Capitolo 49: L’ultima lettera di Paolo
Paolo, ritornando dal tribunale di Cesare alla sua cella, comprese che aveva ottenuto soltanto una breve dilazione. In ogni caso i suoi nemici non si sarebbero fermati fino a che non avessero ottenuto la sua morte. Ma sapeva anche che per un certo tempo la verità aveva trionfato. Avere proclamato un Salvatore crocifisso e risorto davanti alla numerosa folla che lo aveva ascoltato era di per sé una vittoria. Quel giorno era iniziata un’opera che sarebbe cresciuta e diventata potente e che invano Nerone e tutti gli altri nemici di Cristo avrebbero cercato di ostacolare e di distruggere.UVI 312.1
Egli si rendeva conto che ogni giorno passato nella sua tetra cella lo avvicinava alla fine: un cenno o una parola di Nerone e sarebbe stato ucciso. Paolo pensò a Timoteo e decise di farlo chiamare. A Timoteo era stata affidata la chiesa di Efeso ed era stato lasciato lì quando Paolo aveva fatto il suo ultimo viaggio a Roma. Paolo e Timoteo erano legati da un affetto straordinariamente profondo e forte. Dopo la conversione, Timoteo aveva condiviso gli sforzi e le sofferenze di Paolo e l’amicizia tra i due era diventata sempre più ferma, più intima e più sacra. Timoteo aveva dimostrato all’anziano e affaticato apostolo lo stesso affetto che un figlio dimostra per il padre che ama e onora. Sorprende poco dunque che Paolo, oppresso dalla solitudine e dalla malinconia, desiderasse vederlo.UVI 312.2
Nel migliore dei casi sarebbero passati alcuni mesi prima che Timoteo, dall’Asia Minore, giungesse a Roma. Paolo sapeva che la sua vita era incerta e temette che Timoteo non arrivasse in tempo per vederlo. Egli aveva importanti consigli e istruzioni per il giovane uomo al quale era stata affidata una così grande responsabilità. Così, mentre lo esortava a raggiungerlo senza ritardo, dettò quell’ultima testimonianza, sapendo di avere poco tempo a disposizione. Con l’animo pieno di amore e di premura per quel figlio spirituale e per la chiesa che curava, Paolo insistette sulla fedeltà che Timoteo doveva dimostrare nell’adempimento del suo sacro incarico.UVI 312.3
Paolo iniziò la sua lettera con i saluti: “A Timoteo, mio diletto figliuolo, grazia, misericordia, pace da Dio Padre e da Cristo Gesù nostro Signore. Io rendo grazie a Dio, il quale servo con pura coscienza, come l’han servito i miei antenati, ricordandomi sempre di te nelle mie preghiere giorno e notte”. 2 Timoteo 1:2, 3 (Luzzi).UVI 312.4
L’apostolo poi spiegò a Timoteo la necessità di essere costante nella fede: “Per questa ragione ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per la imposizione delle mie mani. Poiché Iddio ci ha dato uno spirito non di timidità, ma di forza e d’amore e di correzione. Non aver dunque vergogna della testimonianza del Signor nostro, né di me che sono in catene per lui, ma soffri anche tu per l’Evangelo, sorretto dalla potenza di Dio”. Paolo esortò Timoteo a ricordare che era stato chiamato con “una santa chiamata” a proclamare la potenza di Colui che “ha prodotto in luce la vita e l’immortalità mediante l’Evangelo, in vista del quale — egli affermò — io sono stato costituito banditore e apostolo e dottore. Ed è pure per questa cagione che soffro queste cose; ma non me ne vergogno, perché so in chi ho creduto, e son persuaso ch’egli è potente da custodire il mio deposito fino a quel giorno”. 2 Timoteo 1:6-12 (Luzzi).UVI 313.1
Durante il suo lungo servizio, Paolo non aveva mai vacillato nella fedeltà al suo Salvatore. Ovunque egli fosse, sia davanti ai farisei intriganti o alle autorità romane, sia davanti alla folla inferocita di Listra o ai rei peccatori nella cella macedone, sia che stesse ragionando con gli spaventati marinai della nave naufraga, o fosse solo davanti a Nerone per difendere la sua vita, egli non si era mai vergognato della causa che sosteneva. Il solo grande scopo della sua vita cristiana era stato servire Colui il cui nome una volta egli aveva coperto di infamia. Né l’opposizione né la persecuzione erano stati capaci di distoglierlo dal suo proposito. La sua fede, resa salda dagli sforzi e dai sacrifici, lo sorresse e lo fortificò.UVI 313.2
“Tu dunque, figliuol mio — Paolo continuò — fortificati nella grazia che è in Cristo Gesù, e le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, i quali siano capaci d’insegnarle anche ad altri. Sopporta anche tu le sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù “. 2 Timoteo 2:1-3 (Luzzi).UVI 313.3
