Loading...
Larger font
Smaller font
Copy
Print
Contents

Gli uomini che vinsero un impero

 - Contents
  • Results
  • Related
  • Featured
No results found for: "".
  • Weighted Relevancy
  • Content Sequence
  • Relevancy
  • Earliest First
  • Latest First
    Larger font
    Smaller font
    Copy
    Print
    Contents

    Capitolo 21: Nelle regioni più lontane

    Il tempo era giunto perché la proclamazione del Vangelo si estendesse oltre i confini dell’Asia minore. Si erano create condizioni favorevoli all’azione di Paolo e dei suoi compagni in Europa. Paolo era arrivato a Troas, sulle rive del Mediterraneo; in quella città “ebbe di notte una visione. Egli vide un uomo macedone che lo supplicava dicendo: “Passa in Macedonia e soccorrici!” Atti 16:9 (Luzzi).UVI 132.1

    La chiamata fu imperativa e non ammetteva ritardi. “E com’egli ebbe avuta quella visione — afferma Luca, il quale accompagnò Paolo, Sila e Timoteo nel loro viaggio attraverso l’Europa — cercammo subito di partire per la Macedonia, tenendo per certo che Dio ci avea chiamati là, ad annunziar loro l’Evangelo. Perciò, salpando da Troas tirammo diritto verso Samotracia, e il giorno seguente verso Neapoli; e di là ci recammo a Filippi, che è città primaria di quella parte della Macedonia, ed è colonia romana”. Atti 16:10-12 (Luzzi).UVI 132.2

    “E nel giorno di sabato — continua Luca — andammo fuori della porta, presso il fiume, dove supponevamo fosse un luogo d’orazione; e postici a sedere, parlavamo alle donne ch’erano quivi radunate. E una certa donna, di nome Lidia, negoziante di porpora, della città di Tiatiri, che temeva Dio, ci stava ad ascoltare; e il Signore le aprì il cuore”. Atti 16:13, 14 (Luzzi). Lidia fu felice di ricevere la verità. Lei e la sua famiglia furono convertiti e battezzati, ed ella supplicò gli apostoli di dimorare liberamente in casa sua.UVI 132.3

    Mentre i messaggeri della croce erano impegnati nel lavoro di insegnamento, una donna posseduta da uno spirito indovino, li seguiva, gridando: “Questi uomini son servitori dell’Iddio altissimo, e vi annunziano la via della salvezza. Così fece per molti giorni”. Atti 16:17 (Luzzi).UVI 132.4

    Questa donna operava realizzando i piani di Satana. La sua arte divinatoria aveva arricchito i suoi padroni e spinto molte persone sulla via dell’idolatria. Satana seppe che il suo regno stava per essere invaso; ricorse allora a questa donna per opporsi all’opera di Dio, nella speranza di poter mescolare i suoi sofismi con le verità insegnate da coloro che proclamavano il messaggio del Vangelo. La dichiarazione di questa donna danneggiava la causa della verità, perché distraeva le menti del popolo dagli insegnamenti degli apostoli e portava discredito al Vangelo. Le sue parole avevano indotto molte persone a credere che l’insegnamento degli apostoli era ispirato dallo stesso spirito diabolico che la controllava. La gente si era convinta che quelle parole erano dovute alla potenza e allo Spirito di Dio.UVI 132.5

    Gli apostoli sopportarono quest’opposizione per un certo tempo, poi, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, comandarono allo spirito malvagio di lasciare la donna. Ella tacque immeditamente. Tale fatto dimostrò che gli apostoli erano veramente i servitori di Dio: il demone li aveva riconosciuti come tali e aveva ubbidito al loro ordine.UVI 133.1

    La liberazione da quello spirito malvagio aveva ridato alla donna il pieno controllo delle sue facoltà. Ella aveva scelto di diventare una seguace di Cristo. I suoi padroni si allarmarono perché la sua conversione minacciava i loro affari. Essi videro svanire la speranza di ricavare del denaro dalla sua arte, e si resero conto che se fosse stato permesso agli apostoli di evangelizzare, la loro fonte di guadagno si sarebbe estinta.UVI 133.2

