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Supplemento Al Commentario Biblico Di (Ellen G. White) Volumi Da 1a7 Nuovo Testamento

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    Appendice B

    La natura di Cristo durante l’incarnazione.7ACB 526.1

    1. Il mistero dell’incarnazione.7ACB 526.2

    L’umanità del Figlio di Dio è tutto per noi. È la catena d’oro che lega le nostre anime a Cristo, e attraverso Cristo a Dio. Ecco, questo tema deve essere il nostro studio costante. Cristo fu vero uomo, e nel diventare umano, Egli diede la prova della Sua umiltà. Tuttavia, Egli era Dio nella carne. Quando noi trattiamo quest’argomento, dovremmo prestare molta attenzione alle parole pronunciate da Cristo a Mosè presso il roveto ardente: “Non ti avvicinare; togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo sacro”. Esodo 3:5 Dobbiamo avere un approccio di umiltà e il cuore contrito verso questo studio. Lo studio concernente l’incarnazione di Cristo è come un campo fecondo che appaga il ricercatore che scava profondamente in cerca delle Verità nascoste. The Youth’s Instructor, Oct. 13, 18987ACB 526.3

    L’unico piano che si poté ideare per salvare la razza umana fu quello che richiedeva l’incarnazione, l’umiliazione e la crocifissione del Figlio di Dio, la Maestà del cielo. Dopo che il piano di salvezza fu tracciato, Satana non aveva più motivi sui quali basare la sua insinuazione che Dio, dal momento che è così grande, non poteva prendersi cura di una creatura insignificante come l’uomo. (The Signs of the Times, Jan. 20, 1890).7ACB 526.4

    Contemplando l’incarnazione di Cristo nell’umanità, ci meravigliamo di fronte a un mistero così insondabile, che la mente umana non può comprendere. Mentre riflettiamo al riguardo, più ci sembra sorprendente. Quanto è grande il contrasto tra la divinità di Cristo e il bambino indifeso nella mangiatoia di Betlemme. Come possiamo comprendere la distanza che esiste tra il potente Dio e un bambino indifeso? Eppure il Creatore dei mondi, quello in cui la pienezza della Divinità si manifestò corporalmente, si manifestò nel bambino indifeso nella mangiatoia. Era al di sopra di tutti gli angeli, uguale al Padre in dignità e gloria, eppure si rivestì di umanità!7ACB 526.5

    Divinità e umanità si unirono misteriosamente, e l’uomo e Dio divennero uno. In questa unione troviamo la speranza della nostra razza caduta. Quando contempliamo Cristo nella sua umanità, vediamo Dio, e vediamo in lui lo splendore della sua gloria, l’immagine espressa della sua persona. (The Signs of the Times, July 30, 1896)7ACB 527.1

    Mentre l’operaio studia la vita di Cristo e abbraccia il carattere della sua missione, ogni nuovo studio rivelerà qualcosa di più interessante di ciò che è già stato rivelato. Il tema è inesauribile. Lo studio dell’incarnazione di Cristo, il suo sacrificio espiatorio e la sua opera di mediazione, occuperanno la mente dello studente diligente per tutta la durata del tempo. (Gospel Workers, p. 251)7ACB 527.2

    Non potremo mai comprendere il mistero della manifestazione di Cristo nella carne senza l’intervento dello Spirito Santo. La lezione più umiliante che l’uomo deve imparare è che la sapienza umana è nulla, e che è follia cercare di scoprire Dio con i propri sforzi. (The Review and Herald, April 5, 1906)7ACB 527.3

    La natura umana del Figlio di Maria, fu cambiata nella natura divina del Figlio di Dio? No! Le due nature si mescolarono misteriosamente in una sola persona: l’uomo Cristo Gesù. In lui dimorava tutta la pienezza della Deità corporalmente ... Questo è un grande mistero, un mistero che non sarà compreso completamente in tutta la sua grandezza, fino a quando i redenti saranno traslati. Allora si comprenderà il potere, la grandezza e l’efficacia del dono di Dio per l’uomo. Ma il nemico decise che questo dono sarebbe stato oscurato fino al punto da essere annullato. (The SDA Bible Commentary, vol. 5, p. 1113) 7ACB 527.4

    Non possiamo spiegare il grande mistero del piano di redenzione. Gesù assunse la natura umana per raggiungere l’umanità; ma non possiamo spiegare in che modo la Divinità si rivestì di umanità. Un angelo non avrebbe saputo come simpatizzare con l’uomo caduto, ma Cristo venne nel mondo e soffrì tutte le nostre tentazioni e portò tutti i nostri dolori. (The Review and Herald, Oct. 1, 1889).7ACB 527.5

