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I tesori delle testimionianze 1

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    Il buon uso dei talenti

    Coloro che fanno testamento non dovrebbero pensare di limitarsi a questo. Essi devono impegnarsi costantemente utilizzando i talenti che sono stati loro affidati per l’edificazione nel regno di Dio. Il Signore vuole che tutti i suoi figli usino saggiamente i suoi beni e non si propone di sostenere la sua opera tramite atti miracolosi. Egli ha amministratori fedeli che gestiscono saggiamente i suoi beni e consacrano il suo denaro per lo sviluppo del suo regno. Lo spirito di sacrificio e la generosità non dovrebbero rappresentare l’eccezione ma la regola.È necessario rispondere ai bisogni sempre maggiori dell’opera. Gli appelli per trovare uomini disposti a diffondere il messaggio della verità ci giungono da vicino e da lontano. È quindi necessario aumentare il numero dei collaboratori e dei fondi destinati al loro sostentamento.TT1 378.2

    Nel tesoro del Signore affluisce, e a prezzo di grandi sforzi, solo una piccola quantità di denaro in favore dell’opera per la salvezza degli uomini. Se gli occhi di tutti si aprissero e ognuno potesse rendersi conto quanto l’avidità abbia ostacolato lo sviluppo dell’opera di Dio e quanto si sarebbe potuto fare se tutti avessero agito secondo il piano divino, sia per le decime sia per le offerte, molti avrebbero beneficiato di una riforma radicale e non oserebbero più intralciarne i progressi come lo hanno fatto in passato. La chiesa dorme e sembra non rendersi conto di quel che potrebbe fare se, per amore del Cristo, rinunciasse a tutto. Un vero spirito di sacrificio costituirebbe un argomento in favore della realtà e della potenza del Vangelo che il mondo non potrebbe fraintendere o negare, mentre sulla chiesa si riverserebbero tante benedizioni.TT1 378.3

    Io esorto i nostri fratelli a non derubare più il Signore. Se alcuni devono fare testamento lo facciano, però abbiano cura di non assegnare ai figli o alle figlie la parte che, di diritto, deve entrare nel tesoro di Dio. Spesso certi testamenti sono oggetto di dissensi e di processi. Ci è stato riferito, per la gloria del Dio d’Israele, che egli non si vergognò di essere chiamato loro Dio. Invece di acquisire egoisticamente i beni terreni, o perseguire la felicità tramite i piaceri, il popolo si affidava all’Altissimo offrendo tutto ciò che aveva e viveva per la sua gloria dichiarando di aspettare una patria migliore, quella celeste. L’Eterno non si vergognava di questo popolo. Egli non li disonorò agli occhi del mondo e non esitò a chiamarli fratelli.TT1 378.4

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