Capitolo 20: “Se non vedete segni e miracoli”
I galilei che erano stati a Gerusalemme per la Pasqua, al ritorno raccontarono le opere straordinarie compiute da Gesù. In Galilea si venne anche a sapere quale giudizio i capi di Gerusalemme avevano pronunciato su quelle opere. Molti ebrei si lamentavano degli abusi compiuti nel tempio e dell’arroganza dei sacerdoti. Speravano che quell’uomo, che aveva messo in difficoltà i capi, fosse l’atteso liberatore. Si era aggiunta anche una notizia che sembrava confermare quelle radiose speranze: quel profeta aveva detto di essere il Messia.SU 137.1
Ma gli abitanti di Nazaret non credevano in lui. Per questa ragione Gesù non passò da Nazaret nel suo viaggio verso Cana. Il Salvatore disse ai discepoli che nessun profeta è onorato nella sua patria. Gli uomini generalmente giudicano dall’apparenza. Così il Cristo veniva giudicato, da quegli uomini dalla mente ottusa e superficiale, in base alla sua umile nascita, alla semplicità dell’abbigliamento e al suo tipo di lavoro. Essi erano incapaci di apprezzare la purezza di quel carattere privo di ogni traccia di peccato.SU 137.2
La notizia del ritorno di Gesù a Cana si diffuse rapidamente in tutta la Galilea, offrendo speranze ai miseri e agli afflitti. A Capernaum questa notizia giunse alle orecchie di un nobile giudeo, ufficiale del re, il cui figlio era affetto da una malattia apparentemente incurabile. I medici già disperavano; ma questo padre, avendo sentito parlare di Gesù, decise di chiedergli aiuto. Il bambino era così grave che si temeva non potesse vivere fino al ritorno del padre; tuttavia egli ritenne necessario presentare personalmente il caso, sperando che le preghiere di un padre avrebbero commosso il grande Medico.SU 137.3
Arrivato a Cana, l’ufficiale trovò Gesù circondato da una gran folla. Con ansia si fece strada, ma la sua fede vacillò quando si trovò davanti a un uomo vestito con abiti comuni, impolverato e stanco per il viaggio. Dubitò che quell’uomo potesse concedergli ciò che era venuto a cercare; ma parlò con Gesù, gli espose il suo caso e lo supplicò di andare a casa sua. Il Salvatore conosceva la causa di quel dolore in quanto aveva già visto l’afflizione dell’ufficiale prima ancora che questi lasciasse la sua casa.SU 137.4
Sapeva che questo padre lo avrebbe riconosciuto come Messia solo se la sua richiesta fosse stata esaudita. Mentre l’ufficiale aspettava ansioso, Gesù disse: “Se non vedete segni e miracoli, voi non crederete”. Giovanni 4:48.SU 137.5
Nonostante le prove della messianicità di Gesù, quell’ufficiale aveva deciso di far dipendere la sua fede in lui dall’esaudimento della richiesta. Il Salvatore paragonò quella sfiducia dubbiosa alla fede semplice dei samaritani che non avevano chiesto né miracoli né segni. La sua parola, dimostrazione palese della sua divinità, era stata sufficiente per convincere i loro cuori. Il Cristo era addolorato perché i membri del suo popolo, ai quali erano stati affidati gli oracoli divini, non riconoscevano la voce di Dio che parlava loro attraverso suo Figlio.SU 138.1
Ma l’ufficiale aveva un po’ di fede, per questo era venuto a chiedere ciò che considerava la benedizione più preziosa. Ma Gesù poteva concedergli un dono ancora più grande; non desiderava soltanto guarire il fanciullo, ma far beneficiare l’ufficiale e la sua casa delle benedizioni della salvezza, accendere una luce in Capernaum, cittadina che presto sarebbe diventata il centro del suo lavoro. Ma quell’ufficiale, prima di desiderare la grazia del Cristo, doveva rendersi conto di che cosa aveva bisogno. Quell’uomo assomigliava a molti israeliti che si interessavano di Gesù per motivi egoistici. Essi speravano di ricevere qualche vantaggio dalla sua potenza ed erano disposti a credere solo se le loro richieste venivano soddisfatte; ignoravano però la loro malattia spirituale e non sentivano alcuna necessità della grazia di Dio.SU 138.2
Le parole del Salvatore illuminarono il cuore dell’ufficiale. Egli comprese che cercava Gesù per un motivo egoistico e, sentendo la fede vacillare, temette che il suo dubbio potesse costargli la vita del figlio. Si rese conto di trovarsi alla presenza di chi poteva leggere i suoi pensieri e al quale tutto era possibile. Con il cuore stretto dall’angoscia gridò: “Signore, scendi prima che il mio bambino muoia”. Giovanni 4:49. Si attaccò con forza a Gesù per fede, come Giacobbe che nella lotta con l’angelo aveva esclamato: “Non ti lascerò andare prima che tu m’abbia benedetto!” Genesi 32:26.SU 138.3
