Il nostro giorno di privilegio
Mi sento spinta dallo Spirito del Signore a dirvi che ora è il vostro giorno di privilegio, di fiducia e di benedizione. Non volete profittarne? Lavorate alla gloria di Dio o siete mossi da egoistico interesse? Tenete dinanzi agli occhi della vostra mente le attraenti prospettive del successo mondano dal quale potrete trarre soddisfazioni e vantaggi economici? Se è così, rimarrete amaramente delusi. Se invece vi sforzate di vivere una vita santa e pura, di imparare giorno dopo giorno alla scuola di Cristo le lezioni che Egli vi invita ad apprendere, di essere mansueti e umili di cuore, allora godrete di una pace che nessuna circostanza del mondo può offuscare.TT2 128.2
Una vita in Cristo è una vita di tranquillità. L’inquietudine, l’insoddisfazione, l’agitazione rivelano l’assenza del Salvatore. Se Gesù è inserito nella vita, questa sarà piena di buone e nobili opere per il Maestro. Dimenticherete di essere servi di voi stessi e vivrete sempre più vicino al vostro diletto Salvatore. Il vostro carattere diventerà simile al suo e tutti coloro che vi stanno intorno riconosceranno che siete stati con Gesù e che avete imparato da lui. Ognuno ha in sé la sorgente della propria felicità o infelicità. Se vuole, può elevarsi al disopra del fiacco sentimentalismo che rappresenta l’esperienza di molti; ma finché rimane gonfio, pieno di sé, il Signore non potrà fare nulla per lui. Satana presenta ambiziosi progetti per stordire i sensi, ma noi dobbiamo avere sempre dinanzi “il premio della superna vocazione di Dio in Cristo Gesù”. Filippesi 3:14. Accumulate tutte le buone opere che vi è possibile fare in questa vita. “I savi risplenderanno come lo splendore della distesa, e quelli che ne avranno condotti molti alla giustizia, risplenderanno come le stelle in sempiterno”. Daniele 12:3.TT2 128.3
Se la nostra vita è impregnata di una santa fragranza, se onoriamo Dio nutrendo buoni sentimenti verso il prossimo e compiendo buone azioni per il bene degli altri, poco importa se abitiamo in una capanna o in un palazzo. Le circostanze hanno ben poco a che fare con le esperienze dell’anima. è lo spirito che si nutre che dà risalto a tutte le nostre azioni. Un uomo in pace con Dio e col prossimo non può essere meschino. L’invidia non attecchisce nel suo cuore ed egli non conosce né il sospetto né l’odio. Il cuore che è in armonia con Dio si eleva al disopra dei fastidi e delle prove di questa vita.TT2 128.4
Ma un cuore in cui non risiede la pace di Cristo, si sente infelice e pieno di malcontento; scopre difetti in ogni cosa e provocherebbe dissonanza perfino nella più armoniosa musica celeste. Una vita egoistica è una vita intessuta di male. Quanti hanno il cuore pieno di amor proprio, accumulano pensieri malvagi nei confronti dei propri fratelli e parlano contro gli strumenti di Dio. Le passioni alimentate e rese selvagge dalle sollecitazioni di Satana, sono una sorgente dalla quale scaturiscono acque amare che intossicano la vita altrui.TT2 129.1
Chiunque pretende di seguire Cristo, stimi meno se stesso e più gli altri. State uniti, state uniti! Nell’unione c’è forza e vittoria, mentre nella discordia e nella divisione vi è debolezza e disfatta. Queste parole mi sono state dette dal cielo ed io, come ambasciatrice, le ripeto a voi.TT2 129.2
Ognuno cerchi di rispondere alla preghiera di Cristo: “Che siano tutti uno; che come tu, o Padre, sei in me, ed io sono in te, anch’essi siano in noi”. Giovanni 17:21. Quale unità è questa! Gesù dice: “Da questo conosceranno tutti che se siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”. Giovanni 13:35.TT2 129.3
