Loading...
Larger font
Smaller font
Copy
Print
Contents

La speranza dell’uomo

 - Contents
  • Results
  • Related
  • Featured
No results found for: "".
  • Weighted Relevancy
  • Content Sequence
  • Relevancy
  • Earliest First
  • Latest First
    Larger font
    Smaller font
    Copy
    Print
    Contents

    Capitolo 62: Il convito in casa di Simone

    Simone di Betania, considerato un discepolo di Gesù, era uno dei pochi farisei che si erano apertamente schierati dalla parte del Maestro. Riconosceva Gesù come Maestro; sperava che fosse il Messia, ma non lo aveva accettato come Salvatore. Aveva conservato il suo vecchio carattere e i suoi vecchi princìpi.SU 420.1

    Poiché si sentiva attratto da colui che lo aveva guarito dalla lebbra, per manifestargli la propria riconoscenza, in occasione dell’ultima visita di Gesù a Betania, organizzò un pranzo in suo onore e invitò anche i suoi discepoli. In quell’occasione si incontrarono nella sua casa molti ebrei. A Gerusalemme si discuteva, più che in passato, di Gesù e della sua missione, e al pranzo gli invitati osservavano attentamente Gesù e alcuni di loro lo facevano con sguardi maligni.SU 420.2

    Il Salvatore era giunto a Betania solo sei giorni prima della Pasqua e come al solito aveva fatto una sosta in casa di Lazzaro. Gruppi di pellegrini avevano diffuso la notizia che Gesù viaggiava verso Gerusalemme e che il sabato si sarebbe fermato a Betania. Il popolo lo attendeva con ansia. Molti accorsero a Betania: alcuni perché simpatizzavano con Gesù, altri perché erano curiosi di vedere colui che era stato risuscitato dai morti. Molti si aspettavano che Lazzaro raccontasse le cose straordinarie che aveva visto dopo la morte e si stupirono perché non aveva nulla da dire. Ciò era naturale, perché le Scritture affermano: “I morti non sanno nulla. Il loro amore come il loro odio e la loro invidia sono da lungo tempo periti”. Ecclesiaste 9:5, 6. Ma Lazzaro aveva una stupenda testimonianza da rendere sull’opera del Cristo, ed era stato risuscitato dai morti proprio per questo. Lazzaro dichiarava con convinzione e potenza che Gesù era il Figlio di Dio.SU 420.3

    Le notizie portate a Gerusalemme da coloro che venivano da Betania, aumentavano la curiosità. Il popolo voleva vedere e ascoltare Gesù; si chiedeva se Lazzaro lo avrebbe accompagnato a Gerusalemme e se in occasione della Pasqua il profeta sarebbe stato incoronato come re. I sacerdoti e i capi si rendevano conto che la loro autorità sul popolo diminuiva continuamente e nutrivano una collera sempre maggiore nei confronti di Gesù. Si trattenevano a stento in attesa dell’occasione favorevole per eliminarlo definitivamente. Con il passare del tempo, cominciarono a temere che Gesù non venisse a Gerusalemme, ricordando che spesso aveva sventato i loro propositi criminali; inoltre temevano che fosse al corrente dei loro piani e perciò si tenesse lontano dalla città. Non riuscivano a nascondere la loro preoccupazione e si chiedevano: “Che ve ne pare? Che non abbia a venire alla festa?” Giovanni 11:56.SU 420.4

    Fu convocato un consiglio di sacerdoti e farisei. La risurrezione di Lazzaro aveva suscitato fra il popolo così tante simpatie per Gesù che sarebbe stato pericoloso arrestarlo in pubblico. Le autorità decisero allora di catturarlo di nascosto e processarlo senza sollevare scalpore. Speravano che dopo aver emesso la condanna, l’opinione pubblica, tanto volubile, si sarebbe facilmente adeguata.SU 421.1

