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Gli uomini che vinsero un impero

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    Capitolo 25: Le lettere ai tessalonicesi

    L’arrivo di Sila e Timoteo dalla Macedonia, durante il soggiorno di Paolo in Corinto, aveva grandemente rallegrato l’apostolo. Essi gli recarono buone notizie circa la fede e l’amore di quelli che avevano accettato la verità durante la prima visita dei messaggeri del Vangelo a Tessalonica. 1 Tessalonicesi 3:6. Il cuore di Paolo fu preso da una tenera simpatia per questi credenti, che in mezzo a prove e avversità erano rimasti fedeli a Dio. Egli desiderava visitarli di persona, e siccome questo non fu possibile, scrisse loro.UVI 160.1

    In una prima lettera, l’apostolo espresse la sua gratitudine a Dio per la gioiosa notizia della loro accresciuta fede. “Fratelli — egli scrisse -, siamo stati consolati a vostro riguardo, in mezzo a tutte le nostre distrette e afflizioni, mediante la vostra fede; perché ora viviamo, se voi state saldi nel Signore. Poiché quali grazie possiam noi rendere a Dio, a vostro riguardo, per tutta l’allegrezza della quale ci rallegriamo a cagion di voi nel cospetto dell’Iddio nostro, mentre notte e giorno preghiamo intensamente di poter vedere la vostra faccia e supplire alle lacune della vostra fede?” 1 Tessalonicesi 3:7-10 (Luzzi).UVI 160.2

    “Noi rendiamo del continuo grazie a Dio per voi tutti, facendo di voi menzione nelle nostre preghiere, ricordandoci del continuo nel cospetto del nostro Dio e Padre, dell’opera della vostra fede, delle fatiche del vostro amore e della costanza della vostra speranza nel nostro Signor Gesù Cristo”. 1 Tessalonicesi 1:2, 3 (Luzzi).UVI 160.3

    Molti dei credenti di Tessalonica si erano “convertiti dagl’idoli a Dio per servire all’Iddio vivente e vero”. Essi avevano ricevuto “la Parola in mezzo a molte afflizioni”, e i loro cuori si erano riempiti “con l’allegrezza dello Spirito Santo”. L’apostolo dichiarò che a motivo della loro fedeltà nel seguire il Signore, essi erano “diventati un esempio a tutti i credenti della Macedonia e dell’Acacia”. Queste parole di raccomandazione non erano demeritate, “poiché da voi — egli scrisse la parola del Signore ha echeggiato non soltanto nella Macedonia e nell’Acacia, ma la fama della fede che avete in Dio si è sparsa in ogni luogo”. 1 Tessalonicesi 1:6-9 (Luzzi).UVI 160.4

    I credenti di Tessalonica erano dei veri missionari. I loro cuori ardevano di zelo per il Salvatore che li aveva liberati dal timore dell’ira a venire”. 1 Tessalonicesi 1:10 (Luzzi). Per mezzo della grazia di Cristo nelle loro vite era avvenuta una meravigliosa trasformazione. La parola del Signore che essi annunziarono fu accompagnata da potenza. I cuori furono convinti delle verità presentate e altre persone si aggiunsero alla comunità dei credenti.UVI 160.5

    In questa prima epistola, Paolo spiegò il suo metodo di lavoro tra i Tessalonicesi. Egli dichiarò di non avere mai tentato di fare dei convertiti per mezzo dell’inganno o dell’astuzia. “Ma siccome siamo stati approvati da Dio che ci ha stimati tali da poterci affidare l’Evangelo, parliamo in modo da piacere non agli uomini, ma a Dio che prova i nostri cuori. Difatti, non abbiamo mai usato un parlar lusinghevole, come ben sapete, né pretesti ispirati da cupidigia; Iddio ne è testimone. E non abbiam cercato gloria dagli uomini, né da voi, né da altri, quantunque, come apostoli di Cristo, avessimo potuto far valere la nostra autorità; invece, siamo stati mansueti in mezzo a voi, come una nutrice che cura teneramente i propri figliuoli. Così, nel nostro grande affetto per voi, eravamo disposti a darvi non soltanto l’Evangelo di Dio, ma anche le nostre proprie vite, tanto ci eravate divenuti cari”. 1 Tessalonicesi 2:4-8 (Luzzi).UVI 161.1

