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Gli uomini che vinsero un impero

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    Capitolo 45: Le lettere scritte da Roma

    L’apostolo Paolo all’inizio della sua esperienza cristiana ebbe il privilegio di conoscere quale fosse il piano di Dio circa il futuro dei seguaci di Cristo. Egli “fu rapito fino al terzo cielo”, “in paradiso e udì parole ineffabili che non è lecito all’uomo di proferire”. Lui stesso riconobbe che il Signore gli aveva dato molte “visioni” e “rivelazioni”. La sua comprensione della verità evangelica fu uguale a quella dei “sommi apostoli”. 2 Corinzi 12:2, 4, 1, 11 (Luzzi). Egli ebbe una chiara e completa consapevolezza della “larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore di Cristo... che sorpassa ogni conoscenza”. Efesini 3:18, 19 (Luzzi).UVI 294.1

    Paolo non poté dire tutto quello che vide in visione, perché fra i suoi ascoltatori ce n’erano alcuni che avrebbero frainteso le sue parole. Ma quello che gli fu rivelato lo rese capace di dirigere, di insegnare e anche di formulare i messaggi che negli anni seguenti avrebbe mandato alle chiese. L’immagine di ciò che aveva ricevuto in visione fu sempre dinanzi a lui e gli permise di dare una corretta rappresentazione del carattere cristiano. Per bocca e per lettera diede un messaggio che da allora in poi ha fortificato e dato speranza alla chiesa di Dio. Questo messaggio presenta ai credenti d’oggi i pericoli che minacceranno la chiesa e le false dottrine che dovranno affrontare.UVI 294.2

    Il desiderio dell’apostolo per coloro ai quali indirizzò le sue lettere di consiglio e avvertimento fu che essi non fossero “più de’ bambini, sballottati e portati qua e là da ogni dottrina”, ma che tutti raggiunsero “all’unità della fede e della piena conoscenza del Figliuol di Dio, allo stato d’uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo”. Egli esortò i credenti in Gesù che si trovavano in terre pagane a non camminare “come si conducono i pagani nella vanità de’ loro pensieri, con l’intelligenza ottenebrata, estranei alla vita di Dio... a motivo dell’induramento del cuor loro” ma a comportarsi “non da stolti, ma da savî; approfittando delle occasioni”. Efesini 4:14, 13, 17, 18; 5:15, 16 (Luzzi). Egli li incoraggiò a guardare al tempo in cui Cristo che “ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei” avrebbe egli stesso fatto” comparire dinanzi a sé questa Chiesa gloriosa, senza macchia, senza ruga o cosa alcuna simile, ma santa ed irreprensibile”. Efesini 5:25, 27 (Luzzi).UVI 294.3

    Questi messaggi, scritti con una potenza non umana ma divina, contengono lezioni che dovrebbero essere studiate da tutti e che possono essere ripetute con profitto. Esse indicano il cristianesimo pratico, contengono princìpi che dovrebbero essere seguiti da ogni chiesa, e presentano la via che conduce alla vita eterna.UVI 295.1

    Nella lettera che Paolo scrisse quando era prigioniero a Roma, “ai santi e fedeli fratelli in Cristo che sono in Colosse”, egli fa menzione della sua gioia per la loro costanza nella fede. Questa notizia gli era stata riferita da Epafra, il quale, scrive l’apostolo: “Ci ha anche fatto conoscere il vostro amore nello Spirito. Perciò — continua Paolo — anche noi, dal giorno che abbiamo ciò udito, non cessiamo di pregare per voi e di domandare che siate ripieni della profonda conoscenza della volontà di Dio in ogni sapienza e intelligenza spirituale, affinché camminiate in modo degno del Signore per piacergli in ogni cosa, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio; essendo fortificati in ogni forza secondo la potenza della sua gloria, onde possiate essere in tutto pazienti e longanimi”. Colossesi 1:2, 8-11 (Luzzi).UVI 295.2

