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Profeti e re

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    Capitolo 35: Il momento del giudizio si avvicina

    I primi anni del regno di Ioiakim furono caratterizzati da un certo numero di profezie che annunciavano l’imminenza del giudizio. Le rivelazioni del Signore, trasmesse dai profeti, stavano per adempiersi. A nord il regno assiro, che per tanto tempo aveva espresso il suo predominio, non avrebbe più esercitato la sua sovranità sulle altre nazioni. A sud l’Egitto, nella cui potenza il re di Giuda poneva invano la sua fiducia, avrebbe ben presto subito una sconfitta definitiva. Una nuova potenza, l’impero babilonese, sorgeva inaspettatamente a oriente, oscurando tutte le altre nazioni.PR 215.1

    Nell’arco di pochi anni il re di Babilonia sarebbe stato lo strumento dell’ira di Dio sull’impenitente regno di Giuda. Gerusalemme sarebbe stata ripetutamente assalita e invasa dagli eserciti assedianti di Nabucodonosor. Dapprima poco numerosi, poi in gruppi di migliaia e di decine di migliaia di persone, gli israeliti sarebbero stati deportati nel paese di Scinear. Ioiakim, Ioiakin e Sedecia, tutti re di Giuda, uno dopo l’altro sarebbero diventati vassalli del sovrano babilonese e tutti si sarebbero ribellati. Castighi sempre più severi sarebbero stati inflitti alla nazione ribelle fino a quando l’intero paese sarebbe stato quasi totalmente abbandonato; il tempio costruito da Salomone sarebbe stato distrutto e il regno di Giuda annientato senza nessuna possibilità di riconquistare la sua posizione precedente fra le nazioni della terra.PR 215.2

    Questi tempi difficili e pericolosi per la nazione israelita furono annunciati in numerosi messaggi divini tramite Geremia. Dio dava così ai figli di Giuda ampia possibilità di rinunciare all’alleanza con l’Egitto e di evitare conflitti con i sovrani babilonesi. Mentre il pericolo si avvicinava sempre più, il Signore preparò il popolo tramite parabole che sperava risvegliassero in esso la consapevolezza dei suoi obblighi nei confronti di Dio e lo incoraggiassero a mantenere rapporti amichevoli col governo babilonese.PR 215.3

    Per illustrare l’importanza di un’ubbidienza assoluta alle esigenze divine, Geremia riunì alcuni recabiti in una delle camere del tempio e offrì loro del vino, invitandoli a bere. Come previsto, incontrò un deciso rifiuto. I recabiti dichiararono con fermezza: “...Noi non beviamo vino, perché il nostro antenato Ionadab, figlio di Recab, ci ha lasciato quest’ordine preciso: “Non berrete mai vino, né voi né i vostri discendenti...”. Allora il Signore ordinò a Geremia di andare a riferire agli abitanti di Giuda e di Gerusalemme queste parole: “Io, il Signore dell’universo, Dio d’Israele, vi chiedo: per quale motivo non avete imitato l’esempio dei Recabiti e non avete ubbidito ai miei ordini? Ionadab, figlio di Recab, aveva comandato ai suoi discendenti di non bere vino. I Recabiti sono stati fedeli alla prescrizione del loro antenato e fino ad oggi non hanno mai bevuto vino...””. Geremia 35:6, 12-14.PR 215.4

    Dio in questo modo cercava di sottolineare lo stridente contrasto esistente fra l’ubbidienza dei recabiti e la disubbidienza e la ribellione del suo popolo. I recabiti avevano ubbidito a un ordine del loro padre e ora rifiutavano di trasgredirlo, mentre gli uomini di Giuda non ascoltavano le parole del Signore, andando così incontro ai suoi più severi castighi. Cfr. Geremia 35:15-17.PR 216.1

    Quando gli uomini sono toccati dall’influsso dello Spirito Santo, essi prendono in considerazione i consigli proposti dal Signore. Ma se respingono i suoi avvertimenti e il loro cuore rimane insensibile, Dio permette che ne subiscano gli effetti negativi. Allontanandosi dalla verità accettano la menzogna che diventa una vera e propria trappola.PR 216.2

    Dio aveva supplicato Giuda di non provocare la sua collera, ma essi rifiutarono di ascoltarlo. Alla fine fu pronunciata la sentenza nei loro confronti: sarebbero stati condotti in cattività; il Signore si sarebbe servito dei caldei per punire il suo popolo ribelle. Le sofferenze di Giuda sarebbero state proporzionate ai messaggi ricevuti e agli avvertimenti respinti. Dio aveva dilazionato i suoi castighi, ma ora avrebbe manifestato la sua disapprovazione affinché il popolo cambiasse il proprio comportamento.PR 216.3

