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La Verità Sugli Angeli

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    “Mi facciano un santuario”

    Durante la sua permanenza sul monte, Mosè ricevette le direttive per la costruzione del Santuario in cui si sarebbe manifestata la presenza divina. “E mi facciano un Santuario perché io abiti in mezzo a loro”. (Esodo 25:8) PP 313VA 83.3

    Il tabernacolo era diviso in due parti da una tenda meravigliosa detta anche “cortina”, sorretta da pilastri rivestiti d’argento; una tenda simile a questa separava la prima stanza dall’esterno. Questi teli, come anche gli altri che formavano l’ambiente interno e il soffitto, avevano colori magnifici: blu, porpora e scarlatto, splendidamente abbinati. I cherubini ricamati in oro e argento rappresentavano gli angeli che collaborano al servizio del santuario del cielo e sostengono il popolo di Dio sulla terra. PP 347VA 83.4

    Quando la costruzione del Tabernacolo fu terminata, Mosè esaminò il lavoro fatto, e lo confrontò con il modello e le indicazioni che aveva ricevuto da Dio, e verificò che ogni parte concordasse col modello, e quindi benedisse il popolo. Poi il Signore diede a Mosè il modello per la costruzione dell’arca con indicazioni speciali riguardo a come si doveva fare. Quest’arca doveva contenere le tavole di pietra sulle quali Dio stesso aveva inciso col suo dito i dieci comandamenti. L’arca doveva avere la forma di una cassa, era fatta di legno d’acacia ed era tutta ricoperta d’oro dentro e fuori; e intorno alla parte superiore vi era un’incisione simile a una ghirlanda d’oro. Il coperchio di quest’arca era chiamato propiziatorio ed era d’oro massiccio. Alle estremità di questo coperchio vi erano due cherubini d’oro. Le due statue erano rivolte l’una verso l’altra, e il loro sguardo si posava con devozione sul propiziatorio, il loro atteggiamento esprimeva il rispetto, l’interesse e la riverenza che gli angeli del cielo hanno per la legge di Dio depositata nell’arca del Santuario Celeste. Questi cherubini avevano ali: le loro ali si stendevano l’una verso l’alto e l’altra verso il basso, a coprire il corpo in segno di ossequio e umiltà. 1 SP 272VA 83.5

    L’arca del santuario terreno era una copia di quella che vi è nel cielo. Lì, ai lati dell’arca celeste a ogni estremità, restando in piedi ci sono gli angeli viventi che con una delle loro ali coprono il propiziatorio, elevandole verso l’alto, mentre con l’altra coprono il loro corpo in segno di riverenza e umiltà.VA 84.1

    Sopra il propiziatorio vi era la santa “shekinah”, la manifestazione della presenza Divina; ….e in mezzo ai Cherubini Dio faceva conoscere la sua volontà. I messaggi divini a volte erano comunicati al sacerdote mediante una voce che proveniva dalla nuvola. Altre volte una luce illuminava l’angelo di destra, per indicare l’approvazione o l’accettazione di una richiesta, o un’ombra o una nube velava l’angelo di sinistra, per rivelare la disapprovazione o il rifiuto. PP 349VA 84.2

    Per mezzo di Cristo si doveva compiere il proposito simbolizzato dal tabernacolo. Questa gloriosa costruzione, le cui pareti d’oro brillante riflettevano le tonalità dell’arcobaleno sulle cortine bordate con figure di cherubini, la fragranza dell’incenso che ardeva sempre e compenetrava tutto, i sacerdoti vestiti di bianco immacolato, e nel profondo mistero del recinto interno, sul propiziatorio tra le statue degli angeli inchinati in adorazione la gloria del luogo Santissimo. Il desiderio di Dio era quello che il suo popolo vedesse in ogni cosa il suo proposito per l’anima umana. Molto più tardi, lo stesso proposito fu trasmesso dall’apostolo Paolo, ispirato dallo Spirito Santo.VA 84.3

    “Non sapete voi che siete il tempio di Dio, e che lo Spirito di Dio abita in voi”.
    1 Corinzi 3: 16
    VA 85.1

    Ai piedi del Sinai, Satana intraprese i suoi tentativi per minare la validità della legge di Dio, e continuò l’opera che aveva iniziato nel cielo. Durante i quaranta giorni, che Mosè passò sul monte con Dio, Satana seminò il dubbio l’apostasia e la ribellione. Mentre Dio stava scrivendo la Sua legge per stabilire un’alleanza con Israele, gli ebrei smentivano il loro impegno di lealtà, chiedendo un idolo d’oro…. Tutto l’universo aveva assistito alla scena del Sinai. Il contrasto tra l’operato di Dio e quello di Satana risultò evidente. Le creature degli altri mondi che non conoscevano il male, videro le conseguenze dell’apostasia di Satana e compresero la natura del governo che avrebbe instaurato in cielo, se nessuno gli si fosse opposto. PP 335, 336.VA 85.2

    Ci meravigliamo forse dell’eccellente gloria dell’Onnipotenza che si rifletteva sul viso di Mosè, così sfolgorate che il popolo non poteva guardarlo? La gloria di Dio era impressa su di lui, facendolo apparire come uno dei gloriosi angeli del trono celeste. 4T 533VA 85.3

    Durante il lungo viaggio attraverso il deserto, quando si erano ribellati contro i loro capi, Mosè aveva risposto: “I vostri mormorii sono contro Dio. Non io, ma Dio ha operato la vostra liberazione”. Purtroppo la collera manifestata davanti alla roccia con le parole ” Vi faremo noi uscire dell’acqua?” rappresentò per molti un’implicita ammissione delle accuse che gli erano state rivolte. Gli ebrei ora avevano un pretesto per giustificare il loro scetticismo e le loro ribellioni. Vietando a Mosè di entrare nella terra promessa, il Signore voleva neutralizzare questa conseguenza. La punizione avrebbe inequivocabilmente dimostrato che il vero capo d’Israele non era Mosè, ma il potente Angelo del quale l’Eterno aveva detto: “Ecco io mando un angelo davanti a te per proteggerti per via, e per introdurti nel luogo che ho preparato. Sii guardingo in Sua presenza, e ubbidisci alla sua voce… poiché il mio nome è in Lui”. PP 419VA 85.4

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