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Sulle orme del gran medico

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    Cinque pani d’orzo per sfamare una folla

    Per tutto il giorno la folla aveva seguito il Cristo e i suoi discepoli mentre insegnava lungo la costa del mare. Le persone ascoltavano quelle parole così semplici e chiare che avevano l’effetto del balsamo di Galaad sul loro cuore. La sua mano divina che guariva aveva ridato la salute ai malati e la vita ai moribondi. Quel giorno sembrava che il cielo fosse sceso sulla terra ed essi non si rendevano conto di quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che avevano mangiato.OGM 20.4

    Il sole stava tramontando ma non sembrava che la gente se ne volesse andare. Alla fine i discepoli si rivolsero al Cristo, sollecitandolo a mandare via la folla, nel loro stesso interesse. Molti erano venuti da lontano ed erano a digiuno dalla mattina. Nei villaggi vicini sarebbero riusciti a trovare qualcosa da mangiare. Ma Gesù disse: “Date loro voi da mangiare!” Matteo 14:16. Poi, rivolgendosi a Filippo, chiese: “Dove compreremo del pane perché questa gente abbia da mangiare?” Giovanni 6:5.OGM 20.5

    Filippo guardò quella distesa di teste e pensò che sarebbe stato impossibile trovare del cibo per tutti. Rispose che duecento denari di pane non sarebbero bastati neanche per darne un po’ a ciascuno.OGM 21.1

    Gesù chiese quanto cibo si poteva raccogliere tra la folla. “C’è qui un ragazzo” disse Andrea “che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cosa sono per tanta gente?” Giovanni 6:9. Gesù ordinò che glieli portassero. Poi chiese ai discepoli di far sedere la gente sull’erba. Allora prese quel cibo “e, alzati gli occhi verso il cielo, rese grazie; poi, spezzati i pani, li diede ai discepoli e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono e furono sazi; e si portarono via, dei pezzi avanzati, dodici ceste piene”. Matteo 14:19, 20.OGM 21.2

    Fu per un miracolo della potenza divina che Gesù sfamò la folla, anche se con del cibo semplice: si trattava, infatti, di pesci e pani d’orzo, il pasto quotidiano dei pescatori della Galilea.OGM 21.3

    Il Cristo avrebbe potuto preparare un pasto abbondante per quella gente, ma un cibo preparato solo per soddisfare l’appetito non avrebbe contribuito al loro bene. Con questo miracolo il Cristo voleva comunicare una lezione di umiltà. Se gli uomini avessero abitudini semplici e vivessero in armonia con le leggi della natura, come avevano fatto Adamo ed Eva in origine, le esigenze di tutti sarebbero soddisfatte abbondantemente. Ma l’egoismo e l’avidità hanno generato il peccato e la miseria, per gli eccessi da un lato e per la povertà dall’altro.OGM 21.4

    Gesù non cercò di attrarre le persone cercando di soddisfare i loro piaceri. Per quella enorme folla stanca e affamata, dopo quella giornata così lunga e piena di emozioni, quel semplice pasto rappresentava la certezza della sua potenza e delle sue attenzioni affettuose nei confronti dei bisogni più comuni della vita. Il Salvatore non ha promesso ai suoi discepoli i piaceri che offre il mondo. La vita potrà anche riservare loro una povertà estrema, ma egli ha promesso che non mancherà mai il necessario. Ha assicurato loro ciò che è superiore a ogni bene terreno: il conforto costante della sua presenza.OGM 21.5

    Dopo aver sfamato la folla rimase una grande quantità di cibo. E Gesù si rivolse ai discepoli dicendo: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché niente si perda”. Giovanni 6:12. Queste parole significavano molto di più che mettere del cibo nelle ceste. La lezione era duplice: non va sprecato niente e non dobbiamo lasciarci sfuggire nessuna opportunità. Non dobbiamo trascurare nulla che possa essere utile a qualcuno. Raccogliamo tutto ciò che serve ad alleviare i bisogni di chi non ha da mangiare. Con la stessa cura dobbiamo far tesoro del pane divino per soddisfare i bisogni dello spirito.OGM 21.6