    I recabiti avevano ricevuto la promessa di una benedizione perpetua. Il profeta dichiarò: “Voi avete ubbidito all’ordine del vostro antenato Ionadab, avete eseguito le sue prescrizioni, avete fatto fedelmente quanto vi aveva ordinato. Per questo io, il Signore dell’universo, Dio d’Israele, prometto che tra i discendenti di Ionadab, figlio di Recab, ci sarà sempre qualcuno che avrà l’onore di servirmi”. Geremia 35:18, 19. In questo modo Dio insegnò al suo popolo che la fedeltà e l’ubbidienza avrebbero garantito a Giuda tante benedizioni, così come era stato per i recabiti che avevano ubbidito all’ordine del loro padre.PR 216.4

    Questa lezione è valida anche per noi, oggi. Se le legittime disposizioni di un padre buono e saggio che si è servito dei mezzi migliori e più efficaci per preservare la sua progenie dall’intemperanza sono degne di essere scrupolosamente seguite, sicuramente l’autorità di Dio dovrebbe essere maggiormente rispettata, poiché il Signore è più santo dell’uomo. Il nostro Creatore e il nostro Signore, il cui potere è infinito, il cui giudizio è terribile, cerca in tutti i modi di condurre gli uomini a riconoscere i loro peccati e a pentirsi. Tramite i messaggi dei suoi profeti annuncia i pericoli che scaturiscono dalla disubbidienza, fa risuonare un grido d’allarme e denuncia senza mezzi termini il peccato. Solo grazie alla sua misericordia e all’impegno dei suoi messaggeri viene garantita al popolo la prosperità. Dio non può sostenere coloro che rifiutano i suoi consigli e disprezzano i suoi avvertimenti. Per un certo periodo di tempo può sospendere le punizioni che meriteremmo, ma non può farlo costantemente.PR 216.5

    Dio aveva dichiarato, riferendosi anche ai figli di Giuda: “Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione consacrata al mio servizio”. Esodo 19:6. Nel suo ministero Geremia non perse mai di vista l’importanza vitale della santità nelle varie attività della vita quotidiana e specialmente nel servizio in favore dell’Altissimo. Annunciò con chiarezza la caduta del regno di Giuda e la dispersione dei suoi abitanti fra le nazioni; però con gli occhi della fede vide, al di là di tutto questo, i tempi della restaurazione. Alle sue orecchie risuonava la promessa divina: “Radunerò io stesso quel che resta delle mie pecore da tutte le regioni dove le avevo disperse. Le farò ritornare ai loro pascoli... Verranno giorni nei quali io farò sorgere il germoglio di Davide, un suo discendente legittimo... Questo re governerà con saggezza e attuerà il diritto e la giustizia nel paese. Durante il suo regno il popolo di Giuda sarà liberato e quello d’Israele vivrà sicuro. Chiameranno il re con questo nome: Il Signore Nostra Salvezza”. Geremia 23:3-6.PR 217.1

    Le profezie di un giudizio incombente si confondevano con le promesse di una gloriosa liberazione. Coloro che sceglievano di riconciliarsi con Dio e di vivere una vita santa in mezzo all’apostasia avrebbero ricevuto la forza di affrontare qualsiasi prova e sarebbero stati in grado di testimoniare per lui con grande potenza. La loro liberazione futura avrebbe superato quella compiuta in favore dei figli d’Israele al tempo dell’Esodo. Il Signore dichiarò attraverso il suo profeta: “...Sta per venire il momento in cui la gente non dirà più: “Giuro per la vita del Signore che ha fatto uscire il popolo d’Israele dall’Egitto...”. Invece diranno: “Giuro per la vita del Signore che ha fatto uscire i discendenti d’Israele dalla terra del nord, da tutte le regioni dove li aveva dispersi, e li ha riportati a vivere nella loro patria””. Geremia 23:7, 8.PR 217.2

    Queste furono le meravigliose profezie pronunciate da Geremia durante gli anni conclusivi della storia del regno di Giuda quando i babilonesi stavano allargando i loro dominii e i loro eserciti assediavano le mura di Sion. Queste promesse di liberazione vibravano come una musica melodiosa alle orecchie di coloro che erano rimasti fedeli al vero Dio. Fra poveri e ricchi, ovunque si rispettasse ancora il patto con il Signore, le parole del profeta venivano ripetute costantemente. Anche i bambini ne erano toccati e queste promesse si imprimevano profondamente in loro.PR 217.3

