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Parole di vita

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    Capitolo 6: Altri insegnamenti dalla semina

    Dalla semina e dalla crescita delle piante si posson ricavare preziose lezioni per la famiglia e la scuola. I bambini ed i giovani imparino a riconoscere nei fenomeni naturali l’azione della mano divina e poi saranno in grado di far propri per fede i benefici invisibili. Man mano che capiranno il meraviglioso intervento di Dio nel soddisfare i bisogni della sua grande famiglia, e che noi stessi dobbiamo collaborare con lui, avranno più fede in lui e capiranno meglio come la sua potenza si manifesti nella loro vita quotidiana.PV 49.1

    Dio ha creato con la sua Parola sia il seme che la terra, trasmettendogli la virtù, sempre tramite la sua Parola, di crescere e moltiplicarsi. Dio disse: “‘Produca la terra della verdura, dell’erbe che faccian seme e degli alberi fruttiferi che, secondo la loro specie, portino del frutto avente in sé la propria semenza, sulla terra’. E così fu... E Dio vide che questo era buono”. Genesi 1:11, 12. È sempre quella Parola che continua a far crescere il seme. Ogni seme che eleva il suo verde stelo alla luce del sole manifesta la potenza miracolosa della Parola di colui che “parlò, e la cosa fu; egli comandò e la cosa sorse”. Salmi 33:9.PV 49.2

    Cristo insegnò ai discepoli a pregare: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, e accennando ai fiori chiese rassicurando: “Or se Iddio riveste in questa maniera l’erba dei campi che oggi è e domani è gettata nel forno, non vestirà Egli molto più voi...?” Matteo 6:11, 30. Cristo opera continuamente per esaudire questa preghiera e realizzare la sua promessa. C’è una potenza invisibile, sempre all’opera, al servizio dell’uomo, per nutrirlo e vestirlo. Il Creatore si serve di molti fattori per fare del seme, apparentemente buttato via, una pianta vivente. Inoltre Egli fornisce nella dovuta proporzione tutto ciò che è necessario per far maturare il raccolto. Ecco in proposito la suggestiva descrizione del salmista: “Tu visiti la terra e l’adacqui, tu l’arricchisci grandemente. I ruscelli di Dio son pieni d’acqua;tu prepari agli uomini il grano, quando prepari così la terra;tu adacqui largamente i suoi solchi, ne pareggi le zolle, l’ammollisci con le piogge, ne benedici i germogli. Tu coroni de’ tuoi beni l’annata, e dove passa il tuo carro stilla il grasso”. Salmi 65:9-11.PV 49.3

    Il mondo materiale è sottoposto al controllo di Dio e la natura obbedisce alle sue leggi. Tutto esprime e fa la volontà del Creatore: le nuvole e il sole, la rugiada e la pioggia, il vento e la tempesta sottostanno alla sua sorveglianza e obbediscono ai suoi ordini. È perché obbedisce alla legge divina che lo stelo del frumento fuoriesce dal terreno producendo “prima l’erba; poi la spiga; poi, nella spiga, il grano ben formato”. Marco 4:28. Il Signore sviluppa queste varie fasi a tempo debito perché non si oppongono alla sua opera. Ma è possibile che l’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, dotato di ragione e di parola, sia il solo a non apprezzare i suoi doni e a disobbedire alla sua volontà? Saranno proprio gli esseri razionali gli unici a creare confusione nel nostro mondo?PV 50.1

    In tutto ciò che contribuisce a sostenere l’umanità si può vedere la collaborazione degli sforzi divini e umani: non può esserci raccolto se la mano dell’uomo non fa la sua parte spargendo il seme, ma non ci sarebbe neanche crescita senza l’intervento degli elementi previsti da Dio, il sole e la pioggia, la rugiada e le nuvole. Altrettanto avviene in qualunque campo degli affari, dello studio e della scienza, nell’ambito spirituale, nella formazione del carattere e in ogni aspetto dell’attività cristiana. Dobbiamo fare la nostra parte, ma bisogna che la potenza divina si unisca alla nostra altrimenti i nostri sforzi risulteranno inutili.PV 50.2