    Molti altri cittadini erano interessati a guadagnare denaro per mezzo di illusioni sataniche, e anche questi temendo l’influsso di una potenza che avrebbe potuto bloccare la loro attività, minacciarono i servi di Dio. Essi condussero gli apostoli dinanzi ai magistrati, dicendo: “Questi uomini, che son Giudei, perturbano la nostra città, e predicano dei riti che non è lecito a noi che siam Romani né di ricevere, né di osservare”. Atti 16:20, 21 (Luzzi).UVI 133.3

    La moltitudine, eccitata da quele parole, si rivoltò contro i discepoli. Lo spirito rissoso della plebaglia prevalse e le autorità, dopo aver strappato i vestiti agli apostoli, ordinarono che fossero frustati. “E dopo aver loro date molte battiture, li cacciarono in prigione, comandando al carceriere di custodirli sicuramente. Il quale, ricevuto un tal ordine, li cacciò nella prigione più interna, serrò loro i piedi nei ceppi”. Atti 16:23, 24 (Luzzi).UVI 133.4

    Gli apostoli soffrirono molto a causa della dolorosa posizione che era stata imposta. Dalla loro bocca non uscì neppure un lamento. La loro cella era buia e tetra, eppure non mancavano d’incoraggiarsi pregando e cantando inni di lode a Dio perché erano stati reputati degni di soffrire tali pene per amor suo. I loro cuori erano confortati da un profondo e ardente amore per la causa del loro Redentore. Paolo pensò a come aveva perseguitato i cristiani, e gioì per il fatto che Dio gli aveva rivelato il suo errore e fatto apprezzare la potenza delle gloriose verità che una volta aveva disprezzato.UVI 133.5

    Gli altri prigionieri si stupirono nell’udire i canti e le preghiere che provenivano dalla cella più interna. Essi erano abituati a sentire gridi, gemiti, imprecazioni e bestemmie durante tutta la notte. Mai prima avevano udito parole di preghiera e di lode ascendere da quell’oscura cella. Guardie e prigionieri si meravigliarono e si chiesero cosa mai spingesse quegli uomini a gioire, anche se pativano i morsi della fame, il freddo e il dolore della tortura.UVI 133.6

    Nel frattempo i magistrati ritornarono alle loro case, soddisfatti di aver saputo prendere delle misure adeguate al caso. Il tumulto era stato soffocato. Ma lungo la via udirono ulteriori particolari riguardanti il carattere e l’opera degli uomini che loro avevano condannato a essere frustati e imprigionati. Videro la donna che era stata liberata dall’influsso satanico, e furono colpiti dal suo cambiamento. Nel passato ella aveva causato molti problemi nella città; ora invece era calma e pacifica. Quando compresero che con tutta probabilità avevano condannato due uomini innocenti alla rigorosa pena prevista dalla legge romana, si indignarono e decisero che il mattino seguente avrebbero comandato che gli apostoli fossero liberati privatamente e scortati fuori della città, lontano dalla pericolosa violenza della plebaglia.UVI 134.1

    Se anche gli uomini erano crudeli e vendicativi, o criminalmente negligenti delle loro solenni responsabilità, Dio non si dimenticò di essere benigno verso i suoi servitori. Tutto il cielo era interessato a quegli uomini che stavano soffrendo per amor di Cristo, e degli angeli furono inviati a visitare la prigione. Al loro arrivo la terra tremò. Le pesanti porte della prigione si spalancarono, le mani e i piedi dei prigionieri furono liberati dalle catene e dai ceppi. Una luce straordinaria invase quella quell’oscura prigione.UVI 134.2

    Il carceriere della prigione aveva udito con stupore le preghiere e gli inni degli apostoli imprigionati. Quando li aveva condotti nella loro cella, aveva notato le loro ferite gonfie e sanguinanti, e si era accertato che i loro piedi fossero stati sicuramente serrati nei ceppi. Egli si era aspettato di udire dei gemiti e delle imprecazioni da parte loro, e invece aveva sentito canti di gioia e di lode. Con questi suoni negli orecchi era crollato in un sonno dal quale era stato svegliato dal terremoto e dal tremore delle pareti della prigione.UVI 134.3

