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Gli uomini che vinsero un impero

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    Capitolo 35: La salvezza dei giudei

    Dopo molti inevitabili ritardi, Paolo raggiunse Corinto che era stata la scena di tanti ansiosi sforzi e per un certo periodo l’oggetto della sua particolare sollecitudine. Egli scoprì che molti dei primi credenti lo riguardavano ancora con affetto, come colui che per primo aveva portato loro la luce del Vangelo. Mentre salutava questi discepoli, l’apostolo vide l’evidenza della loro fedeltà e del loro zelo, e si rallegrò perché la sua opera in Corinto non era stata vana.UVI 234.1

    I credenti di Corinto una volta così inclini a distogliersi dalla santa chiamata in Cristo, avevano sviluppato fermezza di carattere nel mantenersi fedeli ai princìpi cristiani. Le loro parole e le loro azioni rivelavano la potenza trasformatrice della grazia di Dio, ed essi ora erano una benedizione per tutti, in quel centro di ateismo e superstizione. In comunione con i suoi amati compagni e questi fedeli convertiti, l’anima stanca e travagliata di Paolo trovò riposo.UVI 234.2

    Durante il suo soggiorno a Corinto, Paolo trovò il tempo per immaginare nuovi e più vasti campi di servizio. La sua mente fu occupata in special modo dall’idea di recarsi a Roma. Una delle sue più ambite speranze e uno dei suoi più preziosi progetti era quello di vedere la fede cristiana fermamente stabilita nel più grande centro del mondo allora conosciuto. A Roma era già stata fondata una chiesa, e l’apostolo desiderava assicurarsi la cooperazione dei credenti romani per l’opera da svolgere in Italia e in altri paesi. Per preparare la via ai suoi sforzi fra questi fratelli, molti dei quali erano a lui sconosciuti, egli mandò una lettera, annunciando lo scopo della sua visita a Roma e la sua speranza di impiantare lo stendardo della croce in Spagna.UVI 234.3

    Nella epistola ai romani, Paolo presentò i grandi princìpi del Vangelo. Dichiarò la sua posizione sulle questioni che stavano agitando le chiese dei Gentili e degli ebrei, e mostrò che le speranze e le promesse che una volta appartenevano in speciale modo ai giudei, ora erano offerte anche ai Gentili.UVI 234.4

    L’apostolo presentò con chiarezza e potenza la dottrina della giustificazione per fede in Cristo. Egli sperò che anche altre chiese potessero beneficiare dell’insegnamento che inviò ai cristiani di Roma. Quanto fu limitato nel prevedere l’influsso duraturo delle sue parole! Attraverso tutti i secoli la grande verità della giustificazione per fede si è innalzata come un possente faro per guidare i peccatori pentiti nel sentiero della vita. Fu questa luce che dissipò le tenebre che avvolgevano la mente di Lutero e che gli rivelò la potenza del sangue di Cristo di purificare dal peccato. La stessa luce ha guidato migliaia di anime aggravate dal peccato alla vera Fonte di perdono e di pace. Ogni cristiano ha ragione di ringraziare Dio per la lettera alla chiesa di Roma.UVI 234.5

    In questa epistola Paolo dà libera espressione alla preoccupazione che nutriva circa la sorte dei giudei. Fino alla sua conversione, egli aveva desiderato aiutare i suoi fratelli ebrei perché avessero una chiara comprensione del messaggio evangelico. “Il desiderio del mio cuore e la mia preghiera a Dio per loro è che siano salvati”. Romani 10:1 (Luzzi).UVI 235.1

    Questo non era un ordinario desiderio dell’apostolo. Costantemente egli chiese a Dio di lavorare in favore degli israeliti che non avevano riconosciuto in Gesù di Nazareth il promesso Messia. “Io dico la verità in Cristo, non mento — scrisse Paolo, assicurando i credenti di Roma — la mia coscienza me lo attesta per lo Spirito Santo: io ho una grande tristezza e un continuo dolore nel cuor mio; perché vorrei essere io stesso anatema, separato da Cristo, per amor dei miei fratelli, miei parenti secondo la carne, che sono Israeliti, ai quali appartengono l’adozione e la gloria e i patti e la legislazione e il culto e le promese; dei quali sono i padri, e dai quali è venuto, secondo la carne, il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno”. Romani 9:1-5 (Luzzi).UVI 235.2