    Con queste parole Paolo espresse il suo desiderio per i credenti colossesi. Che elevato ideale presentano ai seguaci di Cristo queste parole! Esse mostrano le meravigliose possibilità della vita cristiana e fanno chiaramente capire che non c’è limite alle benedizioni che i figli di Dio possono ricevere. Progredendo costantemente nella conoscenza di Dio, essi possono avanzare di vittoria in vittoria, di altezza in altezza nella esperienza cristiana fino a che, per mezzo della “potenza della sua gloria” siano “messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce”. Colossesi 1:11, 12 (Luzzi).UVI 295.3

    L’apostolo esaltò Cristo dinanzi ai suoi fratelli come Colui mediante il quale Dio ha creato tutte le cose e ha operato la loro salvezza. Egli dichiarò che le mani che sostengono i mondi nello spazio e che mantengono l’ordinato equilibrio e la costante attività di tutte le cose nell’universo di Dio, sono le mani che furono inchiodate alla croce per loro. Paolo scrisse: “In lui sono state create tutte le cose, che sono nei cieli e sulla terra; le visibili e le invisibili; siano troni, siano signorie, siano principati, siano potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui; ed egli è avanti ogni cosa, e tutte le cose sussistono in lui”. “E voi, che già eravate estranei e nemici nella vostra mente e nelle vostre opere malvagie, ora Iddio vi ha riconciliati nel corpo della carne di lui, per mezzo della morte d’esso, per farvi comparire davanti a sé santi e immacolati e irreprensibili”. Colossesi 1:16, 17, 21, 22 (Luzzi).UVI 295.4

    Il Figlio di Dio abbassò se stesso per innalzare quelli che erano caduti. Per questo Egli lasciò gli incontaminati mondi celesti, le novantanove che amava, e discese su questa terra per essere “trafitto a motivo delle nostre trasgressioni, fiaccato a motivo delle nostre iniquità”. Isaia 53:5 (Luzzi). Cristo divenne in ogni cosa simile ai suoi fratelli. Partecipò alla nostra stessa natura. Conobbe cosa signfica essere affamati, assetati e stanchi. Si sostenne con il cibo e si rinvigorì dormendo. Egli fu straniero e pellegrino sulla terra: nel mondo ma non del mondo; tentato e provato allo stesso modo in cui gli uomini e le donne d’oggi sono tentati e provati; tuttavia visse libero dal peccato. Gentile, pietoso, sensibile, rispettoso degli altri, Gesù rappresentò il carattere di Dio. “La Parola è stata fatta carne ed ha abitato per un tempo fra noi, piena di grazia e di verità”. Giovanni 1:14 (Luzzi).UVI 296.1

    Circondati dalle usanze e dagli influssi del paganesimo, i credenti colossesi erano in pericolo di essere allontanati dalla semplicità del Vangelo, e Paolo li avvertì di questo pericolo, indicando loro Cristo come la sola guida sicura. “Desidero che sappiate — egli scrisse — qual arduo combattimento io sostengo per voi e per quelli di Laodicea e per tutti quelli che non hanno veduto la mia faccia; affinché siano confortati nei loro cuori essendo stretti insieme dall’amore, mirando a tutte le ricchezze della piena certezza dell’intelligenza, per giungere alla completa conoscenza del mistero di Dio: cioè di Cristo, nel quale tutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti.UVI 296.2

    “Questo io dico affinché nessuno v’inganni con parole seducenti,... Come dunque avete ricevuto Cristo Gesù il Signore, così camminate uniti a lui, essendo radicati ed edificati in lui e confermati nella fede, come v’è stato insegnato, e abbondando in azioni di grazie. Guardate che non vi sia alcuno che faccia di voi sua preda con la filosofia e con vanità ingannatrice, secondo la tradizione degli uomini, gli elementi del mondo, e non secondo Cristo; poiché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità, e in lui voi avete tutto pienamente. Egli è il capo d’ogni principato e d’ogni potestà”. Colossesi 2:1-10 (Luzzi).UVI 296.3

