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Gli uomini che vinsero un impero

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    Capitolo 9: I sette diaconi

    “Intanto a Gerusalemme cresceva il numero dei discepoli e accadde che i credenti di lingua greca si lamentarono di quelli che parlavano ebraico: succedeva che le loro vedove venivano trascurate nella distribuzione quotidiana dei viveri”. Atti 6:1.UVI 55.1

    La chiesa apostolica era formata da differenti classi di persone e da varie nazionalità. Alla Pentecoste, quando discese lo Spirito Santo, “a Gerusalemme c’erano ebrei, uomini molto religiosi, venuti da tutte le parti del mondo”. Atti 2:5. Insieme alla gente di fede ebraica si erano riuniti a Gerusalemme alcuni, comunemente chiamati ellenisti, per i quali i giudei della Palestina, da lungo tempo, esprimevano diffidenza e anche antagonismo.UVI 55.2

    I cuori di quelli che erano stati convertiti mediante il lavoro degli apostoli erano inteneriti e uniti dall’amore cristiano. Nonostante i pregiudizi iniziali, tutti erano ora, in armonia l’uno con l’altro. Satana sapeva che fino a quando questa unione continuava a esistere, egli sarebbe stato impotente a ostacolare il progresso del Vangelo; pensò di approfittare dei vecchi modi di pensare, sperando di riuscire a introdurre nella chiesa dei motivi di discordia.UVI 55.3

    Mentre il numero dei discepoli si moltiplicava, il nemico riuscì a sollevare il sospetto in quelle persone che già da tempo nutrivano della gelosia nei confronti dei fratelli, e criticavano il comportamento dei loro dirigenti spirituali. Così “accadde che i credenti di lingua greca si lamentarono di quelli che parlavano ebraico”. La causa del mormorio risaliva al fatto che le vedove appartenenti alla comunità ellenistica erano state trascurate nell’abituale distribuzione dei viveri. Non v’è dubbio che questo tipo di comportamento contrastava con lo spirito del Vangelo; intanto Satana era riuscito a sfruttare la situazione per diffondere il sospetto tra i credenti. Il caso richiedeva rapide misure che rimuovessero tutti i motivi di insoddisfazione ed evitassero il trionfo del nemico nel suo tentativo di creare divisione tra i fratelli.UVI 55.4

    I discepoli di Gesù erano giunti a una crisi nella loro esperienza. Il lavoro per la diffusione del Vangelo si sviluppava rapidamente sotto la saggia guida degli apostoli, i quali lavoravano assistiti dalla potenza dello Spirito Santo. La chiesa si espandeva continuamente e l’aumento dei membri aggravava di pesanti responsabilità i dirigenti. Né un uomo, né un gruppo di uomini, poteva portare questi pesi da solo, senza mettere in pericolo la futura prosperità della chiesa. Occorreva un’ulteriore distribuzione delle responsabilità che fino a quel momento erano state fedelmente svolte da un numero limitato di persone. Gli apostoli dovevano prendere l’importante decisione di organizzare in modo migliore la chiesa, affidando ad altri alcuni incarichi svolti da loro stessi.UVI 55.5

    I credenti furono convocati, e gli apostoli guidati dallo Spirito Santo tracciarono un piano per una migliore organizzazione delle attività ecclesiali. Era giunto il tempo — dichiararono gli apostoli — in cui i dirigenti spirituali che avevano la supervisione della chiesa fossero alleggeriti dall’incarico della distribuzione dei viveri ai poveri e da simili compiti. Si doveva lasciarli liberi di portare avanti il lavoro di evangelizzazione. “Perciò, fratelli — essi dissero — cercate di trovare fra voi sette uomini, de’ quali si abbia buona testimonianza, pieni di spirito e di sapienza, e che noi incaricheremo di quest’opera. Ma quant’è a noi, continueremo a dedicarci alla preghiera e al ministero della Parola”. Atti 6:3, 4 (Luzzi). Questo consiglio fu seguito; si scelsero sette uomini, e mediante la preghiera e l’imposizione delle mani, furono consacrati diaconi.UVI 56.1

    L’assegnazione di compiti particolari ai sette diaconi si dimostrò di grande utilità per il progresso della chiesa. Questi si interessarono particolarmente delle esigenze dei singoli individui come pure dell’amministrazione dei beni della chiesa. Con la loro prudenza nell’amministrazione e il loro buon esempio, essi erano di grande aiuto agli altri diaconi nel legare insieme i vari interessi della chiesa, formando un’unità.UVI 56.2