    I giudei erano il popolo eletto, attraverso il quale Dio aveva progettato di benedire l’intera razza umana. Lui aveva fatto sorgere fra loro molti profeti. Questi avevano predetto l’avvento di un Redentore che sarebbe stato rigettato e ucciso da coloro che per primi avrebbero dovuto riconoscerlo come il promesso Messia.UVI 235.3

    Il profeta Isaia vide attraverso i secoli e testimoniò che Israele avrebbe rigettato un profeta dopo l’altro e alla fine il Figlio di Dio. Egli fu anche ispirato a scrivere circa coloro che, sebbene non appartenessero alla nazione israelita, avrebbero accettato il Redentore. Riferendosi a questa profezia, Paolo dichiara: “Isaia si fa ardito e dice: Sono stato trovato da quelli che non mi cercavano; sono stato chiaramente conosciuto da quelli che non chiedevan di me. Ma riguardo a Israele dice: Tutto il giorno ho teso le mani verso un popolo disubbidiente e contradicente”. Romani 10:20, 21 (Luzzi).UVI 235.4

    Sebbene Israele abbia rigettato il Figlio, Dio non ha rigettato il suo popolo. Fate caso a come Paolo continua il suo discorso: “Io dico dunque: Iddio ha egli reietto il suo popolo? Così non sia; perché anch’io sono Israelita, della progenie d’Abramo, della tribù di Beniamino. Iddio non ha reietto il suo popolo, che ha preconosciuto. Non sapete voi quel che la Scrittura dice, nella storia d’Elia? Com’egli ricorre a Dio contro Israele, dicendo: Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno demoliti i tuoi altari, e io son rimato solo, e cercano la mia vita? Ma che gli rispose la voce divina? Mi son riserbato settemila uomini che non han piegato il ginocchio davanti a Baal. E così anche nel tempo presente, v’è un residuo secondo l’elezione della grazia”. Romani 11:1-5 (Luzzi).UVI 235.5

    Israele inciampò e cadde, ma questo non rese impossibile che si rialzasse. Alla domanda “Hanno essi così inciampato da cadere? — l’apostolo risponde — Così non sia; ma per la loro caduta la salvezza è giunta ai Gentili per provocar loro a gelosia. Ora se la loro caduta è la ricchezza del mondo e la loro diminuzione la ricchezza de’ Gentili, quanto più lo sarà la loro pienezza! Ma io parlo a voi o Gentili: in quanto io sono apostolo dei Gentili, glorifico il mio ministerio, per veder di provocare a gelosia quelli del mio sangue, e di salvarne alcuni. Poiché, se la loro reiezione è la riconciliazione del mondo, che sarà la loro riammissione, e non una vita d’infra i morti?” Romani 11:11-15 (Luzzi).UVI 236.1

    Il piano di Dio era che la sua grazia fosse rivelata sia tra i Gentili che tra gli israeliti. Questo era stato chiaramente indicato nelle profezie dell’Antico Testamento. L’apostolo usa alcune di queste profezie nel suo argomento. “Il vasaio non ha egli potestà sull’argilla — chiese Paolo — da trarre dalla stessa massa un vaso per uso nobile, e un altro per uso ignobile? E che v’è mai da replicare se Dio, volendo mostrare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con molta longanimità de’ vasi d’ira preparati per la perdizione, e se, per far conoscere le ricchezze della sua gloria verso de’ vasi di misericordia che avea già innanzi preparati per la gloria, li ha anche chiamati (parlo di noi) non soltanto di fra i Giudei ma anche di fra i Gentili? Così egli dice anche in Osea: Io chiamerò mio popolo quello che non era mio popolo, e “amata” quella che non era amata; e avverrà che nel luogo ov’era loro stato detto: “Voi non siete il mio popolo”, quivi saran chiamati figliuoli dell’Iddio vivente”. Romani 9:21-26 (Luzzi); cfr. Osea 1:10.UVI 236.2

    Nonostante Israele avesse fallito come nazione, in essa rimaneva un santo residuo che sarebbe stato salvato. Al tempo dell’avvento del Salvatore, ci furono uomini e donne fedeli che ricevettero con gioia il messaggio di Giovanni Battista, e che erano stati guidati a studiare in modo nuovo le profezie riguardanti il Messia. Quando la prima chiesa cristiana fu fondata, fu scritto di questi fedeli giudei che riconobbero Gesù di Nazareth come il Messia che attendevano. é a questo rimanente che Paolo si riferisce quando scrive: “Se la primizia è santa, anche la messa è stanta; e se la radice è santa, anche i rami son santi”. Romani 11:16 (Luzzi).UVI 236.3

