Capitolo 34: Un sacro ministero
Gli uomini che vinsero un impero
- Contents- Prefazione
- Capitolo 1: Il piano di Dio per la sua chiesa
- Capitolo 2: La preparazione dei dodici
- Capitolo 3: Il grande mandato
- Capitolo 4: La Pentecoste
- Capitolo 5: Il dono dello Spirito
- Capitolo 6: Alla porta del tempio
- Capitolo 7: Un avvertimento contro l’ipocrisia
- Capitolo 8: Davanti al sinedrio
- Capitolo 9: I sette diaconi
- Capitolo 10: Il primo martire cristiano
- Capitolo 11: Il vangelo in Samaria
- Capitolo 12: Da persecutore a perseguitato
- Capitolo 13: Giorni di preparazione
- Capitolo 14: Un cercatore di verità
- Capitolo 15: Liberato dalla prigione
- Capitolo 16: Il vangelo in Antiochia
- Capitolo 17: Messaggeri del vangelo
- Capitolo 18: La predicazione ai pagani
- Capitolo 19: Giudei e gentili
- Capitolo 20: Esaltando la croce
- Capitolo 21: Nelle regioni più lontane
- Capitolo 22: Tessalonica
- Capitolo 23: Berea e Atene
- Capitolo 24: Corinto
- Capitolo 25: Le lettere ai tessalonicesi
- Capitolo 26: Apollo a Corinto
- Capitolo 27: Efeso
- Capitolo 28: Giorni di fatica e di prova
- Capitolo 29: Un accorato messaggio d’avvertimento
- Capitolo 30: Chiamati a raggiungere un ideale più elevato
- Capitolo 31: Il messaggio è ascoltato
- Capitolo 32: Una chiesa generosa
- Capitolo 33: Un lavoro pieno di difficoltà
- Capitolo 34: Un sacro ministero
- Capitolo 35: La salvezza dei giudei
- Capitolo 36: Apostasia in Galazia
- Capitolo 37: L’ultimo viaggio di Paolo a Gerusalemme
- Capitolo 38: Paolo prigioniero
- Capitolo 39: Il processo a Cesarea
- Capitolo 40: Paolo si appella a Cesare
- Capitolo 41: “Per poco non mi persuadi”
- Capitolo 42: Viaggio e naufragio
- Capitolo 43: A Roma
- Capitolo 44: Alla corte di Cesare
- Capitolo 45: Le lettere scritte da Roma
- Capitolo 46: In libertà
- Capitolo 47: L’ultimo arresto
- Capitolo 48: Paolo di fronte a Nerone
- Capitolo 49: L’ultima lettera di Paolo
- Capitolo 50: Condannato a morte
- Capitolo 51: Un fedele pastore al servizio di Cristo
- Capitolo 52: Fedele fino alla morte
- Capitolo 53: Il discepolo che Gesù amava
- Capitolo 54: Un testimone irreprensibile
- Capitolo 55: Trasformato dalla grazia
- Capitolo 56: A Patmos
- Capitolo 57: Il mistero svelato
- Capitolo 58: La chiesa trionfante
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Capitolo 34: Un sacro ministero
Cristo, con la sua vita e i suoi insegnamenti, ha dato un esempio perfetto del ministero altruistico che ha origine in Dio. Dio non vive per se stesso ma provvede al sostenimento di tutte le cose. Fin dalla creazione del mondo si è impegnato in un servizio altruistico. “Egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. Matteo 5:45 (Luzzi). Questo è il ministero ideale che il Padre ha affidato al Figlio. A Gesù fu dato il compito di guidare l’umanità e di insegnare con l’esempio cosa significa servire. La sua intera vita fu sottoposta alla legge del servizio. Egli servì l’uomo e si prodigò affinché le sue esigenze fossero soddisfatte.UVI 226.1
Gesù cercò ripetutamente di istituire questo principio tra i suoi discepoli. Quando Giacomo e Giovanni fecero richiesta per la preminenza, Egli disse: “Chiunque vorrà esser grande fra voi, sarà vostro servitore... appunto come il Figliuol dell’uomo non è venuto per esser servito ma per servire, e per dar la vita sua come prezzo di riscatto per molti”. Matteo 20:26-28 (Luzzi).UVI 226.2
Dal giorno dell’ascensione, Cristo ha portato avanti la sua opera sulla terra mediante scelti ambasciatori, attraverso i quali parla ai figli degli uomini e li assiste con cura. Il grande Capo della chiesa dirige la sua opera attraverso strumenti umani ai quali Dio ordina di agire come suoi rappresentanti.UVI 226.3
