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Parole di vita

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    Capitolo 2: “Il seminatore uscì a seminare”

    Con la parabola del seminatore Cristo illustra i misteri del regno dei cieli e l’opera del divin Lavoratore a favore del suo popolo. Simile al seminatore dei campi, Egli è venuto a spargere il seme celeste della verità, e sono le sue stesse parabole a costituire quel seme sparso e contenente le più preziose verità della sua grazia. A causa della sua semplicità la parabola del seminatore non è stata apprezzata come merita. Partendo dal seme naturale gettato sul terreno, Cristo desidera richiamare la nostra attenzione sul seme dell’Evangelo la cui semina riconduce l’individuo alla fedeltà a Dio. È stato il Sovrano dell’universo a raccontarci la parabola del minuscolo seme, e le medesime leggi che governano la semina terrena regolano anche la semina della verità.PV 14.1

    Sulle rive del mare di Galilea si era raccolta una gran folla per vedere e ascoltare Gesù, una moltitudine avida e piena di attese in mezzo alla quale c’erano ammalati che ansiosamente attendevano sul loro giaciglio di presentargli il proprio caso. Cristo aveva ricevuto da Dio il diritto di guarire le sofferenze di una stirpe peccaminosa, perciò ora lo vediamo sconfiggere la malattia diffondendo intorno a sé la vita, la salute e la pace.PV 14.2

    Dato che la folla aumentava continuamente stringendoglisi sempre più intorno e mancando lo spazio per altri, Gesù disse qualche parola ai pescatori che si trovavano nelle loro barche, salì in quella che doveva trasportarlo dall’altra parte del lago, e, dopo aver ordinato ai discepoli di allontanarsi un po’ dalla terraferma, rivolse il discorso alla folla rimasta sulla riva.PV 14.3

    Vicino al lago si estendeva la bella pianura di Gennezaret e più in là si ergevano le colline. Sia nella pianura che sui pendii erano all’opera seminatori e mietitori: gli uni a gettare il seme, gli altri a mietere il raccolto. Osservando la scena Cristo esclamò:PV 14.4

    “Ecco, il seminatore usci a seminare. Ed avvenne che mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; e gli uccelli vennero e lo mangiarono. Ed un’altra cadde in un suolo roccioso ove non avea molta terra; e subito spuntò, perché non avea terreno profondo; ma quando il sole si levò, fu riarsa; e, poiché non avea radice, si seccò. Ed un’altra cadde fra le spine; e le spine crebbero e l’affogarono e non fece frutto. Ed altre parti caddero nella buona terra; e portarono frutto che venne su e crebbe, e giunsero a dare qual trenta, qual sessanta e qual cento”. Marco 4:3-9.PV 15.1

    La missione di Cristo non fu capita dai suoi contemporanei perché il modo in cui Egli venne non corrispondeva alle loro attese. Il Signor Gesù costituiva il fondamento di tutto il sistema ebraico il cui imponente rituale era stato ordinato da Dio e doveva insegnare al popolo che al momento stabilito sarebbe venuto colui che le cerimonie rappresentavano. Ma, esaltando le forme e le cerimonie, gli Ebrei finirono per perder di vista l’obiettivo. Le tradizioni, i principi e gli statuti umani offuscavano le lezioni che Dio voleva insegnar loro. Queste norme e tradizioni impedivano loro di capire e praticare la vera religione, e, quando la realtà giunse nella persona di Cristo, non riconobbero in lui l’adempimento di tutti i loro simboli, la sostanza di tutte le loro ombre. Aggrappandosi ai loro simboli e alle loro cerimonie inutili, respinsero Gesù, la realtà. Il Figlio di Dio era venuto, ma essi continuavano a chiedere un segno. Pretendevano un miracolo per rispondere all’appello: “Ravvedetevi, poiché il regno de’ cieli è vicino”. Matteo 3:2. L’Evangelo di Cristo era per loro una pietra d’inciampo perché chiedevano segni invece di un Salvatore. Si aspettavano che il Messia confermasse le sue affermazioni con potenti atti di conquista, stabilendo il suo impero sulle rovine dei regni terreni. Cristo rispose a queste attese con la parabola del seminatore: il regno di Dio doveva trionfare non con la forza delle armi né con atti di violenza, bensì introducendo un principio nuovo nel cuore umano.PV 15.2

    “Colui che semina la buona semenza, è il Figliuol dell’uomo”. Matteo 13:37. Cristo era venuto non da re ma come seminatore, non per rovesciare regni, ma per spargere il seme, non per additare ai suoi seguaci trionfi terreni e grandezza nazionale, bensì una messe che si potrà raccogliere dopo un lavoro duro e paziente, dopo perdite e delusioni.PV 15.3