    2. L’unione miracolosa dell’umano col divino.7ACB 527.6

    Nel deporre i suoi vestimenti regali e la sua corona principesca, Cristo rivestì la sua divinità con l’umanità, affinché gli esseri umani potessero essere elevati dalla loro degradazione e collocati su un terreno vantaggioso. Cristo non poteva venire su questa terra con la gloria che aveva nelle corti celesti. Gli esseri umani peccatori non avrebbero potuto resistere davanti a quella visione. Velò la sua divinità col manto dell’umanità, ma non si separò dalla sua divinità. Come Salvatore divino umano, venne per mettersi alla testa della razza caduta, per condividere la sua esperienza dall’infanzia fino alla virilità. Affinché gli esseri umani fossero partecipi della natura divina; venne su questa terra e visse una vita di perfetta ubbidienza. (Ibid. June 15, 1905)7ACB 528.1

    In Cristo, la divinità e l’umanità si unirono. La divinità non discese al livello dell’umanità; la divinità conservò il suo posto, ma l’umanità, essendo unita alla divinità, sopportò la durissima prova della tentazione nel deserto. Il principe di questo mondo si avvicinò a Cristo dopo il suo prolungato digiuno, quando era affamato, e gli suggerì di ordinare alle pietre che si trasformassero in pani. Ma il piano di Dio, tracciato per la salvezza dell’uomo, aveva previsto che Cristo conoscesse la fame, la povertà e ogni aspetto dell’esperienza umana. (Ibid. Feb. 18, 1890)7ACB 528.2

    Più pensiamo al fatto che Cristo è diventato un bambino qui su questa terra, più è straordinario. Com’è possibile che il bambino indifeso nella mangiatoia di Betlemme rimanga il divino Figlio di Dio? Sebbene non possiamo comprenderlo, possiamo credere che colui che ha creato i mondi è diventato per noi un bambino indifeso. Anche se ha occupato una posizione superiore a quella di qualsiasi angelo, e sebbene fosse grande come il Padre sul trono del cielo, si fece uno con noi. In lui Dio e l’uomo diventarono uno, e in questo atto troviamo la speranza della nostra razza caduta. Guardando a Cristo nella carne, vediamo Dio nell’umanità, e vediamo in lui lo splendore della gloria divina, l’immagine manifesta del Padre. (The Youth’s Instructor, Nov. 21, 1895)7ACB 528.3

    Nessuno, nel contemplare quel volto infantile, che brillava di vivacità, poteva dire che Cristo era proprio come gli altri bambini. Era Dio in carne umana. Quando i suoi compagni lo spingevano a fare qualcosa di sbagliato, la divinità brillava attraverso l’umanità, e lui rifiutava categoricamente.7ACB 528.4

    In un istante distingueva la differenza tra il bene e il male e esaminava il peccato alla luce dei comandamenti di Dio, e sosteneva la legge come uno specchio che fa luce sull’errore. (Ibid. Sept. 8, 1898).7ACB 529.1

    Come membro della famiglia umana era mortale, ma come Dio era la fonte della vita per il mondo. Lui avrebbe potuto resistere davanti alla morte nella sua persona divina, e avrebbe potuto rifiutare di mettersi sotto il suo controllo; ma volontariamente depose la sua vita, in modo da poter dare la vita e portare alla luce l’immortalità . . . Che umiltà era questa! Stupì gli angeli. La lingua non potrà mai descriverlo; l’immaginazione non la può captare. La Parola eterna acconsentì a diventare carne! Dio si è fatto uomo! (The Review and Herald, July 5, 1887).7ACB 529.2

    L’apostolo vuole distogliere la nostra attenzione da noi stessi per volgerla sull’Autore della nostra salvezza. Ci presenta le sue due nature: quella divina e quella umana... Assunse volontariamente la natura umana. Fu la sua decisione, il suo assenso. Rivestì la sua divinità di umanità. Era sempre Dio, ma non sembrava Dio. Velò le dimostrazioni della Divinità che aveva attratto l’omaggio e meritato l’ammirazione dell’universo di Dio. Era Dio mentre era sulla terra, ma spogliò sé stesso della forma di Dio, e prese la forma e l’aspetto di un uomo. Camminò sulla terra come un uomo. A causa nostra si fece povero, affinché attraverso la sua povertà noi potessimo arricchirci. Depose la sua gloria e la sua maestà. Era Dio, ma per un poco di tempo rinunciò alla gloria e alla forma di Dio . . . Portò i peccati del mondo, e sopportò il castigo che schiacciò come una montagna la sua anima divina. Offrì la sua vita in sacrificio, affinché l’uomo non morisse per sempre. Morì, pur non essendo obbligato, ma per sua scelta e libera volontà. (Ibid.)7ACB 529.3

    La natura umana del Figlio di Maria, fu cambiata nella natura divina del Figlio di Dio? No! Le due nature si mescolarono misteriosamente in una sola persona: l’uomo Cristo Gesù. In lui dimorava tutta la pienezza della Deità corporalmente…7ACB 529.4