Coloro che sono stati chiamati da Dio per lavorare nella predicazione e nell’insegnamento per l’edificazione della sua chiesa, hanno una grave responsabilità. Come rappresentanti di Cristo, essi devono supplicare uomini e donne a riconciliarsi con Dio, e possono compiere la loro missione solo se ricevono dall’alto saggezza e potenza.UVI 226.4
I ministri di Cristo sono i guardiani spirituali del popolo che Egli ha affidato alla loro cura. Il loro lavoro è stato paragonato a quello delle sentinelle. Nei tempi antichi spesso venivano stazionate delle guardie sulle mura della città. Queste erano localizzate in punti strategici da dove potevano sorvegliare le zone importanti e dare il segnale di pericolo all’avvicinarsi del nemico. L’incolumità di tutti quelli che si trovavano all’interno della città dipendeva dalla loro fedeltà. Ogni tanto esse dovevano chiamarsi l’un l’altra, per assicurarsi che tutte fossero sveglie e che nessuna era stata assalita. Il grido che segnalava la quiete o il pericolo veniva trasmesso dall’una all’altra, ciascuna ripeteva il messaggio fino a che esso echeggiva intorno alla città.UVI 226.5
Il Signore dice a ogni ministro: “O figliuol d’uomo, io ho stabilito te come sentinella per la casa d’Israele; quando dunque udrai qualche parola dalla mia bocca, avvertili da parte mia. Quando avrò detto all’empio: — Empio, per certo tu morrai! — e tu non avrai parlato per avvertir l’empio che si ritragga dalla sua via, quell’empio morrà per la sua iniquità, ma io domanderò conto del suo sangue alla tua mano. Ma, se tu avverti l’empio che si ritragga dalla sua via... tu avrai scampato l’anima tua”. Ezechiele 33:7-9 (Luzzi).UVI 227.1
Le parole del profeta dichiarano la solenne responsabilità di quelli che sono assegnati come guardiani della chiesa di Dio, come amministratori dei misteri divini. Essi devono fare la guardia sulle mura di Sion, per segnalare l’allarme all’avvicinarsi del nemico. Le anime sono in pericolo di cadere in tentazione, ed esse periranno se i ministri di Dio non sono fedeli al loro mandato. Se per qualsiasi ragione i sensi spirituali dei ministri sono paralizzati e resi incapaci di discernere il pericolo, e se a causa del loro mancato avvertimento la gente perisce, Dio richiederà alle loro mani il sangue di quelli che si sono perduti.UVI 227.2
È privilegio delle sentinelle che sono a guardia sulle mura di Sion di vivere così vicino a Dio e di essere così sensibili alle impressioni del suo Spirito, che Egli può operare mediante loro per avvertire gli uomini e le donne del pericolo e per indicare loro il rifugio della salvezza. Fedeli sono coloro che avvertono la gente del sicuro risultato della trasgressione. Fedeli sono coloro che salvaguardano gli interessi della chiesa. Essi non possono mai rilassarsi nella loro vigilanza. Il loro è un lavoro che richiede l’esercizio di ogni facoltà dell’essere. Le loro voci si devono innalzare come il suono della tromba, mai devono emettere suoni vacillanti, note incerte. Non devono lavorare per amore della retribuzione, o perché non possono fare altrimenti, e perché comprendono la calamità che cadrà su loro se non predicano il Vangelo. Scelti da Dio, sigillati dal sangue della consacrazione, essi devono liberare uomini e donne dall’imminente distruzione.UVI 227.3
Il ministro che coopera con Cristo dovrà rendersi conto della sacralità del suo lavoro, delle fatiche e del sacrificio richiesto per avere successo. Egli non progetta per la sua comodità o convenienza. Dimentica se stesso. Quando ricerca la pecora smarrita lui non sente stanchezza, né freddo, né fame. Ha un solo fine in mente: la salvezza di quelli che si sono perduti.UVI 227.4