    Che questo fosse un passo in armonia con il volere di Dio è rivelato dagli immediati, buoni risultati che si videro. “E la parola di Dio si diffondeva, e il numero dei discepoli si moltiplicava grandemente in Gerusalemme; e anche una gran quantità di sacerdoti ubbidiva alla fede”. Atti 6:7 (Luzzi). Questa raccolta di anime fu dovuta sia alla maggiore libertà che gli apostoli si erano concessi, sia allo zelo e all’influsso dimostrato dai sette diaconi. Il fatto che questi fratelli erano stati consacrati per il particolare lavoro di assistenza dei poveri, non li esentò dall’insegnare la dottrina in cui avevano creduto. Al contrario, essi erano pienamente qualificati per istruire gli altri nella verità, e si dedicarono a questo lavoro con grande fervore, anche riportando notevoli successi.UVI 56.3

    Alla chiesa apostolica era stato affidato un lavoro in costante espansione, quello di edificare centri di luce e di benedizione ovunque avessero trovato anime oneste e desiderose di mettersi al servizio di Cristo. La proclamazione del Vangelo doveva raggiungere l’intero mondo abitato, e i messaggeri della croce non potevano sperare di compiere questa importante missione senza rimanere legati ai vincoli di unità cristiana, rivelando al mondo che essi erano uno con Cristo in Dio. La loro divina Guida non aveva pregato il Padre, dicendo: “Conservali nel tuo nome, essi che tu m’hai dati, affinché siano uno, come noi”? Non aveva Egli dichiarato ai discepoli: “Il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo”? Non aveva supplicato il Padre perché essi fossero “perfetti nell’unità”, “affinché il mondo creda che tu mi hai mandato”? Giovanni 17:11, 14, 23, 21 (Luzzi). La loro vita spirituale e la loro forza dipendevano da un’intima comunione con Colui che li aveva incaricati di predicare il Vangelo.UVI 56.4

    Solo rimanendo uniti a Cristo, i discepoli potevano sperare di avere l’assistenza dello Spirito Santo e la cooperazione degli angeli del cielo. Con l’aiuto di questi strumenti divini, essi si sarebbero presentati al mondo come un fronte unito, e sarebbero stati vittoriosi nel conflitto che avevano intrapreso contro le potenze del male. Mentre lavoravano uniti, messaggeri celesti li avrebbero preceduti, aprendo la via, e preparando i cuori a ricevere la verità e a convertirsi a Cristo. Fino a quando sarebbero rimasti uniti, la chiesa sarebbe avanzata “bella come la luna, pura come il sole, tremenda come un esercito a bandiere spiegate”. Cantico dei Cantici 6:10 (Luzzi). Niente poteva ostacolare il suo progresso. La chiesa sarebbe avanzata di vittoria in vittoria, adempiendo gloriosamente la divina missione di proclamazione del Vangelo al mondo.UVI 57.1

    L’organizzazione della chiesa attuata a Gerusalemme, doveva servire come modello per l’organizzazione delle chiese in ogni luogo dove i messaggeri della verità avrebbero conquistato anime al Vangelo. Coloro che avevano ricevuto la responsabilità della supervisione generale della chiesa, non dovevano signoreggiare sull’eredità di Dio ma, come saggi pastori, dovevano pascere “il gregge di Dio... essendo gli esempi del gregge”. 1 Pietro 5:2, 3 (Luzzi). E i diaconi dovevano essere “uomini de’ quali si abbia buona testimonianza, pieni di Spirito e di sapienza”. Atti 6:3 (Luzzi). Questi uomini dovevano unitamente salvaguardare la giustizia e mantenerla con fermezza e decisione. Dovevano esercitare un’influsso unitario sull’intero gregge.UVI 57.2

    Più tardi nella storia della chiesa apostolica, in varie parti del mondo, molti gruppi di credenti formarono nuove chiese. Per questo motivo, l’organizzazione della chiesa fu ulteriormente perfezionata, in modo da mantenere l’ordine e provvedere a uno sviluppo armonioso delle sue attività. Ogni membro fu esortato a svolgere bene il proprio compito. Ognuno doveva usare saggiamente i talenti a lui affidati. Lo Spirito Santo aveva dotato alcuni di speciali doni “primieramente degli apostoli; in secondo luogo dei profeti; in terzo luogo de’ dottori; poi, i miracoli; poi i doni di guarigione, le assistenze, i doni di governo, la diversità delle lingue”. 1 Corinzi 12:28 (Luzzi). Tutte queste classi di operai dovevano lavorare armoniosamente.UVI 57.3

