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Gli uomini che vinsero un impero

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    Capitolo 29: Un accorato messaggio d’avvertimento

    La prima epistola alla chiesa di Corinto fu scritta dall’apostolo Paolo durante gli ultimi giorni del suo soggiorno a Efeso. Per nessun’altra chiesa egli sentì un più profondo interesse e nessun altro si adoperò così instancabilmente come per la chiesa di Corinto. Per un anno e mezzo Paolo aveva lavorato tra i credenti di questa chiesa, indicando il Salvatore crocifisso e risorto come il solo mezzo di salvezza e esortando ad avere fiducia nella potenza trasformatrice della sua grazia. Prima di accettare come membri della chiesa coloro che professavano il cristianesimo, egli aveva avuto l’accuratezza di dare loro una speciale istruzione circa i privilegi e i doveri del credente cristiano, aiutandoli ad essere fedeli ai loro voti battesimali.UVI 187.1

    Paolo aveva un acuto senso del conflitto che ogni persona deve affrontare con gli angeli del male che cercano continuamente di ingannare e intrappolare le loro vittime. Egli aveva lavorato senza posa per rafforzare e confermare coloro che erano giovani nella fede. L’apostolo li aveva supplicati di consacrarsi completamente a Dio, perché sapeva che quando l’anima non è interamente sottomessa, il peccato non è abbandonato, gli appetiti e le passioni ancora lottano per il dominio, e le tentazioni confondono la coscienza.UVI 187.2

    La sottomissione deve essere totale. Qualsiasi anima debole, dubbiosa e in conflitto che si sottomette interamente al Signore, è messa in diretto contatto con gli agenti che la rendono capace di vincere. Il cielo è vicino ad essa e angeli compassionevoli la sostengono e l’assistono in ogni momento di prova e di bisogno.UVI 187.3

    I membri della chiesa di Corinto erano circondati dall’idolatria e dalla sensualità nelle sue forme più attraenti. Mentre l’apostolo era con loro, questi influssi ebbero poco dominio sulle loro menti. La salda fede di Paolo, le sue ferventi preghiere e le sue ardenti parole di istruzione, e soprattutto la sua condotta, li aveva aiutati a rinunciare a se stessi per amore di Cristo, piuttosto che gioire dei piaceri del peccato.UVI 187.4

    Dopo la partenza di Paolo sorsero dei problemi. La zizzania che era stata seminata dal nemico apparve in mezzo al grano, e iniziò a manifestare i suoi malvagi frutti. Questo fu un periodo di severa prova per la chiesa di Corinto. L’apostolo non era più con loro ad alimentarne lo zelo e ad assisterli nei loro sforzi di vivere in armonia con Dio. E a poco a poco essi divennero negligenti e indifferenti: tale atteggiamento permise che i loro desideri naturali e le loro inclinazioni avessero il sopravvento. La persona che li aveva esortati ad alti ideali di purezza e giustizia non era più con loro. Non pochi di quelli che al tempo della loro conversione avevano abbandonato le loro malvagie abitudini, ritornarono ai degradanti peccati del paganesimo.UVI 187.5

    Paolo aveva scritto brevemente alla chiesa, raccomandando un’aperta dissociazione dai membri che persistevano in una condotta dissoluta. Molti dei credenti divagarono sulle sue parole, pervertirono il loro significato e si giustificarono per aver trascurato le sue istruzioni.UVI 188.1

    La chiesa aveva inviato a Paolo una lettera, richiedendo consiglio per risolvere alcune questioni ma tralasciando di riferire i gravi peccati che esistevano nella comunità. L’apostolo comunque fu potentemente convinto dallo Spirito Santo che il vero stato della chiesa era stato celato, e che questa lettera era un tentativo di spingerlo a dichiarazioni che i destinatari avrebbero poi utilizzato per giustificare il loro comportamento.UVI 188.2

    Durante questo periodo giunsero a Efeso membri della casa di Cloe, una famiglia cristiana di alta reputazione in Corinto. Paolo chiese loro circa l’andamento delle cose, ed essi riferirono che la chiesa era divisa. I dissensi che avevano prevalso al tempo della visita di Apollo erano aumentati sempre più. Falsi insegnanti stavano guidando i membri a disprezzare le istruzioni di Paolo. Le dottrine e i precetti del Vangelo erano stati pervertiti. Orgoglio, idolatria e sensualità stavano costantemente aumentando tra coloro che una volta erano stati zelanti testimoni dei princìpi cristiani.UVI 188.3

