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Nei Luoghi Celesti

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    La speranza per i perduti, 18 novembre

    E Gesù, rispondendo, disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Io non sono venuto a chiamare a ravvedimento i giusti, ma i peccatori». Luca 5:31, 32LC 339.1

    I peccatori erano i soggetti del tutto speciali della missione di Cristo — provenivano da ogni razza e luogo... Tutti, indistintamente gli sono cari, tutti sono stati acquisiti con il Suo sangue. Cerchiamo queste persone nelle nostre vicinanze e nei nostri quartieri. Concentriamo i nostri sforzi per aiutare loro. I casi che sembrano essere più disperati devono essere affrontati con massima sollecitudine, fede, speranza e sincera preghiera...LC 339.2

    Quelli su cui Satana esercita il suo potere sono quelli che risvegliano la simpatia del Salvatore. Egli raccoglieva le pecore smarrite per portarle nell’ovile cercandole nel deserto. Sentiva il più tenero amore per coloro che sono intrappolati attraverso il potere ingannatore di Satana. E quando le pecore smarrite sono state trovate da Gesù, quale gioia c’era nell’universo celeste...LC 339.3

    La Sua voce era piena di tenerezza e di amore. Cercate l’Eterno mentre lo si può trovare, invocatelo mentre è vicino. Lasci l’empio la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri, e ritorni all’Eterno che avrà compassione di lui, e al nostro DIO che perdona largamente (Isaia 55:6,7). L’uomo mortale non può leggere nel cuore umano, ed è spesso ingannato da apparenze superficiali. Ma colui che sa leggere il cuore degli uomini come in un libro aperto, non sbaglia mai. Conosce l’atmosfera che circonda ogni anima. Le lotte di un’anima umana possono essere feroci per superare le naturali tendenze ereditane e i peccati che si ripetono abitualmente. Gesù dice: “Egli è mio! L’ho comprato con il mio sangue morendo sulla croce! Ho sopportato a lungo le sue maniere, il suo comportamento incallito e ingrato nei miei confronti, tuttavia non posso abbandonarlo. Attraverso i miei collaboratori voglio portarlo al pentimento, lavarlo e purificarlo col mio stesso sangue”. MS 41, 1890 LC 339.4

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