    “Or vi è diversità di doni, ma v’è un medesimo Spirito. E vi è diversità di ministeri, ma non v’è che un medesimio Signore. E vi è varietà di operazioni, ma non v’è che un medesimo Iddio, il quale opera tutte le cose in tutti. Or a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per l’utile comune. Infatti, a uno è data mediante lo Spirito parola di sapienza; a un altro, parola di conoscenza, secondo il medesimo Spirito; a un altro, fede, mediante il medesimo Spirito; a un altro, doni di guarigioni, per mezzo del medesimo Spirito; a un altro, potenza d’operar miracoli; a un altro, profezia; a un altro, il discernimento degli spiriti; a un altro, diversità di lingue, e a un altro, la interpretazione delle lingue; ma tutte queste cose le opera quell’uno e medesimo Spirito, distribuendo i suoi doni a ciascuno in particolare come Egli vuole. Poiché, siccome il corpo è uno ed ha molte membra, e tutte le membra del corpo, benché siano molte, formano un unico corpo, così ancora è di Cristo”. 1 Corinzi 12:4-12 (Luzzi).UVI 58.1

    Le guide della chiesa di Dio sulla terra furono chiamate ad assolvere dei compiti di grande importanza. Durante la teocrazia, mentre Mosè tentava di portare da solo pesanti responsabilità che presto lo avrebbero esaurito, Jethro gli consigliò un piano per una saggia distribuzione delle responsabilità. “Sii tu il rappresentante del popolo dinanzi a Dio-Jethro disse a Mosè — e porta a Dio le loro cause. Insegna loro gli ordini e le leggi, e mostra loro la via per la quale han da camminare e quello che devon fare”. Jethro consigliò inoltre che fossero scelti degli uomini da stabilire come “capi di migliaia, capi di centinaia, capi di cinquantine e capi di diecine”. Questi dovevano essere “degli uomini capaci che temano Dio; degli uomini fidati, che detestino il lucro iniquo”. Dovevano rendere “ragione al popolo in ogni tempo” così da alleviare Mosè dall’aver cura delle piccole faccende che saggiamente potevano essere affidate a dei collaboratori consacrati.UVI 58.2

    Il tempo e le energie di coloro ai quali Dio ha assegnato delle responsabilità direttive nella chiesa, dovrebbero essere spesi per questioni importanti che richiedono una particolare dose di saggezza e una certa maturità morale. Dio non vuole che uomini così dotati si occupino di faccende meno importanti. Altre persone potrebbero occuparsene al posto loro. “Riferiscano a te ogni affare di grande importanza — Jethro propose a Mosè — ma ogni piccolo affare lo decidano loro. Allevia così il peso che grava su te, e lo portino essi teco. Se tu fai questo, e se Dio te l’ordina, potrai durare; e anche tutto questo popolo arriverà felicemente al luogo che gli è destinato”.UVI 58.3

    In armonia con questo piano, “Mosè scelse fra tutto Israele degli uomini capaci, e li stabilì capi del popolo: capi di migliaia, capi di centinaia, capi di cinquantine e capi di diecine. E quelli rendevano ragione al popolo in ogni tempo; le cause difficili le portavano a Mosè, ma ogni piccolo affare lo decidevano loro”. Esodo 18:19-26 (Luzzi).UVI 59.1

    Mosè, quando scelse i settanta anziani che avrebbero condiviso insieme a lui le responsabilità direttive, fece molta attenzione a selezionare, come suoi assistenti, uomini che possedessero dignità, buon senso ed esperienza. Durante l’ordinazione di questi uomini, Mosè elencò alcune delle qualificazioni che rendevano un uomo idoneo a essere un buon dirigente nella chiesa. “Ascoltate le cause de’ vostri fratelli — disse Mosè — e giudicate con giustizia le questioni che uno può avere col fratello o con lo straniero che sta da lui. Nei vostri giudizi non avrete riguardi personali; darete ascolto al piccolo come al grande; non temerete alcun uomo, poiché il giudizio appartiene a Dio”. Deuteronomio 1:16, 17 (Luzzi).UVI 59.2