Colui che serve sotto la bandiera bagnata con il sangue dell’Emmanuele compirà tutto ciò che richiede sforzi eroici e paziente sopportazione. Il soldato della croce si erge indomito sul fronte della battaglia. Quando il nemico inizia il suo attacco, lui chiede l’aiuto che viene dall’alto, e mentre porta al Signore le promesse della Parola, viene fortificato per il dovere di quell’ora. Egli riconosce di aver bisogno della forza celeste. Le vittorie che ottiene non lo guidano all’esaltazione, ma lo spingono ad appoggiarsi sempre più sull’Onnipotente. La sua fiducia in Dio lo rende capace di presentare il messaggio della salvezza con una forza tale da impressionare le menti dei suoi ascoltatori.UVI 228.1
Colui che insegna la Parola deve egli stesso vivere ora per ora in cosciente comunione con Dio, attraverso la preghiera e lo studio della sua Parola, poiché questa è la fonte della sua forza. La comunione con Dio impartirà al ministro una potenza più grande dell’influsso della sua predicazione. Egli non deve mai permettersi di essere privo di questa potenza. Con zelo e decisione deve supplicare Dio di renderlo capace di compiere il suo lavoro e affrontare le prove che si presenteranno. Le sue labbra devono essere toccate dal fuoco ardente della consacrazione. Spesso gli ambasciatori di Cristo trattano con troppa superficialità le realtà eterne. Se gli uomini camminassero con Dio, sarebbero protetti in una cavità della Roccia. Così nascosti, essi potrebbero vedere Dio, come lo vide Mosè. E attraverso la potenza e la luce che Egli impartisce loro, potrebbero comprendere e compiere molto più di quello che il loro limitato giudizio immagina possibile.UVI 228.2
Le astuzie di Satana hanno più successo contro i depressi. Quando il ministro si sente minacciato dallo scoraggiamento, presenti a Dio le sue necessità. Fu proprio quando i cieli erano più cupi che Paolo confidò completamente in Dio. Lui conobbe più di ogni altro uomo il significato dell’afflizione. Ascoltate, comunque, il suo trionfante grido quando, sebbene fosse assalito dalla tentazione, si sentiva sempre più vicino al cielo: “La nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria, mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono”. 2 Corinzi 4:17, 18 (Luzzi). Gli occhi di Paolo erano fissi sulle cose invisibili ed eterne. Comprendendo di dover combattere contro potenze sovrumane, egli si affidò a Dio, e questo divenne il segreto del suo successo. Contemplando Colui che è invisibile l’anima acquista forza e vigore; è così che la potenza terrena che danneggia la mente e il carattere viene annientata.UVI 228.3
Il pastore dovrebbe mescolarsi liberamente con la gente per la quale lavora, così che, conoscendola, possa sapere come adattare il suo insegnamento alle loro necessità. Quando il ministro ha predicato il sermone, il suo lavoro è appena iniziato. C’è un lavoro personale per lui da compiere. Egli deve visitare le persone nelle loro abitazioni, parlare e pregare con loro con fervore e umiltà. Ci sono famiglie che non saranno mai raggiunte dalle verità della Parola di Dio, a meno che gli amministratori della sua grazia non entrino nelle loro case e non indichino loro la retta via. Ma i cuori di coloro che fanno questo lavoro devono battere all’unisono con il cuore di Cristo.UVI 228.4
Molto è compreso nel comando: “Va’ fuori per le strade e lungo le siepi, e costringili ad entrare, affinché la mia casa sia piena”. Luca 14:23 (Luzzi). Ministri, insegnate la verità nelle famiglie, avvicinandovi a quelli per cui lavorate, e operando in questo modo con Dio, Egli vi rivestirà di potenza spirituale. Cristo vi guiderà nel vostro lavoro, suggerendovi delle parole che penetreranno profondamente nei cuori degli ascoltatori. è privilegio di ogni ministro poter dire con Paolo: “Io non mi son tratto indietro dall’annunziarvi tutto il consiglio di Dio”. “Non mi son tratto indietro dall’annunziarvi e dall’insegnarvi in pubblico e per le case, cosa alcuna di quelle che vi fossero utili, scongiurando... a ravvedersi dinanzi a Dio e a credere nel Signor nostro Gesù Cristo”. Atti 20:27, 20, 21 (Luzzi).UVI 229.1