    I Farisei avevano inteso benissimo il senso della parabola, ma non ne gradivano la lezione, perciò finsero di non capire. Quanto alla folla, questa parabola aveva avvolto in un mistero ancora più fitto le intenzioni del nuovo Maestro le cui parole avevano stranamente commosso i cuori e deluso amaramente tante ambizioni. I discepoli stessi non l’avevano capita, ma il loro interesse si era destato e, in privato, si rivolsero a Gesù chiedendo spiegazioni.PV 16.1

    Era proprio quello che Egli desiderava per fornire istruzioni più precise. Gli spiegò la parabola, e altrettanto farà con la sua Parola a tutti coloro che si rivolgono a lui con cuore sincero. Chi studia la Parola di Dio con cuore aperto all’azione dello Spirito Santo non rimarrà all’oscuro sul suo senso: “Se uno vuol fare la volontà di lui, conoscerà se questa dottrina è da Dio o se io parlo di mio”. Giovanni 7:17. Quanti vanno a Cristo per conoscere meglio la verità saranno esauditi; Egli schiuderà loro i misteri del regno dei cieli e i cuori che bramano conoscere la verità capiranno. La luce celeste illuminerà il tempio dell’anima e si manifesterà ad altri come il chiaro splendore di una lampada in un luogo oscuro.PV 16.2

    “Il seminatore uscì a seminare”. In oriente la situazione generale era così insicura ed il pericolo di subire violenze così grave, che la popolazione risiedeva generalmente in città circondate da mura e i contadini uscivano di là giorno per giorno per andare a lavorare. Così Cristo, il Seminatore divino, è uscito a seminare abbandonando la sua dimora sicura e tranquilla, la gloria che godeva col Padre prima che esistesse il mondo e la posizione che occupava sul trono dell’universo. È uscito come uomo esposto al dolore e alla tentazione, da solo, per seminare con lacrime e annaffiare col suo sangue il seme della vita per un mondo perduto.PV 16.3

    Allo stesso modo devono uscire a seminare i suoi servi. Quando fu chiamato a spargere il seme della verità, Abramo ricevette l’ordine: “Vattene dal tuo paese e dal tuo parentado e dalla casa di tuo padre, nel paese che io ti mostrerò”. Genesi 12:1. “E parti senza sapere dove andava”. Ebrei 11:8. Similmente l’apostolo Paolo, pregando nel tempio di Gerusalemme, ricevette il messaggio divino: “Va’, perché io ti manderò lontano ai Gentili”. Atti 22:21. Così tutti quelli che sono chiamati a unirsi a Cristo devono abbandonare tutto per seguirlo: le antiche compagnie, i progetti della vita, le speranze terrene. Debbono spargere il seme con fatica e lacrime, nella solitudine e con sacrifici.PV 16.4

    “Il seminatore semina la Parola”. Cristo è venuto a seminare la verità in questo mondo. Fin dalla caduta dell’umanità Satana sparge il seme dell’errore. Fu con una bugia che riuscì a soggiogare l’uomo; altrettanto fa oggi per rovesciare il regno di Dio in terra e asservire gli uomini al suo potere. Come seminatore di un mondo superiore, Cristo è venuto a spandere il seme della verità; colui che aveva partecipato ai consigli di Dio e dimorato nel luogo santissimo dell’Eterno, poteva portare agli uomini i puri principi della verità. Sin dalla caduta dell’uomo, Cristo ha rivelato questa verità al mondo; grazie a lui il seme incorruttibile, “la parola di Dio vivente e permanente” (1 Pietro 1:23), viene trasmessa all’umanità. Già in quella prima promessa fatta alla nostra stirpe caduta nell’Eden, Egli spargeva il seme dell’Evangelo, ma è al suo ministero personale tra gli uomini e all’opera che si applica in modo particolare la parabola del seminatore.PV 17.1

    La semenza è la Parola di Dio. Ogni seme contiene un principio germinativo che custodisce in sostanza la vita della pianta. Così anche nella Parola di Dio c’è vita: “Le parole che vi ho detto”, disse Gesù, “sono spirito e vita”. Giovanni 6:63. “Chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha vita eterna”. Giovanni 5:24. In ogni comandamento e promessa della Parola di Dio, c’è la potenza e la vita stessa di Dio, grazie alle quali è possibile obbedire al comandamento e realizzare la promessa. Chi accetta in fede la Parola, riceve la vita stessa ed il carattere di Dio.PV 17.2