Il vero servitore di Dio non scanserà il duro lavoro o la responsabilità. Dio non delude mai coloro che desiderano il suo sostegno e la sua potenza. Il vero servitore attingerà da questa sorgente la forza che lo rende capace di affrontare e superare la tentazione e di compiere gli incarichi che Dio gli ha affidato. La natura della grazia che lui riceve, rafforza la sua capacità di conoscere Dio e il suo Figlio. Egli desidera compiere un servizio che sia gradito al Maestro. E mentre egli progredisce nel cammino cristiano, diventa forte “nella grazia che è in Cristo Gesù”. Questa grazia lo rende capace di essere un fedele testimone delle cose che ha udito. Lui non disprezza né trascura la conoscenza che ha ricevuto da Dio, ma la trasmette a uomini fedeli, che a loro volta la insegneranno ad altri.UVI 313.4
In questa sua ultima lettera, Paolo presentò al giovane operaio un alto ideale, indicandogli le responsabilità poste su di lui, come ministro di Cristo. “Studiati di presentar te stesso approvato dinanzi a Dio — l’apostolo scrisse — operaio che non abbia ad esser confuso, che tagli rettamente la parola della verità... Fuggi gli appetiti giovanili e procaccia giustizia, fede, amore, pace con quelli che di cuor puro invocano il Signore. Ma schiva le quistioni stolte e scempie, sapendo che generano contese. Or il servitore del Signore non deve contendere, ma dev’essere mite inverso tutti, atto ad insegnare, paziente, correggendo con dolcezza quelli che contraddicono, se mai avvenga che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità”. 2 Timoteo 2:15, 22-25 (Luzzi).UVI 314.1
L’apostolo avvertì Timoteo contro i falsi insegnanti che avrebbero cercato di entrare nella chiesa. “Or sappi questo, — Paolo affermò che negli ultimi giorni verranno dei tempi difficili; perché gli uomini saranno egoisti, amanti del danaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, disubbidienti ai genitori, ingrati, irreligiosi... aventi le forme della pietà, ma avendone rinnegata la potenza. Anche costoro schiva!”. 2 Timoteo 3:1-6 (Luzzi).UVI 314.2
“I malvagi e gli impostori andranno di male in peggio, — egli continuò — seducendo ed essendo sedotti. Ma tu persevera nelle cose che hai imparate e delle quali sei stato accertato, sapendo da chi le hai imparate, e che fin da fanciullo hai avuto conoscenza degli scritti sacri, i quali possono renderti savio a salute mediante la fede che è in Cristo Gesù. Ogni scrittura è ispirata da Dio e utile ad insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, affinchè l’uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona”. 2 Timoteo 3:13-17 (Luzzi). Dio ha provveduto mezzi a sufficienza per avere successo contro il male che è nel mondo. La Bibbia è l’armeria dove noi possiamo equipaggiarci per la battaglia. I nostri fianchi devono essere cinti della verità. La corazza deve essere la giustizia. Lo scudo della fede deve essere nella nostra mano, l’elmo della salvezza sulla nostra fronte; e con la spada dello Spirito, che è la Parola di Dio, noi dobbiamo vincere il peccato e ogni impedimento che ostacoli il nostro cammino.UVI 314.3
Paolo sapeva che la chiesa aveva dinanzi un tempo di grande pericolo. Comprendeva che coloro che avevano in cura delle chiese dovevano svolgere un’opera fedele e intensa. Perciò egli scrisse a Timoteo: “Io te ne scongiuro nel cospetto di Dio e di Cristo Gesù che ha da giudicare i vivi e i morti, e per la sua apparizione e per il suo regno: Predica la Parola, insisti a tempo e fuor di tempo, riprendi, sgrida, esorta con grande pazienza e sempre istruendo”. 2 Timoteo 4:1, 2 (Luzzi).UVI 314.4
Questo solenne incarico, dato a uno così zelante e fedele come lo era Timoteo, testimonia con forza l’importanza e la responsabilità del lavoro che deve svolgere il ministro del Vangelo. Paolo voleva che Timoteo riconoscesse davanti a Dio l’impegno di predicare la Parola, non le opinioni e le usanze degli uomini, sfruttando le diverse occasioni che si presentano: davanti alle grandi folle o ai circoli privati, lungo la strada e davanti al fuoco, agli amici e ai nemici, sia che fosse al sicuro sia che fosse esposto alle difficoltà, al pericolo, alla minaccia e a ogni altro tipo di disagio.UVI 315.1