    Decisero di uccidere Gesù. Ma i sacerdoti e i rabbini sapevano che non potevano considerarsi al sicuro finché Lazzaro fosse rimasto vivo. La presenza di un uomo che era stato per quattro giorni nel sepolcro ed era risuscitato per la parola di Gesù sarebbe potuta facilmente diventare la causa di una rivolta popolare. Il popolo si sarebbe potuto vendicare di quei capi che volevano togliere la vita a chi aveva compiuto questo miracolo straordinario. Perciò il sinedrio decise che anche Lazzaro doveva morire. A quali limiti estremi l’invidia e il pregiudizio possono spingere! L’odio e l’incredulità di quei capi erano cresciuti sino al punto di voler sopprimere un uomo strappato alla tomba dalla potenza infinita.SU 421.2

    Mentre a Gerusalemme si tramavano questi complotti, Gesù e i suoi amici furono invitati alla festa di Simone. Alla stessa tavola, accanto al Salvatore, vi erano Simone, che Gesù aveva guarito da una malattia ripugnante e, dall’altro lato, Lazzaro, che era stato risuscitato dai morti. Marta serviva, mentre Maria ascoltava attentamente le parole di Gesù, che aveva perdonato i suoi peccati e aveva richiamato alla vita il suo amato fratello.SU 421.3

    Nel cuore di Maria vi era perciò un’immensa gratitudine. Aveva sentito che Gesù parlava della sua morte imminente e nel suo grande amore e dolore aveva pensato di onorarlo. Con grande sacrificio aveva comprato un vaso d’alabastro, pieno “d’olio odorifero di nardo schietto, di gran prezzo” (Giovanni 12:3), con il quale pensava di ungere il suo corpo. Ma ora che molti assicuravano che il Maestro sarebbe stato incoronato re, il dolore di Maria si mutò in gioia e desiderò essere la prima a onorare il Signore. Ruppe il vaso di olio profumato e ne sparse il contenuto sul capo e sui piedi di Gesù; poi, in ginocchio, piangendo, gli bagnò i piedi di lacrime e li asciugò con i suoi lunghi capelli.SU 421.4

    Maria aveva cercato di non attirare l’attenzione, e i suoi movimenti sarebbero passati inosservati se l’olio non avesse riempito la stanza con il suo profumo, rivelando il suo gesto a tutti i presenti. Giuda si rammaricò. Invece di aspettare l’opinione di Gesù, iniziò a bisbigliare la sua disapprovazione tra i vicini, rimproverando il Maestro perché tollerava un simile sperpero. Cercò abilmente di trasmettere agli altri il suo stato d’animo.SU 422.1

    Giuda amministrava la cassa comune e aveva sottratto del denaro, per uso proprio, da quel magro capitale, assottigliandolo ancora. Desiderava mettere nella cassa tutto ciò che poteva ottenere. Il denaro comune era spesso usato per aiutare i poveri, e quando si comprava qualcosa che secondo Giuda non era necessario, egli diceva: Perché questa perdita? Perché non si è messo il denaro nella borsa per i poveri? In quell’occasione il gesto di Maria era in così aperto contrasto con il suo egoismo che ne provò vergogna e secondo la sua abitudine cercò un pretesto per opporsi a quel dono. Rivolgendosi ai discepoli disse: “Perché non s’è venduto quest’olio per trecento denari e non si son dati ai poveri? Diceva così, non perché si curasse de’ poveri, ma perché era ladro, e tenendo la borsa, ne portava via quel che vi si metteva dentro”. Giovanni 12:5, 6. Giuda non si preoccupava dei poveri. Se l’olio di Maria fosse stato venduto e il ricavato fosse caduto nelle sue mani, i poveri non ne avrebbero avuto alcun vantaggio.SU 422.2

    Giuda aveva un’alta opinione delle proprie capacità organizzative; come amministratore si riteneva molto superiore agli altri discepoli ed era riuscito a conquistare la loro stima. Godeva della loro fiducia ed esercitava su di loro un forte influsso. Li ingannava con la sua dichiarata simpatia per i poveri e con le sue insinuazioni li spingeva a considerare con sfiducia l’atto di devozione di Maria. Un mormorio si diffuse fra i discepoli: “A che questa perdita? Poiché quest’olio si sarebbe potuto vender caro, e il denaro darlo ai poveri”. Matteo 26:8, 9.SU 422.3

