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Gli uomini che vinsero un impero

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    Capitolo 54: Un testimone irreprensibile

    Dopo l’ascensione di Cristo, Giovanni dimostrò di essere un fedele e dinamico operaio per il Maestro. Egli sperimentò, insieme agli altri discepoli, la discesa dello Spirito Santo nel giorno della Pentecoste, e con rinnovati zelo e potenza continuò a proclamare agli uomini la Parola della vita, cercando di dirigere le loro menti verso l’invisibile. Questo discepolo fu un potente predicatore, ardente e profondamente consacrato. Egli raccontò le parole e le opere di Cristo parlando con voce armoniosa e con un linguaggio che impressionava i cuori di quelli che lo ascoltavano. La semplicità delle sue parole, la sublime potenza delle verità rivelate e il fervore che caratterizzava i suoi insegnamenti, gli diedero accesso a qualsiasi ambiente.UVI 343.1

    La vita dell’apostolo fu in armonia con i suoi insegnamenti. L’amore per Cristo che splendeva nel suo cuore lo indusse a compiere grandi cose in favore dei suoi simili, specialmente per i fratelli che condividevano la sua stessa fede.UVI 343.2

    Cristo aveva comandato ai suoi primi discepoli di amarsi l’un l’altro come Egli li aveva amati. Così essi dovevano dare testimonianza al mondo che Cristo vive nel cuore, annunciando la speranza di una gloria futura. Gesù aveva detto loro: “Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Com’io v’ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri”. Giovanni 13:34 (Luzzi). Quando queste parole furono pronunciate, i discepoli non riuscirono a comprenderle. Dopo che ebbero contemplato le sofferenze di Cristo, testimoniato la sua crocifissione, la sua risurrezione e la sua ascensione al cielo, dopo che ebbero sperimentato la potenza dello Spirito Santo, essi compresero molto più chiaramente l’amore di Dio, e la natura dell’amore che dovevano nutrire l’uno per l’altro. Poi Giovanni poté dire ai suoi compagni discepoli:UVI 343.3

    “Noi abbiamo conosciuto l’amore da questo: che Egli ha data la sua vita per noi; noi pure dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli”. 1 Giovanni 3:16 (Luzzi).UVI 343.4

    Dopo la discesa dello Spirito Santo, i discepoli iniziarono a proclamare un Salvatore vivente, e la salvezza delle anime divenne il loro unico desiderio. Essi si rallegrarono nella soave comunione con i santi. Erano gentili, premurosi, altruisti e pronti a fare qualsiasi sacrificio per amore della verità. Nella quotidiana relazione con gli altri rivelarono l’amore che Cristo aveva loro elargito. Con parole e azioni altruistiche, cercarono di alimentare questo amore nel cuore dei loro simili.UVI 343.5

    I credenti dovevano sempre nutrire tale amore. Essi dovevano progredire nella spontanea ubbidienza a questo nuovo comandamento. Dovevano essere così intimamente uniti a Cristo da divenire capaci di adempiere tutti i suoi comandamenti. La loro vita doveva magnificare la potenza di un Salvatore che poteva renderli giusti mediante la sua giustizia.UVI 344.1

    Ben presto si notò un cambiamento. I credenti iniziarono a cercare i difetti degli altri; il loro animo fu condizionato da una critica malevola che finì per allontanarli dal Salvatore e dal suo amore. Essi divennero più rigidi circa le cerimonie esteriori e più scrupolosi nella teoria che nella pratica della fede. Presi da questo spirito di condanna, finirono per trascurare i loro propri errori. Non praticarono più l’amore fraterno che Cristo aveva ordinato e, peggio ancora, non si resero conto della loro perdita. Non compresero che la felicità e la gioia stavano uscendo dalla loro vita e che avendo escluso l’amore di Dio dai loro cuori avrebbero ben presto camminato nelle tenebre.UVI 344.2