    L’apostolo paragona il rimanente in Israele a un nobile ulivo, al quale sono stati tagliati alcuni rami. E paragona i Gentili a dei rami di ulivo selvatico, innestati sul tronco nobile. “Se pure alcuni de’ rami sono stati troncati — egli scrive ai credenti d’origine gentile — e tu, che sei olivastro, sei stato innestato in luogo loro e sei divenuto partecipe della radice e della grassezza dell’ulivo, non t’insuperbire contro ai rami; ma, se t’insuperbisci, sappi che non sei tu che porti la radice, ma la radice che porta te. Allora tu dirai: Sono stati troncati dei rami perché io fossi innestato. Bene: sono stati troncati per la loro incredulità, e tu sussisti per la fede; non t’insuperbire, ma temi. Perché se Dio non ha risparmiato i rami naturali, non risparmierà neppur te. Vedi dunque la benignità e la severità di Dio; la severità verso quelli che son caduti; ma verso te la benignità di Dio, se pur tu perseveri nella sua benignità; altrimenti, anche tu sarai reciso”. Romani 11:17-22 (Luzzi).UVI 237.1

    Israele come nazione ha infranto il legame che l’univa a Dio, a motivo della sua incredulità e del suo rigetto del piano celeste progettato per essa. Ma i rami che sono stati separati dal nobile ulivo, Dio è capace di riunirli di nuovo al loro proprio tronco; questo è il residuo d’Israele che rimane fedele al Dio dei loro padri. “Ed anche quelli — dichiara l’apostolo circa questi rami recisi — se non perseverano nella loro incredulità, saranno innestati; perché Dio è potente da innestarli di nuovo. Poiché se tu sei stato tagliato dall’ulivo per sua natura selvatico, e sei stato contro natura innestato nell’ulivo domestico, quanto più essi, che son dei rami naturali, saranno innestati nel loro proprio ulivo? Perché, fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi; che cioè, un induramento parziale s’è prodotto in Israele, finché sia entrata la pienezza dei Gentili.UVI 237.2

    “E così tutto Israele sarà salvato, secondo che è scritto: Il liberatore verrà da Sion; Egli allontanerà da Giacobbe l’empietà; e questo sarà il mio patto con loro, quand’io torrò via i loro peccati. Per quanto concerne l’Evangelo, essi sono nemici per via di voi; ma per quanto concerne l’elezione, sono amati per via dei loro padri; perché i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimento. Poiché, siccome voi siete stati in passato disubbidienti a Dio ma ora avete ottenuto misericordia per la loro disubbidienza, così anch’essi sono stati ora disubbidienti, onde, per la misericordia a voi usata, ottengano essi pure misericordia. Poiché Dio ha rinchiuso tutti nella disubbidienza per far misericordia a tutti.UVI 237.3

    “O profondità della ricchezza e della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto inscrutabili sono i suoi giudizi, e incomprensibili le sue vie! Poiché: Chi ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi è stato il suo consigliere? O chi gli ha dato per il primo, e gli sarà contraccambiato? Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui son tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno”. Romani 11:23-26 (Luzzi).UVI 237.4

    Così Paolo mostra che Dio è abbondantemente capace di trasformare i cuori dei giudei come dei Gentili e di garantire a ogni credente in Cristo le benedizioni promesse a Israele. Egli ripete la dichiarazione di Isaia riguardo al popolo di Dio: “Quand’anche il numero dei figliuoli d’Israele fosse come la rena del mare, il rimanente solo sarà salvato; perché il Signore eseguirà la sua parola sulla terra, in modo definitivo e reciso. E come Isaia aveva già detto prima: Se il Signor degli eserciti non ci avesse lasciato un seme, saremmo divenuti come Sodoma e saremmo stati simili a Gomorra”. Romani 9:27-29 (Luzzi).UVI 238.1

    Quando Gerusalemme fu distrutta e il tempio cadde in rovina, molte migliaia di giudei furono venduti, per servire come servi in terre pagane. Essi furono dispersi tra le nazioni, come dei relitti su una spiaggia deserta. Per diciotto secoli gli ebrei hanno vagato di luogo in luogo per il mondo, e in alcun posto è stato dato loro il privilegio di riottenere il loro antico prestigio come nazione. Diffamati, odiati, perseguitati, di secolo in secolo, hanno accumulato un retaggio di sofferenza.UVI 238.2

