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Vivere Attraverso La Fede

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    “In memoria di me”, 21 ottobre

    Poi, preso il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Luca 22:19VAF 301.1

    Mentre Gesù mangiava la Pasqua insieme con i discepoli, Gesù stabilì al suo posto quel servizio che doveva ricordare il suo grande sacrificio. YI May 1873 VAF 301.2

    La festa nazionale degli ebrei doveva finire per sempre e Gesù la sostituì con un rito che sarebbe stato celebrato dai suoi discepoli in tutti i paesi e per tutte le età. DA 652VAF 301.3

    Dio non ha lasciato agli uomini la responsabilità di decidere chi deve partecipare a questo rito. Chi può infatti leggere i cuori? Chi può distinguere la zizzania dal buon grano? “Ora ciascuno esamini sé stesso, e così mangi del pane e beva del calice. Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà dal calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo del Signore. Poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro sé stesso, e non discerne il corpo del Signore”. 1 Corinzi 11:28,27,29 Offrendo ai discepoli il pane e il vino, Gesù si presentò come il Redentore...VAF 301.4

    Prendendo il pane e il vino, simboli del corpo di Cristo e del Suo sangue sparso per noi, ci ritroviamo idealmente nella camera alta alla celebrazione della Cena. Ci sembra di passare attraverso il giardino che è stato consacrato dall’agonia di Colui che ha portato su di sé i peccati di tutto il mondo. Diventiamo testimoni della dura lotta combattuta per la nostra riconciliazione con Dio. Cristo, così, è come se venisse nuovamente crocefisso fra noi. VAF 301.5

    Contemplando il Redentore crocefisso, comprendiamo meglio la grandezza e il significato del sacrificio fatto dal Re del cielo. Davanti a noi viene glorificato il piano della salvezza e il ricordo del Calvario risveglia nei nostri cuori emozioni sacre e intense. Parole di lode a Dio e all’Agnello sgorgano dai nostri cuori e vengono pronunciate dalle nostre labbra; l’orgoglio e l’egoismo non possono attecchire nell’animo che conserva vive in sé le scene del Calvario. Ibid. 656,661VAF 301.6

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