    Ogni seme porta frutto secondo la sua specie. Seminatelo come si deve e svilupperà la sua vitalità nella pianta. Accogliete con fede l’incorruttibile seme della Parola divina nell’anima ed esso produrrà un carattere ed una vita simili al carattere e alla vita di Dio.PV 17.3

    I dottori d’Israele non spandevano il seme della Parola di Dio, per cui l’opera di Cristo, maestro di verità, era in netto contrasto con quella dei rabbini del suo tempo. Insistendo su tradizioni, teorie e speculazioni umane, collocavano spesso quello che un uomo aveva insegnato o scritto sulla Parola al posto della Parola stessa. Le loro teorie non sapevano vivificare l’anima, mentre Cristo insegnava e predicava la Parola di Dio. Affrontava gli interlocutori con un categorico “Sta scritto”, “Che cosa dice la Scrittura?”, “Come leggi?” In ogni occasione, quando si destava l’interesse ad opera di amici o nemici, Gesù seminava il seme della Parola. Colui che è la via, la verità e la vita, la Parola vivente in persona, addita le Scritture dicendo: “Esse son quelle che rendon testimonianza di me”. Giovanni 5:39. “E cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo concernevano”. Luca 24:27.PV 17.4

    I servi di Cristo devono fare altrettanto. Oggigiorno, come anticamente, si mettono da parte le verità fondamentali della Parola di Dio per far posto alle teorie e alle speculazioni umane. Molti sedicenti predicatori del Vangelo non accettano tutta la Bibbia come Parola ispirata: un “esperto” respinge questa parte, un altro mette in dubbio quella. Collocano il loro giudizio al di sopra della Parola e le Scritture che insegnano sono fondate sulla loro Posizione autorevole e sull’interpretazione personale, cosicché viene distrutta la divina autenticità biblica. Così si diffonde il seme dell’incredulità, la gente rimane confusa e non sa più che cosa credere. Quante credenze sono completamente prive di fondamento! Ai giorni di Cristo i rabbini forzavano molti brani della Scrittura attribuendo loro un significato mistico e distorto. Dato che le chiare dottrine della Parola di Dio condannavano il loro agire, cercavano di distruggerne la forza. La stessa cosa avviene oggi. Presentano la Parola di Dio come qualcosa di oscuro e misterioso per scusare la violazione della legge divina. Cristo denunciava questo abuso insegnando che tutti dovevano comprendere la Parola di Dio e mettendone in evidenza l’autorità inoppugnabile; altrettanto dobbiamo fare noi. Bisogna presentare la Bibbia come Parola del Dio infinito, fine di ogni controversia e fondamento di tutta la fede!PV 18.1

    La Bibbia è stata spogliata della sua potenza e le conseguenze si manifestano nel declino della vita religiosa. Nei sermoni pronunciati da molti pulpiti di oggi non c’è quella forza divina che desta la coscienza e ridà vita all’anima. Gli ascoltatori non possono dire: “Non ardeva il cuor nostro in noi mentr’egli ci parlava per la via, mentre ci spiegava le Scritture?” Luca 24:32. Quanti invocano il Dio vivente e anelano la sua presenza! Ma le teorie filosofiche o i saggi letterari, per quanto brillanti, non possono soddisfare il cuore, le affermazioni e le invenzioni umane non servono a niente. Lasciate che sia la Parola di Dio a parlare alla gente e quanti hanno prestato orecchio solo a tradizioni e teorie e norme umane, ascoltino la voce di colui che con la sua Parola sa rinnovare l’anima per la vita eterna!PV 18.2

    Il tema preferito da Cristo era l’amore paterno e l’abbondante grazia di Dio. Si soffermava a lungo sulla santità del suo carattere e della sua legge e presentava se stesso come la via, la verità e la vita. Siano questi i temi anche dei ministri di Cristo. Annunciate la verità com’è in Gesù, spiegate le esigenze della legge e del Vangelo, illustrate alla gente la vita di Cristo fatta di rinunce e sacrifici, la sua umiliazione e morte, la resurrezione e ascensione, l’opera di intercessione che svolge a favore degli uomini nel tribunale celeste, la sua promessa: “Tornerò e v’accoglierò presso di me”. Giovanni 14:3.PV 19.1