    Quando un individuo riesce a realizzare qualcosa, sia nell’ambito materiale che spirituale, ricordi che è stato possibile grazie alla collaborazione del suo Creatore. Per noi è indispensabile riconoscere la nostra dipendenza da Dio dal momento che si ripone troppa fiducia nell’uomo e nelle sue invenzioni e troppo poca nella forza che Dio ci mette volentieri a disposizione. “Noi siamo collaboratori di Dio”. 1 Corinzi 3:9. La parte che deve svolgere l’essere umano è molto minore, ma chi è collegato alla divinità di Cristo potrà tutto grazie alla forza che Egli trasmette.PV 50.3

    L’evoluzione graduale della pianta partendo dal seme costituisce una lezione pratica nell’educazione dei bambini: c’è infatti “prima l’erba; poi la spiga; poi, nella spiga, il grano ben formato”. L’autore di questa parabola ha creato anche il minuscolo seme trasmettendogli capacità vitali intrinseche e stabilendo le leggi che ne regolano la crescita. Le verità insegnate da questa parabola divennero realtà vivente nella sua vita stessa. Sia nella sua natura fisica che spirituale Cristo seguì l’ordine divino della crescita, illustrato dalla pianta, e desidera che anche tutti i giovani facciano altrettanto. Pur essendo la Maestà del cielo e il Re di gloria Egli si fece bambino a Betlemme, simile per un tempo ad un poppante inerme e bisognoso delle cure materne. Nell’infanzia si comportava da fanciullo obbediente, parlando e agendo con la saggezza propria della sua età e non di un uomo maturo, onorava i genitori, soddisfaceva i loro desideri e si rendeva utile in vario modo secondo le capacità di un fanciullo, eppure era perfetto in ogni fase del suo sviluppo, circondato dalla grazia semplice e naturale di una vita immacolata. Ecco quanto riferisce della sua infanzia la narrazione sacra: “E il bambino cresceva e si fortificava, essendo ripieno di sapienza; e la grazia di Dio era sopra lui”. Poi leggiamo ancora della sua giovinezza: “E Gesù cresceva in sapienza e in statura, e in grazia dinanzi a Dio e agli uomini”. Luca 2:40, 52.PV 51.1

    Qui c’è un riferimento al compito dei genitori e maestri che dovrebbero sforzarsi di coltivare le disposizioni dei giovani in modo da mettere in luce in ogni fase della loro vita la bellezza naturale propria di quel periodo, aiutandoli a svilupparsi naturalmente come le piante di un giardino.PV 51.2

    I bambini più attraenti sono quelli che si comportano con naturalezza, senza esibizione. Non è saggio dedicargli un’attenzione speciale né ripetere in loro presenza le loro battute di spirito. Non si deve incoraggiare lo loro vanità lodandone l’aspetto, le parole o gli atti, né vestirli in modo costoso e vistoso, perché questo stimola il loro orgoglio e suscita l’invidia nell’animo dei compagni.PV 52.1

    I piccoli vanno educati alla semplicità infantile ed abituati ad essere contenti dei piccoli servizi utili, dei piaceri e delle esperienze della loro età. L’infanzia corrisponde all’erba della parabola, e anche l’erba ha una sua bellezza particolare. Non forzate il fanciullo verso una maturità precoce, anzi lasciategli il più a lungo possibile la freschezza e la grazia dei primi anni.PV 52.2

    Anche i piccoli possono essere già dei cristiani ed avere un’esperienza corrispondente alla loro età: Dio non si attende di più da loro. Devono essere educati nei valori spirituali, e il compito dei genitori è di offrire ogni occasione perché formino un carattere simile a quello di Cristo.PV 52.3

    Nelle leggi della natura Dio ha stabilito che l’effetto segua alla causa con immancabile certezza: il raccolto dimostrerà che cosa abbiamo seminato e l’operaio indolente sarà segnato dal suo lavoro stesso, il raccolto deporrà contro di lui. Altrettanto accade in campo spirituale: la fedeltà di ogni operaio si riconosce dai risultati del suo lavoro, e il raccolto rivelerà il carattere della sua opera, se è stato diligente o pigro. Ecco come si decide il suo destino eterno!PV 52.4