    Quelle parole di critica produssero un profondo dolore in Maria. Si turbò e temette che anche la sorella le rimproverasse la sua generosità. Il Maestro stesso avrebbe potuto giudicarla negativamente per quello spreco. Senza pronunciare una parola di difesa o di scusa, cercò di allontanarsi, ma in quel momento echeggiò la voce del Salvatore: “Perché date noia a questa donna?” Matteo 26:10. Gesù si era accorto che era amareggiata e turbata. Sapeva che in quel gesto aveva espresso la sua riconoscenza per il perdono dei suoi peccati, e le rivolse parole d’incoraggiamento. Alzando la voce sopra i mormorii di critica, Gesù disse: “Ella ha fatto un’azione buona verso di me. Perché i poveri li avete sempre con voi; ma me non mi avete sempre. Poiché costei, versando quest’olio sul mio corpo, l’ha fatto in vista della mia sepoltura”. Matteo 26:10-12.SU 422.4

    Maria aveva versato sul Salvatore vivente quel dono profumato con cui aveva pensato di onorarlo dopo la morte. Diversamente quel profumo soave avrebbe potuto riempire soltanto la tomba, ma in quel momento rallegrava il cuore del Maestro come testimonianza di fede e amore. Giuseppe di Arimatea e Nicodemo non offrirono a Gesù i loro doni mentre era ancora in vita. Con lacrime amare portarono i loro aromi costosi per il suo corpo freddo e incosciente. Le pie donne con i loro aromi fecero inutilmente il viaggio al sepolcro perché Gesù era già risorto. Ma Maria, versando il suo amore sul Salvatore mentr’Egli era in vita, lo ungeva in vista della sua sepoltura. Gesù si avvicinò all’ora oscura della grande prova consolato dal ricordo di quel dono, anticipazione dell’amore che i credenti gli avrebbero manifestato per l’eternità.SU 423.1

    Molti portano ai morti i loro doni preziosi e pronunciano parole di affetto sulle tombe fredde e mute. Tenerezza, apprezzamento e riconoscenza vengono così manifestati verso coloro che non vedono e non sentono. Molto meglio sarebbe se queste parole fossero dette a coloro che ne hanno tanto bisogno, quando l’orecchio può udire e il cuore sentire.SU 423.2

    Maria non si rese conto del pieno significato del suo atto di amore e non poté rispondere ai suoi accusatori. Non sapeva spiegare perché avesse scelto quell’occasione per ungere Gesù. Lo Spirito Santo l’aveva ispirata ed ella aveva ubbidito. L’ispirazione non fornisce spiegazioni. Una presenza invisibile parla alla mente e allo spirito e spinge il cuore all’azione, senza dare alcuna spiegazione al di fuori della sua stessa presenza. Spiegando a Maria il valore del suo dono, Gesù le restituì più di quanto aveva ricevuto. “Poiché costei, versando quest’olio sul mio corpo, l’ha fatto in vista della mia sepoltura”. Come il vaso di alabastro era stato rotto e aveva riempito la casa del suo profumo, così sarebbe successo anche al corpo del Cristo che, dopo la sua risurrezione, avrebbe diffuso il suo profumo in tutta la terra. “Cristo vi ha amati e ha dato se stesso per noi in offerta e sacrificio a Dio, qual profumo d’odor soave”. Efesini 5:2.SU 423.3

