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Consigli sull’ economato cristiano

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    Un dono e non un diritto

    Pietro chiese un giorno: “E noi? Noi abbiamo abbandonato tutto per venire con te. Cosa dobbiamo aspettarci?” Matteo 19:27 (Tilc). Pietro pensava, esprimendosi in questi termini, che tutto il lavoro compiuto dagli apostoli sarebbe stata ricompensato da una remunerazione equivalente. L’orgoglio e la vanità che serpeggiava fra i discepoli li portava continuamente a giudicarsi. Se qualcuno fra loro sbagliava gli altri si sentivano immediatamente superiori. Gesù si rese conto che questo atteggiamento doveva essere frenato. Potendo leggere nel cuore degli uomini, notò questa tendenza all’egoismo nella domanda: “Cosa dobbiamo aspettarci?” Doveva correggere questa tendenza negativa prima che assumesse proporzioni intollerabili.CEC 244.2

    I discepoli correvano il rischio di perdere di vista i veri principi del Vangelo. Con questa parabola [gli operai delle diverse ore, ndt] insegnava loro che la ricompensa non viene data per il lavoro svolto, perché ogni uomo potrebbe inorgoglirsi, ma accordata unicamente per grazia. L’operaio chiamato a lavorare nella vigna all’inizio della giornata aveva ricevuto la ricompensa tramite la grazia che gli veniva accordata. Chi venne chiamato per ultimo ricevette la stessa grazia del primo. Il lavoro stesso era una vera e propria grazia e nessuno poteva gloriarsi rispetto all’altro. Non c’era spazio per l’invidia. Nessuno era privilegiato e nessuno poteva reclamare la sua remunerazione come qualcosa che gli fosse dovuto. Pietro esprimeva i sentimenti di un mercenario. — The Review and Herald, 10 luglio 1894.CEC 244.3

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