    Ogni seme sparso produce frutto secondo la sua specie, e così avviene anche nella vita umana. Noi tutti dobbiamo seminare il seme della compassione, della simpatia e della carità, perché raccoglieremo quello che abbiamo seminato. Ogni atto di egoismo e amor proprio, di orgoglio o di rilassamento produrrà dei frutti corrispondenti. Chi vive per se stesso semina per la carne e dalla carne mieterà corruzione.PV 52.5

    Dio non distrugge nessuno. Chiunque va in rovina si è distrutto da solo, chi soffoca i moniti della coscienza sta spargendo il seme dell’incredulità che porterà sicuramente il suo frutto. Respingendo il primo avvertimento divino, il faraone dell’antichità gettò il seme dell’ostinazione e raccolse ostinazione. Non fu Dio che lo costrinse a non credere, fu piuttosto il seme dell’incredulità che aveva sparso a produrre un raccolto secondo la sua specie! Si ostinò nella sua resistenza finché non vide il suo paese devastato, la morte del suo figlio primogenito, dei primogeniti di quanti dimoravano nel suo palazzo e di tutte le famiglie del regno, finché non vide le acque del mare inghiottire i suoi cavalli, i carri e i soldati. La sua storia illustra in modo impressionante la verità delle parole secondo cui “quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà”. Galati 6:7. Se gli uomini se ne rendessero conto starebbero ben attenti al seme che spargono.PV 52.6

    Il seme sparso dà il raccolto e questo, seminato a sua volta, moltiplica il raccolto medesimo. Questa legge vale anche nelle nostre relazioni con gli altri: ogni azione, ogni parola è un seme che porterà frutto. Ogni atto di meditata bontà, di obbedienza e rinuncia si rifletterà su altri e tramite questi su altri ancora. Similmente ogni atto di invidia, malizia e contesa è un seme che emetterà qualche “radice velenosa” (Ebrei 12:15) che infetterà molti. E quanto sarà più grande il numero di coloro che rimarranno avvelenati da questi molti! E così la semina del bene e del male continua per il tempo e per l’eternità.PV 53.1

    La parabola della semina ci insegna la generosità sia nell’ambito spirituale che in quello temporale. Il Signore dice: “Beati voi che seminate in riva a tutte le acque”. Isaia 32:20. “Or questo io dico: chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina liberalmente mieterà altresì liberalmente”. 2 Corinzi 9:6. Seminare in riva a tutte le acque significa dispensare continuamente i doni divini, dare tutte le volte che la causa di Dio o i bisogni dell’umanità esigono il nostro aiuto. Non sarà questo a farci impoverire: “Chi semina liberalmente mieterà altresì liberalmente”. Il seminatore moltiplica il seme gettandolo via e altrettanto avviene a quanti sono fedeli nel dispensare i doni divini. Dividendoli con gli altri ne aumentano i benefici, e Dio gliene ha promesso in abbondanza perché continuino a dare: “Date, e vi sarà dato; vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante”. Luca 6:38.PV 53.2

    La semina e la raccolta hanno un significato ancora più profondo: quando facciamo parte dei beni materiali che Dio ci dà, questa nostra dimostrazione di amore e simpatia suscita nel ricevente gratitudine e ringraziamento a Dio, il terreno del suo cuore si prepara a ricevere il seme della verità spirituale, e colui che fornisce la semenza al seminatore la farà anche germogliare e le farà portar frutto per la vita eterna.PV 53.3

    Il chicco di grano interrato rappresenta il sacrificio redentore di Cristo per noi: “Se il granello di frumento caduto in terra non muore, riman solo; ma se muore, produce molto frutto”. Giovanni 12:24. Così la morte di Cristo porta frutto per il regno di Dio. Conformemente alle leggi del regno vegetale, la vita sarà il risultato della sua morte.PV 54.1

    Tutti coloro che vogliono portare frutto come collaboratori di Cristo devono prima cadere a terra e morire, devono gettare la loro vita nel solco dei bisogni di questo mondo, sopprimendo l’amor proprio e l’interesse personale. La legge del sacrificio di sé è in realtà la legge dell’autoconservazione. Il seme sepolto nel terreno produce un frutto che, a sua volta, sarà di nuovo seminato e così il raccolto si moltiplica. L’agricoltore conserva il grano gettandolo via e così è nella vita umana: dare è vivere. Si conserva quella vita che si dà liberamente al servizio di Dio e dell’uomo. Quanti sacrificano la loro vita in questo mondo per amore di Cristo, la conserveranno per la vita eterna.PV 54.2