    Dobbiamo vivere di ogni parola di Dio. Niente deve andare perso. Non dobbiamo trascurare nemmeno una parola che riguardi la nostra salvezza eterna. Nemmeno una deve “cadere a terra” senza portare frutto.OGM 22.1

    Il miracolo dei pani ci insegna a dipendere da Dio. Quando il Cristo sfamò quelle cinquemila persone, il cibo non era a portata di mano. Apparentemente egli non aveva mezzi a sua disposizione. Era là nel deserto, con cinquemila uomini oltre alle donne e ai bambini. Non era stato lui a chiedere a quella folla di riunirsi in quel posto. Ansiosi di ritrovarsi con lui erano arrivati senza nessun invito. Ma egli sapeva che, dopo aver ascoltato tutto il giorno i suoi insegnamenti, erano stanchi e affamati. Le loro case erano lontane e la notte si avvicinava. Molti di loro non avevano la possibilità di procurarsi del cibo. Il Cristo, che in vista del loro bene aveva digiunato quaranta giorni nel deserto, non poteva accettare che tornassero a casa digiuni.OGM 22.2

    Dio aveva inviato Gesù proprio in quel luogo ed egli dipendeva dal Padre per poter alleviare le loro necessità. Quando ci troviamo in situazioni difficili dobbiamo avere fiducia in Dio. Ogni volta che abbiamo un problema dobbiamo chiedere aiuto a lui che ha infinite soluzioni a sua disposizione.OGM 22.3

    In questo miracolo il Cristo ricevette dal Padre tutto ciò che poi distribuì ai discepoli; a loro volta i discepoli lo offrirono alla folla e la gente l’uno all’altro. In questo modo, coloro che sono uniti al Cristo riceveranno da lui il pane della vita e lo doneranno agli altri. I suoi discepoli rappresentano gli strumenti di comunicazione designati per mettere in contatto il Cristo con la gente.OGM 22.4

    Quando i discepoli sentirono l’ordine del Salvatore — “Date loro voi da mangiare!” — nella loro mente si affacciarono mille difficoltà. Essi chiesero: “Dobbiamo andare a comprare del cibo nei villaggi?” Ma che cosa aveva detto Gesù? “Date loro voi da mangiare!” I discepoli portarono a Gesù tutto quello che avevano ma lui non li invitò a mangiare. Chiese loro di distribuirlo alla folla. Nelle sue mani il cibo si moltiplicò e le mani dei discepoli, tese verso il Cristo, non rimasero mai vuote. Quella piccola provvista bastò per tutti. Quando la folla venne saziata, i discepoli mangiarono con Gesù quel cibo prezioso giunto dal cielo.OGM 22.5

    Con quanta facilità ci scoraggiamo nel vedere i bisogni dei poveri, degli ignoranti e degli afflitti. Ci chiediamo: “A che cosa possono servire i nostri scarsi mezzi e le nostre forze limitate per risolvere questi enormi problemi? Non è meglio aspettare che qualcuno più bravo di noi prenda in mano la situazione o qualche associazione se ne prenda cura?. Il Cristo dice: “Date loro voi da mangiare!” Usate i mezzi, il tempo, le capacità che avete. Portate i vostri pani d’orzo a Gesù. Anche se le vostre risorse possono essere insufficienti per saziare migliaia di persone, basteranno per sfamarne una. E nelle mani del Cristo per sfamarne molte. Offrite ciò che avete, come hanno fatto i discepoli. Ci penserà il Cristo a moltiplicare quell’offerta. Egli ricompenserà la fiducia umile e sincera che viene riposta in lui. Ciò che sembrava soltanto un semplice spuntino si rivelerà un ricco banchetto. “Chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina abbondantemente mieterà altresì abbondantemente... Dio è potente da far abbondare su di voi ogni grazia, affinché, avendo sempre in ogni cosa tutto quel che vi è necessario, abbondiate per ogni opera buona; come sta scritto: Egli ha profuso, egli ha dato ai poveri, la sua giustizia dura in eterno. Colui che fornisce al seminatore la semenza e il pane da mangiare, fornirà e moltiplicherà la semenza vostra e accrescerà i frutti della vostra giustizia. Così, arricchiti in ogni cosa, potrete esercitare una larga generosità”. 2 Corinzi 9:6-11.OGM 22.6

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