    “Voi siete testimoni — l’apostolo continuò -, Dio lo è pure del modo santo, giusto e irreprensibile con cui ci siamo comportati verso voi che credete; e sapete pure che, come fa un padre coi suoi figliuoli, noi abbiamo esortato, confortato e scongiurato ciascun di voi a condursi in modo degno di Dio, che vi chiama al suo regno e alla sua gloria”. 1 Tessalonicesi 2:10-12 (Luzzi).UVI 161.2

    “E per questa ragione anche noi rendiamo del continuo grazie a Dio: perché quando riceveste da noi la parola della predicazione, cioè la parola di Dio, voi l’accettaste non come parola d’uomini ma, quale essa è veramente, come parola di Dio, la quale opera efficacemente in voi che credete... Qual è infatti la nostra speranza, o la nostra allegrezza, o la corona di cui ci gloriamo? Non siete forse voi, nel cospetto del nostro Signor Gesù quand’egli verrà? Sì, certo, la nostra gloria e la nostra allegrezza siete voi”. 1 Tessalonicesi 2:13, 19, 20 (Luzzi). In questa prima lettera ai credenti di Tessalonica, Paolo si sforzò di istruirli circa il vero stato dei morti. Egli spiegò che la morte corrisponde a uno stato di incoscienza. “Or, fratelli, non vogliamo che siate in ignoranza circa quelli che dormono, affinché non siate contristati come gli altri che non hanno speranza. Poiché, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, così pure, quelli che si sono addormentati, Iddio, per mezzo di Gesù, li ricondurrà con esso lui... perché il Signore stesso, con potente grido, con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e i morti in Cristo risusciteranno i primi; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo insiem con loro rapiti sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore”. 1 Tessalonicesi 4:13, 14, 16, 17 (Luzzi).UVI 161.3

    I tessalonicesi si erano ansiosamente aggrappati all’idea che Cristo stava per ritornare per trasformare i fedeli che erano in vita e portarli con sé. Essi avevano preservato la vita dei loro amici, perché non morissero e perdessero la benedizione che aspettavano di ricevere alla venuta del loro Signore. Ma i loro cari erano morti, uno dopo l’altro e i tessalonicesi guardavano per l’ultima volta il volto dei loro cari scomparsi, non osando sperare di incontrarli nella vita futura. Tale credenza era fonte di angoscia per il loro animo.UVI 162.1

    Quando la lettera di Paolo fu aperta e letta le parole rivelanti il vero stato dei morti recarono alla chiesa grande gioia e consolazione. Paolo mostrava che i viventi al ritorno di Cristo non avrebbero preceduto i defunti nell’incontrare il Signore. La voce dell’arcangelo e la tromba di Dio avrebbe raggiunto coloro che dormivano e i morti in Cristo sarebbero risuscitati per primi, prima che il tocco dell’immortalità fosse dato ai viventi. “Poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo insieme con loro rapiti sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore. Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole”. 1 Tessalonicesi 4:17, 18 (Luzzi).UVI 162.2

    Questa certezza recò alla giovane chiesa di Tessalonica così tanta speranza e gioia che noi possiamo solo vagamente immaginare. Essi credettero e custodirono la lettera mandata dal loro padre spirituale. I loro cuori furono colmi di amore per lui. Egli aveva già detto loro queste cose: ma a quel tempo le loro menti erano così assorte nell’afferrare la novità di quelle dottrine da non riuscire a cogliere l’importanza di alcuni punti. Erano affamati di verità, e l’epistola di Paolo aveva dato loro nuova speranza, forza, una fede più salda e un affetto più profondo per Colui che mediante la sua morte aveva offerto vita e immortalità all’uomo caduto.UVI 162.3

    Essi si rallegrarono del fatto che i loro amici credenti sarebbero risorti dalla tomba, per vivere una vita eterna nel regno di Dio. L’oscurità che aveva avvolto la dimora dei morti fu dissipata. Un nuovo splendore incoronò la fede cristiana, ed essi videro una nuova gloria nella vita, nella morte e nella risurrezione di Cristo.UVI 162.4