    Fu l’osservanza fedele dei comandamenti della Scrittura che, ai tempi di Geremia, permise a Daniele e ai suoi compagni di esaltare il vero Dio nei confronti delle nazioni della terra. L’educazione che questi giovani ebrei avevano ricevuto nella loro famiglia rafforzò la loro fede e li aiutò a servire fedelmente il Dio vivente, il Creatore dei cieli e della terra. Quando, all’inizio del regno di Ioiakim, Nabucodonosor per la prima volta assediò e conquistò Gerusalemme portò via Daniele e i suoi compagni, scelti per servire alla corte di Babilonia: la fede dei giovani ebrei deportati fu messa a dura prova. Però, avendo imparato a riporre la loro fiducia nelle promesse di Dio, trovarono le forze necessarie per affrontare le difficoltà di un soggiorno in terra straniera. Le Scritture furono per loro una guida e un sostegno.PR 218.1

    Mentre spiegava i giudizi che cominciavano ad abbattersi su Giuda, Geremia difendeva la giustizia di Dio e dei suoi disegni misericordiosi anche nei castighi più severi da lui inflitti. Desideroso di raggiungere tutte le classi sociali, estese la sua sfera d’azione e il suo influsso al di là di Gerusalemme, ai distretti circostanti, mediante frequenti visite in varie parti del regno. Nelle sue dichiarazioni Geremia si richiamava continuamente agli insegnamenti del libro della Legge che era stato particolarmente onorato ed esaltato durante il regno di Giosia. Egli insisteva sull’importanza della fedeltà al Signore compassionevole e misericordioso, che dall’alto del monte Sinai aveva enunciato i precetti del Decalogo. Le parole di avvertimento e di esortazione di Geremia raggiunsero ogni parte del regno; così tutti ebbero l’opportunità di conoscere la volontà di Dio nei confronti della nazione.PR 218.2

    Il profeta insisteva soprattutto sul fatto che il Padre celeste esprimeva i suoi giudizi affinché i popoli sapessero “...che non sono altro che mortali”. Salmi 9:20. “Se vi opporrete a me e non mi ascolterete, moltiplicherò ancora per sette il vostro castigo... Scatenerò una guerra contro di voi e vi disperderò tra le nazioni straniere; la vostra terra sarà ridotta a deserto e le vostre città a rovina”. Levitico 26:21, 33.PR 218.3

    Proprio quando i messaggi che annunciavano un imminente castigo erano rivolti ai prìncipi e al popolo, il re di Giuda Ioiakim, che avrebbe dovuto essere un saggio capo spirituale, promotore della confessione dei peccati, della riforma e delle buone opere, trascorreva il suo tempo in egoistici piaceri. Egli dichiarava: “Voglio costruirmi un palazzo grandioso con vasti saloni al piano superiore...” (Geremia 22:14) e questa casa rivestita in legno di cedro e dipinta di rosso fu costruita con denaro e manodopera ottenuti con la frode e l’oppressione.PR 218.4

    Il profeta manifestò giustamente la sua disapprovazione e fu ispirato a pronunciare questa sentenza nei confronti del sovrano infedele: “Guai a te che ti costruisci un palazzo senza rispettare la giustizia, e alzi nuovi piani in modo disonesto perché costringi gli altri a lavorare per te e ti rifiuti di pagarli... Ti illudi forse di essere un grande re per i rivestimenti di cedro del tuo palazzo? Tuo padre Giosia, mangiava e beveva come te, ma agiva in modo giusto e onesto e perciò tutto gli andava bene. Egli difendeva i diritti dei poveri e tutti erano contenti. In questo modo dimostrava di conoscermi veramente. Tu, invece, guardi solo al tuo interesse e studi il modo di uccidere gli innocenti e di opprimere la gente con ferocia... Ecco quel che dice il Signore riguardo a loiakim re di Giuda figlio di Giosia: “Nessuno piangerà la sua morte e dirà: ‘È un grave lutto, fratello! È un grave lutto, sorella!’ Nessuno piangerà la sua morte e dirà: ‘È un grave lutto, signore! È un grave lutto, maestà!’. Trascineranno e getteranno il suo cadavere fuori delle porte di Gerusalemme: sarà sepolto come una bestia!””. Geremia 22:13-19.PR 219.1