    Quando Cristo fu crocefisso, la sua natura umana fu quella che morì. La Deità non diminuì né morì; questo sarebbe stato impossibile. The SDA Bible Commentary, vol. 5, p. 11137ACB 529.5

    3. Prese su di sé la natura umana senza peccare.7ACB 530.1

    Cristo venne su questa terra come uomo e come rappresentante dell’uomo, per mostrare che, nel conflitto con Satana, l’uomo tale come Dio lo ha creato, unito al Padre e al Figlio poteva obbedire a tutte le richieste divine. The Signs of the Times, June 9, 18987ACB 530.2

    Cristo è chiamato il secondo Adamo. In purezza e santità, unito a Dio e amato da Lui. Cominciò dove iniziò il primo Adamo. Volontariamente ripercorse il terreno dove Adamo era caduto, e riscattò il fallimento di Adamo. (The Youth’ Instructor, June 2, 1898)7ACB 530.3

    Quando arrivò la pienezza dei tempi Cristo dovette manifestarsi in forma umana. Doveva occupare il suo posto alla testa dell’umanità mediante l’assunzione della natura umana, ma non la peccaminosità dell’uomo. Nel cielo si ascoltò la voce: “Il Redentore verrà a Sion, e a quelli che si separano dalla trasgressione in Giacobbe, dice Jehovah”. (The Signs of the Times, May 29, 1901) 7ACB 530.4

    Quando Cristo chinò la testa e morì, fece crollare con Lui le colonne del regno di Satana. Vinse Satana nella stessa natura sulla quale Satana aveva ottenuto la vittoria nell’Eden. Il nemico fu vinto da Cristo nella sua natura umana. Il potere divino del Salvatore era nascosto. Vinse nella natura umana, appoggiandosi sul potere di Dio. (The Youth’s Instructor, April 25, 1901)7ACB 530.5

    Nel prendere su di sé la natura umana nella sua condizione caduta, Cristo non partecipò al più piccolo peccato. Era sottoposto alle debolezze e fiacchezze delle quali l’uomo è circondato, “affinché si compisse ciò che disse il profeta Isaia: Egli prese le nostre infermità, e portò i nostri dolori”. Egli ebbe compassione delle nostre debolezze, e fu tentato in tutto come lo siamo noi, ma “senza peccare“. Lui fu l’Agnello “senza macchia e senza contaminazione“. Se Satana avesse potuto tentare Cristo affinché commettesse il più piccolo dei peccati, avrebbe ferito la testa del Salvatore. Ma avvenne, che poté ferire solo il calcagno. Se la testa di Cristo fosse stata ferita, la speranza della razza umana sarebbe perita. L’ira divina sarebbe scesa su Cristo come scese su Adamo . . .7ACB 530.6

    Non dobbiamo albergare dubbi riguardo la perfetta impeccabilità della natura di Cristo. The SDA Bible Commentary, vol. 5, p. 11317ACB 531.1

    Siate attenti, molto attenti al modo in cui vi occupate della natura di Cristo. Non lo presentate alla gente come un uomo con tendenze al peccato. Egli è il secondo Adamo. Il primo Adamo fu creato come un essere puro e senza peccato, senza macchia di peccato su di Lui; era l’immagine di Dio. Poteva cadere, e cadde nella trasgressione. A causa del peccato la sua discendenza nacque con tendenze alla disubbidienza. Ma Gesù Cristo era l’unigenito Figlio di Dio. Prese su di sé la natura umana, e fu tentato in ogni senso come è tentata la natura umana. Avrebbe potuto peccare, avrebbe potuto cadere; ma neanche per un momento si ebbe in Lui tendenza al male. Fu assediato dalle tentazioni nel deserto come lo fu Adamo quando fu tentato in Eden (Ibid. p. 1102) 7ACB 531.2

    Il Figlio di Dio si umiliò e prese la natura dell’uomo dopo che la razza umana per 4.000 anni si era separata in Eden dal suo stato originale di purezza e rettitudine. Per secoli, il peccato aveva lasciato il suo terribile marchio sulla razza umana, e la degenerazione fisica, mentale e morale prevalse in tutta la famiglia umana. Quando Adamo fu attaccato dal tentatore in Eden, era senza macchia di peccato...Nel deserto della tentazione Cristo prese il posto di Adamo per sopportare la prova a cui lui non aveva resistito. RH, July 28, 18747ACB 531.3

    Evitate ogni questione che si relazioni con l’umanità di Cristo che possa essere male interpretata. La verità e la supposizione hanno non poche similitudini. Nel trattare l’umanità di Cristo, dovete stare molto attenti ad ogni affermazione, affinché le vostre parole non siano interpretate erroneamente, facendogli dire più di quello che dicono, perdendo o oscurando la chiara percezione dell’umanità di Cristo unita alla sua divinità. La Sua nascita fu un miracolo di Dio . . .7ACB 531.4