    Re Davide, verso la fine del suo regno, fece un solenne discorso a coloro che, in quel periodo, avevano grandi responsabilità nell’opera di Dio. “Davide convocò a Gerusalemme tutti i capi d’Israele, i capi delle tribù, i capi delle divisioni al servizio del re, i capi di migliaia, i capi di centinaia, gli amministratori di tutti i beni e del bestiame appartenente al re ed ai suoi figli insieme con gli ufficiali di corte, cogli uomini coraggiosi e tutti i valorosi”. L’anziano re si rivolse solennemente a loro dicendo: “In presenza di tutto Israele, dell’assemblea dell’Eterno, e dinanzi al nostro Dio che ci ascolta, io v’esorto ad osservare e a prendere a cuore tutti i comandamenti dell’Eterno, ch’è il vostro Dio”. 1 Cronache 28:1, 8 (Luzzi).UVI 59.3

    A Salomone, chiamato a occupare una posizione di responsabilità direttiva, il re Davide fece una speciale esortazione: “E tu, Salomone, figliuol mio, riconosci l’Iddio di tuo padre, e servilo con cuore integro e con animo volenteroso; poiché l’Eterno scruta tutti i cuori, e penetra tutti i disegni e tutti i pensieri. Se tu lo cerchi, Egli si lascerà trovare da te; ma, se lo abbandoni, egli ti rigetterà in perpetuo. Considera ora che l’Eterno ha scelto te... sii forte”. 1 Cronache 28:9, 10 (Luzzi).UVI 59.4

    Gli stessi princìpi di pietà e giustizia che guidarono i capi del popolo di Dio al tempo di Mosè e di re Davide, dovevano essere seguiti da coloro ai quali era stata assegnata la supervisione della nascente chiesa di Cristo, durante l’espansione del campo evangelistico. Gli apostoli riaffermarono gli stessi princìpi elencati nell’Antico Testamento, quando organizzarono le chiese e ordinarono uomini capaci di guidare il suo popolo. Essi sostennero che colui che è chiamato a svolgere una responsabilità direttiva nella chiesa “bisogna che sia irreprensibile, come economo di Dio; non arrogante, non iracondo, non dedito al vino, non manesco, non cupido di disonesto guadagno, ma ospitale, amante del bene, assennato, giusto, santo, temperante, attaccato alla fedele Parola quale gli è stata insegnata, onde sia capace d’esortare nella sana dottrina e di convincere i contradittori”. Tito 1:7-9 (Luzzi).UVI 59.5

    L’ordine istituito nella chiesa cristiana apostolica rese possibile il suo successo, come un esercito ben disciplinato e rivestito dell’armatura di Dio. I gruppi dei credenti, sebbene dispersi su un vasto territorio, erano tutti membri di un solo corpo, e si muovevano in perfetta armonia l’uno con l’altro. Quando nasceva un’occasione di dissenso, come per esempio in Antiochia e altrove, e i credenti non riuscivano a mettersi d’accordo fra loro, non si permetteva che tali questioni creassero una divisione nella chiesa. Esse erano riferite a un concilio generale, formato da delegati scelti dalle varie chiese locali, dagli apostoli, e da anziani con responsabilità direttive. In questo modo, gli attacchi di Satana fatti alle chiese isolate, venivano affrontati con un’azione comune da parte di tutti; e i dannosi piani del nemico venivano ostacolati.UVI 60.1

    “Dio infatti non vuole il disordine, ma la pace. Come in tutte le comunità di credenti”. 1 Corinzi 14:33. Egli richiede che l’ordine e l’organizzazione siano osservati anche oggi, negli affari della chiesa, come lo erano nei tempi passati. Egli desidera che il suo piano sia portato avanti in modo completo ed esatto, rispettando quei princìpi che motivano la sua approvazione. L’unità dei cristiani deve diventare una realtà. Si devono creare delle condizioni adatte a favorire l’intesa e la collaborazione tra le diverse comunità locali. L’uomo deve lavorare in stretto contatto con Dio, ogni progetto deve essere sottoposto alla supervisione dello Spirito Santo. Si deve raggiungere questo ideale di unità nel presentare al mondo la buona notizia della grazia di Dio.UVI 60.2

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