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La speranza dell’uomo

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    Capitolo 35: La tempesta sedata

    Era stato un giorno denso di avvenimenti per Gesù. Sulle rive del mar di Galilea aveva pronunciato le sue prime parabole; con immagini familiari aveva spiegato la natura del suo regno e il modo con cui sarebbe stato stabilito. Aveva paragonato il suo lavoro a quello del seminatore e lo sviluppo del suo regno alla crescita di un granello di senape e alla lievitazione della farina per opera di un po’ di lievito. Con la parabola della zizzania e quella della rete aveva illustrato la grande separazione finale dei giusti e degli empi. La parabola del tesoro nascosto e della perla di gran prezzo mettevano in risalto il grandissimo valore delle verità da lui insegnate, mentre la parabola del padrone di casa mostrava in che modo i suoi discepoli avrebbero dovuto lavorare come suoi rappresentanti.SU 246.1

    Per tutto il giorno aveva insegnato e guarito, e al sopraggiungere della sera la folla si accalcava ancora intorno a lui. Giorno dopo giorno aveva svolto il suo ministero in loro favore, interrompendolo appena per mangiare e riposarsi. Le insinuazioni maligne e le calunnie dei farisei rendevano il suo lavoro più faticoso, e alla fine della giornata era così stanco che aveva deciso di ritirarsi sull’altra sponda del lago, in un luogo solitario.SU 246.2

    Sulla riva orientale del lago di Gennezaret c’erano alcuni villaggi sperduti, ma la regione sembrava deserta rispetto alla popolosa riva occidentale. Era abitata da una popolazione più pagana che ebrea, che aveva scarsi rapporti con la Galilea. Questa località offriva a Gesù la tranquillità desiderata, e invitò i suoi discepoli a recarvisi insieme a lui.SU 246.3

    Dopo che Gesù ebbe congedato la folla, i suoi discepoli presero il largo con il loro Maestro. Ma non partirono soli. Altre barche si riempirono di persone che volevano seguire Gesù per udirlo ancora.SU 246.4

    Liberatosi infine della folla, stanco e affamato, Gesù si stese nella barca e si addormentò. La sera era calma e le acque tranquille. Ma all’improvviso le tenebre ricoprirono il cielo, il vento cominciò a soffiare impetuosamente attraverso le gole della costa orientale e sul lago si scatenò una tempesta terribile.SU 246.5

    Il sole era tramontato e l’oscurità della notte era scesa sul lago in tempesta. Onde furiose si infrangevano contro la barca dei discepoli e minacciavano di sommergerla. Quei pescatori coraggiosi avevano passato lunghi anni sul lago e avevano affrontato più di una tempesta, ma in quel momento la loro forza e la loro abilità non servivano a nulla. Erano in balia delle onde, la barca si riempiva di acqua e cominciarono a disperarsi.SU 246.6

    Assorbiti dalla lotta contro il naufragio, i discepoli si erano dimenticati che Gesù era nella barca. Vedendo l’inutilità dei loro tentativi e con la prospettiva della morte, si ricordarono del Maestro che aveva ordinato loro di attraversare il lago. In Gesù riposero la loro estrema speranza. Lo chiamarono disperatamente. Non riuscivano a vederlo per le fitte tenebre; le loro voci si perdevano nel fragore della tempesta e non udivano alcuna risposta. Furono presi allora dal dubbio e dalla paura. Gesù li aveva forse abbandonati? Colui che aveva vinto la malattia, i demoni e perfino la morte, ora non poteva aiutare i suoi discepoli? Li aveva dimenticati proprio mentre erano in difficoltà?SU 247.1

    Chiamarono ancora Gesù, ma l’unica risposta fu l’urlo lacerante del vento. La barca stava per affondare. Ancora un momento e forse sarebbero stati inghiottiti dalle acque furiose.SU 247.2

    Un lampo improvviso permise loro di scorgere Gesù che, nonostante l’uragano, dormiva placidamente. Stupiti e disperati gridarono: “Maestro, non ti curi tu che noi periamo?” Marco 4:38. Come poteva Gesù dormire tranquillo mentre essi si trovavano in pericolo di morte?SU 247.3