    Non permettete che nelle menti umane emerga la più piccola impressione che una macchia di corruzione o un’inclinazione verso di essa riposò su Cristo, o che in qualche modo si arrese alla corruzione. Fu tentato in tutto come è tentato l’uomo e tuttavia Lui è chiamato “l’Essere Santo”. Che Cristo potesse essere tentato in tutto come noi e tuttavia fosse senza peccato, è un mistero che non è stato spiegato ai mortali. L’incarnazione di Cristo è sempre stata un mistero e continuerà ad esserlo. Ciò che è stato rivelato è per noi e per i nostri figli; ogni essere umano stia attento affinché non raffiguri Cristo completamente umano, come uno di noi, perché questo non può essere. (The SDA, Bible Commentary, vol. 5, pp. 1128, 1129) 7ACB 531.5

    Quali aspetti opposti si trovano e si manifestano nella persona di Cristo! Era il Dio potente e tuttavia era un bambino indifeso! Il Creatore di tutto il mondo, e tuttavia, in un mondo creato da Lui, spesso aveva fame ed era stanco, e senza un luogo dove reclinare il capo! Era il Figlio dell’uomo, ma infinitamente superiore agli angeli! Era uguale al Padre ma con la sua divinità rivestita d’umanità, era in piedi alla testa della razza caduta, in modo che gli esseri umani potessero trovarsi su un terreno vantaggioso! Possessore di ricchezze eterne, eppure ha vissuto la vita di un povero uomo! Era uno con il Padre in dignità e potenza, ma tentato nella sua umanità in tutto come noi! Nello stesso tempo della sua agonia sulla croce, come Vincitore, rispose alla richiesta del peccatore pentito affinché si ricordasse di lui quando sarebbe venuto, nel suo regno. (The Signs of the Times, April 26, 1905)7ACB 532.1

    4. Assunse gli svantaggi della natura umana.7ACB 532.2

    La dottrina dell’incarnazione di Cristo è un mistero, “il mistero che è stato nascosto per tutti i secoli e per tutte le generazioni, ma che ora è stato manifestato ai suoi santi”. Colossesi 1:26 È il grande e profondo mistero della Pietà…. Cristo non prese la natura umana in forma apparente, lo fece veramente. “Poiché dunque i figli hanno in comune sangue e carne, egli pure vi ha similmente partecipato” … Ebrei 2:14 Gesù era il figlio di Maria; era della stirpe di Davide, secondo la discendenza umana. RH, April 5, 19067ACB 532.3

    Venne in questo mondo in forma umana, per vivere come un uomo tra gli uomini. Assunse gli svantaggi della natura umana, per essere sottoposto alla prova. Nella sua umanità era partecipe della natura divina. In un altro senso, con la sua incarnazione si guadagnò il titolo di Figlio di Dio. (The Signs of the Times, Aug. 2, 1905) 7ACB 532.4

    Il nostro Salvatore ha rivestito l’umanità con tutti i suoi limiti. È diventato uomo con il rischio di essere sopraffatto dalla tentazione. Noi non dobbiamo affrontare nulla che egli stesso non abbia affrontato. (DA, p, 117)7ACB 533.1

    Cristo, venendo in questo mondo, prese su di sé i peccati e le infermità degli uomini per venirgli in aiuto. In nome della razza umana, con la stessa debolezza caduta su di Lui, Egli si ritrovò a sopportare le tentazioni di Satana, le stesse a cui sono sottoposti tutti gli esseri umani. RH, July 28, 18747ACB 533.2

    Gesù in tutte le cose era simile ai suoi fratelli. Divenne un uomo come noi. Provò fame, sete e stanchezza. Ebbe bisogno di cibo e riposo. Condivise la sorte dell’uomo ma, nonostante ciò, fu l’irreprensibile Figlio di Dio manifestato in carne. Il suo carattere deve essere il nostro. DA, p. 3117ACB 533.3

    La natura umana di Cristo era simile alla nostra, sentì la sofferenza con più intensità; perché la sua natura spirituale era libera da ogni macchia di peccato. Per questo il suo desiderio di eliminare la sofferenza è più forte di quello che l’essere umano può sperimentare . . . Il Figlio di Dio sopportò l’ira di Dio contro il peccato. Tutto il peccato del mondo, accumulato, si depositò sul Portatore del peccato, l’Innocente, l’Unico che poteva essere propiziazione per il peccato, perché Egli stesso ubbidiva. Era uno con Dio. In Lui non vi era macchia di corruzione. (The Signs of the Times, Dec. 9, 1897)7ACB 533.4

    Come uomo doveva portare il peso delle nostre colpe e dei nostri dolori. Colui che era senza colpa doveva sentire la vergogna del peccato... Ogni peccato, ogni discordia, ogni forma di avidità, prodotti dalla trasgressione, dovevano tormentare il suo spirito. DA, p. 1117ACB 533.5