    Rendendosi conto che l’amore fraterno stava scomparendo nella chiesa, Giovanni ne enfatizzò la necessità. Le sue lettere alla chiesa si richiamano costantemente a questo pensiero. “Diletti, amiamoci gli uni gli altri — egli scrive — perché l’amore è da Dio, e chiunque ama è nato da Dio e conosce Iddio. Chi non ama non ha conosciuto Iddio; perché Dio è amore. In questo s’è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo unigenito Figliuolo nel mondo, affinché, per mezzo di lui, vivessimo. In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Iddio, ma che Egli ha amato noi, e ha mandato il suo Figliuolo per essere la propiziazione per i nostri peccati. Diletti, se Dio ci ha così amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri”. 1 Giovanni 4:7-11 (Luzzi). L’apostolo richiama i credenti al particolare bisogno di manifestare questo amore, scrivendo: “è un comandamento nuovo ch’io vi scrivo; il che è vero in lui ed in voi; perché le tenebre stanno passando, e la vera luce già risplende. Chi dice d’esser nella luce e odia il suo fratello, è tuttavia nelle tenebre. Chi ama il suo fratello dimora nella luce e non v’è in lui nulla che lo faccia inciampare. Ma chi odia il suo fratello è nelle tenebre e cammina nelle tenebre e non sa ov’egli vada, perché le tenebre gli hanno accecato gli occhi”. “Poiché questo è il messaggio che avete udito dal principio: che ci amiamo gli uni gli altri”.UVI 344.3

    “Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il suo fratello è omicida; e voi sapete che nessun omicida ha la vita eterna dimorante in se stesso. Noi abbiamo conosciuto l’amore da questo: che Egli ha data la sua vita per noi; noi pure dobbiam dare la nostra vita per i fratelli”. 1 Giovanni 1:8-11; 3:11, 12, 14-16 (Luzzi).UVI 345.1

    Non è l’opposizione del mondo che più minaccia la chiesa di Cristo. È il male alimentato nei cuori dei credenti che genera i loro più seri disastri e che, senza dubbio, ritarda il progresso dell’opera di Dio. Chiunque nutra sentimenti d’invidia, sospetto, critica e malignità, danneggia la propria vita spirituale. La migliore prova del fatto che Dio ha mandato suo Figlio nel mondo sta nell’armonia e nell’unione esistente fra gli uomini di diversa estrazione sociale che formano la sua chiesa. È il privilegio dei seguaci di Cristo dare questa testimonianza. Ma per poter fare questo essi devono sottomettersi al suo comandamento. I loro caratteri devono riflettere il suo carattere, la loro volontà essere conforme al suo volere.UVI 345.2

    “Io vi do un nuovo comandamento — disse Cristo — che vi amiate gli uni gli altri. Com’io v’ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri”. Che meravigliosa affermazione; ma quanto poco è praticata! Oggi la chiesa di Dio è tristemente carente per quanto riguarda l’amore fraterno. Ci sono molti che professano di amare il Salvatore e non si amano l’un l’altro. I miscredenti stanno osservando per vedere se la fede di coloro che si dicono cristiani, esercita un influsso santificante nella loro vita. Essi comprendono con rapidità i difetti del carattere e l’incoerenza delle azioni. Non permettete che il nemico vi additi e dica: “Guardate come si odiano fra loro coloro che si dicono cristiani”. I cristiani sono tutti membri di una stessa famiglia, tutti figli dello stesso Padre celeste e con la stessa beata speranza d’immortalità. Il legame che li lega dovrebbe essere affettuoso e profondo.UVI 345.3

    Dio rivolge i suoi più toccanti appelli al cuore quando ci chiama a esprimere la stessa tenera compassione che Cristo manifestò sulla terra. Solo l’uomo che ha un disinteressato amore per il suo fratello ha un vero amore per Dio. Il vero cristiano non permetterà deliberatamente che l’anima che è nel pericolo e nel bisogno rimanga senza avvertimento e senza cure. Egli non rimarrà indifferente all’errante, lasciando che questi sprofondi nell’infelicità e nello scoraggiamento, o che cada nella lotta contro Satana.UVI 345.4

    Coloro che non hanno sperimentato il tenero e compenetrante amore di Cristo non possono guidare altri alla Fonte della vita. Il suo amore nel cuore è una forza che conduce gli uomini a rivelarlo nella conversazione, nel comportamento, gentile e pietoso, e nell’assistenza delle persone con le quali vengono a contatto. Per avere successo, gli operai cristiani devono conoscere Cristo, e per poterlo conoscere, devono conoscere il suo amore. In cielo l’idoneità degli operai è misurata a partire dal loro amore e dal loro impegno nel lavoro. Il punto di riferimento di tale misura è dato dall’esempio stesso di Cristo.UVI 345.5

    “Non amiamo a parole e con la lingua, ma a fatti e in verità”. 1 Giovanni 3:18 (Luzzi). Un carattere cristiano si ottiene quando ci si fa guidare da un sentimento di compassione e di amore per il prossimo. Questo amore è alla base di un servizio altruistico che può essere benedetto da Dio.UVI 346.1

