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La speranza dell’uomo

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    Capitolo 4: “V’è nato un Salvatore”

    Il Re di gloria si umiliò profondamente diventando un uomo e vivendo in un ambiente spesso rozzo e ripugnante. Egli velò la sua gloria perché la maestà del suo aspetto non attirasse gli sguardi. Evitò ogni ostentazione. Le ricchezze, gli onori terreni e la grandezza umana non possono salvare un’anima dalla morte, e Gesù volle che gli uomini lo seguissero non per delle attrattive terrene, ma spinti dalla bellezza della verità. Da secoli la profezia aveva descritto il carattere del Messia ed egli voleva essere accettato per la testimonianza della Parola di Dio.SU 24.1

    Gli angeli, ammirati per il glorioso piano della salvezza, desideravano intensamente vedere in che modo il popolo di Dio avrebbe accolto suo Figlio, rivestito di umanità. Alcuni si diressero verso il paese del popolo eletto. Gli altri popoli credevano nelle favole e adoravano falsi dèi. Questi angeli giunsero invisibili a Gerusalemme e si fermarono accanto ai sacerdoti di Dio, a coloro che stavano spiegando i sacri oracoli. Al sacerdote Zaccaria, che offriva il profumo davanti all’altare, era già stata annunciata l’imminenza della nascita del Messia. Era già nato il precursore, preannunciato dalla profezia e confermato dai miracoli. La notizia della sua nascita e il significato straordinario della sua missione erano ormai noti, ma Gerusalemme non si preparava ad accogliere il suo Redentore.SU 24.2

    I messaggeri divini rimasero amaramente stupiti quando videro l’indifferenza del popolo che Dio aveva chiamato per comunicare al mondo la conoscenza della verità. La nazione ebraica era stata preservata perché il Messia doveva nascere dalla stirpe di Abramo e dalla discendenza di Davide; ma il popolo eletto non si rendeva conto che la sua venuta era ormai imminente. Il sacrificio del mattino e della sera annunciava l’Agnello di Dio, ma nel tempio stesso non ci si preparava a riceverlo. I sacerdoti e i dottori della legge non si accorgevano che stava per compiersi il più grande evento della storia. Ripetevano le loro preghiere inutili e celebravano i loro riti per essere ammirati dagli uomini ma, a causa della brama di ricchezze e onori, non erano pronti ad accogliere il Messia. La stessa indifferenza era diffusa in tutto Israele. Una maggioranza di uomini dal cuore egoista e corrotto non partecipavano alla gioia di tutto il cielo. Solo alcuni desideravano beneficiare della grazia di Dio, e gli angeli proprio a questi si rivolsero.SU 24.3

    Giuseppe e Maria, nel viaggio dalla loro casa di Nazaret fino alla città di Davide, ebbero come compagni degli angeli. Il decreto con il quale la Roma dei Cesari ordinava il censimento di tutti i suoi sudditi era giunto fino alle colline della Galilea. Come nei tempi antichi Ciro era stato chiamato a dominare il mondo per liberare gli israeliti dalla prigionia, così in quel momento Cesare Augusto attuava il piano divino di condurre a Betlemme la madre di Gesù. Ella appartiene alla stirpe di Davide, e nella città di Davide deve nascere il suo discendente. Da Betlemme, aveva annunciato il profeta, sarebbe uscito il “dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni”. Michea 5:1. Ma Giuseppe e Maria non sono riconosciuti né onorati nella città reale. Stanchi e senza alloggio, percorrono la via stretta e lunga dalla porta della città fino alla sua estremità orientale, cercando invano un posto in cui passare la notte. Nell’albergo affollato non c’è posto per loro; finalmente trovano rifugio in una rozza costruzione che serviva da riparo agli animali. Là nasce il Redentore del mondo.SU 25.1

    Gli uomini non sanno nulla, ma questa notizia riempie di gioia i cieli, che provano per la terra l’interesse più affettuoso e profondo. Nasce colui la cui presenza illumina l’universo intero. Una schiera di angeli si era radunata sulle colline di Betlemme per proclamare questa notizia. Se i capi d’Israele fossero stati fedeli al loro mandato, anch’essi avrebbero avuto il privilegio di partecipare all’annuncio della nascita del Messia, invece, per la loro insensibilità, vengono messi da parte.SU 25.2

    Dio dice: “Poiché io spanderò delle acque sul suolo assetato, e dei ruscelli sulla terra arida”. Isaia 44:3. “La luce si leva nelle tenebre per quelli che son retti”. Salmi 112:4. Fulgidi raggi di gloria, provenienti dal trono di Dio, risplendono su coloro che ricercano la verità e sono disposti ad accoglierla.SU 25.3

    Nei campi in cui il giovane Davide aveva fatto pascolare le sue greggi, vegliavano dei pastori. Nel silenzio della notte, parlavano del Salvatore promesso e pregavano perché il Re salisse sul trono di Davide: “E un angelo del Signore si presentò ad essi e la gloria del Signore risplendé intorno a loro, e temettero di gran timore. E l’angelo disse loro: Non temete, perché, ecco, vi reco il buon annunzio di una grande allegrezza che tutto il popolo avrà: Oggi, nella città di Davide, v’è nato un Salvatore, che è Cristo, il Signore”. Luca 2:9-11.SU 25.4

