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Principi di educazione cristiana

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    Capitolo 4: Relazione tra educazione e redenzione

    A causa del peccato gli esseri umani furono esclusi dalla presenza di Dio. Se non fosse stato per il piano di redenzione, una separazione eterna e le tenebre di una notte senza fine avrebbero costituito la nostra eredita. Grazie, però al sacrificio di Gesù, la comunione con il Signore è stata resa di nuovo possibile. Non possiamo più presentarci personalmente a lui e vedere il suo viso, però possiamo contemplarlo e metterci in comunione con lui attraverso il Salvatore. “La luce della conoscenza della gloria di Dio” è rivelata “nel volto di Gesù Criso”. Dio è “in Cristo, nel riconciliare con sé il mondo”. Cfr. 2 Corinzi 4:6; 2 Corinzi 5:19.PEC 18.1

    “E la parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità”. Giovanni 1:14. “In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini”. Giovanni 1:4. La vita e la morte di Gesù, prezzo della nostra liberazione, non sono per noi solo promessa e pegno di vita, non solo costituiscono il mezzo per avere di nuovo accesso ai tesori della conoscenza: essi sono la più ampia ed eccelsa rivelazione del suo carattere, perfino superiore a quella conosciuta nell’Eden prima del peccato.PEC 18.2

    Mentre Gesù ci apre il cielo, la vita che egli comunica apre i nostri cuori al cielo. Il peccato non solo ci allontana da Dio, ma distrugge nell’animo umano il desiderio e la capacità di conoscerlo. La missione di Cristo consiste perciò nel distruggere quest’opera malefica. Egli ha il potere di rinvigorire e di risanare le potenzialità dell’animo paralizzato dal peccato, della mente ottenebrata e della volontà alterata. Egli spalanca davanti a noi le ricchezze dell’universo e ci da la facoltà di penetrare il senso di questi tesori e di farli nostri.PEC 18.3

    Gesù è “la luce che illumina ogni uomo”. Giovanni 1:9. Come per mezzo suo ogni essere umano ha vita, così per mezzo suo ogni persona riceve alcuni raggi della luce divina. In ogni cuore risiede non solo la capacità intellettuale ma anche quella spirituale, la percezione di ciò che è giusto e il desiderio del bene. Contro questi princpi lotta, però, un potere contrario. Nell’esperienza di ogni persona si manifestano le conseguenze del primo peccato: c’è nella natura umana un’inclinazione al male, una forza alla quale noi, se non aiutati, non possiamo resistere. Per opporsi a essa e raggiungere quell’ideale che nel più profondo dell’anima sentiamo essere l’unico veramente nobile, dobbiamo ricevere l’aiuto unicamente da Gesù. La collaborazione con la sua potenza è il nostro più grande bisogno, e dovrebbe rappresentare quindi la mèta ultima di ogni sforzo educativo.PEC 18.4

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