    Gesù disse: “In verità vi dico che per tutto il mondo, dovunque sarà predicato questo evangelo, anche quello che costei ha fatto, sarà raccontato in memoria di lei”. Matteo 26:13. Il Maestro, contemplando il futuro, affermò con assoluta certezza che il Vangelo si sarebbe diffuso in tutto il mondo, e facendo conoscere il dono spontaneo di Maria avrebbe trasmesso consolazione e benedizione. I regni sarebbero sorti e caduti, i nomi dei re e dei conquistatori dimenticati, ma il gesto di quella donna sarebbe rimasto per sempre nel racconto della storia sacra. Per sempre il vaso di alabastro infranto avrebbe raccontato il grande amore di Dio per i peccatori. Il dono di Maria era in radicale contrasto con quello che Giuda stava macchinando. Gesù avrebbe potuto dare una dura lezione a colui che aveva sparso il seme del dubbio nelle menti dei discepoli e giustamente egli sarebbe stato accusato. Colui che legge le intenzioni del cuore e comprende ogni azione avrebbe potuto far conoscere a tutti i presenti i retroscena dell’esperienza di Giuda. Sarebbe stato rivelato il pretesto addotto dal traditore che, invece di simpatizzare con i poveri, si prendeva il denaro offerto per loro. Tutti si sarebbero indignati ascoltando quello che aveva fatto per opprimere la vedova, l’orfano e il lavoratore. Ma se Gesù avesse smascherato Giuda, gli avrebbe offerto un pretesto per il tradimento. E, sebbene accusato di furto, avrebbe potuto ancora riscuotere della simpatia anche fra i discepoli. Il Salvatore non lo rimproverò perché non avesse alcuna scusa per il suo tradimento.SU 423.4

    Gesù, solo con il suo sguardo, fece comprendere a Giuda che aveva smascherato la sua ipocrisia e che conosceva il suo carattere spregevole e venale. Lodando l’azione di Maria, Gesù aveva implicitamente rimproverato chi l’aveva criticata. Era la prima volta che il Salvatore rimproverava Giuda. Ma quel rimprovero bruciò nel suo cuore ed egli decise di vendicarsi. Alla fine del pranzo si recò al palazzo del sommo sacerdote, dove era riunito il consiglio, e si offrì di consegnare Gesù nelle loro mani.SU 424.1

    Questa offerta rallegrò moltissimo i sacerdoti. Era stato concesso loro il privilegio di ricevere Gesù come Salvatore, senza denaro e senza prezzo, ma essi respinsero quel dono prezioso frutto dell’amore; respinsero quella salvezza, più preziosa dell’oro, comprarono il loro Signore per trenta sicli d’argento.SU 424.2

    Giuda aveva ceduto talmente all’avarizia, che ogni tratto del suo carattere ne era stato deturpato. Criticò il dono di Maria. Gli dispiaceva che il Salvatore ricevesse il dono che si faceva ai re terreni. E infine, per una somma molto inferiore al costo del vaso d’olio profumato, tradì il suo Signore. Gli altri discepoli non erano come Giuda. Amavano il loro Salvatore, però non apprezzavano adeguatamente il suo nobile carattere. Se avessero compreso meglio la sua missione, non avrebbero mai considerato nessun dono per lui come una perdita. I magi d’Oriente, pur avendo una scarsa conoscenza di Gesù, si resero conto maggiormente degli onori che gli erano dovuti. Portarono al Salvatore i loro doni preziosi e si inchinarono davanti a colui che era soltanto un bimbo, deposto in una mangiatoia.SU 424.3

    Gesù apprezza gli atti gentili. Egli benedice tutti coloro che fanno qualcosa in suo favore: non disdegna il fiore raccolto da un bambino, espressione del suo amore; accetta le offerte dei bimbi e benedice i donatori, scrivendo i loro nomi nel libro della vita. Nelle Scritture si ricorda Maria che unse Gesù, e questo atto la distingue dalle altre donne che portano lo stesso nome. Le manifestazioni di amore e rispetto per Gesù sono una dimostrazione della fede in lui come Figlio di Dio. Lo Spirito Santo cita questi atti come segno di fedele servizio cristiano. Così si parla della vedova: “Quando sia conosciuta per le sue buone opere: per avere allevato figliuoli, esercitato l’ospitalità, lavato i piedi ai santi, soccorso gli afflitti, concorso ad ogni opera buona”. 1 Timoteo 5:10.SU 425.1

