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La speranza dell’uomo

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    Capitolo 40: Una notte sul lago

    La folla seduta sull’erba, in quel crepuscolo di primavera, si nutriva del cibo che il Cristo aveva provveduto. Nelle sue parole aveva riconosciuto una voce divina. Solo la potenza di Dio poteva compiere le guarigioni di cui erano stati testimoni. Per di più il miracolo dei pani aveva assicurato a tutti le sue benedizioni. Al tempo di Mosè il Signore aveva nutrito Israele nel deserto con la manna. Chi poteva essere colui che li aveva nutriti in quel giorno se non il Messia annunciato da Mosè? Nessun uomo avrebbe potuto, con cinque pani d’orzo e due pesci, fornire il cibo sufficiente a migliaia di persone affamate. Dicevano gli uni agli altri: “Questi è certo il profeta che ha da venire al mondo”. Giovanni 6:14.SU 278.1

    Durante la giornata quella convinzione si era rafforzata e quel miracolo l’aveva trasformata in certezza: il Liberatore tanto atteso era in mezzo a loro. Le speranze del popolo si consolidavano. Egli avrebbe trasformato la Giudea in un paradiso terrestre, in un paese di latte e miele. Avrebbe potuto appagare ogni desiderio, annientare la potenza degli odiati romani e liberare Giuda e Gerusalemme. Poteva guarire i soldati feriti, procurare cibo a interi eserciti, sottomettere le nazioni e assicurare a Israele il sospirato dominio.SU 278.2

    Pieni di entusiasmo, vogliono immediatamente proclamarlo re. Si accorgono però che Gesù non cerca di attirare l’attenzione su di sé e non aspira agli onori. È totalmente diverso dai sacerdoti e dagli anziani, e si teme che non voglia rivendicare i suoi diritti sul trono di Davide. Perciò si consultano e decidono di impadronirsi di lui con la forza e proclamarlo re d’Israele. I discepoli sono subito d’accordo con la folla nel ritenere che il loro Maestro sia l’erede del trono di Davide, e aggiungono che si sottrae a questo onore per modestia. Se il popolo avesse esaltato il suo Liberatore, i sacerdoti e gli anziani sarebbero stati costretti a onorare colui che veniva rivestito dell’autorità di Dio.SU 278.3

    Con molto impegno si preparavano ad attuare il loro piano; ma Gesù si rese conto del loro progetto e ne vide i risvolti che a loro sfuggivano. Persino in quel momento i sacerdoti e gli anziani tramavano contro la sua vita, accusandolo di disorientare il popolo. Al tentativo di metterlo sul trono sarebbe seguita una violenta insurrezione che avrebbe ostacolato l’affermazione del regno spirituale. Bisognava frenare subito quel progetto. Gesù chiamò i discepoli e ordinò loro di imbarcarsi e ritornare a Capernaum mentre lui avrebbe licenziato la folla.SU 278.4

    Mai era parso così difficile eseguire un ordine del Maestro. I discepoli attendevano da tempo un movimento popolare che ponesse Gesù sul trono, e non si rassegnavano all’idea che invece tutto si risolvesse nel nulla. La folla, riunita per la Pasqua, era ansiosa di vedere il nuovo profeta. Ai discepoli sembrava che quella sarebbe stata l’occasione favorevole perché il loro Maestro salisse sul trono d’Israele. Esaltati da quell’ambizione, era difficile per loro andarsene e lasciare Gesù su quella riva deserta. Mossero delle obiezioni, ma Gesù parlò con un insolito tono di autorità. Vedendo inutile ogni opposizione, si diressero in silenzio verso il lago.SU 279.1

    Gesù ordinò alla folla di disperdersi; lo fece con tale autorità che nessuno osò resistergli. Le espressioni di lode e di esaltazione si spegnevano sulle labbra. Si fermarono nel momento in cui stavano per rapirlo; la gioia che rischiarava i loro volti svanì. L’aspetto maestoso di Gesù e le sue poche e autorevoli parole placarono il tumulto e fecero fallire i piani più decisi. Riconobbero in lui una potenza superiore e vi si sottomisero senza discutere.SU 279.2

    Rimasto solo Gesù “se ne andò sul monte a pregare”. Marco 6:46. Per ore intercedette presso Dio, non per sé, ma per gli uomini. Chiese al Padre la capacità di rivelare loro chiaramente il carattere divino della sua missione, affinché Satana non li accecasse e non pervertisse la loro capacità di giudizio. Il Salvatore sapeva che la sua missione terrena sarebbe ben presto terminata e pochi lo avrebbero accettato come Redentore. Con l’animo angosciato pregò per i suoi discepoli che avrebbero dovuto affrontare una prova difficile.SU 279.3