    Il carceriere si alzò allarmato. Vide che le porte della prigione erano aperte e fu terrorizzato al pensiero che i carcerati fossero fuggiti. Egli ricordava gli espliciti ordini con i quali Paolo e Sila erano stati affidati alla sua cura la notte precedente, ed era certo che avrebbe pagato con la morte la sua apparente infedeltà. La sua disperazione lo portò a pensare che era meglio suicidarsi che sottomettersi al crudele supplizio che l’aspettava. Tratta fuori la spada, il carceriere stava per uccidersi, quando udì la voce di Paolo pronunciare le confortanti parole: “Non ti far male alcuno, perché siam tutti qui”. Atti 16:28 (Luzzi). Ogni uomo era al suo posto, costretto dalla potenza di Dio, esercitata mediante un carcerato come loro.UVI 134.4

    La severità con la quale il carceriere aveva trattato gli apostoli non suscitò in loro alcun risentimento. Paolo e Sila erano ispirati dallo spirito di Cristo e non da uno spirito di vendetta. I loro cuori erano pieni di amore per il Salvatore, e non odiavano i loro persecutori.UVI 135.1

    Il carceriere lasciò cadere la spada, domandò che gli spiegassero bene le cose. Intanto si affrettò a raggiungere l’interno della prigione. Egli voleva vedere che tipo di uomini erano costoro che ricambiavano con gentilezza la crudeltà del trattamento subìto. Giunto nel luogo dove gli apostoli erano rimasti, il carceriere si prostrò e implorò il loro perdono. Poi li condusse nel cortile e domandò: “Signori, che debbo io fare per esser salvato?” Atti 16:30 (Luzzi).UVI 135.2

    Il carceriere aveva tremato nel vedere come l’ira di Dio si era manifestata nel terremoto; quando aveva pensato che i prigionieri fossero fuggiti, era stato pronto a suicidarsi; ma ora tutte queste cose sembravano di poco valore se confrontate con il nuovo strano timore che animava la sua mente. Egli desiderava possedere la stessa tranquillità e gioia che gli apostoli avevano mostrato, malgrado la loro triste condizione. Egli vide nei loro volti la luce del cielo; e riconobbe che Dio era intervenuto in modo miracoloso per salvare le loro vite. Le parole della donna posseduta ritornarono con una forza insolita alla sua mente. “Questi uomini son servitori dell’Iddio altissimo, e vi annunziano la via della salvezza”. Atti 16:17 (Luzzi).UVI 135.3

    Con profonda umiltà, il carceriere chiese agli apostoli di mostrargli come avrebbe potuto ottenere la vita eterna. “Credi nel Signor Gesù — essi risposero — e sarai salvato tu e la casa tua. Poi annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti coloro che erano in casa sua”. Atti 16:31, 32 (Luzzi). Il carceriere, poi, lavò le ferite degli apostoli e li servì, dopo di che fu battezzato insieme a tutta la sua famiglia. Un influsso santificante si diffuse tra tutti i prigionieri; quell’evento li aveva spinti ad ascoltare le verità proclamate dagli apostoli. Essi erano convinti che lo stesso Dio che quegli uomini servivano, avesse operato un miracolo in loro favore.UVI 135.4

    I cittadini di Filippi furono terrorizzati dal terremoto, e quando al mattino, gli ufficiali della prigione riferirono ai magistrati ciò che era successo durante la notte, essi si allarmarono e mandarono degli ufficiali per ordinare la liberazione degli apostoli. Ma Paolo dichiarò: “Dopo averci pubblicamente battuti senza essere stati condannati, noi che siam cittadini romani, ci hanno cacciato in prigione; e ora ci mandan via celatamente? No davvero! Anzi vengano essi stessi a menarci fuori”. Atti 16:37 (Luzzi).UVI 135.5

    Gli apostoli erano cittadini romani, ed era illegale frustare un romano, se non per un grave crimine che fosse stato scoperto dalle stesse autorità, o privarlo della sua libertà senza un regolare processo. Paolo e Sila erano stati imprigionati pubblicamente, e ora si rifiutavano di essere rilasciati di nascosto, senza ottenere delle spiegazioni da parte dei magistrati.UVI 136.1