    Nonostante la terribile condanna pronunciata sui giudei come nazione, al tempo del loro rigetto del Gesù di Nazareth, in ogni età sono esistiti molti nobili ebrei, uomini e donne timorosi di Dio che hanno sofferto in silenzio. Dio ha confortato i loro cuori afflitti e ha guardato con pietà la loro terribile situazione. Egli ha udito le agonizzanti preghiere di quelli che lo hanno cercato con tutto il cuore per poter giustamente comprendere la sua Parola. Alcuni hanno imparato a vedere nell’umile Nazareno che i loro antenati hanno rigettato e crocifisso, il vero Messia di Israele. Quando le loro menti hanno afferrato il significato delle familiari profezie così a lungo oscurate dalla tradizione e dalla errata interpretazione, i loro cuori si sono riempiti di gratitudine per Dio e per l’indicibile dono che Egli riversa su ogni essere umano che sceglie di accettare Cristo come suo personale Salvatore.UVI 238.3

    È a questa classe di persone che Isaia si riferisce nella sua profezia: “Il rimanente solo sarà salvato”. Dai giorni di Paolo al tempo presente, Dio mediante lo Spirito Santo sta chiamando sia i giudei che i Gentili. “Dinanzi a Dio non c’è riguardo a persone” dichiarò Paolo. L’apostolo si considerò “debitore tanto ai Greci quanto ai Barbari” come ai giudei; ma egli non perse mai di vista i precisi vantaggi che gli ebrei possedevano sugli altri, “prima di tutto, perché a loro furono affidati gli oracoli di Dio”. Romani 2:11; 3:2 (Luzzi). Egli affermò che l’Evangelo “è potenza di Dio per la salvezza d’ogni credente; del Giudeo prima e poi del Greco; poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, secondo che è scritto: Ma il giusto vivrà per fede”. Romani 1:16, 17 (Luzzi). Paolo dichiara, nella sua epistola ai romani, che di questo Evangelo, ugualmente efficace per i giudei come per i Gentili, egli non si vergogna. Romani 1:16.UVI 238.4

    Quando questo Vangelo sarà presentato nella sua pienezza ai giudei, molti accetteranno Cristo come il Messia. Fra i ministri cristiani sono pochi quelli che si sentono chiamati a lavorare per gli ebrei; ma il messaggio di grazia e di speranza in Cristo deve raggiungere anche quelli che sono stati spesso ignorati.UVI 239.1

    Nella finale proclamazione del Vangelo, quando sarà svolto uno speciale lavoro in favore delle classi di persone fino allora trascurate, Dio si aspetta che i suoi messaggeri prendano particolare interesse per il popolo ebreo che si trova in tutte le parti del mondo. Quando le scritture dell’Antico Testamento saranno abbinate con il Nuovo nella spiegazione dell’eterno piano di Dio, questo sarà per molti ebrei come l’alba di una nuova creazione, come la risurrezione dell’anima. Quando essi vedranno il Cristo della dispensazione evangelica ritratto nelle pagine dell’Antico Testamento e comprenderanno quanto chiaramente il Nuovo Testamento spiega l’Antico, le loro dormienti facoltà saranno risvegliate, e riconosceranno Cristo come il Salvatore del mondo. Molti, per fede, riceveranno Cristo come il loro Redentore. Per loro si adempiranno le parole: “A tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figliuoli di Dio; a quelli, cioè, che credono nel suo nome”. Giovanni 1:12 (Luzzi).UVI 239.2

    Fra i giudei ci sono alcuni, come Saulo di Tarso, che conoscono molto bene le Scritture, e costoro proclameranno con meravigliosa efficacia l’immutabilità della legge di Dio. Il Dio di Israele realizzerà ciò molto presto. Il suo desiderio per la loro salvezza si realizzerà a dispetto d’ogni ostacolo. La sua salvezza sarà rivelata quando i suoi servitori lavoreranno con fede per quelli che per lungo tempo sono stati negletti e disprezzati.UVI 239.3

    “Così dice l’Eterno alla casa di Giacobbe, l’Eterno che riscattò Abrahamo: Giacobbe non avrà più da vergognarsi, e la sua faccia non impallidirà più. Poiché quando i suoi figliuoli vedranno in mezzo a loro l’opera delle mie mani, santificheranno il mio nome, santificheranno il Santo di Giacobbe, e temeranno grandemente l’Iddio d’Israele; i traviati di spirito impareranno la saviezza, e i mormoratori accetteranno l’istruzione”. Isaia 29:22-24 (Luzzi).UVI 239.4

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