Il Salvatore andò di casa in casa, guarendo gli ammalati, confortando gli afflitti, alleviando le loro sofferenze e portando pace agli sconsolati. Egli prese i piccoli fanciulli nelle sue braccia e li benedisse, e parlò di speranza e conforto alle madri affaticate. Trattò con immancabile tenerezza e gentilezza ogni forma di sventura umana e di afflizione. Lavorò per gli altri non per se stesso. Fu il servitore di tutti. Portare speranza e forza a tutti quelli con i quali veniva in contatto fu il suo cibo e la sua bevanda. E mentre gli uomini e le donne ascoltavano le verità pronunciate dalle sue labbra, così differenti dalle tradizioni e dai dogmi insegnati dai rabbini, la speranza fioriva nei loro cuori. Nel suo insegnamento c’era un fervore che convinceva le menti.UVI 229.2
I ministri di Dio devono imparare dal metodo di lavoro usato da Cristo, per saper prendere dalla sua Parola ciò che può supplire alle necessità spirituali delle anime a loro affidate. Lo stesso spirito che dimorava in Cristo, mentre insegnava ciò che gli era stato rivelato, deve essere la sorgente della conoscenza e il segreto della potenza dei ministri che portano avanti l’opera del Salvatore nel mondo.UVI 229.3
Alcuni che lavoravano nel ministero non hanno avuto successo nell’opera del Signore perché non si sono impegnati completamente. I ministri non dovrebbero avere nessun particolare interesse al di fuori del grande lavoro di guidare anime al Salvatore. I pescatori che Cristo chiamò lasciarono immediatamente le loro reti per seguirlo. I pastori non possono fare un accettevole lavoro per Dio e allo stesso tempo portare la responsabilità di grandi imprese. Questa divisione d’interesse diminuisce la loro percezione spirituale. La mente e il cuore sono occupati con cose terrene, e il servizio di Cristo prende il secondo posto. Essi cercano di accomodare la loro opera per Dio alle loro esigenze, invece di adattare le loro esigenze alle richieste di Dio.UVI 229.4
Il ministro necessita di tutte le proprie energie per espletare il mandato che gli è stato affidato. Le sue forze migliori appartengono a Dio. Egli non dovrebbe impegnarsi in speculazioni, né in qualsiasi altro affare che lo distolga dal suo grande compito. “Uno che va alla guerra disse Paolo — non s’impaccia delle faccende della vita; e ciò, alfin di piacere a colui che l’ha arruolato”. 2 Timoteo 2:4 (Luzzi). Così l’apostolo enfatizzò il fatto che il ministro deve consacrarsi totalmente al servizio del Maestro. Il ministro che è interamente consacrato a Dio rifiuta di impegnarsi in faccende che lo ostacolerebbero nel dedicarsi pienamente al suo sacro mandato. Egli non sta lottando per l’onore terreno né per la ricchezza; il suo scopo è parlare agli altri del Salvatore che diede se stesso per portare agli uomini le ricchezze della vita eterna. Il suo più grande desiderio non è accumulare tesori in questo mondo, ma portare l’attenzione degli indifferenti e degli infedeli sul tema della vita eterna. Alcuni potrebbero chiedergli di impegnarsi in imprese che promettono grandi guadagni terreni, ma a tali tentazioni egli risponde: “Che giova egli all’uomo se guadagna tutto il mondo e perde l’anima sua?” Marco 8:36 (Luzzi).UVI 230.1
Satana tentò Cristo in questa maniera, sapendo che se Egli avesse accettato, il mondo non sarebbe mai stato riscattato. E sotto differenti lusinghe lui presenta la stessa tentazione, oggi, ai ministri di Dio, sapendo che se essi si lasciassero ingannare, verrebbero meno al loro mandato.UVI 230.2