    Il peso dei peccati del mondo premeva sulla Sua anima e il Suo volto esprimeva una sofferenza indescrivibile a causa della profonda angoscia. Egli sentiva l’opprimente marea d’infelicità che inondava il mondo. Comprese la gravità della forza dell’appetito compiaciuto e della passione diabolica che dominava il mondo e che aveva causato indicibili sofferenze all’uomo. (RH, Aug. 4, 1874)7ACB 533.6

    Con l’espiazione ogni giustizia fu compiuta. Prendendo il posto del peccatore, l’immacolato Figlio di Dio ricevette il castigo su di lui, il peccatore è libero mentre riceve Cristo come suo personale Salvatore. Sebbene sia colpevole, è considerato innocente. Cristo ha soddisfatto tutti i requisiti della giustizia. (The Youth’s Instructor, April 25, 1901)7ACB 534.1

    Immacolato portò i peccati dei colpevoli. Innocente, Egli offrì Sé stesso come sostituto per il trasgressore. Il peso d’ogni peccato premeva sull’anima del Redentore del mondo. (The Signs of the Times, Dec. 5, 1892)7ACB 534.2

    Sulla sua natura senza peccato prese la nostra natura peccaminosa, per poter soccorrere i tentati. (Medical Ministry, p. 181). 7ACB 534.3

    5. Tentato in tutto.7ACB 534.4

    Cristo è l’unico che sperimentò tutti i dolori e le tentazioni che colpiscono gli esseri umani. Un altro essere nato da donna non fu mai così fieramente perseguitato dalla tentazione; mai un altro portò un peso così pesante di peccati e di dolori nel mondo. Non c’è mai stato un altro la cui simpatia fosse così comprensiva e tenera. Avendo partecipato a tutte le esperienze della razza umana, non solo poteva simpatizzare con tutti coloro che erano sopraffatti e tentati nella lotta, ma li sentiva con lui. (Ed., p.78).7ACB 534.5

    Dio era in Cristo in forma umana, e sopportò tutte le tentazioni che assediano l’uomo; partecipò in nostro favore a tutte le sofferenze e alle prove della tormentata natura umana. (The Watchman, Dec. 10, 1907).7ACB 534.6

    Egli “fu tentato in tutto come noi”. Satana era pronto ad attaccarlo ad ogni passo, e a lanciargli le sue più forti tentazioni; ma Lui “non peccò né si trovò inganno nella sua bocca”. “Lui... soffrì essendo tentato”, soffrì in proporzione alla perfezione della sua santità. Ma il principe delle tenebre non trovò nulla in Lui; neppure un solo pensiero o sentimento rispondeva alla tentazione. (5T, p. 422) 7ACB 534.7

    Che bello sarebbe se capissimo cosa significano le parole: “Cristo ha sofferto essendo tentato”.7ACB 534.8

    Sebbene fosse libero da ogni macchia di peccato, la raffinata sensibilità della sua santa natura rendeva il contatto con il male indicibilmente doloroso. Tuttavia, avendo assunto la natura umana, incontrò l’arci-apostata faccia a faccia e resistette da solo al nemico del suo trono. Neanche col pensiero si poté indurre Cristo a cedere al potere della tentazione. Satana trova nei cuori umani un punto di appoggio quando un desiderio peccaminoso è albergato nell’anima, per mezzo di esso le sue tentazioni impongono il suo potere. Ma Cristo dichiarò riguardo a sé stesso: “Il principe di questo mondo viene, ma non ha nulla di me”. Le tempeste della tentazione esplosero su di lui, ma non poterono allontanarlo dalla sua fedeltà a Dio. (The Review and Herald, Nov. 8, 1887)7ACB 535.1

    Percepisco un pericolo nel trattare temi che si riferiscono all’umanità del Figlio del Dio infinito. Lui si umiliò quando vide che era in forma umana per poter capire la forza di tutte le tentazioni che perseguitavano l’uomo… In nessuna occasione rispose alle molteplici tentazioni di Satana. Cristo non si mise sul terreno di Satana per dargli vantaggio, neppure per una sola volta. Satana non trovò in lui nulla che lo incoraggiasse ad avanzare. (The SDA Bible Commentary, vol. 5, p. 1129)7ACB 535.2

    Molti pensano che il Cristo non potesse cedere alla tentazione, ma in tal caso non avrebbe potuto prendere il posto di Adamo e vincere dove questi era caduto. Se dovessimo affrontare delle lotte più dure delle sue, allora non potrebbe esserci di aiuto. Ma il nostro Salvatore ha rivestito l’umanità con tutti i suoi limiti. È diventato uomo con il rischio di essere sopraffatto dalla tentazione. Noi non dobbiamo affrontare nulla che egli stesso non abbia affrontato…. Il Cristo vinse per loro, sottoponendosi alla prova più dura. Per amor loro esercitò su di sé un dominio più forte della fame e della morte. DA, p. 1177ACB 535.3