    Invece di discutere teorie errate o cercare di combattere gli oppositori del Vangelo, seguite l’esempio di Cristo, fate zampillare nella vita le fresche verità che scaturiscono dalla sorgente della Parola di Dio: “Predica la Parola”, “Seminate in riva a tutte le acque”, “Insisti a tempo e fuor di tempo”, “Colui che ha udito la mia parola riferisca la mia parola fedelmente. Che ha da fare la paglia col frumento? dice l’Eterno”, “Ogni parola di Dio è affinata col fuoco... Non aggiunger nulla alle sue parole, ch’egli non t’abbia a riprendere, e tu non sia trovato bugiardo”. 2 Timoteo 4:2; Isaia 32:20; Geremia 23:28; Proverbi 30:5, 6.PV 19.2

    “Il seminatore semina la Parola”: ecco il grande principio che deve ispirare ogni opera educativa. “Il seme è la Parola di Dio”, ma in troppe scuole dei nostri giorni le Scritture si mettono da parte e altri argomenti impegnano la mente. Lo studio di autori increduli occupa molto spazio del programma scolastico e i libri in uso sono permeati di scetticismo. Le ricerche scientifiche risultano fuorvianti dal momento che le loro scoperte vengono interpretate male e stravolte. Confrontano la Parola di Dio con presunte teorie scientifiche facendola apparire incerta e poco degna di fiducia. E così che inculcano nell’animo dei giovani il seme del dubbio che spunterà al momento della tentazione. Perduta la fede nella Parola di Dio, l’anima si ritrova senza guida né protezione e i giovani imboccano vie che li allontaneranno da Dio e dalla vita eterna.PV 19.3

    Proprio a questa causa va attribuita in gran misura la dilagante malvagità del mondo odierno. Accantonando la Parola di Dio si respinge anche la sua forza di arginare le perverse passioni del cuore naturale. Gli uomini seminano nella carne e dalla carne raccoglieranno corruzione.PV 20.1

    Questa è altresì la grande causa della debolezza e della deficienza mentale. Allontanandosi dalla Parola di Dio, per alimentarsi degli scritti di autori non ispirati, lo spirito finisce per atrofizzarsi e degradarsi perché privato del contatto con i principi vasti e profondi della verità eterna. L’intelligenza si adatta a comprendere gli argomenti con cui ha familiarità e dedicandosi a problemi limitati si indebolisce, la sua forza declina e dopo qualche tempo non riesce più a svilupparsi.PV 20.2

    Tutto questo è il risultato di un’educazione sbagliata. La missione di ogni insegnante è quella di fissare l’animo giovanile sulle solenni verità della Parola ispirata. Ecco l’educazione essenziale per la vita presente e per quella avvenire!PV 20.3

    E nessuno pensi che questo sarà di ostacolo allo studio scientifico o si concluderà con una preparazione culturale inferiore: la conoscenza di Dio è più alta del cielo e più vasta dell’universo. Niente nobilita e ravviva più dello studio dei grandi temi relativi alla nostra vita eterna. I giovani cerchino di capire queste verità divine e la loro mente si espanderà e fortificherà con lo sforzo. Questo aprirà allo scolaro che mette in pratica la Parola, un più vasto campo di pensiero assicurandogli un tesoro imperituro di conoscenze.PV 20.4

    La cultura da acquisire investigando le Scritture consiste in una conoscenza sperimentale del piano della salvezza. Una cultura simile restaurerà nell’anima l’immagine divina, rinvigorirà lo spirito contro l’assalto delle tentazioni, preparerà l’allievo a collaborare con Cristo nella sua opera di misericordia a favore del mondo e ne farà un membro della famiglia celeste preparandolo a partecipare all’eredità dei santi nella luce.PV 20.5

    Ma il maestro di verità sacre può impartire solo ciò che sa per esperienza: “Il seminatore uscì a seminar la sua semenza”. Luca 8:5. Cristo insegnava la verità perché lui era la verità; il suo pensiero stesso, il suo carattere, l’esperienza della sua vita s’incarnavano nel suo insegnamento. Altrettanto deve essere dei suoi servi: quanti insegnano la Parola devono farla propria per esperienza personale, debbono sapere che cosa significa che Cristo è stato fatto per loro saggezza e giustizia, santificazione e redenzione. Annunciando la Parola agli altri, non la presentino come qualcosa di dubbio e incerto, ma dichiarino piuttosto con l’apostolo Pietro: “Poiché non è coll’andar dietro a favole artificiosamente composte che vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del nostro Signor Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua maestà”. 2 Pietro 1:16. Ogni ministro di Cristo e ogni maestro dovrebbero poter esclamare con l’amato Giovanni: “E la vita è stata manifestata e noi l’abbiam veduta e ne rendiamo testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna che era presso il Padre e che ci fu manifestata”. 1 Giovanni 1:2.PV 21.1

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