    Cristo aveva predetto che sarebbero sorti degli impostori, attraverso i quali “l’iniquità sarà moltiplicata, — e — la carità dei più si raffredderà”. Matteo 24:12 (Luzzi). Egli aveva avvertito i discepoli che la chiesa sarebbe stata maggiormente minacciata da questo male che non dalle persecuzioni dei suoi nemici. Ancora una volta Paolo avvertì i credenti contro questi falsi insegnanti. Essi dovevano guardarsi da questo pericolo più che da ogni altro, perché ricevendo dei falsi insegnanti avrebbero aperto la porta a errori che il nemico avrebbe usato per offuscare il loro discernimento spirituale e indebolire la fiducia dei neo-convertiti nel Vangelo. Cristo era il criterio con il quale essi dovevano provare le dottrine presentate. Tutto ciò che non era in armonia con i suoi insegnamenti doveva essere rigettato. Cristo crocifisso per il peccato, Cristo risorto dai morti, Cristo asceso al cielo: questa era la scienza della salvezza che essi dovevano imparare e insegnare agli altri.UVI 296.4

    Gli avvertimenti della Parola di Dio concernenti i pericoli che circondano la chiesa cristiana li riguardano da vicino. Come al tempo degli apostoli, degli uomini cercarono per mezzo della tradizione e della filosofia di distruggere la fede nelle Scritture, così oggi, per mezzo del grande interesse che riesce a provocare la moderna critica biblica: l’evoluzionismo, lo spiritualismo, la teosofia e il panteismo, il nemico della giustizia sta cercando di guidare gli uomini nei sentieri proibiti dell’errore e della ribellione. Per molti la Bibbia è divenuta una lampada senza olio. Tali persone hanno indirizzato le loro menti in canali di speculazione che conducono all’incomprensione e alla confusione. L’opera della moderna critica biblica dissezionando, congetturando, ricostruendo, sta distruggendo la fede nella Bibbia come rivelazione divina. Essa sta derubando alla Parola di Dio la potenza di controllare, di elevare e di ispirare le vite umane. Per mezzo dello spiritualismo molti hanno imparato a credere che il desiderio sia la legge più elevata, che la licenziosità sia libertà e che l’uomo sia responsabile solo di fronte alla propria coscienza.UVI 297.1

    Il seguace di Cristo si troverà a dover affrontare il fascino di queste dottrine contro le quali l’apostolo parlò ai credenti di Colosse. Egli incontrerà interpretazioni spiritualistiche delle Scritture, ma non le deve accettare. La sua voce dovrà essere udita affermare chiaramente le eterne verità delle Scritture. Tenendo fissi gli occhi su Cristo, egli deve avanzare progressivamente nel sentiero indicato, rigettando tutte le idee che non sono in armonia con i suoi insegnamenti. La verità di Dio deve essere il soggetto della sua contemplazione e meditazione. Egli deve considerare la Bibbia come la voce di Dio che gli parla direttamente. In questo modo acquisirà quella saggezza che proviene da Dio.UVI 297.2

    La conoscenza di Dio, rivelata in Cristo, è la conoscenza che tutti i salvati devono avere. Questa è la conoscenza che opera la trasformazione del carattere. Quando essa è ricevuta nella vita, ricrea l’anima all’immagine di Cristo. Questa è la conoscenza che Dio invita i suoi figli a ricevere; al suo confronto qualsiasi altra cosa è inutile e vana.UVI 297.3

    Le condizioni che assicurano lo sviluppo del carattere sono sempre coincise con i princìpi contenuti nella Parola di Dio. L’unica infallibile e sicura regola è fare ciò che Dio dice. “I precetti dell’Eterno sono giusti” e “chi fa queste cose non sarà mai smosso”. Salmi 19:8; 15:5 (Luzzi). Fu con la Parola di Dio che gli apostoli affrontarono le false teorie del loro tempo, dicendo: “Nessuno può porre altro fondamento che quello già posto”. 1 Corinzi 3:11 (Luzzi).UVI 297.4

    I colossesi, quando si convertirono e furono battezzati, promisero di abbandonare le credenze e le usanze della loro vita passata, e di essere fedeli al patto che avevano stretto con Cristo. Paolo, nella sua lettera, rammentò loro questa promessa e li esortò a non dimenticare che per riuscire a mantenerla dovevano sforzarsi di lottare costantemente contro i mali che avrebbero cercato di dominarli. “Se dunque voi siete stati risuscitati con Cristo — egli scrisse — cercate le cose di sopra dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Abbiate l’animo alle cose di sopra, non a quelle che son sulla terra; poiché voi moriste, e la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio”. Colossesi 3:1-3 (Luzzi).UVI 298.1