Temendo che la mite e docile disposizione di Timoteo potesse portarlo a scansare una parte essenziale del suo lavoro, Paolo lo esortò a essere severo nel rimproverare il peccato, soprattutto quando si trattava di persone colpevoli di grossi mali. Tuttavia egli doveva fare questo con “grande pazienza e sempre istruendo”. Timoteo doveva rivelare la pazienza e l’amore di Cristo, spiegando e rinforzando i suoi rimproveri con le verità della Parola.UVI 315.2
Non è facile odiare e rimproverare il peccato e allo stesso tempo mostrare pietà e tenerezza per il peccatore. Più ferventi sono i nostri sforzi per ottenere la santità del carattere e della vita, più acuta sarà la nostra percezione del peccato e più decisa la nostra disapprovazione per qualsiasi deviazione dalla verità. Noi dobbiamo stare attenti a non essere esageratamente severi verso la persona che sbaglia; dobbiamo anche stare attenti a non perdere di vista l’immensa iniquità del peccato. Occorre mostrare pazienza e amore cristiano per colui che sbaglia, ma c’è anche il pericolo di mostrarsi troppo tolleranti nei confronti del suo errore: ciò potrebbe indurlo a considerarsi non degno di rimprovero per cui lo rifiuterà come non motivato e ingiusto.UVI 315.3
I ministri del Vangelo a volte fanno un grande danno permettendo che la loro pazienza verso colui che sbaglia degeneri in tolleranza per i peccati e addirittura in complicità. Costoro sono spinti a mitigare e a scusare ciò che invece Dio condanna; e dopo un certo tempo diventano così ciechi da lodare le stesse persone che Dio ordina loro di rimproverare. Colui che ha offuscato le sue percezioni spirituali mostrando tolleranza verso quelli che Dio condanna, presto commetterà un più grande peccato agendo con severità e durezza verso quelli che Dio approva.UVI 315.4
Molti che professano di essere cristiani e che si credono competenti nell’insegnare ad altri, a causa dell’orgogliosa sapienza umana, del disprezzo per l’influsso dello Spirito Santo e della ripugnanza delle verità contenute nella Parola di Dio, finiranno per trasgredire i comandamenti di Dio. Paolo dichiarò a Timoteo: “Verrà il tempo che non sopporteranno la sana dottrina; ma per prurito d’udire si accumuleranno dottori secondo le loro proprie voglie e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole”. 2 Timoteo 4:3, 4 (Luzzi).UVI 315.5
Qui, l’apostolo non si riferisce a quelli che sono apertamente irreligiosi ma ai cristiani praticanti che si fanno guidare dalle loro inclinazioni e che in tal modo diventano schiavi del loro io. Costoro vogliono ascoltare soltanto le dottrine che non rimproverano i loro peccati e non condannano la loro condotta immorale. Essi sono offesi dalle semplici parole dei servitori di Cristo e scelgono quegli insegnanti che li lodano e li lusingano. Anche tra i ministri ci sono di quelli che predicano le opinioni degli uomini invece della Parola di Dio. Questi, essendo infedeli al loro incarico, sviano le anime che si rivolgono a loro per ricevere una guida spirituale.UVI 316.1
Dio, nei precetti della sua santa legge, ha dato una perfetta regola di vita. Egli ha dichiarato che questa legge rimarrà immutata in ogni suo punto. Sino alla fine dei tempi Dio reclamerà i suoi diritti sugli uomini. Cristo venne per valorizzare la legge; Egli mostrò che essa si basa sul grande fondamento dell’amore verso Dio e l’amore verso gli uomini, e che tutto il dovere dell’uomo consiste nell’ubbidienza ai suoi precetti. Gesù, con la sua stessa vita, diede un esempio di ubbidienza alla legge di Dio. Nel sermone sulla montagna spiegò che i suoi princìpi andavano oltre le azioni esteriori includendo i pensieri e gli intenti del cuore.UVI 316.2
La legge, ubbidita, conduce gli uomini a “rinunziare all’empietà e alle mondane concupiscenze” e a “vivere in questo mondo temperatamente, giustamente e piamente”. Tito 2:12 (Luzzi). Ma il nemico della giustizia ha reso questo mondo schiavo e ha guidato uomini e donne a disubbidire alla legge. Come Paolo previde, molti si sono allontanati dalle semplici e penetranti verità della Parola di Dio e hanno scelto degli insegnanti che presentano loro le favole che essi desiderano. Molti sia tra i ministri che tra i membri stanno calpestando i comandamenti di Dio. Così il Creatore del mondo è insultato e Satana è contento di essere riuscito a ingannare gli uomini.UVI 316.3