    Paolo scrisse: “Così pure, quelli che si sono addormentati, Iddio, per mezzo di Gesù, li ricondurrà con esso lui”. 1 Tessalonicesi 4:14 (Luzzi). Molti interpretano questo versetto credendo ch’esso giustifichi l’idea che i morti ritorneranno con Cristo dal cielo; ma Paolo intendeva che come Cristo fu risuscitato dai morti, così Dio chiamerà dalle loro tombe i credenti che vi si trovano per condurli con sé nel cielo. Quale preziosa consolazione! Quale gloriosa speranza! Non solo per la chiesa di Tessalonica, ma per tutti i cristiani ovunque essi siano.UVI 162.5

    Quando aveva lavorato a Tessalonica, Paolo aveva presentato così esaurientemente il tema dei segni dei tempi, mostrando gli eventi che sarebbero accaduti prima del ritorno del Figlio dell’uomo sulle nuvole del cielo, che egli non reputò necessario dilungarsi sui particolari. Egli, comunque, si riferì ai suoi precedenti insegnamenti. “Or quanto ai tempi ed ai momenti — egli disse — non avete bisogno che vi se ne scriva; perché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte. Quando diranno: Pace e sicurezza, allora di subito una improvvisa ruina verrà loro addosso”. 1 Tessalonicesi 5:1-3 (Luzzi).UVI 163.1

    Oggi, ci sono molti nel mondo che chiudono gli occhi di fronte ai segni che Cristo ha dato per avvertire gli uomini della sua venuta. Essi cercano di calmare la loro inquietudine, mentre allo stesso tempo i segni della fine si stanno adempiendo, e il mondo si avvicina al giorno che il Figlio dell’uomo sarà rivelato sulle nuvole del cielo. Paolo insegna che è peccato rimanere indifferenti ai segni che devono precedere la seconda venuta di Cristo. Coloro che coscientemente li ignorano, vengono chiamati da Paolo figli della notte e delle tenebre. Egli incoraggia quelli che vigilano e vegliano, con queste parole: “Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, sì che quel giorno abbia a cogliervi a guisa di ladro; poiché voi tutti siete figlioli di luce e figlioli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre; non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobrî”. 1 Tessalonicesi 5:4-6 (Luzzi).UVI 163.2

    Gli insegnamenti di Paolo su questo soggetto sono di speciale importanza per la chiesa nel nostro tempo. Coloro che vivono così vicini al tempo della fine dovrebbero essere toccati con forza da queste parole di Paolo: “Ma noi, che siamo del giorno, siamo sobrî, avendo rivestito la corazza della fede e dell’amore, e preso per elmo la speranza della salvezza. Poiché Iddio non ci ha destinati ad ira, ma ad ottener salvezza per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo, il quale è morto per noi affinché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui”. 1 Tessalonicesi 5:8-10 (Luzzi).UVI 163.3

    Il cristiano che vigila è un cristiano attivo, che cerca di fare con tutte le sue forze tutto ciò che è in suo potere per l’avanzamento del Vangelo. Come l’amore per il suo Salvatore aumenta, così aumenta anche l’amore per il suo prossimo. Egli subisce delle prove severe, come le ha subite il suo Maestro, ma non permette all’afflizione di amareggiarlo o di distruggere la sua pace interiore. Egli sa che la prova, se bene sopportata, affinerà le sue qualità e lo purificherà, conducendolo a una più intima comunione con Cristo. Coloro che partecipano alle sofferenze di Cristo parteciperanno anche alla sua consolazione e alla fine condivideranno la sua gloria.UVI 163.4

    “Or, fratelli — continua Paolo nella sua lettera — vi preghiamo di avere in considerazione coloro che faticano fra voi, che vi sono preposti nel Signore e vi ammoniscono, e di tenerli in grande stima ed amarli a motivo dell’opera loro. Vivete in pace fra voi”. 1 Tessalonicesi 5:12, 13 (Luzzi).UVI 164.1