    “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: Ecco son diventate nuove”. 2 Corinzi 5:17 (Luzzi). Attraverso la potenza di Cristo, uomini e donne hanno rotto le catene delle abitudini peccaminose. Hanno rinunciato all’egoismo. I profani sono diventati riverenti, gli ubriachi sobri, i depravati puri. Anime somiglianti a Satana sono state trasformate all’immagine di Dio. Questo cambiamento è il miracolo dei miracoli. Esso è prodotto dalla Parola ed è uno dei suoi più profondi misteri. Noi non possiamo comprenderlo, possiamo solo credere; come è scritto nelle Scritture, esso è “Cristo in voi, speranza della gloria”. Colossesi 1:27 (Luzzi).UVI 298.2

    Quando lo Spirito di Dio controlla mente e cuore, l’anima del convertito innalza un cantico nuovo, poiché comprende che la promessa di Dio è stata adempiuta nella sua vita, che la sua trasgressione è stata perdonata. Il suo peccato è stato cancellato. Il convertito si è pentito dinanzi a Dio per la violazione della legge divina e ha avuto fede in Cristo, che morì per la giustificazione dell’uomo. “Giustificati... per fede, abbiam pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore”. Romani 5:1 (Luzzi).UVI 298.3

    Dopo che il cristiano ha vissuto questa esperienza non deve incrociare le mani, contento di quello che è stato realizzato per lui. Colui che è deciso a entrare nel regno di Dio scoprirà che tutte le forze e le passioni della natura non rigenerata, assistite dalla potenza del regno delle tenebre, sono spiegate contro di lui. Egli deve rinnovare la sua consacrazione ogni giorno, quotidianamente deve lottare contro il male. Le vecchie abitudini, le tendenze ereditarie che lo spingono a peccare cercheranno di dominarlo, e deve stare in guardia contro di esse, lottando con la potenza di Cristo per ottenere la vittoria.UVI 298.4

    “Fate dunque morire le vostre membra che son sulla terra — scrisse Paolo ai colossesi — ... in quelle camminaste un tempo anche voi, quando vivevate in esse. Ma ora deponete anche voi tutte queste cose: ira, collera, malignità, maldicenza, e non vi escano di bocca parole disoneste... Vestitevi dunque, come eletti di Dio, santi ed amati, di tenera compassione, di benignità, di umiltà, di dolcezza, di longanimità; sopportandovi gli uni gli altri e perdonandovi a vicenda, se uno ha di che dolersi d’un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi. E sopra tutte queste cose vestitevi della carità che è il vincolo della perfezione. E la pace di Cristo, alla quale siete stati chiamati per essere un solo corpo, regni nei vostri cuori; e siate riconoscenti”. Colossesi 3:5-15 (Luzzi).UVI 299.1

    La lettera ai colossesi contiene lezioni di prezioso valore per tutti coloro che sono impegnati nel servizio di Cristo, lezioni che mostrano l’unicità dello scopo e la grandiosità dei risultati che verranno rivelati dalla vita di colui che rappresenta giustamente il Salvatore. Il credente, rinunciando a tutto ciò che potrebbe ostacolarlo nel progresso spirituale o che potrebbe allontanarlo dalla stretta via, manifesterà nella sua vita di ogni giorno pietà, gentilezza, umiltà, semplicità, perseveranza e amore per Cristo.UVI 299.2

    La potenza di una vita più elevata, più pura e nobile è il nostro grande bisogno. La nostra attenzione è più rivolta alle cose che riguardano il mondo che a quelle che riguardano il regno celeste.UVI 299.3