    Dopo pochi anni questo terribile giudizio si abbatté su Ioiakim, ma nella sua misericordia il Signore ne informò la nazione impenitente. Nel quarto anno di regno di Ioiakim, il profeta Geremia parlò a tutto il popolo di Giuda e a tutti gli abitanti di Gerusalemme dicendo: “Dal tredicesimo anno del regno di Giosia re di Giuda e figlio di Amon fino ad oggi, sono ventitrè anni che vi annunzio e vi ripeto continuamente quel che il Signore mi comunica. Voi però fate finta di non sentire”. Geremia 25:3. Ecco il messaggio che il Signore riservava loro: “Udite quel che vi dice il Signore dell’universo: “Poiché non avete dato ascolto alle mie parole, chiamerò il mio servo Nabucodonosor re di Babilonia e mobiliterò le popolazioni del nord. Li farò venire a combattere contro questa terra e i suoi abitanti e contro le regioni vicine. Vi sterminerò e trasformerò una volta per sempre questa terra in un mucchio di rovine che strapperanno grida di orrore e di scherno... Farò cessare i vostri canti di gioia e di allegria, la voce dello sposo e della sposa. Si fermeranno le macine e si spegneranno le fiamme delle lampade. Tutta questa terra sarà trasformata in un mucchio di rovine e per settant’anni queste nazioni saranno schiave del re di Babilonia””. Geremia 25:8-11.PR 219.2

    Sebbene fosse stata chiaramente specificata la ragione del castigo, la sua terribile portata fu compresa solo in parte dalle moltitudini che ascoltavano. Per lasciare un’impressione più profonda il Signore cercò di illustrare il significato delle parole dette. Ordinò a Geremia di paragonare la sorte del regno a una coppa piena del vino della sua ira che sarebbe stato bevuto da tutte le nazioni. I primi a bere questo calice di sventura dovevano essere: “Gerusalemme e le città di Giuda con i loro relativi re e capi”. Anche gli altri però avrebbero bevuto allo stesso calice: “...il Faraone, re di Egitto, con i suoi ufficiali, i ministri e tutti gli Egiziani...” oltre a molte altre nazioni della terra fino a quando non si fosse adempiuto il piano di Dio (cfr. Geremia 25:15ss.PR 219.3

    Per illustrare meglio la natura dei giudizi che si sarebbero verificati il profeta ricevette l’ordine di prendere con lui “...alcuni laici e sacerdoti del consiglio degli anziani e accompagnarli nella valle di Ben-Innom”. Là dopo aver ricordato l’apostasia di Giuda doveva spezzare “la brocca di terracotta” del vasaio e dichiarare da parte del Signore di cui era il messaggero: “Io, il Signore dell’universo, spezzerò allo stesso modo il popolo e la città. Essi saranno come questa brocca spezzata che non si può aggiustare”. Il profeta fece come gli era stato ordinato. Poi, quando tornò a Gerusalemme, nel cortile del tempio disse a tutto il popolo: “Farò venire su questa città e sui villaggi vicini tutti i castighi che avevo minacciato contro di essa. Perché i suoi abitanti si sono intestarditi e hanno rifiutato di ascoltare le mie parole”. Geremia 19:1, 2, 11, 15.PR 220.1

    Le parole del profeta, anziché indurre alla confessione e al pentimento, provocarono l’ira di coloro che detenevano l’autorità e Geremia fu privato della sua libertà. Messo in prigione, il profeta continuò tuttavia a trasmettere i messaggi di Dio a coloro che gli stavano vicino: la sua voce non poteva essere messa a tacere dalla persecuzione. Riguardo alla verità egli affermava: “...ho sentito dentro di me come un fuoco che mi bruciava le ossa: ho cercato di contenerlo ma non ci sono riuscito”. Geremia 20:9.PR 220.2

    Fu allora che Dio ordinò a Geremia di scrivere i messaggi che desiderava trasmettere a tutti coloro che voleva fossero salvati. “Procurati un rotolo da scrivere e scrivici i messaggi che ti ho comunicato riguardo al popolo d’Israele e di Giuda e alle nazioni straniere. Scrivi tutto quel che ti ho detto da quando ho incominciato a parlarti durante il regno di Giosia, fino ad oggi. Forse gli abitanti di Giuda si convinceranno che io ho davvero intenzione di mandare su di loro una grave sciagura e smetteranno di agire in modo malvagio. Così perdonerò le loro colpe e i loro peccati”. Geremia 36:2, 3.PR 220.3

