Capitolo 40: Paolo si appella a Cesare
“Festo dunque, essendo giunto nella sua provincia, tre giorni dopo salì da Cesarea a Gerusalemme. E i capi sacerdoti e i principali dei giudei gli presentarono le loro accuse contro a Paolo; e lo pregavano, chiedendo per favore contro a lui, che lo facesse venire a Gerusalemme”. Atti 25:1-3 (Luzzi). I giudei fecero questa richiesta perché volevano tendere un agguato a Paolo, lungo la strada per Gerusalemme, e ucciderlo. Ma Festo aveva un elevato senso della responsabilità che competeva al suo alto incarico, e con cortesia rifiutò di mandare a prendere l’apostolo. “Non è usanza de’ Romani — affermò il governatore — di consegnare alcuno, prima che l’accusato abbia avuto gli accusatori a faccia, e gli sia stato dato modo di difendersi dall’accusa”. Atti 25:16 (Luzzi). Festo dichiarò che lui stesso “dovea partir presto” per Cesarea. “Quelli dunque di voi, diss’egli, che possono, scendano meco; e se v’è in quest’uomo qualche colpa, lo accusino”. Atti 25:4, 5 (Luzzi).UVI 268.1
Questo non era quanto i giudei volevano. Non avevano ancora dimenticato la precedente sconfitta avuta a Cesarea. A confronto con la calma condotta e i convincenti argomenti dell’apostolo, il loro spirito malvagio e le loro infondate accuse sarebbero apparsi nella luce peggiore. Così chiesero nuovamente che Paolo fosse portato a Gerusalemme per il processo, ma Festo rimase saldo nel suo proposito di dare a Paolo un adeguato processo a Cesarea. Dio, nella sua provvidenza, controllò la decisione di Festo, così che la vita dell’apostolo potesse essere prolungata.UVI 268.2
Il loro piano era fallito. Malgrado ciò i capi giudei si prepararono rapidamente per testimoniare contro Paolo alla corte del governatore. Ritornato a Cesarea, dopo aver trascorso alcuni giorni a Gerusalemme, Festo “postosi a sedere in tribunale, comandò che Paolo gli fosse menato dinanzi. E com’egli fu giunto i Giudei che eran discesi da Gerusalemme, gli furono attorno, portando contro di lui molte e gravi accuse, che non potevano provare”. Atti 25:6, 7 (Luzzi). In questa occasione, i giudei, non avendo un avvocato, proferirono loro stessi le accuse. Il processo proseguiva mentre l’accusato con calma e candore dimostrava la falsità delle loro dichiarazioni.UVI 268.3
Festo comprese che la faccenda in questione concerneva solamente le dottrine giudaiche. Non c’era niente nelle accuse contro Paolo che, anche se provate, potesse giustificare una sentenza di morte o di imprigionamento nei suoi confronti. Tuttavia egli vide chiaramente l’uragano d’ira che si sarebbe scatenato se Paolo non fosse stato condannato o consegnato nelle loro mani. Così, “volendo far cosa grata ai Giudei”, Festo si rivolse a Paolo e gli chiese se accettava di andare a Gerusalemme, sotto la sua protezione, per essere processato dal Sinedrio.UVI 269.1
L’apostolo sapeva di non potere sperare nella giustizia di quel popolo che con i suoi crimini aveva attirato su di sé l’ira di Dio. Sapeva che, come il profeta Elia, sarebbe stato più al sicuro con i pagani che con quelli che avevano rigettato la luce celeste e indurito i loro cuori contro il Vangelo. Egli era molto stanco. Il suo spirito attivo sopportava a fatica i ripetuti ritardi e la snervante attesa del suo processo e imprigionamento. Perciò egli decise di esercitare il privilegio che aveva come cittadino romano, di appellarsi a Cesare.UVI 269.2
Paolo, in risposta alla domanda del governatore, disse: “Io sto qui dinanzi al tribunale di Cesare, ove debbo esser giudicato; io non ho fatto torto alcuno ai Giudei, come anche tu sai molto bene. Se dunque sono colpevole e ho commesso cosa degna di morte, non ricuso di morire; ma se nelle cose delle quali costoro mi accusano non c’è nulla di vero, nessuno mi può consegnare per favore nelle loro mani. Io mi appello a Cesare”. Atti 25:10, 11 (Luzzi).UVI 269.3
Festo non sapeva nulla del piano dei giudei di uccidere Paolo e fu sorpreso da questo suo appello a Cesare. In ogni modo, le parole dell’apostolo misero fine ai procedimenti della corte. “Festo, dopo aver conferito col consiglio, rispose: Tu ti sei appellato a Cesare; a Cesare andrai”. Atti 25:12 (Luzzi).UVI 269.4
Fu così che ancora una volta, a causa dell’odio generato dal bigottismo e dall’orgoglio spirituale, un servitore di Dio dovette ricorrere ai pagani per ottenere protezione. Si trattava dello stesso odio che costrinse Elia a fuggire e a cercare soccorso presso la vedova di Sarepta e che forzò i messaggeri del Vangelo a lasciare i giudei per proclamare il messaggio ai Gentili. Ancora oggi il popolo di Dio incontrerà lo stesso odio. In molti che si professano seguaci di Cristo, c’è lo stesso orgoglio, lo stesso formalismo, lo stesso egoismo e lo stesso spirito di oppressione che prevalse nei cuori giudei. Nel futuro, uomini che dichiareranno di essere rappresentanti di Cristo si comporteranno come si comportarono i sacerdoti e i capi giudei con Cristo e i suoi apostoli. Nella grande crisi che presto avverrà, i fedeli servitori di Dio incontreranno la stessa durezza di cuore, la stessa crudele determinazione e lo stesso invincibile odio.UVI 269.5
Coloro che in quei giorni malvagi, senza timore, serviranno Dio secondo i dettami della coscienza, necessiteranno di coraggio, di fermezza e di una conoscenza di Dio e della sua Parola; perché quelli che saranno fedeli a Dio saranno perseguitati, i loro motivi saranno contrastati, i loro sforzi migliori male interpretati e i loro nomi diffamati. Satana utilizzerà tutta la sua forza ingannatrice per influenzare il cuore e per annebbiare l’intelletto, per fare apparire il male come bene e il bene come male. Più sarà forte e pura la fede del popolo di Dio, più ferma sarà la sua determinazione a ubbidire, e più selvaggiamente Satana cercherà di aizzare contro di esso la rabbia di quelli che, sebbene si dichiarino giusti, calpestano la legge di Dio. Sarà necessaria la più perseverante fiducia, gli sforzi più eroici, per serbare la fede che a suo tempo fu affidata ai santi.UVI 270.1
Dio desidera che il suo popolo si prepari per la crisi che presto arriverà. Ognuno dovrà affrontarla preparato o impreparato che sia. Ma solo coloro che avranno conformato la loro vita agli ideali divini rimarranno saldi in quel tempo di prova e avversità. Quando i capi secolari si uniranno con i ministri della religione per dettare legge nelle questioni di coscienza, allora si vedrà chi veramente teme e serve Dio. Quando l’oscurità giungerà al culmine, brillerà al massimo la luce di quel credente che avrà conservato un carattere cristiano.UVI 270.2
Quando ogni altra certezza fallirà, allora si vedrà chi possiede una costante fede in Jahvè. E mentre i nemici della verità saranno in ogni lato, pronti a cogliere in fallo i servitori di Dio, il Signore li proteggerà. Dio sarà per loro come l’ombra di una grande roccia in un arido deserto.UVI 270.3