    Le speranze a lungo accarezzate, fondate su errori popolari, sarebbero cadute nella maniera più penosa e umiliante. Invece che sul trono di Davide lo avrebbero visto sulla croce. Quella sarebbe stata la sua incoronazione. Non comprendendo il valore di tutto ciò, sarebbero caduti in forti tentazioni. Se lo Spirito Santo non avesse illuminato la loro mente e non avesse dato loro una visione più ampia, la fede dei discepoli sarebbe svanita. Gesù soffrì perché la loro concezione del regno si limitava a una dimensione terrena. Un peso doloroso opprimeva il suo cuore e con le lacrime agli occhi innalzava a Dio le sue preghiere.SU 279.4

    I discepoli non si erano subito allontanati dalla riva come Gesù aveva ordinato loro, ma avevano aspettato un po’, sperando che Egli li raggiungesse. Siccome le tenebre scendevano, “montati in una barca, si dirigevano all’altra riva, verso Capernaum”. Giovanni 6:17. Da quando seguivano Gesù non avevano ancora sperimentato un momento di scoraggiamento così profondo. Si rammaricavano amaramente dell’occasione persa. Si pentivano per avere ubbidito subito all’ordine del Maestro, e pensavano che con un po’ di insistenza avrebbero potuto attuare il loro progetto.SU 279.5

    Dubitavano perché l’ambizione li aveva accecati. Sapevano dell’odio dei farisei e volevano che Gesù fosse onorato come meritava. Non potevano accettare l’idea che, pur essendo discepoli di un Maestro così potente, dovessero essere disprezzati come impostori. Fino a quando sarebbero stati considerati discepoli di un falso profeta? Gesù quando avrebbe affermato la sua autorità regale? Perché possedendo una così grande potenza non si manifestava e non rendeva la loro missione meno difficile? Perché non aveva strappato a una morte violenta Giovanni Battista? Facendo questi ragionamenti i discepoli si trovarono immersi nelle tenebre spirituali e arrivarono a chiedersi se Gesù non fosse davvero un impostore, come pretendevano i farisei.SU 280.1

    Quel giorno i discepoli avevano visto le opere meravigliose del Cristo. Era parso che il cielo fosse sceso sulla terra. Il ricordo di quel giorno glorioso avrebbe dovuto riempirli di fede e speranza. Se avessero parlato di queste cose non avrebbero certo offerto occasioni alla tentazione. Ma, delusi, non avevano ascoltato le parole del Cristo: “Raccogliete i pezzi avanzati, che nulla se ne perda”. Giovanni 6:12. Erano state ore benedette per i discepoli, però le avevano dimenticate. Intanto le acque del lago si agitavano. Siccome i loro pensieri erano tetri e deprimenti, il Signore occupò le loro menti con qualcos’altro. Spesso Dio agisce così con gli uomini che si creano pesi e difficoltà. Non era il momento di porsi dei problemi perché un pericolo reale li minacciava.SU 280.2

    Una violenta tempesta si stava avvicinando. Era impensabile dopo la bellissima giornata, e i discepoli, impreparati, ebbero paura. Si dimenticarono del malcontento, dell’incredulità e dell’impazienza, e si dettero da fare perché la barca non affondasse. Betsaida non distava molto dalla località dove pensavano di incontrare Gesù. Di solito bastavano poche ore di barca. Ma questa volta, sbattuti dalle onde e dal vento, si affaticarono con i remi fino alla quarta vigilia della notte. Infine, sfiniti, pensarono che tutto fosse perduto. Non erano riusciti a vincere il lago infuriato e desiderarono ardentemente la presenza del Maestro.SU 280.3

    Ma Gesù non li aveva dimenticati. Egli vegliava, e dalla riva vide quegli uomini spaventati che lottavano contro la tempesta. Non li perse di vista un solo istante. Premuroso, seguiva con lo sguardo la barca sbattuta dalle onde. Quegli uomini sarebbero stati la luce del mondo. Il Maestro vegliava sui suoi discepoli come una madre sul suo piccino. Appena il loro cuore si fu sottomesso, l’ambizione fu abbandonata e in tutta umiltà implorarono il suo aiuto; e vennero soccorsi.SU 280.4

    Nel momento della disperazione un raggio di luce permise loro di scorgere una figura misteriosa che si avvicinava sulle acque. Non sapevano che si trattava di Gesù; scambiarono per un nemico colui che veniva a soccorrerli ed ebbero paura. Ecco che le mani abbandonano i remi; la barca è in balia delle onde; tutti gli sguardi sono fissi su quell’uomo che cammina sui flutti spumeggianti del lago agitato.SU 281.1

