Loading...
Larger font
Smaller font
Copy
Print
Contents

Sulle orme del gran medico

 - Contents
  • Results
  • Related
  • Featured
No results found for: "".
  • Weighted Relevancy
  • Content Sequence
  • Relevancy
  • Earliest First
  • Latest First
    Larger font
    Smaller font
    Copy
    Print
    Contents

    Prove e disciplina

    Per vivere un’esperienza simile, per esercitare un tale influsso è necessario fare costantemente degli sforzi, esercitare l’autodisciplina e manifestare spirito di sacrificio. Molti non comprendono quanto sia necessario tutto ciò e si scoraggiano facilmente. Coloro che consacrano sinceramente la loro vita al servizio di Dio sono sorpresi e delusi di trovarsi, come mai prima, a dover affrontare ostacoli, superare prove e risolvere dubbi. Essi pregano perché il loro carattere assomigli a quello del Cristo, per poter collaborare con il Signore ma contemporaneamente si trovano ad affrontare circostanze che sembrano evidenziare le caratteristiche negative della loro natura. Emergono difetti di cui non avevano mai sospettato l’esistenza. Come il popolo d’Israele si chiedono: “Se Dio ci guida perché ci succedono tutte queste cose?” È proprio perché Dio li sta guidando che vivono queste esperienze. Le prove e gli ostacoli sono occasioni utilizzate dal Signore come forme di disciplina e conducono al successo. Colui che può leggere nel cuore degli uomini conosce bene il loro carattere. Egli sa che alcuni possono contare su capacità e possibilità che se ben orientate potrebbero essere utilizzate per lo sviluppo della sua opera. Nella sua provvidenza egli pone queste persone in circostanze e situazioni diverse affinché possano scoprire nel loro carattere quei limiti che non sempre sono evidenti. Offre loro l’occasione di correggerli e collaborare con lui. Spesso permette che affrontino delle sofferenze che li migliorano.OGM 255.5

    Il fatto che siamo chiamati ad affrontare delle prove dimostra che il Signore riconosce in noi delle qualità preziose, che devono essere sviluppate. Se nulla può essere utilizzato alla sua gloria è inutile che ci incoraggi a vivere questo processo di rinnovamento. Egli non getta nel fuoco pietre prive di valore: egli affina il minerale prezioso. Il fabbro prova la resistenza del ferro e dell’acciaio con il fuoco. Il Signore permette che i suoi figli sperimentino la sofferenza per offrire loro l’occasione di dimostrare qual è la loro tempra e come possono essere formati per lavorare al suo servizio.OGM 256.1

    Il vasaio prende l’argilla e la modella come vuole. La impasta e la lavora, la divide e poi la riunisce, la bagna e poi la fa seccare, la lascia riposare senza toccarla per un po’ di tempo. Poi quando è perfettamente plasmabile ne foggia un vaso. Lo fa seccare al sole e lo mette in forno per la cottura finale. A quel punto il vaso è pronto per adempiere la sua funzione. In questo stesso modo il Maestro desidera plasmarci. Dobbiamo essere nelle sue mani come l’argilla nelle mani del vasaio. Non dobbiamo cercare di modellarci da soli, ma dimostrarci malleabili fra le mani di colui che ci vuole formare.OGM 256.2

    “Carissimi, non vi stupite per l’incendio che divampa in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Anzi, rallegratevi in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, perché anche al momento della rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare”. 1 Pietro 4:12, 13.OGM 256.3

    Alla luce del giorno e nel frastuono delle voci che risuonano nell’aria, l’uccello in gabbia non riesce a imparare la melodia che il padrone vuole insegnargli. Sente tanti altri suoni e riesce soltanto a coglierne dei frammenti, dei trilli, senza riuscire a ripeterla tutta. Ma se il padrone copre la gabbia e la colloca in un posto dove l’uccello sentirà soltanto la melodia che deve imparare, nell’oscurità cercherà di modulare la nuova aria: si ferma, ricomincia, poi riparte ancora fino a quando non sarà capace di ripeterla senza esitazioni. A quel punto si può riportare l’uccello in piena luce: ora non dimenticherà più la melodia che ha imparato. Dio agisce nello stesso modo con i suoi figli. Ha un canto da insegnarci e quando lo abbiamo imparato, nei momenti oscuri della sofferenza, potremo sempre ricantarlo.OGM 256.4

    Molti non sono soddisfatti dell’attività che svolgono. Non si sentono a loro agio nell’ambiente in cui si trovano, ritengono di svolgere un lavoro banale mentre pensano di essere in grado di assumersi maggiori responsabilità. Spesso i loro sforzi sembrano inutili e poco apprezzati.OGM 257.1

    Ricordiamoci che il nostro lavoro, anche se non lo abbiamo scelto, deve essere considerato come se Dio lo avesse scelto per noi. Che ci piaccia o meno dobbiamo assolvere i compiti che si presentano. “Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze; poiché nel soggiorno dei morti dove vai, non c’è più né lavoro, né pensiero, né scienza, né saggezza”. Ecclesiaste 9:10.OGM 257.2

    Se il Signore desidera che portiamo un messaggio a Ninive, non sarà contento se ci rechiamo a Joppe o a Capernaum. Ha dei motivi validi per inviarci là dove ci era stato chiesto di andare. Forse c’è qualcuno che ha bisogno di noi. Colui che inviò Filippo ad aiutare l’etiope, o Pietro dal centurione romano e la ragazzina israelita da Naman, il capitano dell’esercito siriano, oggi invia uomini, donne e giovani per aiutare coloro che hanno bisogno dell’intervento divino.OGM 257.3

    Larger font
    Smaller font
    Copy
    Print
    Contents