Quando la morte prende uno dei nostri, quale ricordo abbiamo circa il modo in cui è stato trattato? Le immagini conservate sulle pareti della memoria sono piacevoli a rievocare? Sono ricordi di frasi gentili dette, di comprensione manifestata al momento opportuno? I fratelli hanno allontanato da esso i sospetti di cui era vittima? Hanno sostenuto la sua causa? Sono stati fedeli all’ordine ispirato: “Confortare gli scoraggiati, sostenere i deboli”. 1 Tessalonicesi 5:14. “Ecco, tu ne hai ammaestrati molti, hai fortificato le mani stanche”. Giobbe 4:3. “Fortificate le mani infiacchite, raffermate le ginocchia vacillanti! Dite a quelli che hanno il cuore smarrito: “Siate forti; non temete!””. Isaia 35:3, 4.TT2 129.4
Quando la persona che frequentavamo in chiesa è deceduta, quando sappiamo che ormai il suo conto è per sempre chiuso nei libri del cielo, conto che essa ritroverà poi nel giudizio, quali sono le nostre riflessioni sulla condotta da noi tenuta nei suoi confronti? Qual è stato il nostro influsso su di essa? Con quanta chiarezza vengono ora richiamati alla memoria ogni parola aspra, ogni atto inconsulto! Quanto diversamente ci comporteremmo se ci venisse offerta un’altra opportunità!TT2 129.5
L’apostolo Paolo ringrazia Dio del conforto ricevuto nel dolore e dice: “Benedetto sia Iddio... padre delle misericordie e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola di ogni nostra afflizione affinché, mediante la consolazione onde noi stessi siamo da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione”. 2 Corinzi 1:3, 4. Paolo, nel provare il calore e il conforto dell’amore di Dio, che gli penetravano nell’anima, trasmetteva a sua volta tale benedizione agli altri. Mettiamo ordine nella nostra condotta, affinché i quadri appesi alle pareti della nostra memoria non siano di natura tale che noi non ce la sentiamo di soffermarci a meditare su di essi...TT2 129.6
Quando coloro che noi frequentiamo saranno morti, non ci sarà più nessuna possibilità di ritirare qualsiasi parola che abbiamo loro rivolta o di cancellare dalla memoria qualsiasi penosa impressione da noi prodotta. Per conseguenza, facciamo attenzione al nostro modo di comportarci per non offendere Dio con le nostre labbra. Eliminiamo da noi ogni freddezza, ogni disputa e lasciamo che il nostro cuore si intenerisca in presenza di Dio ogni volta che ricordiamo il suo compassionevole comportamento verso di noi. Che lo Spirito di Dio, simile a una sacra fiamma, consumi ed elimini i rifiuti accatastati alla porta del nostro cuore, perché Gesù possa entrare. Allora il suo amore raggiungerà anche gli altri attraverso le nostre parole di simpatia, i nostri pensieri e i nostri atti. Allora, se la morte ci separerà dai nostri amici per non più incontrarli fino a quando non ci ritroveremo davanti al tribunale di Dio, non proveremo nessuna vergogna al ricordo delle parole da noi pronunciate.TT2 129.7
Quando la morte fa chiudere definitivamente gli occhi e lascia che le mani del defunto rimangano unite sul petto ormai silenzioso, con quanta rapidità mutano i sentimenti! Non vi è più invidia, né rancore. I torti e gli affronti sono subito dimenticati, perdonati. Quante parole affettuose si dicono, allora, a proposito del defunto! Quante sue buone azioni vengono ricordate! Si esprimono elogi ed encomi che però cadono in orecchie che non odono e in cuori che non sentono. Se queste frasi fossero state dette quando lo spirito affaticato ne aveva tanto bisogno, quando l’orecchio poteva udire e il cuore sentire, quale piacevole immagine sarebbe rimasta impressa nella mente! Quanti, che ora stanno là, accanto al morto, intimoriti e muti, ricordano con rossore le parole e le azioni che diedero tanta tristezza al cuore che adesso è freddo e immobile per sempre! Mettiamo ora nella nostra vita tutta la bellezza, tutto l’amore, tutta la gentilezza di cui siamo capaci. Siamo premurosi, riconoscenti, pazienti, tolleranti nei nostri rapporti reciproci. I pensieri e i sentimenti che trovano espressione al capezzale dei moribondi e dei defunti siano manifestati nei nostri quotidiani rapporti con i nostri fratelli e con le nostre sorelle viventi.TT2 130.1