    Quando questo quadro fu presentato, Paolo vide che i suoi peggiori timori si erano avverati. Ma non per questo pensò che la sua opera era stata un fallimento. “Fra le lacrime e con molta angoscia” chiese consiglio a Dio. 2 Corinzi 2:4. Volentieri egli avrebbe immediatamente visitato Corinto, se questo fosse stato il più saggio modo di agire. Ma sapeva che, nella loro presente condizione, i credenti non avrebbero beneficiato dei suoi tentativi. Perciò mandò Tito per preparare la via a una sua visita personale. Poi, abbandonando tutti i suoi personali sentimenti sulla condotta di quelli che rivelavano una così strana perversione, l’apostolo ispirato da Dio scrisse alla chiesa di Corinto una delle epistole più ricche, più istruttive e più efficaci.UVI 188.4

    Egli procedette a rispondere con eccezionale chiarezza alle varie questioni che la chiesa aveva sollevato, e a indicare i princìpi generali, che se accettati, li avrebbero giudati a un più alto livello spirituale. Essi erano in pericolo, e Paolo non poté sopportare il pensiero di fallire in questo momento critico. Egli intendeva raggiungere i loro cuori, avvertendoli dei pericoli e rimproverandoli per i loro peccati. Di nuovo indicò loro Cristo e cercò di ravvivare il fervore della loro prima devozione.UVI 188.5

    L’apostolo rivelò il suo grande amore per i credenti di Corinto nei teneri saluti che mandò loro. Egli parlò dell’esperienza della loro conversione dall’idolatria all’adorazione e al servizio del vero Dio. Rammentò loro i doni dello Spirito Santo che essi avevano ricevuto e mostrò che era loro privilegio fare continui progressi nella vita cristiana fino al momento in cui avrebbero raggiunto la purezza e la santità di Cristo. “Siete stati arricchiti in ogni cosa — scrisse Paolo -, in ogni dono di parola e in ogni conoscenza, essendo stata la testimonianza di Cristo confermata tra voi; in guisa che non difettate d’alcun dono, mentre aspettate la manifestazione del Signor nostro Gesù Cristo, il quale anche vi confermerà sino alla fine, onde siate irreprensibili nel giorno del nostro Signor Gesù Cristo”. 1 Corinzi 1:5-8 (Luzzi).UVI 189.1

    Paolo parlò apertamente dei dissensi sorti nella chiesa di Corinto ed esortò i membri a cessare ogni contesa. Egli scrisse: “Fratelli, io v’esorto, per il nome del nostro Signor Gesù Cristo, ad aver tutti un medesimo parlare, e a non aver divisioni fra voi, ma a stare perfettamente uniti in una medesima mente e in un medesimo sentire”. 1 Corinzi 1:10 (Luzzi).UVI 189.2

    L’apostolo si sentì libero di menzionare come e chi l’aveva informato circa le divisioni nella chiesa. “Fratelli miei, m’è stato riferito intorno a voi da quei di casa Cloe, che vi son fra voi delle contese”. 1 Corinzi 1:11 (Luzzi).UVI 189.3

    Paolo fu un apostolo ispirato. Le verità che insegnò ad altri le aveva ricevute mediante rivelazione; tuttavia, non tutte le volte Dio gli rivelò direttamente la condizione del suo popolo. In questo caso furono delle persone interessate alla prosperità della chiesa in Corinto, persone che avevano visto i mali dilaganti in essa, che presentarono la situazione all’apostolo. Grazie alle rivelazioni divine che aveva precedentemente ricevuto, Paolo fu pronto a giudicare il carattere di questi sviluppi. Anche se Dio non aveva dato alcuna nuova rivelazione di quello speciale momento, coloro che veramente cercavano la luce accettarono il suo messaggio come se fosse stato dato loro da Cristo. Il Signore aveva mostrato a Paolo le difficoltà e i pericoli che sarebbero sorti nelle chiese, e quando questi mali si manifestarono, l’apostolo riconobbe il loro significato. Egli era stato chiamato per difendere la chiesa. Doveva aver cura delle anime come uno che deve rendere conto a Dio. Non era forse giusto e sensato che lui conoscesse l’anarchia e le divisioni esistenti tra loro? La nostra risposta a questo interrogativo non può che essere affermativa. Il rimprovero che egli mandò alla chiesa era stato scritto sotto l’ispirazione di Dio tanto quanto qualsiasi altra sua epistola.UVI 189.4

