Il fratello geloso
Il padre trasformò il ritorno del figlio in un’occasione di festa. Il figlio maggiore, che era nei campi, ignorava che il fratello fosse ritornato e, udendo quelle grida di gioia, chiese ai servi cosa fosse successo. Gli dissero che suo fratello, ritenuto morto, era ritornato e che suo padre aveva ucciso il vitello ingrassato perché lo aveva riavuto come se fosse risuscitato dai morti.TT1 212.4
Egli si arrabbiò a tal punto che non volle entrare per vedere e salutare il fratello. Era indignato perché riteneva che fosse ingiusto accogliere con tanti onori chi aveva abbandonato il padre e lasciato a lui, il fratello maggiore, il peso di ogni responsabilità. Quel giovane che aveva sperperato i beni paterni, che si era ridotto nella più squallida miseria, mentre lui era rimasto a casa ad adempiere fedelmente i propri doveri di figlio, ora ritornava ed era ricevuto con un rispetto e un onore che non erano mai stati manifestati nei suoi confronti.TT1 212.5
Il padre invitò il figlio maggiore a entrare in casa e a salutare il fratello con gioia. Era morto nel peccato, vittima della corruzione, ma ora era tornato in vita; aveva ritrovato il significato dei suoi principi morali e detestava la sua vita passata. Ma il figlio maggiore disse: “...Ecco, da tanti anni ti servo, e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto da far festa con i miei amici; ma quando è venuto questo tuo figliuolo che ha divorato i tuoi beni con le meretrici, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato. E il padre gli disse: Figliuolo, tu sei sempre meco, ed ogni cosa mia è tua; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto, ed è tornato a vita; era perduto, ed è stato ritrovato”. Luca 15:29-32.TT1 212.6
Il padre rassicurò il figlio che era sempre stato con lui: tutto quello che aveva era suo, ma era giusto rallegrarsi perché suo “fratello era morto, ed è tornato a vita; era perduto, ed è stato ritrovato”. Il fatto che il figlio perduto fosse stato ritrovato e fosse tornato in vita per il padre ha un’importanza maggiore di qualsiasi altra considerazione.TT1 213.1
Questa parabola fu raccontata dal Cristo per indicare il modo in cui il nostro Padre celeste accoglie i peccatori che si pentono. Il padre è colui che è stato offeso, eppure, nella sua compassione, pieno di pietà e desideroso di perdonare, va incontro al figlio prodigo e manifesta tutta la sua gioia perché lo aveva creduto morto a ogni affetto filiale; il giovane, invece, rendendosi conto del grave errore che aveva commesso, era ritornato a casa, apprezzando l’amore e riconoscendo i diritti del padre. Egli sa che il figlio si pente dei suo errori e ora ha bisogno di misericordia e di amore. Il figlio ha sofferto: ha capito la tragica realtà della sua situazione ed è ritornato dal padre, convinto che egli fosse il solo in grado di aiutarlo.TT1 213.2
Il ritorno del figlio prodigo rappresentò un’occasione di grande gioia. Le rimostranze del fratello maggiore erano comprensibili, ma ingiuste. Eppure questo è spesso l’atteggiamento di un fratello nei confronti dell’altro. Troppo spesso si cerca di sottolineare la portata degli errori commessi dagli altri, ricordando ai peccatori le loro mancanze. Chi ha peccato ha bisogno di compassione, di aiuto e di simpatia: soffre ed è spesso depresso e scoraggiato. Il peccatore pentito deve comprendere che il perdono è senza riserve.TT1 213.3