    I credenti di Tessalonica erano grandemente infastiditi da uomini che avevano portato in mezzo a loro idee e dottrine dettate dal fanatismo. Quest’ultimi si comportavano “disordinatamente, non lavorando affatto, ma affaccendandosi in cose vane”. 2 Tessalonicesi 3:11 (Luzzi). La chiesa era stata organizzata con ordine, ed erano stati scelti dei responsabili per provvedere alle sue diverse esigenze. Ma c’erano alcuni credenti ostinati e impulsivi che rifiutavano di sottomettersi agli anziani e ai diaconi, accettando la posizione di autorità che ricoprivano nella chiesa. Essi pretendevano, oltre al diritto di giudicare la vita privata degli altri, quello di imporre pubblicamente le loro opinioni alla chiesa. In vista di questo, Paolo richiamò l’attenzione dei Tessalonicesi al rispetto e all’ossequio dovuto a quelli che erano stati scelti a occupare posizioni di autorità nella chiesa.UVI 164.2

    Paolo, ansioso che i credenti di Tessalonica camminassero nel timore di Dio, li supplicò di comportarsi in modo degno di Dio nella loro vita quotidiana. “Del rimanente, fratelli, come avete imparato da noi il modo in cui vi dovete condurre e piacere a Dio (ed è così che già vi conducete), vi preghiamo e vi esortiamo nel Signor Gesù a vie più progredire. Poiché sapete quali comandamenti vi abbiamo dati per la grazia del Signor Gesù. Perché questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate, che v’asteniate dalla fornicazione... Poiché Iddio ci ha chiamati non a impurità, ma a santificazione”. 1 Tessalonicesi 4:1-3, 7 (Luzzi).UVI 164.3

    L’apostolo si sentiva in grande misura responsabile del benessere spirituale di quelli che si erano convertiti per il suo ministero. Egli desiderava che essi potessero crescere nella conoscenza del solo e vero Dio, e di Gesù Cristo, che Egli aveva mandato. Spesso durante il suo ministero Paolo si era incontrato con piccoli gruppi di uomini e donne che amavano Gesù, e si era inginocchiato in preghiera per chiedere a Dio di insegnare loro come mantenere una comunione vivente con lui. Spesso si era consigliato con loro per trovare il metodo migliore di portare agli altri la luce della verità contenuta nel Vangelo. E altre volte, quando si era trovato lontano da coloro per i quali aveva lavorato, egli supplicò Dio di proteggerli dal male e di assisterli nei tentativi che facevano per diventare attivi e zelanti missionari.UVI 164.4

    Una delle più grandi prove di una vera conversione è l’amore per Dio e per l’uomo. Quelli che accettano Gesù come loro Redentore, hanno un profondo e sincero amore per le persone che condividono la loro stessa fede. Così era per i credenti di Tessalonica. “Or quanto all’amor fraterno — l’apostolo scrisse — non avete bisogno che io ve ne scriva, giacché voi stessi siete stati ammaestrati da Dio ad amarvi gli uni gli altri; e invero voi lo fate verso tutti i fratelli che sono nell’intera Macedonia. Ma v’esortiamo, fratelli, che vie più abbondiate in questo, e vi studiate di vivere in quiete, di fare i fatti vostri e di lavorare con le vostre mani, come v’abbiamo ordinato di fare, onde camminate onestamente verso quelli di fuori, e non abbiate bisogno di nessuno”. 1 Tessalonicesi 4:9-12 (Luzzi).UVI 165.1

    “Il Signore vi accresca e vi faccia abbondare in amore gli uni verso gli altri e verso tutti, come anche noi abbondiamo verso voi, per confermare i vostri cuori, onde siano irreprensibili in santità nel cospetto di Dio nostro Padre, quando il Signor nostro Gesù verrà con tutti i suoi santi”. 1 Tessalonicesi 3:12, 13 (Luzzi).UVI 165.2

    “V’esortiamo, fratelli, ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli, a essere longanimi verso tutti. Guardate che nessuno renda ad alcuno male per male; anzi procacciate sempre il bene gli uni degli altri, e quello di tutti. Siate sempre allegri; non cessate mai di pregare; in ogni cosa rendete grazie, poiché tale è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi”. 1 Tessalonicesi 5:14-18 (Luzzi).UVI 165.3