    Le loro grida risvegliano Gesù. Alla luce di un lampo essi scorgono la pace celeste del suo volto. Il suo sguardo rivela altruismo e amore. I discepoli si rivolgono allora a lui con tutto il cuore, gridando: “Signore, salvaci, siam perduti”. Matteo 8:25.SU 247.4

    Mai un’invocazione simile è rimasta senza risposta. Mentre i discepoli compiono un ultimo tentativo con i remi, Gesù si alza. In piedi, mentre la tempesta infuria, le onde li assalgono e i lampi squarciano le tenebre, il Maestro stende la mano abituata a opere di misericordia e ordina al mare infuriato: “Taci, calmati!” Marco 4:39.SU 247.5

    La tempesta cessa. Le acque si calmano. Le nuvole si allontanano e le stelle riappaiono. La barca scivola su un mare tranquillo. Gesù, rattristato, chiede ai discepoli: “Perché siete così paurosi? Come mai non avete voi fede?” Marco 4:40.SU 247.6

    Questi tacciono. Perfino Pietro non tenta di esprimere il suo timore. Anche le barche che avevano seguito Gesù si erano trovate in mezzo alla tempesta e avevano corso il rischio di affondare, ma anche a loro l’ordine di Gesù aveva reso la tranquillità. Siccome la furia del vento aveva fatto avvicinare le barche, tutti poterono assistere al miracolo. Nella calma che seguì, ogni timore fu dimenticato. Le persone si dicevano: “Che uomo è mai questo che anche i venti e il mare gli obbediscono?” Matteo 8:27.SU 247.7

    Gesù era pienamente sereno quando fu svegliato durante la tempesta. Non c’era alcun segno di paura nelle sue parole e sul suo volto; il suo cuore ignorava la paura. Era tranquillo non perché fosse il Signore della terra, dei mari e del cielo, dominio a cui aveva rinunciato, ma perché confidava nel Padre, credeva nel suo amore e nella sua potenza. Fu la potenza della parola di Dio che placò la tempesta.SU 248.1

    Come Gesù confidò nella provvidenza del Padre, così noi dobbiamo confidare in quella del nostro Salvatore. Se i discepoli avessero avuto fiducia in lui si sarebbero mantenuti calmi. Il timore, nell’ora del pericolo, rivelava la loro scarsa fede. Nella lotta contro la tempesta si erano dimenticati di Gesù, e solo quando si volsero a lui disperati furono aiutati.SU 248.2

    Spesso anche noi facciamo la stessa esperienza dei discepoli. Quando giunge la tempesta della tentazione, quando i lampi solcano il cielo e le onde si rovesciano su di noi, combattiamo soli, senza ricordarci che Gesù ci può aiutare. Confidiamo nelle nostre forze finché, perduta ogni speranza, arriviamo al punto di confrontarci con la morte. Allora ci ricordiamo di Gesù e invochiamo il suo aiuto. Anche se il Maestro ci rimprovera, addolorato per la nostra incredulità e per l’eccessiva fiducia in noi stessi, non manca mai di soccorrerci. In terra o sul mare non abbiamo nulla da temere se il Salvatore è con noi. Una fede vivente nel Redentore calmerà il mare della vita e ci libererà dal pericolo nel modo che Egli riterrà opportuno.SU 248.3

    Il miracolo della tempesta sedata contiene un’altra lezione spirituale. L’esperienza di ogni uomo conferma la verità delle parole delle Scritture: “Ma gli empi sono come il mare agitato, quando non si può calmare... Non v’è pace per gli empi, dice il mio Dio”. Isaia 57:20, 21. Il peccato ha distrutto la nostra pace. Se il nostro io non si sottomette, non possiamo trovare riposo. Nessuna potenza umana può dominare le prepotenti passioni del cuore. Nei loro confronti siamo impotenti come lo furono i discepoli di fronte al lago in tempesta. Ma colui che ha ordinato alle onde di calmarsi pronuncia parole di pace a ogni spirito. Per quanto sia violenta la tempesta, coloro che si rivolgono a Gesù e gli dicono: “Signore, salvaci”, saranno liberati. La sua grazia, che riconcilia l’uomo con Dio, acquieta la lotta delle passioni; nel suo amore il cuore trova riposo. “Egli muta la tempesta in quiete, e le onde si calmano. Essi si rallegrano perché si sono calmate, ed ei li conduce al porto da loro desiderato”. Salmi 107:29, 30. “Giustificati dunque per fede, abbiam pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore”. Romani 5:1. “Il frutto della giustizia sarà la pace, e l’effetto della giustizia, tranquillità e sicurezza per sempre”. Isaia 32:17.SU 248.4