    Pensando che si tratti di un fantasma, presagio della loro rovina, gridano di terrore. Gesù avanza come se volesse sorpassarli; allora lo riconoscono e lo invocano. Il loro Maestro si volta e con la sua voce placa i loro timori: “State di buon animo, son io; non temete!” Matteo 14:27.SU 281.2

    Appena si rendono conto del fatto prodigioso, Pietro, fuori di sé dalla gioia, come se stentasse a credere, supplica: “Signore, se sei tu, comandami di venir a te sulle acque”. Gesù gli risponde: “Vieni!” Matteo 14:28, 29.SU 281.3

    Guardando Gesù, Pietro avanza con sicurezza; ma appena, per un sentimento di vanità, volge lo sguardo verso i compagni rimasti nella barca, non vede più il Salvatore. Il vento è impetuoso. Onde alte si innalzano fra lui e il Maestro; ha paura. Per un istante Gesù rimane nascosto ai suoi occhi e la fede lo abbandona. Comincia ad affondare. Mentre sembra che i flutti lo inghiottano, Pietro alza gli occhi al di sopra delle acque sconvolte e fissandoli su Gesù, grida: “Signore, salvami!” Subito Gesù afferra la sua mano tesa e gli dice: “O uomo di poca fede, perché hai dubitato?” Matteo 14:30, 31.SU 281.4

    Camminando l’uno a fianco dell’altro, stretti per mano, entrano nella barca. Pietro si sente umiliato e tace, non ha nulla di cui vantarsi con i compagni. La sua incredulità e il suo orgoglio gli sono quasi costati la vita. Appena aveva allontanato lo sguardo da Gesù, subito i flutti stavano per sommergerlo.SU 281.5

    Quando sorgono delle difficoltà, spesso anche noi assomigliamo a Pietro. Invece di tenere gli occhi fissi sul Salvatore, guardiamo le onde: i piedi vacillano e le acque tumultuose ci sommergono. Gesù non aveva detto a Pietro di andare da lui per farlo affondare. Egli non ci chiama a essere suoi discepoli per farci morire. Non si dimentica di noi dopo averci invitati a seguirlo. Ma dice: “Non temere, perché io t’ho riscattato, t’ho chiamato per nome; tu sei mio! Quando passerai per delle acque, io sarò teco; quando traverserai de’ fiumi non ti sommergeranno; quando camminerai nel fuoco, non ne sarai arso, e la fiamma non ti consumerà. Poiché io sono l’Eterno, il tuo Dio, il Santo d’Israele, il tuo salvatore”. Isaia 43:1-3.SU 281.6

    Gesù conosceva il carattere dei suoi discepoli. Sapeva che la loro fede sarebbe stata duramente messa alla prova. La sua apparizione sul lago aveva lo scopo di mostrare a Pietro la sua debolezza e fargli comprendere che l’unica via di salvezza stava in una costante dipendenza dalla potenza divina. Poteva avanzare con sicurezza tra le tempeste della tentazione solo se, diffidando di sé, si fosse appoggiato sul Salvatore. Pietro era debole proprio in ciò per cui si reputava forte, e finché non si fosse reso conto della sua debolezza, non avrebbe potuto comprendere l’ampiezza della sua dipendenza dal Cristo. Se avesse compreso la lezione che Gesù gli dette sul lago non sarebbe poi caduto nell’ora della grande prova.SU 282.1

    Giorno dopo giorno Gesù istruisce i suoi figliuoli. Li prepara attraverso le vicissitudini quotidiane affinché siano capaci di svolgere i compiti che ha assegnato loro. L’esito di queste prove è molto importante per la vittoria o per la sconfitta nella grande lotta della vita.SU 282.2

    Coloro che non hanno il senso della loro costante dipendenza da Dio, saranno vinti dalla tentazione. Possiamo pensare che i nostri passi siano sicuri e che nulla potrà scuoterci. Possiamo dire con fiducia: so in chi ho creduto; nulla potrà scuotere la mia fede in Dio e nella sua Parola. Ma dobbiamo ricordare che Satana approfitta delle lacune del nostro carattere e fa di tutto per non farci vedere i nostri difetti e le nostre imperfezioni. Possiamo camminare sicuri solo se, consapevoli della nostra debolezza, guardiamo continuamente verso Gesù.SU 282.3

    Appena Gesù entrò nella barca il vento cessò, “e subito la barca toccò terra là dove eran diretti”. Giovanni 16:21. Un’alba luminosa seguì a quella notte di terrore. I discepoli, e altre persone che li accompagnavano, si gettarono riconoscenti ai piedi di Gesù, esclamando: “Veramente tu sei Figliuol di Dio!” Matteo 14:33.SU 282.4

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