    L’apostolo non menzionò i falsi insegnanti che stavano cercando di distruggere i frutti del suo lavoro. A causa dell’oscurità e delle divisioni esistenti nella chiesa, egli saggiamente cercò di non irritarli con tali riferimenti, per timore di allontanare totalmente dalla verità alcuni di loro. Richiamò la loro attenzione sull’opera che aveva compiuto tra loro, come l’opera di un “savio architetto” che aveva posto le fondamenta sulle quali altri dovevano continuare a costruire. Affermando ciò, egli non esaltò se stesso. “Noi siamo collaboratori di Dio”. 1 Corinzi 3:9, 10 (Luzzi). Paolo non reclamò una propria saggezza, ma riconobbe che solo la potenza divina lo aveva abilitato a presentare la verità in maniera gradita a Dio. Unito a Cristo, il più grande di tutti gli insegnanti, Paolo era stato preparato a comunicare lezioni di divina sapienza, lezioni che incontravano le necessità di tutte le classi, e che dovevano essere applicate in ogni tempo, in qualsiasi luogo e circostanza.UVI 190.1

    Uno dei mali più seri che era dilagato tra i credenti di Corinto era quello che molti erano ritornati ai depravati costumi del paganesimo. Un ex convertito si era così perso che la sua condotta era una violazione persino della più bassa moralità del mondo gentile. L’apostolo supplicò la chiesa di allontanare da essa quel “malvagio”. Disse loro: “Non sapete voi che un po’ di lievito fa lievitare tutta la pasta? Purificatevi dal vecchio lievito, affinché siate una nuova pasta, come già siete senza lievito”. 1 Corinzi 5:12, 6, 7 (Luzzi).UVI 190.2

    Un altro grande male che affliggeva la chiesa era che alcuni fratelli portavano le loro cause contro altri fratelli dinanzi ai tribunali. Abbondanti provvedimenti erano stati presi per risolvere le difficoltà fra credenti. Cristo stesso aveva dato chiare istruzioni circa la soluzione di tali problemi. Il Salvatore aveva consigliato: “Se il tuo fratello ha peccato contro di te, va’ e riprendilo fra te e lui solo. Se t’ascolta, avrai guadagnato il tuo fratello; ma, se non t’ascolta, predi teco ancora una o due persone, affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni. E se rifiuta d’ascoltarli, dillo alla chiesa; e se rifiuta di ascoltare anche la chiesa, siate come il pagano e il pubblicano. Io vi dico in verità che tutte le cose che avrete sciolto sulla terra, saranno sciolte nel cielo”. Matteo 18:15-18 (Luzzi).UVI 190.3

    Paolo indirizzò parole di rimprovero ai credenti di Corinto che avevano dimenticato questo chiaro consiglio. “Ardisce alcun di voi — egli chiese -, quando ha una lite con un altro, chiamarlo in giudizio dinanzi agli ingiusti anziché dinanzi ai santi? Non sapete voi che ai santi giudicheranno il mondo? E se il mondo è giudicato da voi, siete voi indegni di giudicar delle cose minime? Non sapete voi che giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare delle cose di questa vita! Quando dunque avete da giudicar di cose di questa vita, costituitene giudici quelli che sono i meno stimati nella chiesa. Io dico questo per farvi vergogna. Così non v’è egli tra voi neppure un savio che sia capace di pronunziare un giudizio fra un fratello e l’altro? Ma il fratello processa il fratello, e lo fa dinanzi agl’infedeli. Certo è già in ogni modo un vostro difetto l’aver fra voi dei processi. Perché non patite piuttosto qualche torto? Perché non patite piuttosto qualche danno? Invece, siete voi che fate torto e danno; e ciò a dei fratelli. Non sapete voi che gli ingiusti non erederanno il regno di Dio?” 1 Corinzi 6:1-9 (Luzzi).UVI 190.4

    Satana sta costantemente cercando di introdurre tra il popolo di Dio diffidenza, divisione e malizia. Noi saremo spesso tentati di pensare che i nostri diritti ci sono negati, anche quando questo pensiero non corrisponde alla realtà. Coloro che amano se stessi più di Cristo e della sua causa, daranno priorità ai propri interessi, ed escogiteranno qualsiasi espediente per proteggerli. Anche molti che in apparenza sembrano essere cristiani coscienziosi sono limitati dall’orgoglio e dall’egoismo. Tali persone trascurano di recarsi privatamente da quelli che pensano siano in errore, dal parlare loro con lo spirito di Cristo e dal pregare insieme l’uno per l’altro. Pensando di aver subìto un torto dai loro fratelli, alcuni si appellano ai tribunali invece di seguire la regola che il Salvatore ci ha insegnato.UVI 191.1