    L’apostolo esortò i tessalonicesi a stare attenti a non disprezzare il dono di profezia, e con queste parole: “Non spegnete lo Spirito; non disprezzate le profezie; ma esaminate ogni cosa e ritenete il bene” (1 Tessalonicesi 5:19, 20, Luzzi), incoraggiò a fare un’attenta discriminazione nel distinguere il falso dal vero. Egli li esortò ad astenersi “da ogni specie di male” e terminò la sua lettera con la preghiera che Dio li santificasse completamente e che “lo spirito, l’anima e il corpo” potesse essere “conservato irreprensibile, per la venuta del Signor nostro Gesù Cristo. Fedele a Colui che vi chiama — Paolo aggiunse -, ed Egli farà anche questo”. 1 Tessalonicesi 5:22-24 (Luzzi).UVI 165.4

    L’istruzione che Paolo diede ai tessalonicesi nella sua prima epistola circa la seconda venuta di Cristo era in perfetta armonia con i suoi precedenti insegnamenti. Tuttavia alcuni dei fratelli di Tessalonica malintesero le sue parole. Essi comprensero che Paolo esprimesse la speranza che lui stesso sarebbe vissuto per testimoniare l’avvento del Salvatore. Questa convinzione contribuì ad aumentare il loro entusiasmo e la loro eccitazione. Coloro che nel passato avevano trascurato le loro responsabilità e i loro doveri, divennero più insistenti nell’imporre le loro erronee opinioni.UVI 165.5

    Nella seconda lettera (ai tessalonicesi), Paolo cercò di correggere i malintesi relativi ai suoi insegnamenti, spiegando quale veramente fosse la sua posizione. Egli espresse di nuovo la sua fiducia nella loro integrità e la sua gratitudine perché erano forti nella fede e abbondavano nell’amore per il prossimo e per la causa del Maestro. Egli disse loro che li presentava alle altre chiese come un esempio di fede paziente e perseverante che coraggiosamente sopporta la persecuzione e le tribolazioni. Occorreva considerare il tempo della seconda venuta di Cristo, quando il popolo di Dio si riposerà da tutte le sue preoccupazioni e perplessità.UVI 166.1

    “Noi stessi ci gloriamo di voi nelle chiese di Dio — egli scrisse -, a motivo della vostra costanza e fede in tutte le vostre persecuzioni e afflizioni che voi sostenete... e a voi che siete afflitti, requie con noi, quando il Signor Gesù apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco fiammeggiante, per far vendetta di coloro che non conoscono Iddio, e di coloro che non ubbidiscono al Vangelo del nostro Signor Gesù. I quali saranno puniti di eterna distruzione, respinti dalla presenza del Signore e dalla gloria della sua potenza... Ed è a quel fine che preghiamo anche del continuo per voi affinché l’Iddio nostro vi reputi degni di una tal vocazione e compia con potenza ogni vostro buon desiderio e l’opera della vostra fede, onde il nome del nostro Signor Gesù sia glorificato in voi, e voi in lui, secondo la grazia dell’Iddio nostro e del Signor Gesù Cristo”. 2 Tessalonicesi 1:4-12 (Luzzi).UVI 166.2

    Prima del ritorno di Cristo, dovevano manifestarsi quegli importanti sviluppi nel mondo religioso che erano stati predetti dalla profezia. L’apostolo dichiarò: “Vi preghiamo di non lasciarvi così presto travolgere la mente, né turbare sia da ispirazioni, sia da discorsi, sia da qualche epistola data come nostra, quasi che il giorno del Signore fosse imminente. Nessuno vi tragga in errore in alcuna maniera; poiché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l’apostasia e non sia stato manifestato l’uomo del peccato, il figliuolo della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto quello che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e dicendo ch’egli è Dio”. 2 Tessalonicesi 2:2-4 (Luzzi).UVI 166.3

    Le parole di Paolo non dovevano essere malintese. Non doveva essere detto che lui, per mezzo di una speciale rivelazione avesse avvertito i tessalonicesi dell’immediato ritorno di Cristo. Una tale interpretazione avrebbe causato confusione nella fede, perché la delusione spesso conduce all’incredulità. L’apostolo perciò ammonì i fratelli a non ricevere un tale messaggio come se provenisse da lui; e continuò a enfatizzare il fatto che il potere papale, così chiaramente descritto dal profeta Daniele, doveva ancora sorgere e far guerra al popolo di Dio. Fino a quando questa potenza non avrebbe compiuto il suo mortale e blasfemo lavoro, invano la chiesa avrebbe atteso la venuta del suo Signore. “Non vi ricordate — chiese Paolo — che quand’ero ancora presso di voi io vi dicevo queste cose?” 2 Tessalonicesi 2:5 (Luzzi).UVI 166.4