    Nelle prime ore del mattino il Salvatore e i discepoli giunsero a riva, mentre la luce del sole nascente illuminava il mare e la terra come una benedizione di pace. Ma appena sbarcati videro qualcosa di più terribile di una violenta tempesta. Due pazzi, nascosti fra i sepolcri, si scagliarono su di loro come se volessero farli a pezzi. Dalle loro braccia pendevano le catene che avevano spezzato fuggendo dalla prigione. Le loro carni sanguinavano per i tagli che si erano prodotti. I loro occhi lampeggiavano attraverso i capelli lunghi e arruffati. Sembrava che i demoni che li possedevano avessero tolto loro ogni parvenza di umanità; assomigliavano più a belve che a uomini.SU 249.1

    I discepoli e i loro compagni furono terrorizzati; ed essendosi accorti che Gesù non era con loro, tornarono indietro per cercarlo. Il Maestro era ancora là dove lo avevano lasciato. Colui che aveva placato la tempesta e che in precedenza aveva già affrontato e vinto Satana non fuggiva davanti ai demoni. Quando i due indemoniati si avvicinarono a lui con i denti digrignati e la schiuma alla bocca, Gesù stese la mano che aveva poco prima calmato le onde e quegli uomini, frementi di rabbia, si dovettero fermare impotenti.SU 249.2

    Egli ordinò con autorità agli spiriti immondi di uscire da loro. Le sue parole penetrarono nelle menti ottenebrate di quei due disgraziati. Essi si resero conto, confusamente, che si trovavano di fronte a qualcuno che avrebbe potuto liberarli da quei demoni tormentatori. Caddero ai piedi del Salvatore per adorarlo, ma appena ebbero aperto le labbra per implorare la sua misericordia, i demoni fecero loro gridare con veemenza: “Che v’è fra me e te, o Gesù, Figliuolo dell’Iddio altissimo? Io ti scongiuro, in nome di Dio, di non tormentarmi”. Marco 5:7.SU 249.3

    Gesù chiese: “Qual è il tuo nome? Ed egli rispose: Il mio nome è Legione perché siamo molti”. Marco 5:9. Servendosi di questi disgraziati come mezzi di comunicazione, i demoni supplicarono Gesù di non scacciarli dal paese. Non molto lontano, sul fianco del monte, pascolava un branco di porci. I demoni chiesero di poter entrare in loro e Gesù lo permise. Immediatamente il panico colse quegli animali che si precipitarono con furia nel lago dove morirono.SU 249.4

    Un meraviglioso cambiamento era avvenuto in quei due uomini. Si era fatta luce nella loro mente. I loro occhi rivelavano intelligenza; i loro volti, a lungo deformati da Satana, avevano ritrovato la dolcezza; le mani macchiate di sangue ora erano tranquille. Con gioia lodavano Dio per la liberazione ottenuta.SU 249.5

    Dal monte, i guardiani dei porci avevano visto tutto e si erano affrettati a raccontare l’accaduto ai loro padroni e alla gente. Tutta la popolazione, spaventata e stupita, accorse incontro a Gesù. I due indemoniati erano stati il terrore della contrada. Nessuno osava passare vicino al luogo in cui abitavano perché essi si precipitavano furiosi sui viandanti. Ora, invece, rinsaviti e con un aspetto normale, sedevano ai piedi di Gesù, ascoltavano le sue parole e glorificavano il loro Salvatore. Ma la gente che assisteva a quello straordinario spettacolo non si rallegrò. La perdita dei porci sembrava loro più importante della liberazione di quei prigionieri di Satana.SU 250.1