    Il cristiano non deve mai disperare nel suo sforzo di raggiungere l’ideale divino. Per mezzo della grazia e della potenza di Cristo, la perfezione spirituale e morale è promessa a tutti. Gesù è la sorgente di potenza, la fonte di vita. Egli ci conduce alla sua Parola e dall’albero della vita ci porge le sue foglie per la guarigione dell’anima malata di peccato. Ci guida al trono di Dio, e mette nella nostra bocca una preghiera attraverso la quale possiamo entrare in intima comunione con lui. Per aiutarci Egli mette in azione tutte le forze del cielo. Noi tocchiamo a ogni passo gli effetti della sua potenza nella nostra vita.UVI 299.4

    Dio non fissa alcun limite al progresso di coloro che desiderano essere “ripieni della profonda conoscenza della volontà di Dio”. Attraverso la preghiera, la vigilanza, la crescita nella conoscenza e nel discernimento, essi devono essere “fortificati in ogni forza secondo la potenza della sua gloria”. Così sono preparati a lavorare per gli altri. Il piano del Salvatore è che gli esseri umani, purificati e santificati, diano il loro contributo all’opera della salvezza. Per questo grande privilegio ringraziamo Colui che ci “ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. Egli ci ha riscossi dalla potestà delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figliuolo”. Colossesi 1:9, 11-13 (Luzzi).UVI 299.5

    La lettera di Paolo ai filippesi, come quella ai colossesi, fu scritta mentre egli era prigioniero a Roma. La chiesa di Filippi aveva mandato dei doni a Paolo tramite Epafròdito, il quale Paolo chiama “mio fratello, mio collaboratore e commilitone, inviatomi da voi per supplire ai miei bisogni”. Mentre era a Roma, Epafròdito si ammalò e fu “ben vicino alla morte; ma Iddio ha avuto pietà di lui — scrisse Paolo — e non soltanto di lui, ma anche di me, perch’io non avessi tristezza sopra tristezza”. Saputo della malattia di Epafròdito, i credenti di Filippi divennero ansiosi per lui. Epafròdito decise di ritonare da loro. “Egli avea gran brama di vedervi tutti — scrisse Paolo — ed era angosciato perché avevate udito ch’egli era stato infermo... Perciò ve l’ho mandato con tanta maggior premura, affinché, vedendolo di nuovo, vi rallegriate, e anch’io sia men rattristato. Accoglietelo dunque nel Signore con ogni allegrezza, e abbiate stima di uomini così fatti; perché, per l’opera di Cristo egli è stato vicino alla morte, avendo arrischiata la propria vita per supplire ai servizî che non potevate rendermi voi stessi”. Filippesi 2:25-30 (Luzzi).UVI 300.1

    Paolo, per mezzo di Epafròdito, mandò ai filippesi una lettera nella quale li ringraziava per i doni ricevuti. Di tutte le chiese, quella di Filippi era stata la più generosa nel supplire ai bisogni di Paolo. “Anche voi sappiate, o Filippesi — disse l’apostolo nella sua lettera — che quando cominciai a predicar l’Evangelo, dopo aver lasciata la Macedonia, nessuna chiesa mi fece parte di nulla per quanto concerne il dare e l’avere, se non voi soli; poiché anche a Tessalonica m’avevano mandato una prima e poi una seconda volta di che sovvenire al mio bisogno. Non già ch’io ricerchi i doni; ricerco piuttosto il frutto che abbondi a conto vostro. Or io ho ricevuto ogni cosa, e abbondo. Sono pienamente provvisto, avendo ricevuto da Epafròdito quel che m’avete mandato, e che è un profumo d’odor soave, un sacrificio accettevole, gradito a Dio”. Filippesi 4:15-18 (Luzzi).UVI 300.2

    “Grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signor Gesù Cristo. Io rendo grazie all’Iddio mio di tutto il ricordo che ho di voi; e sempre, in ogni mia preghiera, prego per voi tutti con allegrezza a cagion della vostra partecipazione al progresso del Vangelo, dal primo giorno fino ad ora; avendo fiducia in questo: che Colui che ha cominciato in voi un’opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. Ed è ben giusto ch’io senta così di tutti voi; perché io vi ho nel cuore, voi tutti che, tanto nelle mie catene quanto nella difesa e nella conferma del Vangelo, siete partecipi con me della grazia. Poiché Iddio mi è testimone com’io sospiri per voi tutti... E la mia preghiera è che il vostro amore sempre più abbondi in conoscenza e in ogni discernimento, onde possiate distinguere fra il bene ed il male, affinché siate sinceri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ripieni di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio”. Filippesi 1:2-11 (Luzzi).UVI 300.3

