La dramma perduta
Dopo la parabola della pecora smarrita Cristo ne propose un’altra chiedendo: “Ovvero, qual è la donna che avendo dieci dramme, se ne perde una, non accenda un lume e non spazzi la casa e non cerchi con cura finché non l’abbia ritrovata?” Luca 15:8.PV 128.1
In oriente le case dei poveri erano costituite di solito da un’unica stanza spesso buia e senza finestre. Siccome spazzavano raramente il pavimento, era facile che una moneta caduta a terra si perdesse tra la polvere e i rifiuti. Per ritrovarla bisognava accendere una candela in pieno giorno e scopare accuratamente la casa.PV 128.2
La dote delle donne consisteva generalmente in alcune monete d’argento che esse conservavano gelosamente come il più prezioso tesoro da trasmettere poi alle figlie. Perdere una di queste monete significava una grave disgrazia e il ritrovarla suscitava una grande gioia alla quale le vicine si associavano volentieri.PV 128.3
“E quando l’ha trovata”, continuò Gesù, “chiama assieme le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi meco, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Cosi, vi dico, v’è allegrezza dinanzi agli angeli di Dio per un solo peccatore che si ravvede”. Luca 15:9, 10.PV 128.4
Come la precedente, anche questa parabola tratta di un oggetto perduto e ritrovato dopo un’attenta ricerca e dell’esultanza che suscita il suo ritrovamento. Nondimeno le due parabole rappresentano due situazioni diverse. La pecora sa di essersi smarrita, di aver abbandonato il pastore ed il gregge e di non riuscire a trovare la via del ritorno: è un simbolo di quanti si rendono conto di essersi allontanati da Dio rimanendo impigliati in dubbi, umiliazioni e fiere tentazioni. La dramma perduta rappresenta invece coloro che si sono perduti nei loro falli e peccati senza neanche avere coscienza del loro stato. Si sono estraniati da Dio e non lo sanno. La loro anima è in pericolo, ma questo non li inquieta. In questa parabola Cristo insegna che Dio prova pietà e amore anche per coloro che rimangono indifferenti ai suoi appelli. Bisogna andare a cercarli per ricondurli a Dio.PV 128.5
La pecora si era separata dal gregge smarrendosi da sola nel deserto o sulle montagne, la dramma si perde invece in casa, e pur essendo lì vicino bisogna cercarla accuratamente per ritrovarla.PV 129.1
Questa parabola contiene una lezione per la famiglia: quanta indifferenza si manifesta spesso per la salvezza dei propri parenti più intimi! Uno di loro forse si è allontanato da Dio senza che gli altri familiari, ai quali Dio lo ha affidato, se ne preoccupino minimamente.PV 129.2
Pur trovandosi sotto la polvere ed i rifiuti, la dramma rimane una moneta d’argento e la proprietaria la cerca perché essa conserva il suo valore. Cosi tutti gli uomini rimangono preziosi di fronte a Dio anche se degradati dal peccato. Come la moneta reca l’effigie ed il nome del sovrano regnante, l’uomo alla creazione ricevette l’immagine e l’impronta del Creatore, e anche se il peccato l’ha macchiata ed alterata, alcune tracce sopravvivono in ogni individuo. Dio desidera riguadagnarci per imprimere nuovamente in noi la sua immagine di giustizia e santità.PV 129.3
La protagonista della parabola cerca attivamente, accende una candela e scopa l’abitazione rimovendo tutto ciò che le è di ostacolo nella ricerca, e non si dà tregua — pur avendo perduto una sola moneta — finché non la ritrova. Altrettanto dovrebbe accadere in casa nostra. Se uno dei membri della famiglia si è allontanato da Dio, non dobbiamo lasciare niente di intentato per riportarlo sulla retta via. Tutti gli altri familiari esaminino attentamente se stessi e la propria vita per accertare se non sia stato qualche loro errore ad indurre l’altro alla ribellione e all’ostinazione.PV 129.4
I genitori non si diano pace se nella famiglia c’è un figlio inconsapevole della sua condizione di peccato. Accendano la lampada, investighino la Parola di Dio ed esaminino accuratamente alla sua luce tutta la famiglia per scoprire perché questo figlio si è smarrito. Genitori, esaminate il vostro cuore e le vostre abitudini! I figli appartengono al Signore e noi ne siamo responsabili.PV 129.5
