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Consigli sull’ economato cristiano

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    Il messaggio potrà essere proclamato con potenza

    I figli di Dio devono essere economi nella gestione dei loro beni, per poter offrire, dicendo: “...ti abbiamo soltanto offerto quel che ci hai donato”. 1 Cronache 29:14 (Tilc). Devono quindi manifestare a Dio la loro riconoscenza per le benedizioni ricevute e accumulare un tesoro in cielo.CEC 214.3

    Molti spendono per il loro abbigliamento somme enormi che dovrebbero essere utilizzate per nutrire e vestire coloro che soffrono fame e freddo. Molti di coloro per i quali il Signore ha donato la sua vita hanno giusto il necessario, abiti modesti mentre altri spendono migliaia di lire per soddisfare le esigenze della moda.CEC 214.4

    Il Signore chiede ai suoi figli di non conformarsi alle abitudini della società, abiti eccentrici e costosi non sono adatti per coloro che credono di vivere negli ultimi tempi della storia. “Dunque, voglio che in ogni luogo gli uomini facciano preghiere, alzino verso il cielo mani pure, senza collera o rancore. E così preghino anche le donne con abiti decenti, con modestia e semplicità. I loro ornamenti non siano complicate pettinature, gioielli d’oro, perle e vestiti lussuosi. Invece, siano ornate di opere buone, adatte a donne che dicono di amare Dio”. 1 Timoteo 2:8-10 (Tilc).CEC 214.5

    Anche fra coloro che pretendono di essere figli di Dio molti spendono più del necessario per l’abbigliamento. Dovremmo vestirci con gusto e semplicità: sorelle, quando acquistate o cucite i vostri vestiti e quelli dei vostri figli, pensate all’opera del Signore che ancora resta da compiere. È giusto acquistare bei tessuti e confezionare gli abiti con cura, ma non è necessario utilizzare guarnizioni costose; in questo modo si spende per il proprio piacere quel denaro che dovrebbe essere consacrato all’opera di Dio.CEC 214.6

    Dio non vi valuta in base all’apparenza esteriore. Egli apprezza gli ornamenti interiori: i doni dello Spirito, la gentilezza, il rispetto degli altri. Trascurate le cose futili e consacrate il denaro risparmiato per l’opera di Dio. Imparate a rinunciare e insegnatelo ai vostri bambini. Tutto ciò che può essere risparmiato è necessario per terminare l’opera di Dio. I bisognosi devono essere soccorsi; coloro che sono nudi vestiti; gli affamati nutriti e la verità annunciata a tutti coloro che non la conoscono ancora. Rinunciando a ciò che è superfluo, possiamo partecipare alla grande opera di Dio. Trasmettiamo agli altri il messaggio di Cristo e non permettiamo alle preoccupazioni terrene di assorbire il nostro tempo e i nostri interessi tanto da non riuscire più a occuparci di ciò a cui Dio aveva attribuito un’importanza primaria. Sono in gioco interessi vitali: “Voi invece cercate il regno di Dio e fate la sua volontà: tutto il resto Dio ve lo darà in più”. Matteo 6:33 (Tilc). Cristo ha rinunciato a tutto per compiere l’opera che Dio gli aveva affidato su questa terra, ecco perché dice: “Se qualcuno vuol venire con me smetta di pensare a se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Matteo 16:24 (Tilc). “In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e così sarete miei discepoli”. Giovanni 15:8. Spontaneamente e generosamente Cristo ha offerto se stesso per compiere la volontà di Dio. È stato obbediente fino alla morte, una morte sulla croce. Pensiamo quindi che sia così difficile sacrificare noi stessi? Rinunceremo a condividere le sue sofferenze? La sua morte dovrebbe scuotere tutte le fibre del nostro essere, tanto da consacrare tutto ciò che abbiamo e siamo per la sua opera. Quando pensiamo a ciò che ha fatto per noi, il nostro cuore dovrebbe essere colmo d’amore. Quando coloro che conoscono la verità impareranno a rinunciare, secondo la Parola di Dio, il messaggio si diffonderà con potenza. Il Signore ascolterà le nostre preghiere in favore della salvezza degli uomini. I figli di Dio diffonderanno il messaggio divino e i non credenti, vedendo il loro comportamento, glorificheranno il nostro Padre celeste. Stabiliamo dei legami con Dio tramite un’ubbidienza disinteressata. — The Review and Herald, 1 dicembre 1910.CEC 215.1

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