    Il seme che muore per risorgere ad una nuova vita è un’immagine della resurrezione. Tutti coloro che amano Dio rivivranno nel paradiso celeste. Dio ha detto del corpo umano che giace nella tomba a decomporsi: “Il corpo è seminato corruttibile, e risuscita incorruttibile; è seminato ignobile, e risuscita glorioso; è seminato debole, e risuscita potente”. 1 Corinzi 15:42, 43.PV 54.3

    Ecco alcune delle numerose lezioni che possiamo ricavare dalla parabola vivente del seme e del seminatore tratta dalla natura. Quando i genitori e gli insegnanti cercano di impartirle, si sforzino di essere pratici, lascino che siano i bambini stessi a preparare il terreno e spargere il seme, e, mentre lavorano, il genitore o il maestro potrà fare un paragone con il giardino del cuore e spiegare che vi si può gettare un seme buono o cattivo e che, come bisogna preparare il giardino ad accogliere il seme naturale, bisogna preparare anche il cuore a ricevere il seme della verità. Quando gettano il seme nel terreno, possono insegnare la lezione della morte di Cristo, e poi quella della resurrezione quando l’erba comincia a spuntare. A mano a mano che le piante crescono si potrà illustrare la somiglianza tra la semina naturale e quella spirituale.PV 54.4

    In modo simile bisognerebbe istruire i giovani insegnandogli a coltivare la terra. Sarebbe bene che ogni scuola avesse a disposizione del terreno da coltivare, che andrebbe considerato come l’aula d’insegnamento di Dio. Bisognerebbe considerare il regno della natura il libro di testo che i suoi figli devono studiare per attingere conoscenze preziose per la cultura dell’anima.PV 55.1

    Dalla lavorazione, dalla bonifica e dalla coltivazione dei campi si possono apprendere sempre nuove lezioni. A nessuno verrebbe in mente di stabilirsi in un appezzamento di terreno incolto aspettandosi subito un raccolto: ci vuole impegno e un lavoro diligente e costante per preparare il suolo ad accogliere il seme. Così avviene anche nell’attività spirituale a favore del cuore umano. Chi vuole trarre giovamento dalla lavorazione del terreno deve mettersi all’opera con la Parola di Dio nel cuore, e poi vedrà come il terreno duro e incolto del cuore sarà ammorbidito e dissodato dalla dolce influenza dello Spirito Santo. Se non si dedica al terreno un duro lavoro non ci sarà raccolto, e lo stesso è con il terreno del cuore: bisogna che lo Spirito divino lo lavori, raffinandolo e disciplinandolo, prima che esso porti frutto alla gloria di Dio.PV 55.2

    Il terreno non produrrà le sue ricchezze se è lavorato per impulso: esso ha bisogno di una meditata attenzione quotidiana, bisogna ararlo spesso e in profondità per eliminare le malerbe che sottraggono nutrimento al buon seme. Così coloro che arano e seminano preparano il raccolto senza timore di dover assistere al naufragio delle loro speranze.PV 55.3

    La benedizione del Signore sarà su quanti lavorano la terra con questo spirito, ricavando dalla natura lezioni spirituali. Coltivando il terreno l’operaio non sa quali tesori l’attendono. Non disprezzi le istruzioni di chi ha esperienza e le informazioni di uomini intelligenti, ma studi anche da solo. Ciò fa parte della sua preparazione. La coltivazione del terreno si rivelerà un prezioso strumento per educare l’anima.PV 55.4

    Chi fa spuntare il seme e lo cura giorno e notte e gli trasmette la capacità di svilupparsi, è anche il nostro Creatore, il Re dei cieli che ha una cura ed un interesse maggiori per i suoi figli. Il seminatore umano sparge il seme che sostiene la nostra vita terrena, il Seminatore divino spargerà un seme che porterà frutto per la vita eterna. PV 55.5

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