    6. Portò il peccato e la colpa del modo.7ACB 535.4

    Cristo portò la colpa dei peccati del mondo. La nostra sufficienza si trova unicamente nell’incarnazione e nella morte del Figlio di Dio. Egli poté soffrire perché era sostenuto dalla divinità. Poté sopportare perché era senza macchia di slealtà o peccato. (The Youth’s Instructor, Aug. 4, 18987ACB 535.5

    Il [Cristo] prese su di sé la natura umana e portò le debolezze e la degradazione dell’uomo. (RH, July 28, 1874) 7ACB 536.1

    Prendere la natura umana, anche quella di Adamo che viveva nell’Eden in uno stato di innocenza, rappresentava per il Figlio di Dio l’estrema umiliazione. Eppure Gesù l’accettò, indebolita da quattromila anni di peccato. Come ogni discendente di Adamo egli accettò le conseguenze dell’ereditarietà, che possiamo scorgere nella vita dei suoi antenati terrestri. Così egli venne a condividere i nostri dolori e le nostre tentazioni e a darci l’esempio di una vita immune dal peccato. Satana, quando era in cielo, aveva odiato il Figlio di Dio, geloso della posizione che occupava. Lo aveva odiato quando era stato vinto e cacciato dal cielo. Lo aveva odiato quando si era offerto per la redenzione degli uomini. Dio permise a suo Figlio di venire in un mondo in cui Satana si proclamava signore, e di venirci come un fanciullo inerme, soggetto a tutte le debolezze. Gli permise di affrontare i pericoli della vita come tutti gli altri uomini, di lottare come avrebbe dovuto fare ogni figlio di Adamo, a rischio di un insuccesso e della perdizione eterna. DA, p. 497ACB 536.2

    Che meravigliosa unione tra umanità e divinità! Avrebbe potuto aiutare la sua natura umana a resistere alle incursioni della malattia liberando la vitalità e il vigore immarcescibile dalla sua natura divina. Ma si è umiliato fino a raggiungere il livello della natura umana ... Dio si fece uomo! (The Review and Herald, Sept. 4, 1900) 7ACB 536.3

    Diventato uomo, il Cristo doveva riscattare la colpa di Adamo. Ma Adamo, al momento della tentazione, non portava su di sé le conseguenze del peccato; aveva la forza di un’umanità perfetta e un completo sviluppo mentale e fisico. Circondati dagli splendori dell’Eden, comunicava ogni giorno con gli angeli. Ma queste non erano le condizioni in cui si trovava Gesù quando entrò nel deserto per affrontare Satana. Per quattromila anni le facoltà fisiche, mentali e morali dell’umanità si erano affievolite. Il Cristo prese su di sé le debolezze di un’umanità degenerata. Solo così poteva riscattare l’uomo dalla sua profonda degradazione. DA, p. 1177ACB 536.4

    Rivestito col manto dell’umanità, il Figlio di Dio discese al livello di coloro che voleva salvare.7ACB 536.5

    In Lui non c’era inganno e né peccato; fu sempre puro e incontaminato; e tuttavia prese su di sé la nostra natura peccaminosa. Nel rivestire la sua divinità con l’umanità, per potersi relazionare con l’umanità caduta, cercò di recuperare per l’uomo quello che Adamo aveva perso come conseguenza della disubbidienza sia per sé stesso che per il mondo. Nel suo carattere espose davanti al mondo il carattere di Dio. (The Review and Herald, Dec. 15, 1896) 7ACB 537.1

    A causa nostra, Egli depose il suo manto regale, discese dal trono del cielo, fu disposto a rivestire di umanità la sua divinità, e diventò come uno di noi ma senza peccato, affinché la sua vita e il suo carattere fossero un modello per coloro che lo avrebbero imitato, in modo che potessero godere del prezioso dono della vita eterna. (The Youth’s Instructor, Oct. 20, 1886) 7ACB 537.2

    Nacque senza macchia di peccato, ma venne in questo mondo come membro della famiglia umana. (Letter 97, 1898) 7ACB 537.3

    Innocente e immacolato, camminava tra gli sconsiderati tra quelli dai modi rudi e sgarbati. DA, p. 907ACB 537.4

    Cristo, che non conosceva la più piccola macchia o contaminazione di peccato, prese la nostra natura nella sua condizione degradata. Questa fu l’umiliazione più grande che l’uomo limitato può comprendere. Dio fu manifestato in carne. Umiliò sé stesso. Quale tema di riflessione, per una contemplazione profonda e fervente! Sebbene la Maestà del cielo fosse così infinitamente grande, tuttavia scese così in basso, senza perdere un atomo della sua dignità e della sua gloria. Discese nella povertà e nella più profonda umiliazione tra gli uomini. (The Signs of the Times, June 9, 1898)7ACB 537.5