E come Giacobbe, vinse. Il Salvatore non si allontana da un’anima che gli grida il suo grande bisogno. E Gesù disse all’ufficiale: “Va’, il tuo figliuolo vive”. Giovanni 4:50. Questo padre se ne andò con una pace e una gioia mai conosciute prima. Era convinto che suo figlio sarebbe guarito e riponeva tutta la sua fiducia in Gesù come Redentore.SU 138.4
In quello stesso momento, coloro che vegliavano il bambino nella sua casa di Capernaum notarono un mutamento repentino e misterioso. L’ombra della morte si era allontanata dal volto del malato. La febbre era cessata, lo sguardo quasi spento si sera ravvivato, il corpo debole ed emaciato aveva ripreso forza. Il bambino non presentava più alcun segno di malattia e si era addormentato tranquillamente. La famiglia ne fu meravigliata e provò una grande gioia.SU 138.5
La distanza fra Cana e Capernaum avrebbe consentito all’ufficiale di tornare a casa la sera stessa, ma egli non si affrettò e giunse a Capernaum solo la mattina successiva. Fu un ritorno straordinario. Quand’egli si era messo alla ricerca di Gesù, aveva il cuore in preda all’angoscia: la luce del sole gli era odiosa e il canto degli uccelli gli sembrava un insulto. Ora i suoi sentimenti erano completamente mutati e vedeva ogni cosa da un altro punto di vista.SU 139.1
Durante il viaggio, nelle quiete ore del mattino, sembrava che tutta la natura intonasse con lui un inno di lode al Creatore. Quando era ancora lontano da casa, gli vennero incontro alcuni suoi servitori, pensando di porre fine alle sue ansietà. Egli non mostrò alcuna sorpresa ma chiese solo — curiosità che a loro parve strana — a che ora il figlio fosse migliorato. Essi risposero: “Ieri, all’ora settima, la febbre lo lasciò”. Giovanni 4:52. Nel momento stesso in cui la fede del padre si era appoggiata sulla promessa di Gesù, l’amore divino aveva toccato il bambino morente.SU 139.2
Il padre corse per riabbracciare il figlio. Lo strinse al cuore come se gli fosse stato reso dai morti e non si stancò di ringraziare Dio per quella guarigione miracolosa.SU 139.3
Quell’ufficiale desiderava conoscere meglio il Cristo. Più tardi, avendo avuto l’occasione di udire i suoi insegnamenti, si schierò con tutti i suoi tra le file dei discepoli. La prova aveva avuto come risultato la conversione dell’intera famiglia. Ben presto si diffuse la notizia di quel miracolo. A Capernaum, dove Gesù avrebbe compiuto molte delle sue opere potenti, si era aperta la via per la sua missione.SU 139.4
Colui che benedisse l’ufficiale di Capernaum è disposto a benedire anche noi. Ma, come quel padre angosciato, il desiderio di beni terreni ci spinge a cercare Gesù, e noi facciamo dipendere la nostra fiducia dall’esaudimento delle richieste presentate. Il Signore, invece, desidera concederci una benedizione più grande di quella che chiediamo e rimanda la sua risposta perché possiamo vedere il male che c’è nel nostro cuore e il nostro profondo bisogno della sua grazia. Egli desidera che non lo cerchiamo per motivi egoistici. È nostro dovere confidare interamente nel suo amore e confessare la nostra incapacità e il nostro grande vuoto.SU 139.5
L’ufficiale avrebbe voluto vedere, prima di credere, l’esaudimento della preghiera; ma fu costretto ad accettare la parola di Gesù perché la sua richiesta fosse ascoltata e la grazia concessa. Anche noi dobbiamo imparare la stessa lezione. Non dobbiamo aspettare, per credere, di vedere o sentire che Dio ci ascolta. Dobbiamo confidare nelle sue promesse. Dio accoglie ogni nostra preghiera quando ci avviciniamo a lui con fede. Quando abbiamo chiesto un favore, dobbiamo credere che lo riceveremo e ringraziarlo per il suo esaudimento. Svolgiamo i nostri compiti, sicuri che la benedizione chiesta sarà concessa al momento più opportuno. Quando avremo imparato ad agire così, potremo essere certi che le nostre preghiere saranno esaudite. Dio farà per noi “infinitamente al di là di quel che domandiamo o pensiamo”, “secondo le ricchezze della sua gloria”, e “l’immensità della sua potenza”. Efesini 3:20, 16; 1:19.SU 139.6