    Gesù aveva permesso la perdita di quegli animali perché i loro proprietari imparassero una preziosa lezione. Erano così assorbiti dagli interessi terreni che non si curavano affatto dei beni spirituali. Gesù voleva rompere quell’indifferenza egoistica affinché accettassero la sua grazia. Ma il rammarico e l’indignazione per la perdita economica li indusse a respingere la misericordia del Salvatore.SU 250.2

    La manifestazione di potenza soprannaturale risvegliò le superstizioni di quella gente e destò i loro timori. Temevano che la potenza di quello straniero potesse causare altre disgrazie e rovinarli economicamente. Per queste ragioni vollero liberarsi di lui. Quelli che avevano attraversato il lago con Gesù raccontarono inutilmente tutto ciò che era accaduto nella notte precedente: il pericolo della tempesta e la calma miracolosa che era subentrata. Le loro parole non ebbero alcun effetto. Quelle popolazioni, piene di spavento, si affollarono intorno a Gesù e lo supplicarono di andarsene. Egli acconsentì e subito si imbarcò per l’altra sponda.SU 250.3

    Gli abitanti di Gadara avevano avuto il privilegio di godere della presenza del Cristo, del beneficio della sua potenza e della sua misericordia. Avevano visto la guarigione di due indemoniati ma, per l’eccessivo attaccamento ai beni terreni, trattarono come un intruso colui che aveva vinto davanti ai loro occhi il principe delle tenebre, e allontanarono dal loro territorio l’inviato del cielo. Noi non possiamo, come fecero i gadareni, allontanarci fisicamente dalla persona del Cristo, ma possiamo farlo rifiutandoci di ubbidire alla sua Parola, perché questa ubbidienza implica sacrificio di interessi terreni. Se la presenza del Cristo procura una perdita finanziaria, molti respingono la sua grazia e il suo Spirito.SU 250.4

    Gli indemoniati guariti avevano sentimenti ben diversi. Desideravano restare con Gesù perché in sua presenza si sentivano al sicuro dai demoni, causa del loro tormento e della loro rovina. Mentre Gesù saliva sulla barca, si inginocchiarono davanti a lui e gli chiesero che li portasse con sé perché potessero ascoltare sempre le sue parole. Ma Gesù gli ordinò di andare a casa e raccontare le grandi cose che il Signore aveva fatte.SU 250.5

    Essi avevano una missione da compiere: recarsi tra i pagani e raccontare le benedizioni ricevute da Gesù. Era un grande sacrificio per loro separarsi dal Salvatore. Tornando in mezzo ai pagani avrebbero incontrato molte difficoltà, e l’isolamento prolungato nel quale erano vissuti pareva renderli inadatti ad assolvere il compito affidato loro da Gesù. Ma essi ubbidirono subito. Non solo parlarono di Gesù ai loro familiari e ai loro vicini, ma percorsero tutta la Decapoli parlando ovunque della sua potenza e del modo in cui erano stati liberati dai demoni. Nell’adempiere questo compito provarono maggior gioia che se fossero rimasti con Gesù per un qualsiasi vantaggio. Noi siamo vicini al Salvatore quando lavoriamo per diffondere la buona novella della salvezza.SU 251.1

    I due indemoniati guariti furono i primi missionari che il Cristo inviò a proclamare il messaggio del Vangelo nella regione della Decapoli. Essi avevano avuto il privilegio di ascoltare gli insegnamenti del Cristo solo per pochi momenti. Non avevano mai udito un suo sermone; non erano certo capaci di istruire la gente come i discepoli che vivevano tutti i giorni con il Cristo. Ma portavano sul loro corpo la prova che Gesù era il Messia. Potevano raccontare ciò che sapevano, ciò che avevano visto, udito, sentito, provato della potenza del Cristo. È tutto quello che può fare ogni persona che è stata toccata dalla grazia di Dio. Giovanni, il discepolo prediletto, ha scritto: “Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiam veduto con gli occhi nostri, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della Parola della vita... quello, dico, che abbiam veduto e udito, noi l’annunziamo anche a voi”. 1 Giovanni 1:1, 3.SU 251.2