Al crescente rigetto della legge divina si aggiunge una crescente disaffezione verso la religione, un aumento dell’orgoglio, dell’amore per il piacere, della disubbidienza ai genitori e dell’indulgenza. In ogni luogo, delle menti investigatrici stanno ansiosamente chiedendo: Cosa può essere fatto per correggere questi mali così allarmanti? La risposta si trova nell’esortazione che Paolo fece a Timoteo: “Predica la Parola”. La Bibbia contiene i soli princìpi sicuri. Essa è una trascrizione della volontà di Dio, un’espressione della saggezza divina. Inoltre presenta all’intelletto umano i grandi problemi della vita. Essa sarà una guida infallibile per tutti coloro che gli danno ascolto, trattenendoli da quelle scelte capaci di rovinare la loro esistenza.UVI 316.4
Dio ha fatto conoscere il suo volere ed è follia per l’uomo dubitare l’attendibilità di ciò che è uscito dalle sue labbra. Dio ha una sapienza infinita; le sue parole non possono essere messe in dubbio o modificate seguendo un criterio umano. All’uomo è richiesta una sincera e attiva aderenza alla volontà di Dio. L’ubbidienza è la risposta più nobile della ragione come pure della coscienza.UVI 317.1
Paolo continuò le sue raccomandazioni: “Sii vigilante in ogni cosa, soffri afflizioni, fa l’opera d’evangelista, compi tutti i doveri del tuo ministerio”. 2 Timoteo 4:5 (Luzzi). L’apostolo stava per terminare il corso e desiderava che Timoteo prendesse il suo posto, preservando la chiesa dalle favole e dalle eresie con le quali il nemico avrebbe cercato, in vari modi, di allontanarla dalla semplicità del Vangelo. Egli lo ammonì a scartare quelle aspettative di guadagno e di piacere che lo avrebbero trattenuto dal dedicarsi completamente al servizio per Dio. Lo incoraggiò ad affrontare con allegrezza l’opposizione, le minacce e la persecuzione alle quali la sua fedeltà lo avrebbe esposto. Timoteo doveva dare piena prova della sua vocazione impegnando ogni mezzo disponibile per fare del bene a quelli per cui Cristo era morto.UVI 317.2
La vita di Paolo fu un esempio delle verità che insegnava; tale era la formula del suo successo. Egli era ben cosciente della sua responsabilità, per questo lavorò in intima comunione con Colui che è la fonte della giustizia, della misericordia e della verità. La croce era la sola garanzia del suo successo. L’amore per il Salvatore fu il perenne motivo che lo sorresse nei conflitti interiori e nella lotta contro il male, mentre proseguiva nel servizio di Cristo lottando contro l’inimicizia del mondo e l’opposizione dei suoi avversari.UVI 317.3
In questi giorni di pericolo, la chiesa ha bisogno di operai che sappiano, come Paolo, essere utili in ogni momento; si badi bene, operai che abbiano una profonda esperienza delle cose di Dio e siano pieni di entusiasmo e di zelo. Uomini santi e pronti al sacrificio, uomini che non fuggano le prove e le responsabilità; uomini coraggiosi e veraci, uomini per cui Cristo è la “speranza della gloria” e che con labbra toccate dal santo fuoco “predicano la Parola”. Per mancanza di operai come questi, la causa di Dio langue e l’ignoranza, come un mortale veleno, contamina la morale e annulla la speranza di una grande parte della razza umana.UVI 317.4
Quando i fedeli e provati messaggeri saranno chiamati a sacrificare le loro vite per amore della verità, chi si farà avanti per prendere il loro posto? I nostri giovani accetteranno la santa chiamata come hanno fatto i loro padri? Stanno preparandosi per riempire il vuoto causato dalla morte del fedele? L’esortazione di Paolo verrà ascoltata, la chiamata al dovere sarà udita, si vinceranno l’egoismo e l’ambizione che lusingano la gioventù?UVI 318.1
Paolo terminò la sua lettera con messaggi personali che riguardavano alcuni conoscenti e con l’invito a Timoteo di raggiungerlo al più presto. Egli parlò della sua tristezza causata dalla diserzione di alcuni dei suoi amici e dalla giustificata assenza di altri. Paolo lo informò che aveva già mandato Tichico perché lo sostituisse; Timoteo non doveva preoccuparsi: la chiesa di Efeso non sarebbe stata abbandonata.UVI 318.2
Dopo aver parlato di ciò che accadde al suo processo davanti a Nerone, della diserzione dei suoi fratelli e della grazia sostenitrice di un Dio che mantiene i suoi patti, Paolo concluse la sua lettera raccomandando il suo amato Timoteo alla cura del sommo Pastore il quale, sebbene i pastori a lui sottoposti sarebbero stati soppressi, avrebbe continuato ad avere cura del suo gregge.UVI 318.3