    Quando queste parole furono riportate alle autorità, essi si allarmarono e temettero che gli apostoli avrebbero fatto giungere le loro lamentele all’imperatore. Perciò si recarono subito alla prigione e si scusarono per l’ingiustizia e la crudeltà del trattamento riservato a Paolo e Sila, e li condussero personalmente fuori della prigione, supplicandoli di allontanarsi dalla città. I magistrati temevano l’influsso che gli apostoli avevano sul popolo, e temevano la Potenza che era intervenuta a liberare questi due uomini innocenti.UVI 136.2

    Agendo in armonia con l’istruzione data da Cristo, gli apostoli non imposero la loro presenza dove non era desiderata. “Allora essi, usciti di prigione, entrarono in casa di Lidia; e veduti i fratelli, li confortarono, e si partirono”. Atti 16:40 (Luzzi).UVI 136.3

    Gli apostoli non reputarono che la loro opera a Filippi fosse stata inutile. Essi avevano incontrato molta opposizione e persecuzione, ma l’intervento della Provvidenza e la conversione del carceriere e della sua famiglia, furono da loro considerati molto più importanti delle disgrazie e delle sofferenze che avevano subìto. La notizia del loro ingiusto imprigionamento e della miracolosa liberazione si diffuse per tutta quella regione. In questo modo molte persone vennero a conoscenza dell’opera degli apostoli, persone che non si sarebbero potute raggiungere altrimenti.UVI 136.4

    Gli sforzi di Paolo a Filippi portarono alla formazione di una chiesa i cui membri erano in costante aumento. Il suo zelo e la sua devozione e soprattutto la sua disponibilità a sopportare ogni sofferenza per amore di Cristo, esercitarono un profondo e durevole influsso sui convertiti. Essi apprezzarono le preziose verità per le quali gli apostoli avevano così tanto sofferto, e diedero se stessi, con sincera devozione, alla causa del loro Redentore.UVI 136.5

    Questa chiesa non fu esente da persecuzione, e questo è dimostrato dalle parole che Paolo scrisse in una lettera che le inviò. Egli scrisse: “Poichè a voi è stato dato, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in lui, ma anche di soffrire per lui, sostenendo voi la stessa lotta che mi avete veduto sostenere”. Tuttavia essi furono così saldi nella fede che Paolo aggiunse: “Io rendo grazie all’Iddio mio di tutto il ricordo che ho di voi; e sempre, in ogni mia preghiera, prego per voi tutti con allegrezza a cagion della vostra partecipazione al progresso del Vangelo, dal primo giorno fino ad ora”. Filippesi 1:29, 30, 3-5 (Luzzi).UVI 136.6

    Una terribile lotta è portata avanti tra le forze del bene e quelle del male nei luoghi dove i messaggeri della verità sono chiamati a operare. “Poichè il combattimento nostro non è contro sangue e carne dichiara Paolo — ma contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre”. Efesini 6:12 (Luzzi). Sino alla fine dei tempi, ci sarà conflitto tra la chiesa di Dio e coloro che sono sotto il controllo degli angeli malvagi.UVI 137.1

    I primi cristiani erano spesso chiamati ad affrontare le potenze del male faccia a faccia. Il nemico ha tentato di allontanarli dalla vera fede per mezzo di sofismi e persecuzioni. Oggi, che la fine di tutte le cose terrene è vicina, Satana sta facendo sforzi disperati per intrappolare il mondo nel suo inganno. Egli sta architettando molti piani per occupare le menti e per deviare l’attenzione dalle verità essenziali alla salvezza. In ogni città i suoi agenti sono impegnati a organizzare le forze di quelli che si sono opposti alla legge di Dio. Il padre della menzogna è al lavoro per introdurre motivi di confusione e ribellione e per infiammare gli uomini di uno zelo che non è in armonia con la verità rivelata.UVI 137.2

    La malvagità è arrivata a un livello mai prima raggiunto, e tuttavia molti ministri del Vangelo gridano: “Pace e sicurezza”. Ma i fedeli mesaggeri di Dio vanno progressivamente avanti nella loro opera. Rivestiti dell’armatura celeste, essi avanzano senza timore, di vittoria in vittoria, non cessando mai di lottare fino a che ogni anima che è loro possibile raggiungere non abbia ricevuto il messaggio della verità per questo tempo.UVI 137.3

    Larger font
    Smaller font
    Copy
    Print
    Contents