“Vegliate e pregate”
Rialzatosi, si avvicinò ai discepoli e li trovò addormentati. Disse a Pietro: “...Così, non siete stati capaci di vegliar meco un’ora sola? Vegliate ed orate, affinché non cadiate in tentazione; ben è lo spirito pronto, ma la carne è debole”. Matteo 26:40, 41. Nel momento più delicato, quando Gesù aveva raccomandato loro di vegliare con lui, i discepoli avevano ceduto al sonno. Egli sapeva che davanti a loro si profilavano ardui conflitti e forti tentazioni. Li aveva presi con sé proprio perché lo sostenessero e perché gli eventi di quella notte e le lezioni che ne avrebbero tratto rimanessero impressi nella loro mente. Egli voleva che la loro fede non vacillasse e che fossero fortificati in vista delle prove che li attendevano.TT1 156.4
Invece di vegliare con il Cristo, si erano lasciati vincere dalla tristezza e si erano addormentati. Perfino il focoso Pietro, che poche ore prima aveva affermato di essere disposto non solo a soffrire, ma anche a morire per il Signore, ora dormiva. Proprio nell’ora più critica, quando il Figlio di Dio aveva bisogno del loro affetto e delle loro preghiere, i discepoli dormivano. Con quel sonno essi persero molte altre cose. Il nostro Salvatore voleva fortificarli per la difficile prova della fede a cui sarebbero stati ben presto esposti. Se essi avessero trascorso quel triste periodo vegliando con l’amato Salvatore e pregando Dio, Pietro non sarebbe stato sopraffatto dalla sua debolezza e non avrebbe rinnegato il Salvatore.TT1 156.5
Il Figlio di Dio si allontanò per la seconda volta e pregò: “...Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me, senza ch’io lo beva, sia fatta la tua volontà”. Matteo 26:42. Egli tornò nuovamente dai discepoli e li trovò addormentati; questa situazione è simile a quella della chiesa che dorme mentre si avvicina il giorno del giudizio di Dio. È un tempo di nubi e di fitte tenebre, un tempo in cui addormentarsi è pericolosissimo.TT1 157.1
Gesù ci ha lasciato questo avvertimento: “Vegliate dunque perché non sapete quando viene il padron di casa: se a sera, o a mezzanotte, o al cantar del gallo o la mattina; che talora, venendo egli all’improvviso, non vi trovi addormentati”. Marco 13:35, 36. La chiesa di Dio è invitata a vegliare, anche se si trattasse di un periodo pericoloso e la vigilanza dovesse prolungarsi. La tristezza non è affatto una scusa per essere meno attenti. La sofferenza non deve condurre alla trascuratezza, ma a una maggiore vigilanza. Il Cristo, con il suo esempio, ha diretto la chiesa alla Fonte della forza nell’ora del bisogno, delle difficoltà e del pericolo. L’atteggiamento di vigilanza serve a definire la chiesa come popolo di Dio. Con questo segno, coloro che aspettano si distaccano dal mondo e dimostrano di essere pellegrini e stranieri sulla terra.TT1 157.2
Il Salvatore, rattristato, si allontanò nuovamente dai discepoli addormentati e per la terza volta pregò ripetendo le stesse parole. Poi tornò e disse loro: “...Dormite pure oramai, e riposatevi! Ecco, l’ora è giunta, e il Figliuol dell’uomo è dato nelle mani dei peccatori”. Matteo 26:45. Com’era crudele, da parte dei discepoli, permettere che il sonno chiudesse loro gli occhi, che il torpore imprigionasse i loro sensi, mentre il divino Maestro provava un’angoscia mortale! Se fossero rimasti vigilanti, non avrebbero perso la loro fede vedendo il Figlio di Dio morire sulla croce.TT1 157.3
Questa veglia sarebbe stata contraddistinta da una profonda lotta e da preghiere che avrebbero permesso agli apostoli di essere testimoni della grande angoscia del Figlio di Dio. Essi sarebbero stati in grado, nel contemplare le sue sofferenze sulla croce, di capire qualcosa della natura di quella straordinaria angoscia sopportata nel giardino del Getsemani. Essi sarebbero stati in grado di ricordare meglio le parole pronunciate in rapporto alle sue sofferenze, alla sua morte e alla sua risurrezione. Così, nell’oscurità di quell’ora tragica, alcuni raggi di speranza avrebbero fugato le tenebre e sorretto la loro fede.TT1 157.4
Il Cristo aveva detto loro, in anticipo, che tutto questo si sarebbe verificato, ma essi non capirono. La scena delle sue sofferenze doveva rappresentare un’ardua prova per i discepoli, ecco perché era necessario vigilare e pregare. La loro fede aveva bisogno di essere sostenuta da una forza invisibile, mentre essi contemplavano l’ora del trionfo della potenza delle tenebre.TT1 157.5