    Prove terribili dovevano assalire la vera chiesa. Anche al tempo in cui l’apostolo stava scrivendo, il “mistero dell’empietà” aveva già iniziato la sua opera. Gli sviluppi che dovevano avvenire nel futuro dovevano essere “l’azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi bugiardi; e con ogni sorta d’inganno d’iniquità a danno di quelli che periscono”. 2 Tessalonicesi 2:9, 10 (Luzzi).UVI 167.1

    Specialmente solenne è la dichiarazione dell’apostolo circa quelli che avrebbero rifiutato di farsi guidare dall’amore della verità. Per tutti coloro che avrebbero deliberatamente rigettato i messaggi della verità, “Iddio manda loro efficacia d’errore onde credano alla menzogna; affinché tutti quelli che non han creduto alla verità, ma si son compiaciuti nell’iniquità, siano giudicati”. 2 Tessalonicesi 2:11, 12 (Luzzi). L’uomo non può rigettare impunemente gli avvertimenti che Dio, nella sua misericordia, gli manda. Egli ritira il suo Spirito da coloro che persistono nel rifiutare i suoi avvertimenti e li abbandona agli inganni che essi amano.UVI 167.2

    Così Paolo descrisse l’opera funesta che la potenza del male avrebbe condotto attraverso i lunghi secoli di oscurità e di persecuzione che avrebbero preceduto il secondo avvento di Cristo. I credenti di Tessalonica avevano sperato in un’immediata liberazione. Ora furono ammoniti a intraprendere coraggiosamente e nel timore di Dio l’opera che avevano dinanzi. L’apostolo li esortò a non trascurare i loro doveri e a non abbandonarsi a una oziosa attesa. Il passaggio dall’attesa di una liberazione immediata alla routine quotidiana e alla opposizione che avrebbero incontrato sarebbe sembrato senza dubbio insopportabile. Per questo motivo egli li esortò a rimanere saldi nella fede.UVI 167.3

    “State saldi e ritenete gli insegnamenti che vi abbiam trasmessi sia con la parola, sia con una nostra epistola. Or lo stesso Signor nostro Gesù Cristo e Iddio nostro Padre che ci ha amati e ci ha dato per la sua grazia una consolazione eterna e una buona speranza, consoli i vostri cuori e vi confermi in ogni opera buona e in ogni buona parola”. “Il Signore è fedele, ed egli vi renderà saldi e vi guarderà dal maligno. E noi abbiam di voi questa fiducia nel Signore, che fate e farete le cose che vi ordiniamo. E il Signore diriga i vostri cuori all’amor di Dio e alla paziente aspettazione di Cristo”. 2 Tessalonicesi 2:15-17; 3:3-5 (Luzzi).UVI 167.4

    L’opera dei credenti era stata affidata loro da Dio. Per mezzo della loro fedele aderenza alla verità, essi dovevano dare agli altri la luce che avevano ricevuta. L’apostolo li esortò a non stancarsi di fare il bene e indicò loro il suo stesso esempio di diligenza nelle faccende temporali mentre operava con incrollabile zelo all’avanzamento della causa di Cristo. Egli rimproverò quelli che si erano abbandonati all’indolenza e a vani eccitamenti e gli ordinò di mangiare “il loro proprio pane, quietamente lavorando”. 2 Tessalonicesi 3:12 (Luzzi). Ordinò anche che la chiesa allontanasse chiunque avrebbe persistito nel trascurare l’istruzione data dai ministri di Dio. “Però — egli aggiunse — non lo tenete per nemico, ma ammonitelo come fratello”. 2 Tessalonicesi 3:15 (Luzzi).UVI 168.1

    Paolo concluse anche questa epistola con una preghiera, che in mezzo alle fatiche e alle prove della vita, la pace di Dio e la grazia del Signor Gesù Cristo potesse essere la loro consolazione e il loro sostegno.UVI 168.2

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