Quanti genitori lavorerebbero volentieri da missionari in terre lontane! Quanti contribuiscono attivamente, fuori della famiglia, alla proclamazione evangelica mentre i loro figli non sanno niente dell’amore del Salvatore! Rimettono al pastore o al monitore della Scuola del Sabato il compito di condurre i loro figli a Gesù, e non si accorgono di trascurare la responsabilità ricevuta da Dio. Educare i figli alla fede cristiana costituisce il servizio supremo che i genitori possano rendere a Dio, ma esso richiede tutta una vita di lavoro paziente e di sforzi accurati e perseveranti. Chi si dimostra trascurato in questo dovere è un amministratore infedele e Dio non accetterà scuse.PV 130.1
Se abbiamo sbagliato in questo senso, non facciamoci prendere dalla disperazione. La donna che aveva perduto la moneta continuò a cercarla finché non l’ebbe ritrovata, e allo stesso modo i genitori, con amore, fede e preghiera, si prendano viva cura della famiglia, finché potranno dire con gioia a Dio: “Ecco me, e i figliuoli che l’Eterno m’ha dati”. Isaia 8:18.PV 130.2
Ecco la vera opera missionaria da svolgere in casa, utile sia per chi la fa che per chi la riceve. Interessandoci attivamente della nostra famiglia acquisiremo la capacità di lavorare per la famiglia spirituale di Dio con la quale, se rimaniamo fedeli a Cristo, vivremo per l’eternità. Dobbiamo manifestare ai nostri fratelli e sorelle in Cristo il medesimo interesse che abbiamo per i membri della nostra famiglia.PV 130.3
È nel piano divino che tutto questo ci prepari ad operare per gli altri. A mano a mano che la nostra simpatia e carità andranno crescendo, vedremo estendersi anche il nostro campo di attività. La grande famiglia di cui Dio è Padre abbraccia tutti gli uomini della terra e non bisogna trascurare nessuno.PV 130.4
Dovunque ci troviamo ci sono dramme perdute da cercare: lo stiamo facendo? Ogni giorno incontriamo persone che non vogliono saperne della fede: conversiamo con loro e le frequentiamo, ma ci preoccupiamo del loro benessere spirituale? Presentiamo Cristo, il Salvatore che perdona i peccati? Raccontiamo loro del suo amore che arde in noi? Se non lo facciamo, come potremo affrontare un giorno queste anime perdute per l’eternità e ritrovarci insieme di fronte al trono divino?PV 130.5
Sappiamo apprezzare il valore di un singolo individuo? Se proprio vogliamo saperlo, andiamo col pensiero al Getsemane, dove Gesù ha sofferto ore di angoscia sudando gocce di sangue. Ascoltiamo sulla croce del Calvario il Salvatore che grida disperato: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato’?” Marco 15:34. Contemplate il capo ferito, il costato ed i piedi trafitti. Ricordate che Cristo ha subito tutto questo per noi, e che per la nostra redenzione il cielo stesso fu messo a repentaglio. Ai piedi della croce, tenendo presente che Cristo avrebbe dato la vita anche per un solo peccatore, potremo renderci conto del valore di un uomo!PV 131.1
Se siamo in comunione con Cristo sapremo apprezzare i nostri simili e proveremo per loro lo si esso amore che Egli ha provato per noi. Allora potremo attrarre e non respingere, guadagnare e non perdere coloro per i quali è morto. Nessuno avrebbe mai ritrovato la via che conduce al Padre se Cristo non si fosse impegnato personalmente per ognuno, e questo medesimo impegno personale viene richiesto da noi nella nostra attività a favore del regno di Dio. Non potremo più stare a guardare — tranquilli e indifferenti — l’umanità in corsa verso la rovina. Piuttosto, quanto più grave è il suo peccato e profonda la sua miseria, tanto più ardenti e teneri saranno i nostri sforzi per salvarla. Comprenderemo i bisogni di quanti soffrono, di coloro che hanno peccato contro Dio e sono oppressi dal fardello della colpa. lì nostro cuore traboccherà di simpatia per loro e saremo pronti a dar loro una mano di aiuto. Li porteremo a Cristo sorreggendoli con fede e carità, veglieremo su di loro per infondere nuovo coraggio e la nostra simpatia e fiducia li aiuterà a rimanere fermi sulla retta via.PV 131.2
Tutti gli angeli celesti sono pronti a collaborare con noi in quest’opera, tutte le risorse del cielo sono a nostra disposizione nella ricerca dei perduti. Gli angeli ci aiuteranno a raggiungere i peccatori più induriti e indifferenti, e quando uno di loro ritorna a Dio il cielo intero si rallegra. I serafini e i cherubini, facendo vibrare le loro arpe d’oro, cantano le lodi di Dio e dell’Agnello per la loro misericordia e bontà verso i figli degli uomini.
PV 131.3