    Queste parole riempirono di visioni di gloria le menti dei pastori stupiti. Era giunto il Liberatore d’Israele! Potenza, grandezza e trionfo si associavano alla sua venuta. Ma l’angelo li prepara a riconoscere il loro Salvatore nell’umiliazione e nella povertà. “E questo vi servirà di segno: troverete un bambino fasciato e coricato in una mangiatoia”. Luca 2:12.SU 25.5

    Il messaggero divino aveva dissipato il timore dei pastori. Aveva anche detto loro come avrebbero trovato Gesù e, in considerazione della debolezza umana, aveva dato loro il tempo di abituarsi allo splendore divino. Ma la gioia e la gloria non potevano restare nascoste più a lungo, e tutta la pianura risplendeva dello scintillio delle schiere del Signore. La terra tacque e il cielo si raccolse per ascoltare il canto: “Gloria a Dio ne’ luoghi altissimi, pace in terra fra gli uomini ch’Egli gradisce”. Luca 2:14.SU 26.1

    Oh, se gli uomini di oggi sapessero riconoscere quel canto! Quell’annuncio e la melodia che lo accompagnava aumentarono d’intensità fino alle estremità della terra. E quando “si leverà il sole della giustizia, e la guarigione sarà nelle sue ali” (Malachia 4:2), una grande folla intonerà ancora questo canto con una voce simile al suono di molte acque e dirà: “Alleluia! poiché il Signore Iddio nostro, l’Onnipotente, ha preso a regnare”. Apocalisse 19:6.SU 26.2

    Scomparsi gli angeli, la luce lentamente si dileguò e le ombre della notte avvolsero le colline di Betlemme. Ma nella memoria dei pastori rimase impressa l’immagine della più luminosa visione che occhio umano abbia mai potuto contemplare: “E avvenne che quando gli angeli se ne furono andati da loro verso il cielo, i pastori presero a dire tra loro: Passiamo fino a Betleem e vediamo questo che è avvenuto, e che il Signore ci ha fatto sapere. E andarono in fretta, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino giacente nella mangiatoia”. Luca 2:15.SU 26.3

    Pieni di gioia, i pastori raccontarono ciò che avevano visto e udito. “E tutti quelli che li udirono, si maravigliarono delle cose dette loro dai pastori. Or Maria serbava in sé tutte quelle cose, collegandole insieme in cuor suo. E i pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Iddio”. Luca 2:18-20.SU 26.4

    Il cielo e la terra non sono oggi più lontani di quanto lo fossero quando i pastori udirono il canto degli angeli. Ancora oggi l’umanità è oggetto delle cure del cielo, come lo era quando uomini di umile condizione avevano il privilegio di incontrarsi con gli angeli a mezzogiorno e conversavano con loro nei campi o nelle vigne. Il cielo può esserci molto vicino anche nelle comuni vicende della vita. Dal cielo, gli angeli accompagnano coloro che ubbidiscono agli ordini di Dio.SU 26.5

    La storia di Betlemme è un soggetto inesauribile di meditazione. Essa racchiude la “profondità della ricchezza e della sapienza e della conoscenza di Dio”. Romani 11:33. Il sacrificio del Salvatore, che lascia il trono celeste per una mangiatoia, e la compagnia degli angeli per quella degli animali di una stalla, ci lascia attoniti. Questo sacrificio condanna l’orgoglio e la presunzione umani. Ma era solo all’inizio della sua missione. Prendere la natura umana, anche quella di Adamo che viveva nell’Eden in uno stato di innocenza, rappresentava per il Figlio di Dio l’estrema umiliazione. Eppure Gesù l’accettò, indebolita da quattromila anni di peccato. Come ogni discendente di Adamo Egli accettò le conseguenze dell’ereditarietà, che possiamo scorgere nella vita dei suoi antenati terrestri. Così Egli venne a condividere i nostri dolori e le nostre tentazioni e a darci l’esempio di una vita immune dal peccato.SU 26.6

    Satana, quando era in cielo, aveva odiato il Figlio di Dio, geloso della posizione che occupava. Lo aveva odiato quando era stato vinto e cacciato dal cielo. Lo aveva odiato quando si era offerto per la redenzione degli uomini. Dio permise a suo Figlio di venire in un mondo in cui Satana si proclamava signore, e di venirci come un fanciullo inerme, soggetto a tutte le debolezze. Gli permise di affrontare i pericoli della vita come tutti gli altri uomini, di lottare come avrebbe dovuto fare ogni figlio di Adamo, a rischio di un insuccesso e della perdizione eterna.SU 27.1

    Il cuore di un padre terreno si commuove per il suo bambino, e contemplandone il visetto trema al pensiero dei pericoli che la vita gli riserva. Ogni padre desidera difendere il suo piccolo dalla potenza di Satana, preservarlo dalle tentazioni e dalle lotte.SU 27.2

    Dio ha acconsentito a dare il suo Unigenito per un conflitto ben più tremendo e per un rischio molto più grande. Lo ha fatto per assicurare ai nostri piccoli il sentiero della vita. “In questo è l’amore”. 1 Giovanni 4:10. Ammirate, o cieli! E stupisci, o terra!SU 27.3

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