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Consigli sull’ economato cristiano

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    Un socio nell’impresa di Dio

    L’opera di Dio ha sempre maggiori bisogni. Chiediamo quindi a tutti, poveri e ricchi, di qualsiasi ceto, di impegnarsi affinché ciò che appartiene a Dio gli venga regolarmente restituito, perché ci siano dei mezzi su cui contare e affinché i collaboratori di Dio chiamati a diffondere la verità in tutto il mondo possano essere mantenuti.CEC 213.2

    Dio non richiede soltanto la decima, ma desidera anche che tutto ciò che possediamo sia consacrato alla sua gloria. Non dobbiamo avere abitudini dispendiose, perché gestiamo le proprietà di Dio. Nulla ci appartiene. Sprecare il denaro in cose lussuose priva i poveri dei mezzi necessari per nutrirsi e vestirsi. Tutto ciò che è speso per la soddisfazione e l’orgoglio in abiti, costruzioni, mobili e ornamenti, solleverebbe molte famiglie dall’indigenza e dalle difficoltà. Gli amministratori di Dio devono provvedere alle necessità di coloro che sono in difficoltà. Questo è il frutto della vera religione. Dio condanna gli uomini che soddisfano i loro piaceri egoistici mentre i loro simili soffrono per mancanza di cibo e di abiti. (...)CEC 213.3

    Il Signore si rivolge a ognuno dei suoi figli affinché essi diffondano il messaggio divino — il messaggio di un amore disinteressato — in quest’epoca di mancanza di valori. Se Dio si rende conto che appartenete a lui, se vede che gestite come amministratori fedeli i fondi che vi sono stati inviati, iscriverà i vostri nomi nei libri del cielo fra quelli dei suoi collaboratori, fra i soci di una grande impresa, che lavora in favore del prossimo. Nel giorno del giudizio sarete felici di vedere che il denaro utilizzato con saggezza per gli altri è stato, grazie al vostro impegno, la fonte della riconoscenza nei confronti di Dio. — The Review and Herald, 8 dicembre 1896.CEC 213.4

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