Dio non vuole che i suoi ministri cerchino di diventare ricchi. Riguardo a ciò l’apostolo Paolo scrisse a Timoteo: “L’amore del denaro è radice d’ogni sorta di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si son trafitti di molti dolori. Ma tu, o uomo di Dio, fuggi queste cose, e procaccia giustizia, pietà, fede, amore, costanza, dolcezza”. Con l’esempio e con l’insegnamento, l’ambasciatore di Cristo deve ordinare “a quelli che son ricchi in questo mondo... che non siano d’animo altero, che non ripongano la loro speranza nell’incertezza delle ricchezze, ma in Dio, il quale ci somministra copiosamente ogni cosa perché ne godiamo; che facciano del bene, che siano ricchi in buone opere, pronti a dare, a far parte dei loro averi, in modo da farsi un tesoro ben fondato per l’avvenire, a fin di conseguire la vera vita”. 1 Timoteo 6:10, 11, 17-19 (Luzzi).UVI 230.3
Le esperienze dell’apostolo Paolo e il suo insegnamento circa la sacralità dell’opera del ministro, sono una fonte di aiuto e di ispirazione a quelli che sono impegnati nel ministero del Vangelo. Il cuore di Paolo bruciava di amore per i peccatori, ed egli mise tutte le sue energie nell’opera di vincere anime. Non c’è mai stato un operaio più perseverante e capace di maggiore abnegazione. Le benedizioni che lui ricevette le considerò grandi vantaggi da usare per il bene del prossimo. Egli non perse mai l’occasione di parlare del Salvatore o di aiutare quelli che si trovavano in difficoltà. Andò di luogo in luogo, predicando il Vangelo di Cristo e fondando chiese. Ovunque poté trovare udienza, egli cercò di smascherare l’errore e di dirigere i passi di uomini e donne nel sentiero della giustizia.UVI 231.1
Paolo non dimenticò le chiese che aveva istituito. Dopo aver fatto un viaggio missionario, lui e Barnaba ritornarono sui loro passi e visitarono le chiese che avevano fondato, scegliendo tra i membri degli uomini che potessero essere preparati per la predicazione.UVI 231.2
Questo aspetto dell’opera di Paolo contiene un’importante lezione per i ministri di oggi. Parte del lavoro dell’apostolo fu quello di educare dei giovani per l’ufficio del ministero. Egli li prese con sé nei suoi viaggi missionari, e così essi si formarono un’esperienza che in seguito li abilitò a coprire posizioni di responsabilità. Quando si separarono da lui, egli si tenne in contatto con loro, e le sue lettere a Timoteo e Tito sono l’evidenza di quanto profondo fosse il suo desiderio per il loro successo.UVI 231.3
Gli operai di esperienza oggi fanno un nobile lavoro quando invece di sovraccaricarsi di responsabilità preparano giovani operai e danno loro degli incarichi.UVI 231.4
Paolo non dimenticò mai la responsabilità che aveva come ministro di Cristo; né dimenticò che se delle anime si fossero perse a causa di una sua infedeltà, Dio lo avrebbe reputato responsabile. “Io sono stato fatto ministro — egli dichiarò del Vangelo -, secondo l’ufficio datomi da Dio per voi di annunziare nella sua pienezza la parola di Dio, cioè, il mistero, che è stato occulto da tutti i secoli e da tutte le generazioni, ma che ora è stato manifestato ai santi di lui; ai quali Iddio ha voluto far conoscere qual sia la ricchezza della gloria di questo mistero fra i Gentili, che è Cristo in voi, speranza della gloria; il quale noi proclamiamo, ammonendo ciascun uomo e ciascun uomo ammaestrando in ogni sapienza, affinché presentiamo ogni uomo, perfetto in Cristo. A questo fine io m’affatico, combattendo secondo l’energia sua, che opera in me con potenza”. Colossesi 1:25-29 (Luzzi).UVI 231.5
Queste parole presentano davanti all’operaio di Cristo un alto traguardo; tuttavia esso può essere raggiunto da tutti se si sottomettono al controllo del grande Maestro e imparano giornalmente alla scuola di Cristo. La potenza di Dio è infinita, e il ministro che nel suo bisogno si affida completamente al Signore può essere certo che riceverà quello che per i suoi ascoltatori diventerà un profumo di vita.UVI 232.1