    Il migliore dono che il nostro Padre celeste può elargire è questo: un grande amore per Dio e per il prossimo. Questo amore non deriva da un istinto; esso è piuttosto l’espressione di un principio divino, di una forza permanente. Il cuore del miscredente non è in grado di produrlo. Esso si trova solo nel cuore dove regna Gesù. “Noi amiamo perché Egli ci ha amati il primo”. 1 Giovanni 4:19 (Luzzi). L’amore è il principio che dirige l’azione del cuore rigenerato dalla grazia divina. Esso modifica il carattere, governa gli impulsi, controlla le passioni e nobilita gli affetti. Questo amore quando è alimentato nell’anima addolcisce la vita ed emana tutto intorno un influsso santificante.UVI 346.2

    Giovanni si sforzò di far comprendere ai credenti gli elevati privilegi che l’esercizio dell’amore avrebbe prodotto nella loro vita. Questa potenza redentrice, permeando il cuore, avrebbe controllato ogni altra facoltà e avrebbe innalzato il suo possessore al di sopra della corruzione mondana. Quando questo amore fosse stato pienamente manifestato e fosse diventato la potenza motrice nella vita, la loro fiducia in Dio sarebbe stata completa. Allora essi avrebbero potuto andare a lui in piena certezza di fede, sapendo che avrebbero ricevuto ogni cosa necessaria per il loro bene presente ed eterno. “In questo l’amore è reso perfetto in noi — scrisse Giovanni — affinché abbiamo confidenza nel giorno del giudizio: che quale egli è, tali siamo anche noi in questo mondo. Nell’amore non c’è paura; anzi, l’amor perfetto caccia via la paura”.“E questa è la confidanza che abbiamo in lui: che se domandiamo qualcosa secondo la sua volontà, Egli ci esaudisce; e se sappiamo ch’Egli ci esaudisce in quel che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo domandate”. 1 Giovanni 4:17, 18; 5:14, 15 (Luzzi).UVI 346.3

    “E se alcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre, cioè Gesù Cristo, il giusto; ed egli è la propiziazione per i nostri peccati; e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo”. “Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità”. 1 Giovanni 2:1, 2; 1:9 (Luzzi). Le condizioni per ottenere misericordia da Dio sono semplici e ragionevoli. Il Signore non esige che ci sottoponiamo a un peso gravoso pur di ottenere il perdono. Non c’è bisogno di fare lunghi, spossanti pellegrinaggi, né di compiere dolorose penitenze, per raccomandare la nostra anima al Dio del cielo o per espiare le nostre trasgressioni. Colui che “le confessa e le abbandona otterrà misericordia”. Proverbi 28:13 (Luzzi).UVI 346.4

    Nelle corti celesti, Cristo sta supplicando per la sua chiesa: intercedendo in favore delle anime per le quali Egli ha pagato con il proprio sangue il prezzo di riscatto. I secoli e i millenni non possono diminuire l’efficacia del suo sacrificio espiatorio. Né vita né morte, né altezza né profondità, possono separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù; e questo non perché noi ci teniamo stretti a lui ma perché Egli ci tiene stretti a sé. Se la salvezza dipendesse dai nostri propri sforzi, noi non potremmo essere salvati, ma essa dipende dall’Autore di tutte le promesse. La nostra stretta a lui può sembrare debole, ma il suo amore è quello di un fratello maggiore. Fintanto che noi ci manteniamo uniti a lui, nessuno può strapparci via dalla sua mano.UVI 347.1

    Mentre gli anni trascorrevano e il numero dei credenti aumentava, Giovanni lavorò con crescente fedeltà e ardore per i suoi fratelli. I tempi erano pieni di pericolo per la chiesa. Gli inganni di Satana si moltiplicavano ovunque. Con contraffazioni e falsità, gli emissari di Satana cercavano di suscitare opposizione contro le dottrine di Cristo. Di conseguenza dissensi ed eresie stavano minacciando la chiesa. Alcuni che professavano Cristo dichiaravano che il suo amore li aveva sciolti dall’ubbidienza alla legge di Dio. Altri pensavano che era necessario osservare le usanze e le cerimonie giudaiche, e che una semplice osservanza della legge, senza fede nel sangue di Cristo, era sufficiente a salvarli. Altri ancora che pretendevano di essere fedeli alla causa di Dio erano invece degli impostori, e nella pratica negavano Cristo e il suo Vangelo. Vivendo nel peccato, essi stavano portanto eresie nella chiesa. Così molti stavano per essere condotti nel labirinto dello scetticismo e dell’inganno.UVI 347.2