    Anche se i peccati di un mondo colpevole gravarono su Cristo, nonostante l’umiliazione implicita nel prendere su di sé la nostra natura caduta, la voce del cielo lo dichiarò Figlio dell’Eterno. DA, p. 1127ACB 537.6

    Sebbene non ci fosse alcuna macchia di peccato nel suo carattere, accettò di unire la sua divinità alla nostra natura umana caduta. Assumendo la natura umana, Egli onorò l’umanità.7ACB 537.7

    Avendo preso la nostra natura decaduta, ha dimostrato cosa potrebbe diventare l’uomo se accettasse l’ampia disposizione che ha fatto per lui, affinché partecipasse alla natura divina. (Special Instruction Relating to the Review and Herald Offíce, and the Work in Battle Creek, May 26, 1896, p. 137ACB 538.1

    [Paolo] prima dirige la mente alla posizione che Cristo occupava nel cielo, nel seno del Padre; poi lo rivela deponendo la sua gloria, sottomettendosi volontariamente a tutte le condizioni umilianti della natura dell’uomo, assumendo le responsabilità di un servo, essendo ubbidiente fino alla morte, la più ignominiosa e repulsiva delle morti: la morte di Croce. (4T, p. 458)7ACB 538.2

    Gli angeli si inchinarono davanti a lui e offrirono la propria vita. Gesù disse loro che tramite la sua morte avrebbe salvato dei peccatori il cui debito non poteva essere pagato con la vita di un angelo. Il Padre poteva accettare solo la sua vita come riscatto per l’uomo. Gesù disse che anche loro avevano un compito: quando avrebbe assunto la natura dell’uomo caduto, e la sua forza non sarebbe stata uguale nemmeno a quella di un angelo, avrebbero dovuto assisterlo in varie occasioni. Sarebbero stati testimoni della sua umiliazione e del suo dolore. (Early Writings, p. 150) 7ACB 538.3

    Cristo mantenne la sua purezza in mezzo all’impurità. Satana non poté macchiarla né corromperla. Il carattere di Cristo rivelava un perfetto odio per il peccato. La sua santità era quella che suscitava tutta la rabbia di un mondo decadente contro di lui, poiché con la sua vita perfetta proiettava un continuo rimprovero sul mondo e mostrava il contrasto tra la trasgressione e la giustizia pura e impeccabile di Colui che non conosceva il peccato. (The SDA Bible Commentary, vol. 5, p. 1142)7ACB 538.4

    7. L’impeccabilità perfetta della natura umana di Cristo.7ACB 538.5

    Noi non dobbiamo avere dubbi per quanto riguarda la perfezione impeccabile della natura di Cristo. La nostra fede deve essere una fede intelligente. Dobbiamo guardare a Gesù in completa fiducia, e con fede totale al sacrificio espiatorio. Questo è essenziale, affinché l’anima non sia avvolta dalle tenebre.7ACB 538.6

    Questo Santo Sostituto è in grado di occuparsi di noi fino alla fine. Egli ha dimostrato all’universo un’umiltà perfetta e completa nel suo carattere umano, e un’ubbidienza perfetta a tutte le richieste di Dio. (The Signs of the Times, June 9, 1898)7ACB 539.1

    Con il suo braccio umano, Cristo circondò la razza umana, mentre con il suo braccio divino si è afferrato al trono dell’Infinito, per unire l’uomo finito con l’Infinito Dio. Tese un ponte sull’abisso che il peccato aveva aperto e si unì alla terra con il cielo. Conservò la sua natura umana e la purezza del suo carattere divino. (The Youth’s Instructor, June 2, 1898)7ACB 539.2

    Non era contaminato dalla corruzione; era estraneo al peccato; ciononostante, pregava, e a volte con grida e lacrime. Pregava per i suoi discepoli e per sé stesso, identificandosi in questo modo con i nostri bisogni, le nostre debolezze e i nostri fallimenti, che sono così comuni per l’umanità. Era un potente sostenitore, che non possedeva le passioni della nostra natura umana caduta, ma molestato dalle stesse debolezze e tentato in tutto come noi. Gesù sopportò un’agonia che ha richiesto l’aiuto e il sostegno del Padre. (2T, p. 508)7ACB 539.3

    Egli è il nostro esempio in ogni cosa, è nostro fratello nelle nostre debolezze, ma non nelle nostre passioni. Senza peccato, egli fuggiva il male. Sopportò lotte e tormenti in un mondo in cui regnava il peccato. La sua umanità reclamava la necessità e il privilegio della preghiera. Chiese il sostegno e il conforto che il Padre era pronto a concedergli perché aveva lasciato le gioie del cielo e scelto di venire ad abitare in un mondo inospitale e ingrato per salvare l’uomo. Ibid., p. 202 7ACB 539.4