    Ubbidendo a quest’ordine Geremia chiamò in suo aiuto un fedele amico, Baruc lo scriba, e gli dettò: “...tutti i messaggi che il Signore gli aveva comunicato”. Geremia 36:4. Queste parole furono scritte in un rotolo di pergamena e costituirono un solenne rimprovero contro il peccato, un avvertimento sui risultati inevitabili di un’apostasia continua e un’esortazione a rinunciare al male.PR 220.4

    Il rotolo fu letto davanti a tutto il popolo di Giuda e successivamente lo scriba fu convocato davanti ai prìncipi per leggere loro le stesse parole. Essi lo ascoltarono con vivo interesse e promisero di parlarne al re, ma consigliarono allo scriba di nascondersi perché temevano che il re respingesse la testimonianza e cercasse di uccidere coloro che avevano preparato e trasmesso il messaggio.PR 220.5

    Quando il re Ioiakim fu messo al corrente di quanto Baruc aveva letto, ordinò immediatamente che il rotolo venisse letto davanti a lui affinché potesse conoscerne il messaggio. Uno dei dipendenti del re, di nome Jehudi, prese il rotolo e cominciò a leggere le parole di rimprovero e di avvertimento. Era d’inverno e il re e i suoi funzionari di stato, i prìncipi di Giuda, stavano intorno a un braciere. Appena udite le prime frasi, il re, invece di tremare per il pericolo che minacciava lui e il popolo, prese il rotolo e con ira irrefrenabile lo tagliò con un coltellino e lo gettò nel fuoco. “...E continuò a fare così finché tutto il rotolo non fu bruciato”. Geremia 36:23. Né lui né i suoi collaboratori rimasero turbati e “non stracciarono le loro vesti”. Eppure qualche principe “aveva insistito perché il re non bruciasse il rotolo, ma egli non li ascoltò”. Distrutto il rotolo, il re si adirò contro Geremia e Baruc e ordinò che fossero arrestati. “Ma il Signore li aveva messi al sicuro”. Geremia 36:24-26.PR 221.1

    Attirando l’attenzione degli adoratori del tempio, dei prìncipi e del re sugli avvertimenti contenuti nel libro ispirato, Dio nella sua bontà cercava di aiutarli. Cfr. Geremia 36:3.PR 221.2

    Dio ha pietà degli uomini che lottano contro il male. Cerca di sensibilizzare la loro intelligenza offuscata rivolgendo loro dei rimproveri affinché riconoscano i loro limiti e disapprovino i loro errori. Si sforza di aiutare i presuntuosi a non fidarsi della loro sapienza e di ricercare le benedizioni spirituali tramite un’intima comunione con lui. Il piano di Dio non consiste nell’inviare dei messaggeri ai peccatori per adularli e dimostrarsi consenziente presentando loro un messaggio di pace tramite il quale si cullerebbero nelle certezze terrene. Al contrario ha reso sensibile la loro coscienza e come una freccia appuntita trapasserà il loro spirito e li convincerà di peccato. Gli angeli presentano loro i terribili giudizi di Dio affinché si rendano conto della loro miseria spirituale e si pongano la domanda: “Cosa devo fare per essere salvato?” Atti 16:30. Ma colui che umilia, che copre di vergogna l’orgoglioso e l’ambizioso, che condanna il peccato, è anche colui che rialza chi si pente. Se permette il castigo, pronuncia però con profondo affetto queste parole: “Cosa posso fare per te?”PR 221.3

    Quando un uomo ha peccato contro un Dio santo e misericordioso l’atteggiamento più nobile che può assumere consiste nel pentirsi e confessare i propri errori con lacrime e amarezza. Questo è ciò che Dio richiede da lui. Egli accetta “un cuore rotto e uno spirito contrito”. Ma il re Ioiakim e i suoi capi nella loro arroganza e nel loro orgoglio respinsero l’invito di Dio. Non intendevano prestare ascolto all’avvertimento divino e pentirsi: la generosa opportunità offerta loro quando fu bruciato il rotolo sacro, era l’ultima. Dio aveva detto che se avessero rifiutato di ascoltare la sua voce avrebbe inflitto loro una terribile punizione. Essi rifiutarono di seguire i suoi consigli ed egli, allora, pronunciò su Giuda il suo giudizio finale. Avrebbe severamente punito l’uomo che si era orgogliosamente opposto a lui. Cfr. Geremia 36:30, 31.PR 221.4