    Gesù si rallegrò per il premuroso desiderio di Maria di fare la volontà del suo Signore e accettò quella manifestazione di affetto che i discepoli erano incapaci di comprendere. Il desiderio di Maria di rendere un servizio al suo Signore aveva per Gesù un maggior valore di tutti i profumi preziosi perché esprimeva il suo amore per il Redentore del mondo. L’amore per il Cristo l’aveva motivata e la pura bellezza del carattere del Maestro riempiva il suo spirito. Quell’unzione era un simbolo del suo cuore, la manifestazione di un amore traboccante, nutrito dalla grazia divina.SU 425.2

    Il gesto di Maria insegnava ai discepoli che Gesù gradiva le espressioni del loro amore. Egli aveva rappresentato tutto per loro ed essi non si rendevano conto che ben presto sarebbero stati privati della sua presenza e non avrebbero potuto manifestargli gratitudine per il suo grande amore. I discepoli non compresero mai pienamente il sacrificio di Gesù: era solo, lontano dal cielo, per compiere la sua missione terrena. Egli era spesso rattristato perché i discepoli non gli manifestavano tutti i loro sentimenti. Sapeva che se anche essi avessero accolto pienamente l’influsso divino, non avrebbero trovato doni abbastanza preziosi per manifestargli il loro affetto.SU 425.3

    Solo più tardi si resero conto di tutte le volte in cui avevano trascurato di comunicare a Gesù la loro riconoscenza mentre Egli era ancora fra loro. Quando Gesù li lasciò, si sentirono come pecore senza pastore e si rammaricarono per l’affetto che non gli avevano dimostrato. Allora non disprezzarono più Maria ma se stessi e si pentirono di aver detto che i poveri meritavano di ricevere quel dono più di Gesù. Pensavano a questo quando deposero dalla croce il corpo ferito del loro Signore.SU 425.4

    Il mondo oggi ha le stesse necessità. Pochissimi apprezzano ciò che il Cristo è per loro. Se lo facessero, manifesterebbero il grande amore di Maria e l’olio diffonderebbe liberamente il suo profumo. Il prezzo di quell’olio non sarebbe più considerato una perdita. Nessun dono per Gesù è troppo costoso, nessun sacrificio e rinuncia, sopportati per amore suo, sono eccessivi.SU 425.5

    Le parole indignate: “A che questa perdita?”, ricordarono a Gesù il più grande sacrificio: il dono di se stesso per la salvezza di un mondo perduto. Il Signore è stato così generoso con la famiglia umana che non avrebbe potuto fare di più. Donando Gesù, Dio accordò tutto il cielo. Dal punto di vista umano questo sacrificio fu una perdita inutile; per la ragione umana tutto il piano della salvezza è uno spreco di amore e mezzi. Noi beneficiamo sempre della rinuncia e del sacrificio compiuti con gioia dalla divinità. Gli angeli guardano con stupore gli uomini che rifiutano di accettare quell’amore illimitato manifestato in Cristo, capace di nobilitarli e arricchirli. Veramente possono esclamare: “A che questa perdita?”SU 426.1

    Ma la salvezza di un mondo perduto doveva essere abbondante e completa. Il sacrificio di Gesù doveva essere più che sufficiente per ogni uomo, senza limitarsi unicamente a coloro che avrebbero accettato quel grande dono. Sebbene non tutti gli uomini saranno salvati perché non tutti accetteranno, il piano della salvezza non è una perdita. La salvezza è sufficiente e abbondante.SU 426.2

    Simone fu colpito dalla critica di Giuda per il dono di Maria e la condivise. Fu anche sorpreso per l’atteggiamento di Gesù e si sentì offeso nel suo orgoglio farisaico. Sapeva che molti dei suoi ospiti diffidavano di Gesù e pensò: “Costui, se fosse profeta, saprebbe chi e quale sia la donna che lo tocca; perché è una peccatrice”. Luca 7:39.SU 426.3