Gli scritti di Paolo mostrano che il ministro del Vangelo dovrebbe essere un esempio delle verità che insegna, e non dovrebbe essere “motivo di scandalo in cosa alcuna, onde il ministero non sia vituperato”. Egli ci ha lasciato un quadro del suo lavoro nelle lettere che mandò ai credenti di Corinto, “in ogni cosa ci raccomandiamo come ministri di Dio per una grande costanza, per afflizioni, necessità, angustie, battiture, prigionie, sommosse, fatiche, veglie, digiuni, per purità, conoscenza, longanimità, benignità, per lo Spirito Santo, per carità non finta; per la parola di verità, per la potenza di Dio; per le armi di giustizia a destra e a sinistra, in mezzo alla gloria e all’ignominia, in mezzo alla buona ed alla cattiva riputazione; tenuti per seduttori, eppur veraci; sconosciuti, eppur ben conosciuti; moribondi, eppur eccoci viventi; castigati, eppure non messi a morte; contristati, eppur sempre allegri; poveri, eppure arricchenti molti”. 2 Corinzi 6:3, 4-10 (Luzzi).UVI 232.2
A Tito egli scrisse: “Esorta parimente i giovani ad essere assennati, dando te stesso in ogni cosa come esempio di opere buone; mostrando nell’insegnamento purità incorrotta, gravità, parlar sano, irreprensibile, onde l’avversario resti confuso, non avendo nulla di male da dire di noi”. Tito 2:6-8 (Luzzi).UVI 232.3
Non c’è nulla di più prezioso agli occhi di Dio dei suoi ministri che avanzano nei luoghi desolati della terra per seminare il seme della verità, aspettando la raccolta. Nessuno tranne Cristo può misurare la sollecitudine con la quale i suoi servitori cercano ciò che era perduto. Egli impartisce loro il suo Spirito, e attraverso i loro sforzi le anime sono condotte dal peccato alla salvezza.UVI 232.4
Dio sta cercando uomini pronti a lasciare le loro fattorie, i loro affari, se necessario le loro famiglie, per diventare suoi missionari. La chiamata avrà risposta. Nel passato ci sono stati uomini che spinti dall’amore di Cristo e dai bisogni dei perduti, hanno lasciato una casa confortevole, la compagnia degli amici, e anche moglie e figli, per andare in terre straniere, in mezzo a idolatri e selvaggi, a proclamare il messaggio della grazia. Molti hanno perso la vita nel loro tentativo, ma altri sono sorti per portare avanti il lavoro. Così, passo dopo passo, la causa di Cristo è progredita e il seme seminato in angustie ha dato un’abbondante raccolta. La conoscenza di Dio è stata ampiamente diffusa, e la bandiera della croce è stata issata in terre pagane.UVI 232.5
Il ministro dovrebbe usare le sue risorse all’estremo, per la conversione di un peccatore. L’anima che Dio ha creato e Cristo ha redento, è di grande valore, per le possibilità che ha dinanzi, per i vantaggi spirituali resi disponibili, per le capacità che può possedere se riceve il costante apporto della parola di Dio, per l’immortalità che può ottenere attraverso la speranza presentata nel Vangelo. E se Cristo lasciò le novantanove per cercare e salvare la pecora perduta, possiamo essere giustificati se noi facciamo meno di quello che lui ha fatto? Non lavorare come Cristo lavorò, non sacrificarsi come lui ha fatto, non è forse una negligenza, un tradimento del sacro mandato, un insulto a Dio?UVI 233.1
Il cuore del vero ministro è colmo di un intenso desiderio di salvare anime. Vi dedica tempo ed energie. Non teme di compiere grandi sforzi affinché altri possano udire le verità che diedero al suo cuore allegrezza, pace e gioia. Lo Spirito di Cristo dimora in lui. Egli vigila sulle anime come uno che deve renderne conto. Con gli occhi fissi sulla croce del Calvario, contempla il Salvatore innalzato. Egli confida nella sua grazia, crede che sarà con lui sino alla fine, difendendolo dai suoi nemici e aiutandolo a portare a termine il lavoro che Dio gli ha affidato. Con inviti e supplicazioni che si accompagnano alla certezza dell’amore di Dio, egli cerca di convincere le persone ad accettare Gesù, e in cielo egli è tra quelli che sono “i chiamati, gli eletti e fedeli”. Apocalisse 17:14 (Luzzi).UVI 233.2