    Con la distruzione del rotolo non cessarono gli avvertimenti divini. Era più facile sbarazzarsi delle parole scritte che dei rimproveri e degli avvertimenti che esprimevano e della minaccia del castigo per la nazione ribelle di cui aveva parlato il Signore. Il rotolo scritto fu riprodotto. Il Signore ordinò al suo servitore: “Procurati un altro rotolo e scrivici di nuovo tutti i messaggi che stavano nel primo, quello bruciato dal re Ioiakim”. Il documento contenente le profezie su Giuda e su Gerusalemme era stato bruciato, ma “come un fuoco ardente” le parole erano sempre vive nel cuore di Geremia e al profeta fu permesso di riprodurre quello che l’ira dell’uomo si illudeva di avere distrutto.PR 222.1

    “Allora Geremia si procurò un altro rotolo e lo consegnò al suo segretario Baruc, figlio di Neria: Geremia gli dettò tutti i messaggi contenuti nel rotolo bruciato da Ioiakim re di Giuda e ne aggiunse molti altri sullo stesso tono. Baruc scrisse tutto sul nuovo rotolo”. Geremia 36:32. Un uomo aveva tentato, in preda all’ira, di contrastare l’opera del profeta, ma proprio la distruzione del rotolo da parte di Ioiakim offrì un’ulteriore opportunità per far conoscere ancora meglio la volontà di Dio.PR 222.2

    Questa incapacità di accettare il rimprovero, che portò alla persecuzione e alla carcerazione di Geremia, esiste anche oggi. Molti si rifiutano di tener conto dei ripetuti avvertimenti preferendo piuttosto ascoltare i falsi maestri che lusingano la loro vanità e tollerano il loro comportamento poco corretto. Nei tempi della “distretta” essi non troveranno nessun rifugio sicuro, nessun aiuto divino. Invece i servitori di Dio affronteranno con coraggio e pazienza la prova e le sofferenze subite in quanto ingiustamente biasimati, trascurati e condannati. Essi però continueranno a compiere fedelmente l’opera che Dio ha affidato loro ricordandosi che i profeti del passato, il Salvatore dell’umanità e i suoi apostoli hanno dovuto anch’essi subire maltrattamenti e persecuzioni per amore della Parola di Dio. Dio desiderava che Ioiakim ascoltasse i consigli di Geremia e si guadagnasse il favore di Nabucodonosor sfuggendo così a possibili sofferenze. Il giovane re aveva giurato fedeltà al sovrano babilonese e se fosse rimasto fedele alla sua promessa si sarebbe assicurato il rispetto dei pagani e questo avrebbe permesso la conversione di molti uomini. Il re di Giuda disprezzò gli straordinari privilegi che gli erano stati accordati e continuò per la sua strada. Si rimangiò la parola data al re di Babilonia e si ribellò mettendo la sua figura e il suo regno sotto una cattiva luce. “Il Signore mandò bande di Babilonesi, Aramei, Moabiti e Ammoniti contro Ioiakim per distruggere il regno di Giuda” (2 Re 24:2) ed egli non poté impedire che la sua terra fosse invasa e saccheggiata.PR 222.3

    Nell’arco di pochi anni si concluse il disastroso regno di Ioiakim, un uomo ormai disonorato, respinto da Dio, odiato dal suo popolo e disprezzato dai governanti babilonesi di cui aveva tradito la fiducia. Queste furono le conseguenze del fatale errore commesso rifiutando il piano di Dio rivelato dal suo messaggero.PR 223.1

    Ioiakin, figlio di Ioiakim, regnò solo tre mesi e dieci giorni, poi si arrese agli eserciti babilonesi che, per colpa della ribellione del re di Giuda, ancora una volta avevano assediato la città. “Il re Nabucodonosor deportò in Babilonia il re Ioiakin e sua madre, le mogli del re, i funzionari di corte e i capi del regno di Giuda... Come il Signore aveva annunziato, Nabucodonosor portò via tutti i tesori del tempio e del palazzo reale...”. 2 Re 24:15, 13.PR 223.2

    Il regno di Giuda, privo di potere e di forza, continuò tuttavia a esistere come governo autonomo. Nabucodonosor scelse come governatore Mattania, il figlio più giovane di Giosia, cambiandogli il nome in Sedecia.PR 223.3

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