    Come testimoni del Cristo dobbiamo raccontare quello che sappiamo, quello che abbiamo visto, ciò che abbiamo udito e quello che abbiamo sentito. Se abbiamo sempre seguito Gesù, possiamo testimoniare del modo in cui Egli ci ha guidati. Possiamo raccontare che abbiamo sperimentato che le sue promesse sono vere. Possiamo testimoniare ciò che abbiamo conosciuto della grazia del Cristo. Questa è la testimonianza che il Signore si aspetta da noi, e senza la quale gli uomini moriranno per sempre.SU 251.3

    Sebbene gli abitanti di Gadara non avessero ricevuto Gesù, Egli non li lasciò nelle tenebre. Quando lo invitarono ad allontanarsi dal loro territorio, non avevano ancora udito il suo insegnamento e non conoscevano ciò che rifiutavano. Per questo Gesù inviò loro nuovamente un messaggio mediante degli uomini che essi non avrebbero potuto fare a meno di ascoltare.SU 251.4

    Provocando la morte dei porci, Satana si proponeva di distogliere la gente dal Salvatore e impedire la predicazione del Vangelo in quella regione. Ma quell’avvenimento scosse l’intera regione come niente altro avrebbe potuto fare e volse l’attenzione verso il Cristo. Sebbene il Salvatore fosse partito, gli uomini che aveva guarito rimanevano a testimoniare della sua potenza. Coloro che erano stati strumento del principe delle tenebre, divennero strumenti di luce, messaggeri del Figlio di Dio. Gli uomini si stupivano nell’udire queste notizie meravigliose. In quella regione si aprì una porta al messaggio del Vangelo. Quando Gesù tornò nella Decapoli la popolazione si riunì intorno a lui, e per tre giorni non solo gli abitanti di una città ma migliaia di persone provenienti da tutta la regione ascoltarono la predicazione del messaggio della salvezza. Persino la potenza dei demoni è sotto il controllo del nostro Salvatore e l’opera del male è dominata da quella del bene.SU 252.1

    L’incontro con gli indemoniati di Gadara insegnò una lezione ai discepoli. Mostrava il grado di abbrutimento in cui Satana cerca di far precipitare tutta la razza umana e indicava in Cristo il liberatore degli uomini. Quei miserabili che vivevano fra le tombe, posseduti dai demoni, schiavi di passioni sfrenate e desideri odiosi, erano l’immagine del decadimento dell’umanità abbandonata a Satana. Egli mira a eccitare i sensi, a dirigere la mente verso il male, la violenza e il delitto. Vuole indebolire il corpo, oscurare l’intelligenza e avvilire lo spirito. Quando gli uomini respingono l’invito del Salvatore cadono sotto il dominio di Satana. Molti oggi fanno questa stessa esperienza in famiglia, negli affari e persino nella chiesa. Per questo la violenza e il crimine dilagano sulla terra e le tenebre avvolgono gli uomini come un drappo funebre. Con le sue astute tentazioni Satana trascina gli uomini sempre più in basso, fino alla corruzione e alla rovina totale. L’unica difesa contro la sua potenza si trova nella presenza di Gesù. Satana si è manifestato come il nemico e il distruttore degli uomini. Il Cristo si è rivelato come il loro amico e il loro liberatore. Il suo Spirito sviluppa nell’uomo tutto ciò che nobilita il carattere ed esalta la natura, per ristabilire completamente la gloria di Dio nell’uomo: nel corpo, nella mente e nello spirito. “Poiché Iddio ci ha dato uno spirito non di timidità, ma di forza e d’amore e di correzione”. 2 Timoteo 1:7. Egli ci ha chiamati “a ottenere la gloria del Signor nostro Gesù Cristo” (2 Tessalonicesi 2:14) “ad esser conformi all’immagine del suo Figliuolo”. Romani 8:29.SU 252.2

    La potenza del Cristo continua a trasformare in messaggeri di giustizia coloro che si sono lasciati degradare fino a essere strumenti di Satana. Il Figlio di Dio li invia poi a raccontare “le grandi cose che il Signore ti ha fatto, e come Egli ha avuto pietà di te”. Marco 5:19.SU 253.1

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