    Gesù aveva salvato Simone da una terribile malattia e in quel momento egli si chiedeva se il Salvatore fosse veramente profeta. Questo fariseo dubitava perché Gesù permetteva che quella donna si avvicinasse a lui, perché non la respingeva per i suoi grandi peccati e perché non dimostrava di rendersi conto che era una peccatrice. Pensava che se Gesù avesse conosciuto la vita di quella donna non le avrebbe neppure permesso di toccarlo.SU 426.4

    Simone aveva questi pensieri perché non conosceva intimamente Dio e Gesù. Non aveva compreso che il Figlio di Dio si comporta come il Padre con compassione, tenerezza e misericordia. Non si rese conto del pentimento di Maria. Il suo cuore duro non gli consentiva di sopportare quei baci e quell’olio. Pensò che Gesù, come profeta, avrebbe dovuto riconoscere i peccatori e respingerli.SU 426.5

    Il Salvatore rispose a quel pensiero inespresso dicendo: “Simone, ho qualcosa da dirti. Un creditore avea due debitori; l’uno gli dovea cinquecento denari e l’altro cinquanta. E non avendo essi di che pagare, condonò il debito ad ambedue. Chi di loro dunque l’amerà di più? Simone, rispondendo, disse: Stimo sia colui al quale ha condonato di più. E Gesù gli disse: Hai giudicato rettamente”. Luca 7:40-43.SU 426.6

    Come il profeta Natan con Davide, Gesù espresse il suo rimprovero in forma di parabola e lasciò che il padrone di casa pronunciasse la sentenza. Simone disprezzava quella donna, del cui peccato anch’egli era responsabile e a cui aveva fatto del male. La parabola dei due debitori rappresenta Simone e la donna. Gesù non voleva insegnare che quelle due persone dovevano essere riconoscenti in misura diversa; infatti nessuno di loro poteva pagare il proprio debito di gratitudine. Ma Simone si sentiva più giusto di Maria e Gesù voleva che si rendesse conto della gravità della sua colpa. Voleva dimostrare che il suo peccato era più grande, come è più grande un debito di cinquecento denari di uno di cinquanta.SU 427.1

    Simone cominciò a capire. Si accorse che colui che considerava più di un profeta conosceva Maria e ne apprezzava l’amore e la devozione. Si sentì confuso davanti a quell’Essere superiore.SU 427.2

    Gesù continuò: “Io sono entrato in casa tua, e tu non m’hai dato dell’acqua ai piedi; ma ella mi ha rigato i piedi di lagrime e li ha asciugati co’ suoi capelli. Tu non m’hai dato alcun bacio; ma ella, da che sono entrato, non ha smesso di baciarmi i piedi”. Luca 7:44, 45. Gesù ricordò a Simone le occasioni che aveva avuto di manifestargli il suo amore e la sua riconoscenza per la guarigione. Con delicatezza fece anche comprendere ai suoi discepoli che è triste trascurare di manifestargli la propria riconoscenza con parole e gesti d’amore.SU 427.3

    Colui che conosce i cuori comprese il movente dell’atto di Maria e comprese anche lo spirito che animava le parole di Simone. Disse: “Vedi questa donna?” Luca 7:44. È una peccatrice. “Le sono rimessi i suoi molti peccati, perché ha molto amato; ma colui a cui poco è rimesso, poco ama”. Luca 7:47.SU 427.4

    Con la sua freddezza e la sua trascuratezza verso il Salvatore, Simone rivelava di apprezzare poco la misericordia di cui era stato oggetto. Aveva voluto onorare Gesù invitandolo a casa sua, ma le parole del Maestro gli avevano permesso di conoscere quello che animava il suo cuore. Aveva creduto di leggere nel cuore del suo ospite, ma in realtà era stato il suo ospite a leggere nel suo. Si rese conto che Gesù aveva pronunciato su di lui un giudizio corretto e che la sua religione si riduceva a un conformismo farisaico. Aveva disprezzato la misericordia di Gesù e non lo aveva riconosciuto come il rappresentante di Dio. Maria era una peccatrice perdonata, mentre egli non aveva ancora ricevuto il perdono dei suoi peccati. La regola inflessibile di giustizia che aveva voluto applicare contro la donna, si era ritorta contro di lui.SU 427.5