    Giovanni divenne estremamente triste quando vide questi velenosi errori penetrare nella chiesa. Egli sapeva i pericoli ai quali la chiesa era esposta e affrontò l’emergenza con prontezza e decisione. Le epistole di Givanni rivelano uno spirito di amore. Sembra che egli abbia scritto con la penna intinta nell’amore. Ma quando l’apostolo venne in contatto con quelli che, sebbene dichiarassero di vivere senza peccare, trasgredivano la legge di Dio, egli non esitò ad avvertirli del terribile inganno che li avvinceva.UVI 347.3

    Scrivendo a una collaboratrice nell’opera del Vangelo, una donna di buona reputazione e di vasto influsso, Giovanni disse: “Molti seduttori sono usciti per il mondo i quali non confessano Gesù Cristo esser venuto in carne. Quello è il seduttore e l’anticristo. Badate a voi stessi affinché non perdiate il frutto delle opere compiute, ma riceviate piena ricompensa. Chi passa oltre e non dimora nella dottrina di Cristo, non ha Iddio. Chi dimora nella dottrina ha il Padre e il Figliuolo. Se qualcuno viene a voi e non reca questa dottrina non lo ricevete in casa e non lo salutate; perché chi lo saluta partecipa alle malvagie opere di lui”. 2 Giovanni 7-11 (Luzzi).UVI 347.4

    Noi siamo autorizzati a tenere nella stessa considerazione che tenne l’amato discepolo coloro che pretendono di dimorare in Cristo mentre vivono nella trasgressione della legge di Dio. In questi ultimi giorni esistono mali simili a quelli che minacciarono la prosperità della chiesa primitiva. Gli insegnamenti dell’apostolo Giovanni su questi punti dovrebbero essere attentamente seguiti. “Voi dovete avere amore” è il grido che si ode ovunque, particolarmente da quelli che professano la santificazione. Ma il vero amore è troppo puro per nascondere un peccato inconfessato. Noi siamo chiamati ad amare le anime per cui Cristo morì, ma allo stesso tempo siamo chiamati a non scendere a compromessi con il male. Non possiamo unirci ai ribelli e definire questo amore. Dio richiede che il suo popolo in questi giorni difenda ciò che è giusto e si opponga agli errori che distruggono l’anima, con la stessa fermezza che aveva espresso Giovanni nelle sue epistole.UVI 348.1

    L’apostolo ci insegna che mentre siamo chiamati a manifestare cortesia cristiana, siamo anche autorizzati a trattare in chiari termini con il peccato e il peccatore; e che questo non è incoerente con il vero amore.“Chi fa il peccato — egli scrisse — commette una violazione della legge... E voi sapete ch’egli è stato manifestato per togliere i peccati; e in lui non c’è peccato. Chiunque dimora in lui non pecca; chiunque pecca non l’ha veduto, né l’ha conosciuto”. 1 Giovanni 3:4-6 (Luzzi).UVI 348.2

    Come testimone di Cristo, Giovanni non entrò in alcuna controversia, né contesa. Egli dichiarò quello che sapeva, ciò che aveva visto e udito quando era stato con Cristo. Egli aveva ascoltato i suoi insegnamenti, aveva testimoniato i suoi potenti miracoli. Giovanni era stato fra le poche persone che avevano potuto considerare la bellezza del carattere di Gesù. Le tenebre erano state spazzate via e ora splendeva la vera luce. La sua testimonianza, concernente la vita e la morte del Salvatore fu chiara e convincente. Nessuno poté resistere a quelle parole ispirate dal grande amore che nutriva per Gesù.UVI 348.3

    “Quel che era dal principio — l’apostolo Giovanni dichiarò — quel che abbiamo udito, quel che abbiam veduto con gli occhi nostri, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della Parola della vita... quello, dico, che abbiam veduto e udito, noi l’annunziamo anche a voi, affinché voi pure abbiate comunione con noi, e la nostra comunione è col Padre e col suo Figliuolo, Gesù Cristo”. 1 Giovanni 1:1, 3 (Luzzi).UVI 348.4

    Il mio desiderio è che ogni vero credente possa confermare, per mezzo della propria esperienza “che Dio è verace” (Giovanni 3:33, Luzzi), raccontando quello che ha visto, udito e provato quando è stato fatto oggetto della potenza di Cristo.UVI 349.1

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