    I cristiani non dovrebbero appellarsi a tribunali civili per sistemare le divergenze che possono sorgere tra membri di chiesa. Tali divergenze dovrebbero essere risolte tra loro o tramite la chiesa, in armonia con l’istruzione di Cristo. Anche se fosse compiuta un’ingiustizia, il seguace dell’umile e modesto Gesù patirà “qualche danno” piuttosto che rendere manifesti dinanzi al mondo i peccati dei fratelli di chiesa.UVI 191.2

    Processi legali tra fratelli sono un vergogna per la causa della verità. I cristiani che ricorrono ai tribunali l’uno contro l’altro espongono la chiesa alla derisione dei suoi nemici e assicurano il trionfo delle forze delle tenebre. Essi crocifiggono di nuovo Cristo e lo espongono a infamia. Ignorando l’autorità della chiesa, mostrano disprezzo per Dio, che ha dato alla chiesa la sua autorità.UVI 191.3

    In questa lettera ai Corinzi, Paolo cercò di mostrare loro che la potenza di Cristo poteva liberarli dal male. Lui sapeva che se essi si fossero attenuti alle condizioni spiegate avrebbero ottenuto forza divina dall’Onnipotente. Perciò si sforzò di aiutarli a liberarsi dalla schiavitù del peccato e di assisterli a procacciare la santità, nel timore di Dio. Egli enfatizzò i diritti che Cristo aveva su loro dal momento che si erano convertiti e avevano consacrato a lui la loro vita. “Voi siete di Cristo” dichiarò Paolo. “Non appartenete a voi stessi... foste comprati a prezzo; glorificate dunque Dio nel vostro corpo”. 1 Corinzi 3:23; 6:19, 20 (Luzzi).UVI 191.4

    L’apostolo presentò chiaramente il risultato dell’abbandono di una vita pura e santa per seguire le corrotte pratiche del paganesimo. “Non v’illudete — egli scrisse -, né i fornicatori, né gl’idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né i sodomiti, né i ladri, né gli avari, né gli ubriachi, né gli oltraggiatori, né i rapaci erederanno il regno di Dio”. 1 Corinzi 6:9, 10 (Luzzi). Paolo li supplicò di controllare le più basse passioni e gli appetiti pervertiti. “Non sapete voi — egli chiese — che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, il quale avete da Dio?” 1 Corinzi 6:19 (Luzzi).UVI 192.1

    La vita di Paolo rivelava la potenza di una rara saggezza. Egli aveva una elevata capacità intellettuale e di conseguenza un’acuta percezione e un animo particolarmente sensibile. Queste qualità che lo conducevano ad avere un’intima relazione con il suo prossimo, lo resero capace di risvegliare negli altri la loro buona natura e di spingerli a lottare per una vita migliore. Il suo cuore era colmo di ardente amore per i credenti di Corinto. Egli sperava di vederli manifestare una pietà interiore che li avrebbe fortificati contro le tentazioni. L’apostolo sapeva che a ogni passo del cammino cristiano sarebbero stati ostacolati dalle forze di Satana e che ogni giorno avrebbero incontrato conflitti.UVI 192.2

    Essi avrebbero dovuto vigilare contro il ferreo attacco del nemico, avrebbero dovuto abbandonare le loro vecchie abitudini, le inclinazioni naturali, e sempre vegliare in preghiera. Paolo sapeva che le più alte mete cristiane possono essere raggiunte soltanto attraverso molta preghiera e una costante vigilanza, e fu questo che egli cercò di inculcare nelle loro menti. Ma lui sapeva anche che in Cristo crocifisso veniva offerta potenza sufficiente a convertire l’anima e a renderla capace di resistere a tutte le tentazioni di Satana. Con la fede in Dio come loro armatura, con la Parola come loro arma di lotta, essi avrebbero ricevuto una forza interiore che li avrebbe abilitati a vincere gli attacchi del nemico.UVI 192.3

    I credenti di Corinto necessitavano di una più profonda esperienza nelle cose di Dio. Essi non sapevano pienamente cosa significasse contemplare la sua gloria e convertire il proprio carattere. Avevano visto soltanto i primi raggi dell’alba di quella gloria. Il desiderio di Paolo era che essi potessero ricevere nel loro cuore la potenza trasformatrice di Dio. Dovevano continuare a conoscere meglio Colui la cui apparizione è tanto necessaria quanto lo è il sole del mattino. L’esempio e l’insegnamento del Cristo dovevano riflettersi nelle loro esistenze: solo in questo modo i credenti di Corinto avrebbero acquisito quella perfetta fede evangelica che ancora mancava loro!UVI 192.4

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