    La sua dottrina discese come pioggia; le sue parole furono sparse come rugiada. Nel carattere di Cristo si combinava una maestà che Dio non aveva mai rivelato prima nell’uomo caduto e un’umiltà che l’uomo non era mai stato in grado di sviluppare. Mai prima d’ora un essere così puro aveva camminato tra gli uomini, così buono, così consapevole della sua natura divina; eppure così semplice, così pieno di intenzioni e propositi a beneficio dell’umanità. Sebbene odiasse il peccato pianse, pieno di compassione per il peccatore. Non compiacque sé stesso. La Maestà del cielo si rivestì dell’umiltà di un bambino. Questo è il carattere di Cristo. (5T, p. 422)7ACB 539.5

    Gesù visse in armonia con Dio. Nella sua infanzia ragionò e parlò come un bambino, ma senza che il peccato deformasse in lui l’immagine divina. Eppure anch’egli conobbe la tentazione…. Gesù visse in un ambiente che ne mise a dura prova il carattere. Fu costretto a vigilare sempre per preservare la sua purezza e fu sottoposto alle nostre stesse lotte per esserci sempre d’esempio: nell’infanzia, nella gioventù, nella maturità. (DA, p. 71)7ACB 540.1

    Nonostante Cristo abbia rivestito la natura umana caduta, Egli non ha mai peccato. Era soggetto alle debolezze e alle infermità di cui l’uomo era circondato, affinché si adempisse quel che fu detto per bocca del profeta Isaia: «Egli ha preso le nostre infermità e ha portato le nostre malattie». Matteo 8:17 Ogni nostra infermità toccava il cuore di Cristo, anche Lui è stato tentato come noi in ogni cosa, e nonostante questo non ha mai peccato. Egli era l’agnello “senza difetto né macchia”. (1 Pietro 1:19) Noi non dobbiamo avere dubbi per quanto riguarda la perfezione impeccabile della natura di Cristo. (Signs of the Times, June 9, 18987ACB 540.2

    Solo Cristo poteva aprire il cammino, nel fare un’offerta uguale alle esigenze della legge divina: era perfetto e incontaminato dal peccato. Era senza macchia o rughe. L’estensione delle terribili conseguenze del peccato non avrebbe mai potuto essere conosciuta, se il rimedio provvisto non fosse stato di valore infinito. La salvezza dell’uomo caduto fu conseguita ad un costo così immenso che gli angeli si meravigliarono e non poterono comprendere appieno il mistero divino che la Maestà del cielo, uguale a Dio, avrebbe dovuto morire per la razza ribelle. (The Spirit of Prophecy, vol. 2, p. 11,12)7ACB 540.3

    Lo stesso avviene con la lebbra del peccato, radicata e mortale, che nessuna potenza umana può guarire. «Tutto il capo è malato, tutto il cuore è languente. Dalla pianta del piede fino alla testa non v’è nulla di sano in esso: non vi son che ferite, contusioni, piaghe aperte» (Isaia 1:5,6). Ma Gesù, venuto fra gli uomini, non ne fu in alcun modo contaminato. La sua presenza comunicava al peccatore una potenza vitale. (DA, p. 266)7ACB 540.4

    Gesù guardò per un momento quella scena: la vittima tremante nella sua confusione, quei capi dal volto indurito, privi di ogni compassione.7ACB 540.5

    Uno spettacolo simile era ripugnante per la sua purezza immacolata. Sapeva molto bene per quale ragione gli era stata portata quella donna. Leggeva nei cuori e conosceva il carattere e tutta la vita di coloro che gli stavano davanti.... Gli accusatori furono sconfitti. Privati della loro pretesa santità, apparvero colpevoli e condannati di fronte alla purezza infinita. (Ibid. pag. 348)7ACB 541.1

    8. Cristo conserverà per sempre la natura umana.7ACB 541.2

    Nell’accondiscendere a prendere su di sé l’umanità, Cristo rivelò un carattere opposto al carattere di Satana…. Prendendo la nostra natura, il Salvatore ha attratto a sé l’umanità con un legame che non potrà mai essere infranto. Per tutta l’eternità rimarrà unito a noi. «Poiché Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo” (Giovanni 3:16).7ACB 541.3

    Egli lo ha scelto non soltanto per portare i nostri peccati e per morire come nostro sacrificio, ma lo ha offerto alla stirpe umana decaduta. Dio ha dato il suo unigenito Figliuolo come prova della sua immutabile intenzione riconciliatrice, per farlo entrare nella famiglia umana e fargli conservare in eterno la natura umana. È questa la garanzia che Dio adempirà la sua Parola. «Poiché un fanciullo ci è nato, un figliuolo ci è stato dato, e l’imperio riposerà sulle sue spalle» (Isaia 9:5). Dio ha adottato la natura umana nella persona del Figlio e l’ha portata in cielo. (Ibid. Pag. 13) 7ACB 541.4

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