Capitolo 90: Ubbidienza spontanea
Abramo era già vecchio quando Dio gli ordinò di offrire il figlio Isacco in olocausto. La forza della giovinezza era ormai svanita e non riusciva più a sopportare facilmente le difficoltà e a sfidare i pericoli. Quando l’uomo è nel pieno vigore degli anni può affrontare le disavventure con la piena consapevolezza della propria forza e vincere quello scoraggiamento che in seguito, invece, potrebbe determinare in lui un cedimento morale, perché si sta già avvicinando alla fine dei suoi giorni.TT1 327.1
Dio, nella sua provvidenza, riservò ad Abramo l’ultima e più ardua prova per la sua vecchiaia, quando già il peso degli anni si faceva sentire e il patriarca provava il bisogno di riposo e di quiete. Il Signore gli parlò e gli disse: “...Prendi ora il tuo figliuolo, il tuo unico... e offrilo... in olocausto...” Genesi 22:2. Il suo cuore sembrò spezzarsi; la perdita di quel figlio, in seguito a una malattia, sarebbe stata già dolorosissima per lui e avrebbe rappresentato un duro colpo, ma ora gli si chiedeva addirittura di spargere quel sangue prezioso, e con le proprie mani: gli sembrava una cosa spaventosa e assurda.TT1 327.2
Ma Dio aveva parlato e si doveva ubbidire alla sua parola. Abramo era anziano, ma questo non lo dispensava dal compiere il suo dovere. Sorretto dalla fede, egli si fece coraggio; afferrò la mano del figlio, quella bella e forte mano giovanile, e partì per ubbidire all’ordine di Dio. Il vecchio patriarca era un uomo; le sue passioni e i suoi affetti erano come i nostri; egli amava il proprio figlio, consolazione della sua vecchiaia e al quale erano state fatte le promesse del Signore.TT1 327.3
Abramo non perse tempo a chiedersi in che modo si sarebbero realizzate le promesse di Dio se Isacco fosse morto; non cercò di placare lo strazio del suo cuore: ubbidì alla lettera al comando divino, fino al momento in cui, proprio mentre il coltello stava per colpire, gli giunse questo messaggio:“...Non metter la mano addosso al ragazzo, e non gli fare alcun male; poiché ora so che tu temi Iddio, giacché non m’hai rifiutato il tuo figliuolo, l’unico tuo”. Genesi 22:12.TT1 327.4
Questo grande atto di fede è ricordato nelle pagine della storia sacra perché risplenda nel mondo come un esempio straordinario sino alla fine dei tempi. Abramo non pensò che la sua età avanzata fosse un pretesto sufficiente e lo dispensasse dall’ubbidire a Dio; egli non disse: “I miei capelli sono grigi, non ho più forze, chi mi sosterrà quando Isacco non ci sarà più? Come può un vecchio padre spargere il sangue della propria creatura?” Ma Dio aveva parlato e l’uomo doveva ubbidire senza discutere, senza mormorare, senza venir meno lungo la via.TT1 327.5
Oggi nelle nostre chiese è necessaria la fede di Abramo per dissipare le tenebre circostanti che oscurano i preziosi raggi dell’amore di Dio e impediscono la crescita spirituale. L’età non potrà mai essere una scusa per non ubbidire a Dio; la nostra fede deve produrre molte opere perché la fede senza le opere è morta. Ogni dovere, ogni sacrificio compiuto nel nome di Gesù, determinanouna grande ricompensa. È proprio quando adempiamo i nostri doveri che Dio fa sentire la sua voce e si manifestano le sue benedizioni. È necessaria una resa totale delle nostre facoltà: la mente e il cuore, tutto il nostro essere, devono essergli offerti, altrimenti non riusciremo mai a diventare dei veri cristiani.TT1 327.6
Dio non ha sottratto all’uomo nulla di ciò che avrebbe potuto assicurargli le ricchezze eterne: ha dotato la terra di bellezze naturali e di quello che è necessario alle sue creature. Inoltre Dio ha offerto suo Figlio per la redenzione di un mondo decaduto in seguito al peccato. Questo amore incomparabile e questo sacrificio infinito esigono la nostra ubbidienza totale, il nostro amore più santo, la nostra fede illimitata. Eppure queste virtù, anche se esercitate in tutta la loro perfezione, non possono essere confrontate con il grande sacrificio compiuto per noi.TT1 328.1