce: VA 65.5

    “Non mettere la mano addosso al ragazzo, e non gli fare alcun male, poiché ora so che tu temi Iddio, giacché non mi hai rifiutato il tuo figliuolo, l’unico tuo”.
    Genesi 22:11-12
    VA 66.1

    Dio mandò Suo Figlio a morire tra le sofferenze e la vergogna. Gli angeli che videro l’umiliazione e la terribile angoscia del Figlio di Dio, non poterono intervenire, diversamente da quanto avvenne nel caso di Isacco. Nessuna voce gridò: “E’ sufficiente”! Per salvare la razza umana caduta, il Cristo, il Re di gloria offrì la Sua vita.VA 66.2

    Gli esseri celesti erano stati testimoni della scena in cui la fede di Abramo e la sottomissione di Isacco erano state messe alla prova… Abramo aveva dimostrato il limite della sua fede nelle promesse divine. Dio voleva che la lealtà del suo servitore risultasse evidente davanti al cielo intero, per dimostrare che solo una perfetta ubbidienza poteva essere accettata; in questo modo il piano della salvezza sarebbe stato più chiaro. Tutto il cielo costatò con meraviglia e ammirazione la ferma ubbidienza di Abramo e gioì per la sua fedeltà. Le accuse di Satana si dimostrarono false…VA 66.3

    È stato difficile anche per gli angeli comprendere il mistero della redenzione, comprendere che il Signore del cielo, il Figlio di Dio doveva morire per l’uomo peccatore. Quando fu chiesto ad Abramo di sacrificare suo figlio, tutti gli esseri celesti furono coinvolti e osservarono con grande interesse e attenzione l’esecuzione di quell’ordine. Quando alla domanda di Isacco…VA 66.4

    “dov’è l’agnello per l’olocausto”…Abramo rispose: “Dio stesso provvederà un agnello”, e quando la mano del padre si alzò per colpire il figlio e infine il montone che Dio aveva procurato, fu offerto al posto di Isacco, il mistero della redenzione s’illuminò di una luce più intensa e anche gli angeli capirono più chiaramente il grande piano che Dio aveva previsto per la salvezza dell’uomo. PP 152, 154, 155VA 67.1

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