    La bontà di Gesù, che non gli rivolse un pubblico rimprovero, toccò il cuore di Simone. Egli non fu trattato come avrebbe voluto che fosse trattata Maria. Vide che Gesù non voleva svergognarlo di fronte agli altri, ma solo convincerlo e conquistarne il cuore con amorevole compassione. Un serio rimprovero avrebbe indurito il cuore di Simone, mentre un dolce avvertimento lo convinse del suo errore. Vide la grandezza del suo debito nei confronti del Signore; il suo orgoglio fu umiliato, si pentì e divenne un discepolo umile e consacrato.SU 428.1

    Maria era considerata una grande peccatrice, ma Gesù conosceva le circostanze in cui si era trovata. Avrebbe potuto spegnere ogni barlume di speranza nella sua anima, ma si guardò bene dal farlo. L’aveva sollevata dalla disperazione e dalla rovina. Per sette volte aveva rimproverato i demoni che controllavano il suo cuore e la sua mente; ella aveva udito le preghiere di Gesù rivolte al Padre in suo favore. Si rese conto di quanto grave fosse il peccato davanti all’immacolata purezza di Gesù e grazie alla sua forza ottenne la vittoria.SU 428.2

    Sebbene agli occhi umani il suo caso apparisse disperato, Gesù vide in Maria la possibilità di fare il bene e ne scorse i tratti migliori del carattere. Il piano della salvezza offriva agli uomini grandi possibilità, che si stavano attuando in Maria, che mediante la grazia diventava partecipe della natura divina. Maria, che aveva sbagliato e aveva accolto dei demoni, era molto vicina al Salvatore nel discepolato e nel ministero. Si era seduta ai suoi piedi e aveva imparato da lui; aveva versato sul suo capo l’olio prezioso e aveva bagnato i suoi piedi di lacrime. Rimase anche accanto alla croce e seguì il Salvatore fino alla tomba. Fu la prima a correre al sepolcro dopo la sua risurrezione e la prima ad annunciare che il Salvatore era risorto.SU 428.3

    Gesù conosce la situazione di ognuno. Forse sei un peccatore, un grande peccatore, ma quanto più lo sei, tanto più hai bisogno di Gesù. Egli non respinge mai un’anima addolorata e pentita. Egli non racconta a nessuno tutto ciò che potrebbe far conoscere, ma esorta ogni essere turbato ad avere coraggio. Perdona volentieri tutti coloro che si rivolgono a lui per implorare misericordia e riconciliazione.SU 428.4

    Gesù potrebbe ordinare agli angeli del cielo di versare la coppa della sua collera sul nostro mondo e distruggere i nemici di Dio. Potrebbe cancellare la macchia scura che questo mondo rappresenta nel suo universo, ma non lo fa. Accanto all’altare dei profumi, presenta a Dio le preghiere di coloro che invocano il suo aiuto.SU 428.5

    Gesù difende dalle accuse coloro che si rivolgono a lui in cerca di rifugio. Nessun uomo e nessun agente di Satana possono accusare queste anime. Gesù le unisce alla sua natura umana e divina. Esse sono accanto a colui che ha preso su di sé i peccati dell’umanità e sono circondate dalla luce che viene emanata dal trono di Dio. “Chi accuserà gli eletti di Dio? Iddio è quel che li giustifica. Chi sarà quel che li condanni? Cristo Gesù è quel che è morto; e, più che questo, è risuscitato; ed è alla destra di Dio; ed anche intercede per noi”. Romani 8:33, 34.SU 429.1

    Larger font
    Smaller font
    Copy
    Print
    Contents