    La grazia di Dio sostenne Paolo nella sua prigionia, rendendolo capace di gioire nella tribolazione. Con certezza e fiducia egli scrisse ai suoi fratelli filippesi che il suo imprigionamento era risultato nell’avanzamento del Vangelo. “Or, fratelli, io voglio che sappiate che le cose mie — dichiarò — son riuscite piuttosto al progresso del Vangelo; tanto che a tutta la guardia pretoriana e a tutti gli altri è divenuto notorio che io sono in catene per Cristo; e la maggior parte de’ fratelli nel Signore, incoraggiati dai miei legami, hanno preso vie maggiore ardire nell’annunziare senza paura la Parola di Dio”. Filippesi 1:12-14 (Luzzi).UVI 301.1

    In questa esperienza di Paolo c’è una lezione per noi, poiché essa rivela come Dio opera. Il Signore può far scaturire una vittoria da ciò che a noi può sembrare una disgrazia o una sconfitta. Noi corriamo il pericolo di dimenticare Dio, di guardare alle cose visibili, invece di contemplare con gli occhi della fede quelle invisibili. Quando accade una sventura o una calamità, noi siamo pronti ad accusare Dio di negligenza o crudeltà. Se Egli ritiene necessario allontanarci da una nostra attività, noi ci lamentiamo, dimenticandoci di pensare che Dio in questo modo sta operando per il nostro bene. Noi dobbiamo imparare che la punizione è una parte del suo grande piano e che sotto la verga dell’afflizione il cristiano può, a volte, fare per il Maestro più di quando era impegnato a pieno servizio.UVI 301.2

    Paolo, come loro esempio nella vita cristiana, indicò ai filippesi Cristo, il quale, “essendo in forma di Dio non riputò rapina l’essere uguale a Dio, ma annichilì se stesso, prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini; ed essendo trovato nell’esteriore come un uomo, abbassò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte della croce”. Filippesi 2:6-8 (Luzzi).UVI 301.3

    “Così, miei cari — egli continuò -, come sempre siete stati ubbidienti, non solo come s’io fossi presente, ma molto più adesso che sono assente, compiete la vostra salvezza con timore e tremore; poiché Dio è quel che opera in voi il volere e l’operare, per la sua benevolenza. Fate ogni cosa senza mormorii e senza dispute, affinché siate irreprensibili e schietti, figliuoli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale voi risplendete come luminari nel mondo, tenendo alta la Parola della vita, onde nel giorno di Cristo io abbia da gloriarmi di non aver corso invano, né invano faticato”. Filippesi 2:12-15 (Luzzi).UVI 301.4

    Queste parole furono scritte per aiutare ogni anima che lotta. Paolo innalza l’ideale della perfezione e mostra come esso può essere raggiunto. “Compiete la vostra salvezza con timore e tremore — egli dice — poiché Dio è quel che opera in voi”. Filippesi 2:12, 13 (Luzzi).UVI 302.1

    Se non si coopera con Dio non si può ottenere la salvezza. Deve esserci cooperazione tra Dio e il peccatore pentito. Questo è necessario per la formazione di un carattere giusto e santo. L’uomo deve fare continui sforzi per superare ciò che lo ostacola dal raggiungere la perfezione. Ma il suo successo dipende totalmente da Dio. Da solo, lo sforzo umano non è sufficiente. Senza l’assistenza della potenza divina, esso non serve a nulla. Dio opera solo se l’uomo collabora con lui. La resistenza al peccato deve venire dall’uomo, il quale deve trarre la sua forza da Dio. Da un lato c’è l’infinita saggezza, la compassione e la potenza di Dio, dall’altro ci sono la debolezza, l’iniquità e l’impotenza del peccatore.UVI 302.2

    Dio desidera che noi possediamo il dominio della nostra volontà. Egli non può aiutarci senza il nostro consenso e la nostra cooperazione. Lo Spirito divino opera attraverso le forze e le facoltà date all’uomo. Da soli non potremo mai riuscire ad armonizzare le nostre intenzioni, i nostri desideri e le nostre inclinazioni con il volere di Dio. Ma se noi vogliamo che questo avvenga nella nostra vita, il Salvatore lo compirà al posto nostro, distruggendo “i ragionamenti ed ogni altezza che si eleva contro alla conoscenza di Dio, e faccian prigione ogni pensiero traendolo all’ubbidienza di Cristo”. 2 Corinzi 10:5 (Luzzi).UVI 302.3

    Colui che vuole formarsi un carattere forte ed equilibrato, e vuole diventare un saggio cristiano deve essere disposto a dare tutto e fare tutto per Cristo; poiché il Redentore non accetterà un servizio parziale. Giornalmente deve imparare il significato della sottomissione. Egli deve studiare la Parola di Dio, imparare il suo significato e ubbidire ai suoi precetti. Così potrà raggiungere l’ideale dell’eccellenza cristiana. Giorno dopo giorno, Dio lavorerà con lui, perfezionando il carattere in modo che possa resistere nel tempo della prova finale. Giorno dopo giorno, il credente dovrà operare dinanzi agli uomini e agli angeli il sublime esperimento, che mostra ciò che il Vangelo può compiere per l’uomo caduto.UVI 302.4

    Paolo scrisse: “Fratelli, io non reputo d’avere ancora ottenuto il premio; ma una cosa fo: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno dinanzi, proseguo il corso verso la mèta per ottenere il premio della suprema vocazione di Dio in Cristo Gesù”. Filippesi 3:13, 14 (Luzzi).UVI 302.5

    Paolo fece molte cose. Dal momento del suo battesimo, la sua vita fu caratterizzata da un instancabile servizio. Andò di città, di paese in paese, proclamando la storia della croce, conquistando convertiti al Vangelo e fondando chiese. Per queste chiese lui ebbe una costante cura e scrisse loro molte lettere di istruzione. A volte per guadagnarsi il pane quotidiano svolse il suo mestiere. Ma in tutte le varie attività della vita, Paolo non perse di vista il suo unico grande scopo: proseguire verso il premio della sua santa chiamata. Una mèta tenne costantemente dinanzi a sé: essere fedele a Colui che gli era apparso alle porte di Damasco. Niente poté distoglierlo da questo traguardo. Esaltare la croce del Calvario, questo fu il motivo che ispirò le sue parole e lo spinse all’azione.UVI 303.1

    Il grande scopo che spinse Paolo a proseguire nonostante le difficoltà e le afflizioni dovrebbe condurre ogni operaio cristiano a consacrarsi completamente al servizio di Dio. Attrazioni mondane cercheranno di allontanare la sua attenzione dal Salvatore, ma egli avanzerà verso la mèta, dimostrando al mondo, agli angeli e agli uomini che la speranza di vedere Dio faccia a faccia è degna di tutti gli sforzi e i sacrifici che il conseguimento di questa speranza richiede.UVI 303.2

    Paolo, sebbene fosse prigioniero, non si scoraggiò. Anzi, una nota di trionfo si diffuse attraverso le lettere che scrisse da Roma alle varie chiese. “Rallegratevi del continuo nel Signore — egli scrisse ai Filippesi — Da capo dico: Rallegratevi... Non siate con ansietà solleciti di cosa alcuna; ma in ogni cosa siano le vostre richieste rese note a Dio in preghiera e supplicazione con azioni di grazie. E la pace di Dio che sopravanza ogni intelligenza, guarderà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù. Del rimanente, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri”. Filippesi 4:4-8 (Luzzi).UVI 303.3

    “L’Iddio mio supplirà ad ogni vostro bisogno secondo le sue ricchezze e con gloria, in Cristo Gesù... La grazia del Signor Gesù Cristo sia con lo spirito vostro”. Filippesi 4:19, 23 (Luzzi).UVI 303.4

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